Sabato 5 Luglio 2025, Chiostro delle Arti a Grottaglie, torna lo spettacolo itinerante : CH’IO SONO AMORE, CH’IO SONO NATURA

Spettacolo 20,30

ideazione e regia

Giovanni Di Lonardo

In scena

Giovanni Di Lonardo – interprete

M° Michele Santoro – chitarra

Grottaglie, Via XXV Luglio n° 89

CH’IO SONO AMORE, CH’IO SONO NATURA

itinerario di versi e musica nell’universo di Federico García Lorca

Torna lo spettacolo itinerante, dedicato alla poetica struggente e passionale di Federico García Lorca! Dopo aver emozionato il pubblico in palazzi storici come l’Ulmo di Taranto, castelli come quello Ducale di Minturno e l’eremo di Grottaglie, sarà il Chiostro delle Arti ad  ospitarlo. Sotto  la  direzione  artistica  di Alfredo Traversa  e  la collaborazione di Pietro Annicchiarico, questo luogo suggestivo – fatto di storia, sacralità e arte – è spazio congeniale per condividere una serata di musica e versi sotto il cielo estivo di luglio.

Lorca crea un prodigioso monumento all’amore che ha come fondamenta Eros e Thanatos, in eterna dialettica. I suoi versi sono ricchi di incanto: sono strappo, luce, vita. Tre spazi del suggestivo Convento di San Francesco di Paola si trasformano in tre stanze poetiche: Gacelas, Madrigali e Sonetti, in particolare, i Sonetti dell’amore oscuro, gli ultimi appassionati componimenti scritti nel 1935 dal poeta, che di lì a qualche mese fu assassinato dai miliziani del dittatore spagnolo Francisco Franco, vicino a Víznar, non lontano da Granada. A 90 anni dalla morte di Federico García Lorca, un omaggio dal forte impatto emotivo alla sua ineguagliabile opera poetica.

Appuntamento

SABATO 5 LUGLIO | ore 20,30

Biglietto unico 12 €

INFO E BIGLIETTI

whatsapp 334 8234108 | 388 3059654

mail  chiostrodellearti@gmail.com | giodilonardo@yahoo.it

Jaume Santonja dirige, il 20-21 giugno, il violinista Fabrizio Falasca e l’Orchestra, a chiusura della Stagione concertistica 2024-2025

Venerdì 20 giugno alle 20.30 (turno A) e sabato 21 giugno alle 19 (turno B) è in programma il dodicesimo e ultimo appuntamento della Stagione concertistica 2024-2025 del Teatro Lirico di Cagliari che prevede il ritorno a Cagliari del giovane direttore spagnolo Jaume Santonja (Bocairent, 1986), dopo il successo della “sua” Bohème nel dicembre 2023 e dei concerti del febbraio 2022 e dell’estate 2021, che, alla guida dell’Orchestra del Teatro Lirico, propone all’ascolto due pagine della letteratura musicale del primo Novecento: intensa e virtuosistica composizione finlandese del 1903-1904 la prima, esaltante ed eccellente partitura inglese del 1911 la seconda. In qualità di violino solista si esibisce, per la prima volta a Cagliari, Fabrizio Falasca (Sarno, Salerno, 1988), primo violino dell’Orchestra del Teatro Lirico.

Il programma musicale prevede quindi: Concerto in re minore per violino e orchestra op. 47 di Jean Sibelius e Sinfonia n. 2 in Mi bemolle maggiore op. 63 di Edward Elgar.

Lo spettacolo ha una durata complessiva di un’ora e 45 minuti circa compreso l’intervallo.

I posti in teatro sono identificati, come sempre, per ordine (platea, prima e seconda loggia) e per settore (giallo, rosso e blu). Ad ogni settore corrisponde un prezzo, secondo il diverso valore dei posti.

Prezzi biglietti: platea € 35 (settore giallo), € 30 (settore rosso), € 25 (settore blu); I loggia € 30 (settore giallo), € 25 (settore rosso), € 20 (settore blu); II loggia € 10 (settore unico).

Ai giovani under 35 ed ai disabili sono applicate riduzioni del 50% sull’acquisto di biglietti. Ulteriori agevolazioni sono previste per gruppi organizzati.

La Biglietteria del Teatro Lirico è aperta lunedì, martedì, giovedì, venerdì e sabato dalle 9 alle 13, mercoledì dalle 16 alle 20 e, nei giorni di spettacolo, anche da due ore prima dell’inizio. È chiusa, invece, i giorni festivi e i lunedì successivi alle domeniche di spettacolo.

Per informazioni: Biglietteria del Teatro Lirico, via Sant’Alenixedda, 09128 Cagliari, telefono 0704082230 – 0704082249, biglietteria@teatroliricodicagliari.it, www.teatroliricodicagliari.it.

Servizio promozione culturale scuola@teatroliricodicagliari.it. Il Teatro Lirico di Cagliari si può seguire anche su Facebook, Twitter, YouTube, Instagram, Linkedin. Biglietteria online: www.vivaticket.com.

La Direzione si riserva di apportare al programma le modifiche che si rendessero necessarie per esigenze tecniche o per cause di forza maggiore. Eventuali modifiche al cartellone saranno indicate nel sito internet del teatro www.teatroliricodicagliari.it.

Fabrizio Falasca – Violino

Diplomato con menzione speciale al Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno, continua gli studi all’Accademia Walter Stauffer di Cremona con Salvatore Accardo e contemporaneamente alla Scuola di Musica di Fiesole con Felice Cusano e con Dora Schwarzberg all’Accademia di Pinerolo. Nel 2010 viene premiato al Concorso Biennale di Violino di Vittorio Veneto e nel 2013 al Concorso Violinistico Internazionale “Andrea Postacchini” di Fermo. Successivamente vince una borsa di studio e consegue il “Master of Music” alla Royal Academy of Music di Londra sotto la guida di So-Ock Kim. Si perfeziona con numerosi insegnanti tra cui Maxim Vengerov e Leonidas Kavakos. Si esibisce come solista in teatri e sale da concerto nazionali ed internazionali come: Royal Opera House di Muscat, Salle Garnier di Monte-Carlo, Vadhat Hall di Teheran, Armenian National Opera Theatre, Royal Festival Hall di Londra, Musikverein Brahms Saal di Vienna. Alterna all’attività solistica un’intensa attività cameristica, esibendosi in festival musicali in Italia e all’estero come: Festival di Ravello, Festival dei Due Mondi di Spoleto, Festival di Kassel, Gulangyu Festival e in istituzioni come: Musica Insieme di Bologna, Amici della Musica di Firenze, Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma, Philharmonia Chamber Music Series (Regno Unito) ed in importanti teatri e sale da concerto quali: Pergola di Firenze, Manzoni di Bologna, Carlo Felice di Genova, Verdi di Salerno, Ponchielli di Cremona. Suona regolarmente con il gruppo Philharmonia Chamber Players ed insieme a musicisti come Bruno Canino, Antonio Pompa-Baldi, Danusha Waskiewicz, Franco Petracchi, Benjamin Gilmore ed a numerose prime parti di importanti orchestre europee. È apparso come solista in trasmissioni radiofoniche per Radio RAI e BBC Radio ed ha inciso per CPO, Centaur Records, Aulicus Classics, Amadeus, Brilliant Classics. Nel 2016 vince il posto di concertmaster nella Tiroler Symphonie Orchester di Innsbruck e, nello stesso anno, viene nominato assistant concertmaster della Philharmonia Orchestra di Londra. Nel 2022 vince il posto di primo violino di spalla nell’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari. Nel 2025 vince il concorso di primo violino nell’Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli. Collabora regolarmente, come primo violino di spalla ospite, con orchestre di teatri e festival quali: Fenice di Venezia, Opera di Roma, Maggio Musicale Fiorentino. Ha collaborato, sempre come primo violino di spalla, con prestigiose orchestre come: Philharmonia Orchestra, Royal Philharmonic Orchestra, Orchestra de la Suisse Romande di Ginevra, BBC Philharmonic Orchestra, Royal Liverpool Philharmonic Orchestra, Solistes Europèens Luxembourg, Tampere Philharmonic e, come co-leader, con la London Symphony Orchestra. Suona un violino Joseph Guarneri del 1727 e un Francesco Rugeri del 1690 appartenuti al violinista Cesare Barison, per gentile concessione della famiglia.

Jaume SantonjaDirettore

Importante direttore d’orchestra spagnolo la cui carriera è in rapida ascesa. Ha ricoperto incarichi importanti come Direttore Principale Ospite dell’Orchestra Sinfonica di Milano e Direttore Associato della Euskadiko Orkestra/Basque National Orchestra. Dal 2018 al 2020 è stato Direttore Assistente della City of Birmingham Symphony Orchestra CBSO, lavorando a stretto contatto con il Direttore Musicale Mirga Gražinytė-Tyla. Questo ruolo gli ha fornito un’esperienza inestimabile e opportunità professionali che hanno lanciato la sua carriera internazionale. Lo stile direttivo di Jaume Santonja è caratterizzato da una vibrante energia e da un approccio collaborativo. Crede fermamente nell’importanza della comunicazione e dell’empatia all’interno dell’orchestra e la sua leadership si basa sul rispetto reciproco e sulla passione condivisa per la musica. Il suo obiettivo è sempre quello di portare il pubblico in un viaggio emotivo, connettendosi profondamente con ogni lavoro che dirige. È regolarmente invitato a dirigere le principali orchestre in Spagna, tra cui: Orquesta y Coro Nacionales de España (OCNE), Orquestra de la Comunitat Valenciana (OCV), Barcelona Symphony Orchestra (OBC), Orquesta Sinfónica de Tenerife (OST), Real Filharmonía de Galicia. A livello internazionale ha lavorato con: BBC National Orchestra of Wales, Antwerp Symphony Orchestra (ASO), Stavanger Symphony Orchestra, Belgrade Philharmonic, Philharmonie Zuidnederland, Malaysian Philharmonic Orchestra. Collabora regolarmente con artisti rinomati come: Gautier Capuçon, Ning Feng, Alena Baeva, Lucas e Arthur Jussen, Alexandra Dariescu, Bruno Philippe, Alexandra Suonum, Tom Borrow, Andrei Korobeinikov, Alexandra Conunova, Alba Ventura, Denis Kozhukhin. La sua più recente attività operistica lo ha visto dirigere zarzuelas a Oviedo e La Bohème al Teatro Lirico di Cagliari. Ha conseguito un “Master of Music” in Direzione d’orchestra al Royal Conservatory di Anversa e un “Master of Music” in Percussioni al Conservatorium di Amsterdam. Inoltre, ha conseguito un diploma superiore in Percussioni alla Escola Superior de Música de Catalunya (ESMuC) di Barcellona. La carriera di Jaume Santonja include la fondazione del collettivo musicale “AbbatiaViva” che esplora modi innovativi e accessibili di presentare la musica. È stato percussionista principale della Antwerp Symphony Orchestra per sette stagioni e si è esibito con le più prestigiose orchestre giovanili come la Gustav Mahler Jugendorchester e la Verbier Festival Orchestra, sotto la direzione di celebri direttori come Mariss Jansons, Pierre Boulez e Zubin Mehta. Nel giugno 2020 Jaume Santonja è stato selezionato tra i quattro giovani direttori più promettenti per partecipare alle esclusive masterclass con Iván Fischer e la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam.

Ravello Festival 2025, Villa Rufolo, Ravello, 11 luglio – 26 agosto 2025 : Le Donne dell’Antichità di Anselm Kiefer

Le Donne dell’Antichità di Anselm Kiefer arrivano a Villa Rufolo in collaborazione con la Galleria Lia Rumma

La Fondazione Ravello, in collaborazione con la Galleria Lia Rumma, presenta “Le Donne dell’Antichità” di Anselm Kiefer, esposizione che sarà allestita a Villa Rufolo dall’11 luglio al 26 agosto 2025 nell’ambito del Ravello Festival 2025.

Il progetto si concentra su uno dei temi più ricorrenti nella ricerca di Anselm Kiefer: la figura femminile come forza generativa, distruttiva o iniziatica. “Le Donne dell’Antichità”,ispirate a protagoniste della storia romana, della mitologia greca e delle tradizioni nordiche, sono rappresentate quali presenze archetipiche o simboliche.

Nomi evocati, corpi senza volto o frammentati, teste assenti o sostituite da oggetti come libri, piombo o filo spinato, abiti irrigiditi nel gesso, vestigia rituali, sospese tra rovina e monumentalità. Queste figure abitano un tempo fuori dalla cronologia e mettono in crisi ogni narrazione lineare del potere e della conoscenza.

Il percorso espositivo si sviluppa negli spazi di Villa Rufolo e nel suo storico giardino, progettato da Francis Nevile Reid nel XIX secolo. L’architettura stratificata della villa – con le sue sale, logge e affacci sul paesaggio costiero – entra in dialogo con le opere, sottolineandone la dimensione scenica e metastorica.

La mostra riunisce alcune figure femminili della storia e del mito come Paete, che rievoca il gesto di Arria, matrona romana che si colpisce al ventre pronunciando al marito la celebre frase: “Paetus, non dolet”. Oppure Tusnelda moglie di Arminio, condotta a Roma come prigioniera e descritta da Tacito come donna fiera e coraggiosa. E ancora, rivolta alla storia, Apollodors Liste il cui lungo strascico accoglie lo svolgimento di una bobina di piombo su cui sono applicate una serie di fotografie di architetture in rovina o altri elementi simbolici nella produzione dell’artista a indicare lo svolgersi della storia e la dimensione senza tempo del mito e al suo ritorno nella contemporaneità.

Ravello, città da sempre legata alla grande cultura europea, ha accolto nel tempo personalità centrali del pensiero, dell’arte e della musica – da Richard Wagner a Gore Vidal. In questo contesto, la presenza di Anselm Kiefer – artista la cui opera ha interrogato la memoria, la storia e la forma del sapere – si inserisce in una continuità ideale tra passato e presente.

Nato nel 1945 a Donaueschingen, in Germania, Anselm Kiefer è uno degli artisti contemporanei più significativi. La sua opera comprende dipinti, sculture, vetrine, installazioni, libri e opere su carta come disegni, xilografie, acquerelli e fotografie. I materiali che utilizza – dal piombo, al cemento e al vetro, fino a tessuti, ceneri e piante – sono tanto vasti quanto simbolicamente significativi. La visione di Kiefer abbraccia filosofia, storia e letteratura, portando alla luce l’importanza del sacro e dello spirituale, del mito e della memoria, della metamorfosi e del rinnovamento. Vive e lavora in Francia dal 1993.

Didascalie immagini

ANKI-208

Anselm Kiefer

Paete, non dolet, 2000

Bronze, acrylic, barbed wire

162 × 136 × 136 cm

Courtesy Galleria Lia Rumma

ANKI-056

Anselm Kiefer

Apollodors Liste, 2004

Fibreglass, lead reel, photographs

130x360x120-230 cm

Courtesy Galleria Lia Rumma

Ravello Festival 2025

A fare da sfondo uno dei panorami più belli del mondo, nell’aria i sentori del mare e dei limoni della costiera amalfitana, intorno lo splendido giardino fiorito di Villa Rufolo a Ravello che già incantò Wagner: è questo lo scenario magico che anche nell’estate 2025 accoglierà alcune delle più note compagini orchestrali di oggi – dalle italiane dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Filarmonica della Scala alla Royal Philharmonic Orchestra – insieme a solisti e bacchette eccellenti – tra cui Daniel Harding, Yuja Wang, Myung-Whun Chung, Kent Nagano e Michael Spyres – giovani in ascesa come il violoncellista Ettore Pagano e il pianista Filippo Gorini, collaborazioni con le istituzioni musicali campane, per offrire al pubblico l’esperienza unica del Ravello Festival giunto alla 73a edizione. Dal 6 luglio al 25 agosto, 15 concerti organizzati dalla Fondazione Ravello – guidata dal presidente Alessio Vlad con la direzione generale di Maurizio Pietrantonio e la direzione artistica di Lucio Gregoretti – realizzati grazie al sostegno della Regione Campania. Inaugurazione con un concerto di Jérémie Rhorer alla guida della sua orchestra Le Cercle de l’Harmonie, fondata nel 2005, compagine che usa strumenti d’epoca per restituire al repertorio classico e romantico le sue più autentiche sonorità. A fianco della musica classica, spazio al jazz con Stefano Bollani, Danilo Rea, Dado Moroni, Roberta Gambarini, Richard Galliano.

www.ravellofestival.com

Villa Rufolo

Piazza Duomo 1, Ravello

ore 9.00-20.00 (ultimo ingresso alle ore 19.30)

Nei giorni dei concerti del Ravello Festival l’orario di chiusura di Villa Rufolo è soggetto a variazioni.

Per ogni utile informazione contattare il numero +39 089 857621 oppure scrivere a segreteria@villarufolo.it oppure a prenotazioni@villarufolo.it

Biglietti

€ 8,00 ordinario

€ 7,00 per gruppi a partire da 15 persone

€ 6,00 per over 65 e bambini dai 5 ai 12 anni

I biglietti si acquistano solo in loco. Non è richiesta prenotazione.

www.ravellofestival.com

boxoffice@ravellofestival.com

tel. 089 858422

Il programma potrebbe subire variazioni.

TUTTI GLI EVENTI DEL RAVENNA FESTIVAL AL PAVAGLIONE DAL 17 AL 22 GIUGNO
17 GIUGNOore 21 Teatro AlighieriVivaldi d’amore è la serata che Accademia Bizantina dedica ai concerti per archi, violino e viola d’amore del Prete Rosso; nei doppi panni di direttore e solista Alessandro Tampieri.
18 GIUGNOore 21 Teatro AlighieriCon Joe Zawinul’s Music Odyssey la Zawinul Legacy Band 3.0 ripercorre l’odissea musicale del pioniere dello stile fusion e dell’evoluzione elettrica del linguaggio jazz.
18 GIUGNOore 21.30 Cervia, Arena dello Stadio dei Pini
Il Trebbo in musicaAttraverso il doppio punto di vista del geologo e del musicista, Mario Tozzi ed Enzo Favata ci accompagnano fra tradizioni e leggende del mare magnum con Mediterraneo, le radici di un mito
19 GIUGNOore 21.30 Pala De AndréIntrecciando danza, cinema e arti visive, in Notte Morricone il Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto rende omaggio all’uomo e all’artista e alle sue iconiche composizioni.
19 GIUGNOore 21.30 MAR Museo d’arte della Città di RavennaFiorito nella scena underground slovena e maturato attraverso collaborazioni internazionali, il folk avant-garde del trio Širom fa uso di una varietà di strumenti, inclusi oggetti convertiti alla musica. 
20 GIUGNOore 18, 20, 22 Classis RavennaRitornano a Classis le MicroDanze del Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto, brevi performance immaginate per spazi non teatrali. 
20 GIUGNOore 21.30 Antichi Chiostri FrancescaniAlexander Gadjiev si misura con Debussy, Bartók e Musorgskij, toccando alcune delle pagine più incandescenti della letteratura pianistica tra Otto e Novecento. 
20 GIUGNOore 21.30 Pavaglione di Lugo
Il Festival a LugoPrima italiana di The Passion of Octavius Catto di Uri Caine, composta in memoria dell’insegnante e attivista afroamericano per i diritti civili che fu assassinato a Philadelphia nel 1871. 
21 GIUGNOore 21.30 MAR Museo d’arte della Città di RavennaIn Terra Madre (Migrations), Marco Albonetti, Dane Richeson e il FontanaMix Ensemble propongono musiche dal mondo, arrangiate da Fred Sturm per celebrare differenze e tangenze. 
21 GIUGNOore 21.30 Pavaglione di Lugo
Il Festival a LugoLa coppia più bella del jazz? Certo il titolo calza a pennello ad Enrico Rava e Stefano Bollani – anzi, si può ben dire che sia stato lo stesso Rava a scoprire quel fuoriclasse di Bollani.
22 GIUGNOore 21.30 Pavaglione di Lugo
Il Festival a LugoMalika Ayane in inedita versione…sinfonica, con gli  arrangiamenti appositamente realizzati per l’Orchestra La Corelli ad esaltare una scrittura profondam

Giovedì 19 giugno alle ore 20, in Sala Grande del Teatro, l’ultimo appuntamento lirico dell’87esimo Festival del Maggio. 

In cartellone “Aida” di Giuseppe Verdi. 

Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il direttore emerito a vita Zubin Mehta.

La regia è firmata da Damiano Michieletto, che trasporta l’opera in una cruda e cupa cornice contemporanea. 

In scena, Olga Maslova come Aida; SeokJong Baek come Radamès; Daniela Barcellona interpreta Amneris e Daniel Luis de Vicente e Leon Kim (nelle recite del 28/6 e del 1/7) interpretano Amonasro.

Allestimento della Bayerische Staatsoper di Monaco

Si ringrazia Ferragamo per il sostegno

La recita del 25 giugno sarà trasmessa in differita su Rai Radio 3

Giunge al termine la programmazione lirica dell’87ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino: giovedì 19 giugno 2025, alle ore 20, nella Sala Grande del Maggio, in programma una delle più amate opere di Giuseppe Verdi, l’Aida.  Sono cinque le recite complessive in cartellone: il 19, 25 giugno e il 1°luglio alle ore 20; il 22 giugno alle ore 15:30 e il 28 giugno alle ore 17. 

Sul podio della Sala Grande, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino il direttore emerito Zubin Mehta, che nel corso della sua carriera ha reso quest’opera una delle punte di diamante del suo repertorio verdiano. Quest’allestimento – caratterizzato da tinte e luci cupe, dove a emergere è l’aspetto nudo e umano dei personaggi che formano la messinscena – è ripreso dalla “Bayerische Staatsoper” di Monaco ed è firmato per la regia da Damiano Michieletto.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti, la drammaturgia è firmata da Mattia Palma e i movimenti coreografici da Thomas Wilhelm. La proiezione video è curata da rocafilm | Roland Horvath

La compagnia di canto è formata da Olga Maslova – che torna al Maggio dopo le applaudite recite della Turandot inaugurale della scorsa edizione del Festival –come Aida e SeokJong Baek, anche lui protagonista della Turandot inaugurale dello scorso anno e della Messa da Requiem verdiana dello scorso aprile, come Radamès.

Daniela Barcellona interpretaAmneris, la figlia del faraone – parte da lei sostenuta qualche pochi mesi fa nella produzione di Aida al Teatro Colón di Buenos Aires -e Daniel Luis de Vicente e Leon Kim (nelle recite del 28 giugno e del 1º luglio), entrambi di ritorno dopo il Rigolettoandato in scena questo febbraio, interpretano Amonasro. Simon Lim interpreta Ramfis e Manuel Fuentes, anche lui di ritorno dopo il Rigoletto di questo febbraio, veste i panni de Il Re.

Chiudono il cast, rispettivamente nel ruolo di Una sacerdotessa e Un messaggero, Suji Kwon Yaozhou Hou.

Il maestro Zubin Mehta ha reso Aida una delle colonne portanti del suo repertorio dirigendola a Firenze a più riprese: la prima volta fu in occasione del 32° Maggio Musicale, nel 1969, con la regia di Carlo Maestrini e le scene e i costumi di Enrico d’Assia; la seconda fu durante la Stagione Estiva del 1996 per la regia di Lorenzo Mariani con le scene e costumi di Raffaele Del Savio; più recentemente ha diretto l’allestimento di Aida della primavera del 2011 con la regia di Ferzan Özpetek e le scene di Dante Ferretti. Numerose anche le occasioni in cui il direttore emerito del Maggio ha portato l’opera in tournée insieme all’Orchestra e al Coro del Maggio, come in Giappone nel settembre del 1996 e, nel marzo del 2016, al Čajkovskij Concert Hall di Mosca.

“Ritengo che Aida rappresenti un ponte fra la musica di Verdi e quella di Richard Wagner. Innanzitutto vi sono temi ricorrenti, come quello che risuona in orchestra, fin dal Preludio, quando appare Aida, che richiamano i Leitmotive wagneriani” ha sottolineato il maestro Mehta ribadendo il suo pensiero già espresso in precedenza in molte occasioni parlando di questa opera  “siamo di fronte ad un’opera in cui Verdi ha ormai abbandonato quasi del tutto i numeri chiusi, a favore di scene sempre più ampie e complesse. Il terzo atto, per esempio, con il suo continuo fluire musicale è molto vicino al concetto wagneriano di melodia infinita: qui si concentrano infatti senza soluzione di continuità alcune delle tematiche di fondo dell’opera in una continua tensione drammatica e musicale. Senza un attimo di respiro assistiamo al concitato colloquio fra Aida e il padre Amonasro, con la giovane schiava lacerata dalla scelta fra l’amor di Patria e l’amore per il vincitore dei suoi compatrioti e il Re etiope divorato dall’ansia di vendetta; quindi il duetto Aida-Radames, con quest’ultimo a sua volta costretto a scegliere fra l’amore per Aida e l’abbandono della Patria; infine l’involontario tradimento del giovane guerriero, la gioia feroce di Amonasro e il consegnarsi di Radamès al Gran sacerdote Ramfis. E Verdi risolve questa materia drammaturgica e musicale con soluzioni veramente geniali, con una tensione assolutamente incandescente. Di fronte a sentimenti tanto contrastanti e a personaggi così profondamente scolpiti a livello psicologico, vien da sorridere a pensare che si è parlato così a lungo di Aida come di un’opera scritta per un’occasione celebrativa.

Inoltre, credo sia sbagliato ‘schiacciare’ l’interpretazione di Aida solo sui grandi effetti spettacolari – continua a dire il maestro Mehta –  Pensiamo al duetto Amneris-Radamès all’ultimo atto, quando la figlia del Faraone offre al giovane guerriero la vita in cambio della rinuncia all’amore per Aida. I due sono soli, lontani da ogni clamore, e fra loro si svolge un dialogo in cui si scontrano sentimenti ancora una volta opposti: il desiderio di possesso e la gelosia di Amneris e l’affermazione della propria innocenza e dell’amore per Aida da parte di Radamès. E ancora la scena fra Aida e Radamès, quando la giovane schiava strappa all’amato, con abilità da “politica”, il segreto sul sentiero che le truppe egiziane percorreranno per piombare sul nemico etiope e poi lo invita a fuggire con lei lontano dalla patria. In entrambi i casi il dramma è tutto interiore, di personaggi lacerati nel loro intimo da passioni contrastanti. La grandezza di Verdi sta nel riuscire a fare “teatro” con questo scontro di sentimenti”.

Sottolineando gli aspetti che più caratterizzano la sua regia, Damiano Michieletto ha detto:  “Aida è una grande storia di guerra al cui interno c’è una piccola storia d’amore: ma nel definire il capolavoro di Verdi potremmo anche dire il contrario; va solo stabilitodove porre l’accento. Difatti è un’opera che affianca grandiosi momenti corali (come la celeberrima Marcia trionfale) a situazioni decisamente più intime e sentimentali. Per questo motivo non viene rappresentata nell’Egitto ambientato da Verdi ma in un “altrove” contemporaneo per raccontare i personaggi e la loro umanità, la psicologia e il dramma di chi vive la guerra. Le situazioni più intime sono naturalmente legate alla storia d’amore tra Aida e Radames che, in uno stile quasi shakespeariano, nasce sotto una contraria stella: i due appartengono infatti a popoli diversi che sono inoltre nemici fra loro. È un amore che è quasi impossibile, poiché destinato a scontrarsi con la grande storia che incombe alle loro spalle e, come spesso avviene nelle opere verdiane, c’è la figura del padre che costringe sua figlia a obbedire a suoi ordini facendole così perdere la sua natura. In questo allestimento, attraverso  flashback, racconteremo quelle che sono le memorie del passato; le memorie anche della madre di Aida e il ricordo di Aida bambina insieme ai suoi genitori. Questi flashback – immaginari e ‘sognanti’ – saranno quelli che ci conducono alla fine della storia, dove lei raggiunge Radames nella tomba, un luogo cupo e buio dove entrambi saranno accolti da una vera e propria piramide di cenere; la cenere – precisa il regista – che è il simbolo della distruzione della guerra, la troveremo sparsa ovunque fin dall’inizio dell’opera.  Desideravamo dare valore alla scelta di Aida di morire con Radames; ella sceglie di fare questo perché vuole coronare il suo sogno d’amore e dunque accanto a loro troveremo tutti coloro che sono già morti come il padre di Aida, gli amici; tutti si riuniscono in un’immaginaria ‘festa’ dove celebrano, sì, la morte ma lo fanno celebrando il loro amore. Sotto, sul proscenio, rimane Amneris che invoca il suo grido di pace: “pace, pace, pace!” che sono le ultime parole che rimangono di quest’opera e che forse è il messaggio che questa storia, dopo tutta la violenza e la guerra, vuol trasmettere: un messaggio di speranza”. 

L’opera:

Terzultima opera del catalogo verdiano su libretto di Antonio Ghislanzoni, Aida debutta il 24 dicembre 1871 al Teatro dell’Opera del Cairo. Dopo una lunga trattativa, Verdi aveva accettato la proposta del kedivè d’Egitto di comporre l’opera di soggetto egizio per l’inaugurazione del canale di Suez. Anche se indubbiamente modellata secondo il canone del grand opéra per la presenza di un intreccio storico-politico, scene di massa grandiose e balli, Aida è anche un’opera di individui, primo tra tutti la protagonista.

Aida, ex principessa etiope ridotta al rango di ancella di Amneris, la figlia del faraone, è divisa tra l’amore che prova per il capo dell’esercito egiziano Radamès e l’amore per la patria, secondo un ben noto e collaudato cliché del melodramma italiano. Le ragioni del suo cuore cozzano infatti con la fedeltà dovuta al padre, il re Amonasro, che è pronto a marciare su Tebe per liberare la figlia dalla schiavitù. Tuttavia pur di rimanere al fianco dell’amato, Aida sceglie la morte, sepolta viva insieme al suo Radamès in uno dei finali d’opera più iconici del teatro verdiano.

Accolta trionfalmente al suo debutto, Aida fu per molti anni l’opera più popolare di Giuseppe Verdi. Generalmente ricordata per gli squilli, le fanfare, la marcia trionfale e le monumentali pagine corali, Aida è anche opera di momenti musicali estremamente rarefatti, tratteggianti con colori orchestrali preziosi e delicati, come ad esempio nel noto finale.

La locandina:

AIDA

Musica di Giuseppe Verdi

Opera in quattro atti di Antonio Ghislanzoni

Edizione Edwin F.Kalmus & Co., INC.,

Boca Raton, Florida

Allestimento della Bayerische Staatsoper di Monaco

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Maestro concertatore e direttore Zubin Mehta

Regia Damiano Michieletto

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Scene Paolo Fantin

Costumi Carla Teti

Luci Alessandro Carletti

Video rocafilm | Roland Horvath

Drammaturgia Mattia Palma

Movimenti coreografici Thomas Wilhelm

Regista collaboratore Eleonora Gravagnola

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Il Re Manuel Fuentes

Amneris Daniela Barcellona

Aida Olga Maslova

Radames SeokJong Baek

Amonasro Daniel Luis de Vicente/Leon Kim (recite del 28/6;1/7)

Ramfis Simon Lim

Messaggero Yaozhou Hou

Sacerdotessa Suji Kwon

Figuranti speciali

Mauro Barbiero, Elena Barsotti, Andrea Bassi, Carcina Braus, Nicolo Brescia, Rosario Campial, Alessandro Clardin, Leonardo Cirri, Maria Diletta Della Martira, Maria Novella Della Martira, Caterina Frani, Giampaolo Gobb, Edoardo Groppler, Ennco Labbate. Nioola Nonticell Leonardo Paoli, Andrea Papi, Livia Risso

Bambini

Arienna Barbieri Davide Calastrini, Simone Cardoso, Annejulia Daniels, Natalle Daniels, Slivia De Santis, Maria Jose Fioriano, Anita Giuliani, Gemma Granata, Carol Haxnari, Anna lannello, Ariana Lotti, Alma Diana Lucherini Alice Manni, Giuseppe Marcantonio, Elsa Mayer, Kay McMillan, Maria Vittoria Nocentini, Maya Sarti

Prezzi:

Solo ascolto: 10€

Visibilità limitata: 15€

Galleria: 35€

Palchi: 45€

Platea 4: 65€ 

Platea 3: 75€ 

Platea 2: 90€ 

Platea 1: 110€ (repliche)

Platea 1: 130€ (prima recita)

ANCHE IL SECONDO WEEKEND DELL’ARENA OPERA FESTIVAL È SOLD OUT ; VENERDI’ TORNA L’AIDA ‘DI CRISTALLO’

Dal 20 giugno in scena l’opera regina dell’Anfiteatro nell’allestimento di Stefano Poda, autore del nuovo Nabucco. Nel primo cast: Siri, Ganci, Rehlis, Enkhbat, Vinogradov diretti dal Maestro Oren.

Chiuso il fine settimana inaugurale, il Festival lirico riparte dall’opera ‘regina’. Venerdì 20 giugno alle 21.30 va in scena all’Arena di Verona la prima rappresentazione di Aida. L’allestimento, definito ‘di cristallo’ per le superfici trasparenti e gli inediti giochi di luce, è curato in ogni aspetto da Stefano Poda, che fonde in scena una personale unione di antica simbologia egizia e alta moda contemporanea. La serata è già sold-out, così come il Nabucco del giorno successivo.

Sul palcoscenico della prima stagionale salgono artisti dalla carriera internazionale, apprezzati dalla critica e dal pubblico areniano. Protagonista il soprano Maria José Siri, Aida amante e amata da Radames, interpretato dal tenore Luciano Ganci. A dividerli la principessa Amneris del mezzosoprano Agnieszka Rehlis, e due popoli in guerra fra loro: da un lato l’Egitto dell’inflessibile sacerdote Ramfis (Alexander Vinogradov) e del Faraone (Simon Lim), dall’altro l’Etiopia del re e padre di Aida Amonasro, parte in cui torna il baritono Amartuvshin Enkhbat, titolare del Nabucco inaugurale. Completano il cast il Messaggero di Carlo Bosi e la sacerdotessa di Francesca Maionchi. Sul podio areniano torna Daniel Oren, a dirigere l’Orchestra di Fondazione Arena e il Coro preparato da Roberto Gabbiani.

Aida ‘di cristallo’, che sarà in scena fino al 4 settembre con grandi debutti nei cast, ha collezionato diversi record per interesse suscitato, interazioni social, ascolti tv della prima in diretta nel 2023, affluenza media di spettatori e ricerche sul web. Uno spettacolo ricco e potente da scoprire replica dopo replica, grazie a led, laser, trasparenze che raccontano la drammaturgia del capolavoro verdiano mettendo in risalto le linee dell’Anfiteatro. Tra geroglifici e alta moda, colori contrastanti e materiali inediti, con la simbologia della mano, Poda mostra il potere dell’uomo di creare, distruggere, pregare, combattere, amare, in un viaggio dantesco reso dai quattrocento artisti in scena, compresi il Ballo coordinato da Gaetano Petrosino, mimi, figuranti, e dai Tecnici di Fondazione Arena.

Si replica il 29 giugno alle 21.30, il 6, 13, 16, 20, 27 luglio alle 21.15, l’1, 10, 17, 24, 28 agosto e il 4 settembre ore 21. I cast alternativi sono tali da rendere ogni rappresentazione una vera e propria ‘prima’ dell’opera, con attesi debutti nei diversi ruoli per importanti artisti, accanto a graditi ritorni: per Aida, Marina Rebeka, Aleksandra Kurzak, Olga Maslova e Anna Netrebko, per Radames i tenori Brian Jagde, Gregory Kunde, Roberto Alagna e Yusif Eyvazov, per Amneris Anna Maria Chiuri, per Amonasro Youngjun Park e Ludovic Tézier, oltre ai bassi Abramo Rosalen, Giorgi Manoshvili e Ramaz Chikviladze, all’esordio areniano. Debutto anche sul podio, il 6 luglio, per Francesco Ommassini, direttore veneziano e veronese d’adozione.

I biglietti per tutte le date sono già in vendita su arena.it, sui canali social dell’Arena di Verona e su Ticketone. Speciali riduzioni sono riservate agli under 30 e agli over 65.

L’Arena di Verona Opera Festival 2025 conta sul sostegno di numerosi sponsor, in primis UniCredit, che vanta una longevità di collaborazione di oltre 25 anni, e poi Calzedonia, Pastificio Rana, Volkswagen Group Italia, DB Bahn, Forno Bonomi, Numia, RTL 102.5, Genny, che ha firmato le divise del personale adibito all’accoglienza del pubblico, e Müller, che sostiene i progetti di accessibilità dedicati alle persone con disabilità. Tra gli official partner marchi storici quali Veronafiere, Air Dolomiti, A4 Holding, Metinvest, SABA Italia, SDG Group, Sartori di Verona, Palazzo Maffei e Mantova Village. Così come Calvisius Arena Foyer, ManPower Group e Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e Ferroli. Oltre a imprese, privati, ordini professionali che compongono la schiera della Membership 67 Colonne per l’Arena di Verona, fondata da Gianluca Rana dell’omonimo pastificio e da Sandro Veronesi, patron del Gruppo Oniverse, con il Gruppo Editoriale Athesis, media partner.

Biglietteria

Via Dietro Anfiteatro 6/B, 37121 Verona – biglietteria@arenadiverona.it 

Call center (+39) 045 800.51.51 – www.arena.it

Punti di prevendita TicketOne 

87º Festival del Maggio Musicale Fiorentino : Sabato il ritorno di Yo-Yo Ma al Teatro del Maggio e lunedi Grigory Sokolov,

Sabato 14 giugno 2025  alle ore 18 – in coproduzione con Amici della Musica di Firenze – il ritorno del grande violoncellista Yo-Yo Ma a Firenze, in un concerto straordinario nell’ambito dell’87esimo Festival del Maggio (In cartellone un programma con composizioni di William Byrd e Johannes Brahms) e Lunedì 16 giugno 2025 alle ore 20, in Sala Zubin Mehta, torna al Maggio il pianista Grigory Sokolov, in cartellone un programma con composizioni di William Byrd e Johannes Brahms.

Dopo oltre vent’anni dalla sua ultima esibizione fiorentina, Yo-Yo Ma – fra i più grandi violoncellisti di ogni epoca – torna al Festival del Maggio. Il concerto, in coproduzione con gli Amici della Musica di Firenze, è in programma in Sala Mehta sabato 14 giugno alle ore 18. Un altro appuntamento in coproduzione con gli Amici della Musica di Firenze è in cartellone ad appena quarantott’ore di distanza con il concerto di Grigory Sokolov, in programma il 16 giugno alle ore 20 sempre in Sala Mehta.

Yo-Yo Ma si era esibito a Firenze oltre vent’anni fa, il 13 novembre 2004 al Teatro della Pergola, nella stagione degli Amici della Musica. Successivamente era tornato nel 2008 per un concerto in duo con la pianista Kathryn Stott.

Al centro del programma troviamo tre colonne portanti del repertorio per violoncello: le Suites n.1 BWV 1007, n.3 BWV 1009 e n.6 BWV 1012 di Johann Sebastian Bach, di cui Yo-Yo Ma è fra i più importanti interpreti di sempre. Tre composizioni che hanno accompagnato l’intera carriera di Yo-Yo Ma, interpretate e incise in disco nel 1983, nel 1997 e nel 2018 e presto diventate un vero e proprio modello di riferimento. 

Alle tre Suites di Bach il cartellone della serata affianca “Summer in the High Grassland” del compositore cinese Zhao Jiping; la “Partita op.31” del turco Ahmed Adnan Saygun, la quale venne composta in occasione del 150° anniversario della morte di Friedrich Schiller e la “Sonata per violoncello” solo dell’americano George Crumb, scritta nel 1955.

Yo-Yo Ma ha iniziato a studiare il violoncello con il padre all’età di quattro anni e tre anni dopo si è trasferito con la famiglia a New York, dove ha proseguito gli studi alla Juilliard School prima di intraprendere un percorso di studi umanistici ad Harvard. 

Ha ricevuto numerosi e importanti riconoscimenti, tra cui la National Medal of the Arts nel 2001, la Medaglia Presidenziale della Libertà nel 2010, i Kennedy Center Honors nel 2011, il Polar Music Prize nel 2012 e il Premio Birgit Nilsson nel 2022. Ha suonato per nove presidenti degli Stati Uniti, l’ultima volta in occasione dell’insediamento dell’ex presidente Joe Biden.

La sua vastissima discografia comprende oltre 120 album (19 di essi vincitori del prestigioso Grammy Award) che spaziano da interpretazioni iconiche del repertorio classico occidentale a registrazioni che sfuggono a ogni classificazione, come Hush con Bobby McFerrin e The Goat Rodeo Sessions con Stuart Duncan, Edgar Meyer e Chris Thile. Tra le sue pubblicazioni più recenti figurano Six Evolutions, la sua terza incisione delle suite di Bach per violoncello, e “Beethoven for Three: Symphony No. 4 and Op. 97 Archduke”, terzo volume di una nuova serie dedicata a Beethoven. Più recentemente ha avviato “Our Common Nature”, un percorso culturale volto a celebrare i modi in cui la natura può riunirci nella costruzione di un futuro condiviso. Our Common Nature segue il “Bach Project”, un tour in 36 comunità su sei continenti incentrato sulle suite per violoncello di  Bach, affiancato da attività culturali locali.

Oltre alla sua grande carriera musicale Yo-Yo è Messaggero di Pace delle Nazioni Unite, il primo artista nominato nel consiglio di amministrazione del World Economic Forum, membro del consiglio di Nia Tero — organizzazione non profit statunitense che lavora in solidarietà con i popoli e i movimenti indigeni di tutto il mondo — e fondatore del collettivo musicale globale Silkroad (La via della seta).

La locandina:

ZHAO JIPING

“Summer in the High Grassland”


JOHANN SEBASTIAN BACH

Suite per violoncello solo n. 1 

in sol maggiore BWV 1007

Prélude / Allemande / Courante /

Sarabande / Menuet I e Il / Gigue

AHMET ADNAN SAYGUN

Partita per violoncello solo op. 31

Lento / Vivo / Adagio / Allegretto /

Allegro moderato


JOHANN SEBASTIAN BACH

Suite per violoncello solo n. 6

in re maggiore BWV 1012

Prélude / Allemande / Courante / 

Sarabande / Gavotte l e Il / Gigue

GEORGE CRUMB

Sonata per violoncello

Fantasia / Tema Pastorale con variazioni / Toccata

JOHANN SEBASTIAN BACH

Suite per violoncello solo n. 3

in do maggiore BWV 1009

Prélude / Allemande / Courante / 

Sarabande / Bourrée l e Il / Gigue

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Violoncello

Yo-Yo Ma

Per questo concerto non è possibile acquistare biglietti con la Gift Card

Prezzi:

Settore D: 60€

Settore C: 80€

Settore B: 100€

Settore A: 120€ 

87º Festival del Maggio Musicale Fiorentino

Grigory Sokolov

Concerto in coproduzione con gli Amici della Musica di Firenze

Lunedì 16 giugno 2025 alle ore 20, in Sala Zubin Mehta, torna al Maggio il pianista Grigory Sokolov. 

In cartellone un programma con composizioni di William Byrd e Johannes Brahms. Lunedì 16 giugno 2025 alle ore 20 – in Sala Zubin Mehta – torna a poco più di un anno dalla sua ultima esibizione il pianista Grigory Sokolov.

Il concerto, a due giorni di distanza da quello di Yo Yo-Ma, è anche in quest’occasione una coproduzione del Maggio con gli Amici della Musica di Firenze.

Grigory Sokolov, che al Maggio ha debuttato nella primavera del 2015 – e ha esordito nelle stagioni degli Amici della Musica nel 1969 – ha iniziato a suonare il pianoforte all’età di cinque anni e, due anni dopo, ha iniziato gli studi con Liya Zelikhman presso la “Central Special School” del Conservatorio di Leningrado. Ha continuato a ricevere lezioni da Moisey Khalfin al Conservatorio e ha tenuto il suo recital di debutto nella sua città natale nel 1962. Il talento di Sokolov è stato riconosciuto nel 1966 quando a 16 anni è diventato il musicista più giovane a ricevere la medaglia d’oro all’ “International Čajkovskij Competition” a Mosca.  Si è esibito a lungo come solista in concerto con orchestre di altissimo livello, collaborando tra gli altri con la New York Philharmonic, la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, la Philharmonia London, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e la Filarmonica di Monaco, prima di decidere di concentrarsi esclusivamente sull’esecuzione solistica.

L’esibizione del 16 giugno trova in cartellone le musiche di William Byrd eJohannes Brahms: la serata si apre con “John come kiss me now”e prosegue, in quest’ordine, con “The first pavan. The galliard to the first pavan”; con “Fantasia”; “Alman”; “Pavan: The Earl of Salisbury. Galliard. Second galliard” e “Callino casturame”, tutte musiche di William Byrd.

Il concerto si chiude con due composizioni di Brahms, ossia “Quattro Ballate” op. 10 e “Due Rapsodie” op. 79.

Il concerto: 

William Byrd

Vissuto al tempo della dinastia Tudor, William Byrd è stato uno dei maggiori compositori inglesi del tardo Rinascimento. Nato a Londra nel 1540 iniziò giovanissimo lo studio della musica. Fu allievo di Thomas Tallis e in seguito membro di spicco del coro della Cappella Reale nonché organista e maestro del coro della cattedrale di Lincoln. Coltivò molti generi musicali del suo tempo dalla musica sacra alla polifonia profanadedicandosi anche alla musica strumentale. La sua produzione di opere dedicate alla tastiera comprende brani di diversa natura come variazioni, danze e arie ispirate al patrimonio popolare inglese ed è stato uno degli autori del Fitzwilliam Virginal Book,la prima raccolta di pagine per tastiera del tardo periodo Elisabettiano. Da questa raccolta sono tratti John come kiss me now, Alman e Callino casturame, antiche melodie della tradizione anglosassone corredate da lunghe sequenze di variazioni sempre più fiorite. Da Parthenia o The Maydenhead, antologia che raccoglie opere di Byrd, John Bull e Orlando Gibbons pubblicata nel 1613, sono tratte invece The first Pavan, The Galliard to the first Pavan, Fantasia ePavan: The Earl of Salisbury. Galliard. Second Galliard, danze di corte di epoca rinascimentale arricchite da trilli, abbellimenti e intrecci contrappuntistici.

Johannes Brahms

Al pianoforte, suo strumento prediletto e compagno di un’intera vita, Johannes Brahms ha dedicato molti brani di varia natura composti quasi per diletto nel corso della sua carriera. Come per altri compositori dell’Ottocento – Schubert, Mendelssohn e Schumann – la pagina pianistica breve rappresentò anche per Brahms il luogo privilegiato per le confessioni più intime e per l’abbandono allo struggimento nostalgico. Le Quattro Ballate op. 10 furono composte nel 1854; allora il compositore aveva ventuno anni e nel presentarle all’editore Senff le definì “brani di facile esecuzione e di facile comprensione”. Ispirate al poema scozzese Edward le Quattro Ballate sono caratterizzate da toni nostalgici e da una scrittura pianistica sovente intrisa di malinconia e tenerezza. All’estate del 1879 risalgono invece le Due Rapsodie op. 79. La prima, nella tonalità di si minore, espone due temi distinti e fortemente caratterizzati: il primo ritmico e dal piglio vigoroso, il secondo invece melodico e venato da una lieve inquietudine. La seconda, nella tonalità di sol minore, come la prima è costruita sul contrasto di due temi opposti:  melodico e disteso il primo, ritmico e vitale il secondo. 

La locandina:

WILLIAM BYRD

“John come kiss me now” T478

“The first pavan. The galliard to the first pavan” T487

“Fantasia” T455

“Alman” T436

“Pavan: The Earl of Salisbury. Galliard. Second galliard” T503

“Callino casturame” T441

JOHANNES BRAHMS

Quattro Ballate op. 10

n. 1 re minore (Andante)

n. 2 re maggiore (Andante)

n. 3 si minore (Allegro)

n. 4 si maggiore (Andante con moto)

Due Rapsodie op. 79

n. 1 si minore 

n. 2 sol minore

Prezzi:

Settore D: 20€

Settore C: 35€

Settore B: 60€

Settore A: 70€ 

Per questo concerto non è possibile acquistare biglietti con la Gift Card

GISELLE : Un classico senza tempo nella nuova rilettura di Jean-Sébastien Colau per il Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo

Sul podio dell’Orchestra il maestro Nir  Kabaretti dal 14 al 20 giugno

Giselle, il classico “balletto bianco” ottocentesco di Coralli e Perrot con le musiche di Adolphe-Charles Adam, torna al Teatro Massimo di Palermo da sabato 14 giugno alle 20:00 con una nuova versione creata da Jean-Sébastien Colau direttore del Corpo di ballo del Teatro e la collaborazione di Delphine Moussin. Le bellissime scene dipinte a mano del nuovo allestimento sono firmate dallo scenografo Francesco Zito con la collaborazione di Antonella Conte e le luci di Bruno Ciulli, mentre i costumi sono creati dal Teatro dell’Opera di Roma, costumista collaboratrice è Chicca Ruocco. Sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo dirige il maestro Nir Kabaretti. Repliche fino al 20 giugno.

Caposaldo del repertorio romantico, Giselle è un balletto amatissimo dal pubblico e banco di prova di grandi stelle della danza. La vicenda rievoca il mito germanico delle Villi: spiriti notturni ed eterei di ragazze morte per amore. Come la giovane protagonista che, innamorata del nobile Albrecht, già promesso sposo di Bathilde, si trasforma in uno spirito che vive nella foresta. Accolta dalle Villi, guidate da Myrtha, la loro spietata regina, Giselle entra in un mondo dove la danza è il linguaggio dell’anima. Sconvolto Albrecht, insegue il fantasma di Giselle di cui si è innamorato rischiando la vita. Le ballerine, con la loro presenza aerea, lo sfidano proprio come fanno con la gravità condannandolo a ballare sino allo sfinimento e causandone la morte. Ma Giselle salverà Albrecht dalla danza mortale che lo aspetta tenendolo vicino alla croce della sua pietra tombale, e proteggendolo fino al sorgere del sole, momento in cui lei e le Villi svaniranno nel buio. Il set avvolto nella nebbia risuona dell’ammaliante colonna sonora di Adolphe Adam

“La mia versione di Giselle – dice il direttore del Corpo di ballo e coreografo Jean-Sébastien Colau  rispetta tutti i codici della danza romantica e classica. Insieme al Lago dei CigniGiselle è il balletto che ho danzato e amato di più nella mia vita da ballerino. L’ho danzato anche a Caracalla, quando nel 2008 ad interpretare Albrecht mi chiamò la grandissima Carla Fracci che firmava la coreografia per celebrare cinquant’anni dalla prima volta in cui l’aveva danzata alla Scala nel 1958 per poi diventarne l’interprete per eccellenza. Sono molto felice di proporre oggi la coreografia per il Corpo di ballo del Teatro Massimo”.

Ruolo ambito da ogni danzatrice, Giselle, eroina romantica per eccellenza, richiede oltre a qualità tecniche e stile, anche qualità attoriali per un ruolo drammaturgicamente complesso e articolato. Ad interpretarla, nei due cast che nel corso delle recite si alternano sul palco del Teatro Massimo, sono Martina Pasinotti e Yuriko Nishihara, tersicoree del Corpo di ballo del Teatro Massimo.

Nel ruolo del nobile Albrecht sono in alternanza Alessandro Casà e Alessandro Cascioli. E insieme a loro, nei ruoli principali: Francesca Davoli e Francesca Bellone (Myrtha), Diego Millesimo e Diego Mulone (Hilarion), Simona Filippone (Berthe, madre di Giselle), Marcello Carini (Wilfred, amico di Albrecht), Annalisa Bardo (Bathilde, fidanzata di Albrecht), Vincenzo Carpino (Duc de Courlandes), Giulia Neri e Valentina Chiulli e Michele Morelli e Giovanni Traetto (Pas de deux dei contadini). Romina Leone e Annalisa Bardo (Prima Villi), Sabrina Montanaro e Debora Di Giovanni (Seconda Villi). Alessandra BernierMichaela ColinoErika Melcarne, Jessica Tranchina (Amiche).

Dopo la prima di sabato 14 giugno lo spettacolo sarà in scenadomenica 15 giugno, ore 18:30 (Turno D); martedì 17, ore 18:30 (Turno Danza); mercoledì 18, ore 18:30 (turno C); giovedì 19, ore 18:30 (Turno B); venerdì 20, ore 20:00, (Turno F).

Venerdì 13 GIUGNO 2025, ore 20.00 al Teatro Carlo Felice : DIE ZAUBERFLÖTE

Singspiel in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart

su libretto di Emanuel Schikaneder

La Stagione Lirica 2024-2025 dell’Opera Carlo Felice Genova si chiude con uno dei più celebri titoli di Wolfgang Amadeus Mozart: Die Zauberflöte (Il flauto magico) – singspiel in due atti su libretto di Emanuel Schikaneder – sarà in scena da venerdì 13 giugno alle ore 20.00 (turno A). Lo spettacolo sarà in replica sabato 14 giugno alle ore 15.00 (turno F), domenica 15 alle ore 15.00 (turno C), venerdì 20 alle ore 20.00 (turno B), sabato 21 alle ore 20.00 (turno L) e domenica 22 alle ore 15.00 (f.a.*)

Maestro concertatore e direttore Giancarlo Andretta, regia Daniele Abbado, regista collaboratore Boris Stetka, scene Lele Luzzati,costumi Santuzza Calì, coreografie DEOS, luci Luciano Novelli. Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova. Orchestra, Coro, Coro di voci bianche e Tecnici dell’Opera Carlo Felice. Maestro del Coro Claudio Marino Moretti. Maestro del Coro di voci bianche Gino Tanasini.

A dare vita ai personaggi mozartiani saranno i solisti dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale per cantanti lirici dell’Opera Carlo Felice, nell’ambito di un progetto, giunto alla quinta edizione, finalizzato sia alla formazione dei giovani talenti della lirica – sotto la direzione artistica di Francesco Meli, il coordinamento di Serena Gamberoni e la direzione musicale di Davide Cavalli – sia al loro effettivo debutto. Nel cast figurano: Antonino Arcilesi / Giovanni Augelli (Sarastro), Samuele Di Leo / Yiyan Gong (Tamino), Martina Saviano / Sona Gogyan (Regina della Notte), Gabriella Ingenito / Ilaria Monteverdi (Pamina), Giada Venturini /Eleonora Marras (Una vecchia – Papagena), Ernesto de Nittis / Willingerd Giménez (Papageno), Davide Zaccherini / Timóteo Bene Júnior (Monostatos), con la con la partecipazione di Gesua Gallifoco (Prima dama), Silvia Caliò (Seconda dama),  Alena Sautier (Terza dama),Luca Romano (Oratore/Primo sacerdote), Gianluca Moro (Secondo sacerdote e Primo armigero), Davide Canepa (Secondo armigero).

Commenta Giancarlo Andretta: «Die Zauberflöte è un’opera ricchissima di simboli e di allegorie, che non si ferma alla sola dimensione fiabesca, ma assurge allo status di autentico “capolavoro dell’umanità”.Sorgente inesauribile di fresca creatività, messaggera di valori profondi – dignità, libertà, giustizia – con un costante richiamo alla saggezza (die Weisheitlslehre) affidato soprattutto, e non a caso, a tre fanciulli dall’animo puro. Saggezza di cui abbiamo più che mai bisogno, in questo tempo funestato da guerre e conflitti».

Una breve considerazione ancora. Sono particolarmente felice di inserirmi in questa produzione, bellissima e storica, creata più di venti anni fa da Daniele Abbado insieme a Lele Luzzati: sempre “nuova” sempre creativa, e destinata a dare ancora nuova gioia al pubblico. La presenza di Daniele Abbado per tutto il periodo delle prove ha ricreato un’atmosfera da favola, un’esperienza tanto innovativa quanto fedele allo spirito originario dell’estremo capolavoro operistico di Mozart.

Daniele Abbado: «Sono molto contento di riprendere Il flauto magico realizzato con Lele Luzzati nel 2002, è un’occasione molto importante per ricordare l’artista straordinario che è stato. Conobbi Lele durante gli anni di formazione e diventammo amici, quando lui mi dette fiducia nei miei primi anni come regista fu per me un grande onore. Insieme lavorammo ad un film d’animazione con Giulio Giannini, a uno spettacolo per bambini su testi di Bruno Munari, e poi realizzammo Il flauto per il Carlo Felice di Genova. Ricordo un lungo periodo di progettazione serena e positiva, tanti incontri che si svolgevano quasi sempre a casa di Lele a Genova tra confronti, discussioni e ricerca. Per me era la prima volta, invece Lele Luzzati aveva già lavorato a Il flauto magico in diverse occasioni, era evidente che ci fosse uno sposalizio poetico tra il mondo artistico di Lele e quest’opera, fu molto stimolato a trovare soluzioni scenotecniche nuove, inaspettate e interessanti. Anche il periodo di prove fu sereno, con un ottimo cast e un bravissimo direttore. Lo spettacolo nacque bene e venne apprezzato dal pubblico. Il ricordo è molto forte e sono felice di avere la possibilità di ricostruire questo spettacolo e ritrovare un’altra volta Lele Luzzati».

Die Zauberflöte (Il flauto magico), composto nel 1790, è il secondo Singspiel del catalogo mozartiano dopo Il ratto dal serraglio, del 1780. La proposta di comporre questo titolo venne dal cantante e impresario viennese Emanuel Schikaneder, anche autore del libretto. Sebbene la trama fosse stata elaborata originariamente a partire dalla novella Lulu oder die Zauberflöte di Wieland, diverse e consistenti furono le modifiche fatte dal librettista, che raccolse numerose altre influenze letterarie, filosofiche e spirituali. Schikaneder si ispirò insieme a Mozart, suo confratello massone, a diversi rituali propri della Massoneria, accentuando per esempio la polarizzazione tra Bene (impersonato da Sarastro, gran Sacerdote del Regno della Saggezza) e Male (Astrifiammante, la Regina della notte). Il sottotesto di matrice massonica-orientale diventa fondamentale, tanto da rendere la vicenda un vero e proprio percorso iniziatico del protagonista Tamino verso i valori della bellezza e della sapienza. La prima rappresentazione, diretta da Mozart stesso, si tenne al Theater auf der Wieden il 30 settembre 1791, fu un grande successo che portò presto a numerose riprese. Il flauto magico riassume tutti i più significativi aspetti dell’opera del Settecento, sia sul piano stilistico sia sul piano formale. Per questo e per la cifra sperimentale e innovativa, l’opera si affermò presto come uno dei più influenti lavori mozartiani, in particolare per quanto riguarda gli sviluppi dell’opera romantica tedesca.

Biografie

Giancarlo Andretta è stato direttore principale e consulente alla direzione artistica dei Teatri dell’Opera di Göteborg e dell’Opera di Graz, direttore ospite del Teatro Reale dell’Opera di Copenhagen, direttore stabile dell’Orchestra Sinfonica di Aarhus e direttore principale dell’Orchestra Sinfonica di Granada. Nel 2021 è stato nominato membro dell’Accademia Reale di Svezia.  Ha inoltre ricoperto il ruolo di direttore artistico e direttore principale delle orchestre Orchestra Regionale Filarmonia Veneta e dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza. Vincitore di diversi premi internazionali, la sua attività ha avuto inizio nel 1989. Durante la sua carriera è stato ospite in molti Teatri d’opera e sale da concerto a Vienna, Amsterdam, Berlino, Zurigo, Stoccolma, Copenhagen, Praga, Glyndebourne, Lisbona, Oslo, Barcellona e altri ancora, dirigendo alcune tra le più prestigiose orchestre. In ambito accademico, è stato professore ordinario di Direzione d’orchestra all’Accademia Reale di Musica di Danimarca, dal 2010 è esaminatore esterno del Ministero della Cultura di Danimarca. Ha tenuto masterclasses nelle Università di Vienna, Zurigo, Göteborg, Stoccolma, Oslo, Amsterdam, L’Aja, Anversa, Savonlinna ed è docente di direzione d’orchestra al Conservatorio di Vicenza.

Daniele Abbado ha studiato regia alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano e si è laureato in Filosofia presso l’Università di Pavia. Tra le sue prime realizzazioni Aleksandr Nevskij Video (Konzerthaus Wien e RomaEuropa), Golem con Moni Ovadia (Milano, Berlino, Roma, Parigi, New York). Si dedica al teatro musicale di Mozart con diverse messe in scena di Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte, fino ad un importante allestimento di Die Zauberflöte a Reggio Emilia, Ferrara, Baden Baden e al Festival di Edinburgo. Tra le sue regie liriche più significative sono da ricordare Don Carlo (Wiener StaatsOper), Nabucco (Teatro alla Scala, Covent Garden Londra, Teatro Liceu Barcellona), Pelléas et Melisande (Firenze), Falstaff (Cagliari, Torino), Rigoletto (Roma), Butterfly (Bari, Venezia, Beijng), Il trovatore (Wiener StaatsOper), Macbeth (Festival Verdi Parma). Ha dedicato particolare attenzione alla messa in scena di titoli del teatro musicale del 900 curando le regie di Wozzeck (Roma), Jeanne d’Arc au bûcher (Palermo, Granada), The Rape of Lucretia (Genova, Firenze, Siviglia, Teatro Real di Madrid), Midsummer night’s dream (Bari, Reggio Emilia), Il prigioniero e Il volo di notte di Dallapiccola (Firenze, Premio Abbiati 2004). Dal 2002 al 2012 è stato direttore artistico della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia. Le sue realizzazioni più recenti sono Turandot (Torre del Lago), Majakovskij (Teatro Franco Parenti di Milano) e Peer Gynt di Henrik Ibsen/Edvard Grieg (Teatro Due di Parma).  Nel 2024 debuttano le produzioni di Simon Boccanegra presso il Teatro alla Scala, Dido and Aeneas di Purcell e Die sieben Todsünden di Brecht/Weill presso il Comunale di Bologna e il dittico composto da La fabbrica illuminata di Nono ed Erwartung di Schönberg al Teatro La Fenice di Venezia.

L’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale per cantanti lirici dell’Opera Carlo Felice Genova, nata nel 2020, rappresenta il punto di congiunzione tra la fine del percorso accademico dei giovani cantanti e il loro inserimento nel difficile mondo del Teatro musicale. La direzione artistica è affidata a Francesco Meli che ha fatto tesoro della sua esperienza teatrale, definendo le linee guida dell’insegnamento che vertono su lezioni individuali quotidiane di tecnica, interpretazione vocale e teatrale. I ragazzi, dopo una pubblica selezione e attraverso un’esperienza immersiva di studio di cinque mesi, sono pronti al grande debutto sul palcoscenico dell’Opera Carlo Felice. La Direzione del Teatro, infatti, programma ogni anno l’ultimo titolo della Stagione attribuendone tutte le parti ai talenti dell’Accademia. In questo percorso di studio, sotto la direzione musicale del pianista Davide Cavalli, il coordinamento e gli insegnamenti di Serena Gamberoni, i giovani cantanti partecipano alle masterclass tenute ogni anno dai più grandi nomi di riferimento del panorama lirico internazionale come Daniela Barcellona, Leo Nucci, Michele Pertusi, Elisabeth Norberg Schulz, Riccardo Zanellato, Rosa Feola, Paolo Bordogna, Chris Merritt, Roberto de Candia, Riccardo Zanellato. Grande importanza è riservata al rapporto con il proprio corpo; ogni studente è guidato da docenti esperti in percorsi di consapevolezza corporea poiché possa migliorare, conservare e tutelare il proprio “strumento musicale”.

Biglietti

I settore: da 70,00 a 100,00 euro

II settore: da 55,00 a 80,00 euro

III settore: da 45,00 a 60,00 euro

IV settore: da 40,00 50,00 euro

V settore: da 30,00 a 35,00 euro

Under 30*: 25,00 euro

Under 18*: 15,00 euro

*tutti i settori

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it

Biglietterie

TEATRO CARLO FELICE
Galleria Cardinale Siri 6
16121 Genova
Telefono +39 010 5381.433
oppure +39 010 5381.399
e-mail: biglietteria@carlofelice.it

Apertura da lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 19.00

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“TRA SACRO E UMANO”: AL VIA IL CARACALLA FESTIVAL 2025 FIRMATO DA DAMIANO MICHIELETTO

Dal 29 giugno al 7 agosto alle Terme di Caracalla e alla Basilica di Massenzio con

4 nuove produzioni operistiche, musica sacra, musical, danza, concerti e incontri

Nell’anno del Giubileo universale della Chiesa cattolica, il Teatro dell’Opera di Roma affida il suo Festival estivo a Damiano Michieletto. “Carta bianca” dunque a uno dei più apprezzati registi di oggi, per costruire un cartellone tanto innovativo quanto capace di dialogare con l’enorme eterogeneità di pubblico che un anno come quello giubilare porta nella capitale. Tante le novità in programma, a partire dalle sedi del Festival: alle tradizionali Terme di Caracalla infatti, per la prima volta viene affiancata la Basilica di Massenzio. La più grande basilica civile del centro monumentale di Roma, costruita all’inizio del IV secolo, è quindi per la prima volta sede di messinscene operistiche.

Dal 29 giugno al 7 agosto si snoda la proposta del Caracalla Festival 2025, intitolato “Tra sacro e umano”, che comprende opera, musica sacra, musical, danza, concerti e incontri. Quattro le nuove produzioni: La Resurrezione di Händel, La traviata di Verdi, Don Giovanni di Mozart e West Side Story di Bernstein, tutte affidate a nomi della “nuovelle vague” della regia operistica internazionale come Ilaria Lanzino, Sláva Daubnerová, Vasily Barkhatov e lo stesso Damiano Michieletto. Per West Side Story poi, sale sul podio il Direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti. La danza vede il Corpo di Ballo del Teatro, diretto da Eleonora Abbagnato, impegnato in una serata con due grandi classici contemporanei: il Bolero di Ravel firmato da Maurice Béjart e Le Sacre du printemps di Stravinskij con la celeberrima coreografia di Pina Bausch, per la prima volta realizzata da una compagnia di balletto italiana. A queste si affianca l’immancabile serata Roberto Bolle and Friends. Chiudono il cartellone i Carmina Burana di Carl Orff, sul podio Diego Matheuz, alla guida del Coro della fondazione capitolina, il maestro Ciro Visco.

«Costruendo la proposta artistica del Festival – dice Damiano Michieletto – ho voluto tenere particolarmente in conto la contingenza che vive la Città di Roma nell’anno del Giubileo, dialogando con questo speciale appuntamento. I temi della spiritualità e della riconciliazione mi stanno molto a cuore, per questo ho creato un percorso che abbiamo intitolato “Tra sacro e umano”, con lavori artistici attinenti questi aspetti così peculiari della nostra esistenza. Una proposta che tiene certamente conto della platea estiva romana, ma che cerca di allargare i confini e ampliarsi, a partire dai luoghi. Apriamo infatti un secondo palcoscenico, quello della Basilica di Massenzio, di dimensioni diverse, più raccolte, da mettere in dialogo con le Terme di Caracalla. Ma apriamo anche lo sguardo a novità importanti per l’Italia, dove due registe come Ilaria Lanzino e Sláva Daubnerová avranno la possibilità di lavorare per la prima volta. Lo stesso Sacre du printemps firmato da Pina Bausch non è mai stato interpretato prima d’ora da un corpo di ballo del nostro Paese».

“LA GIOIA INTERIORE” CON VITO MANCUSO E I MADRIGALI DI ORLANDO DI LASSO

Il Festival si apre domenica 29 giugno, giorno dei SS. Pietro e Paolo, festa patronale della Città di Roma. La serata inaugurale, in programma alla Basilica di Massenzio e intitolata “La gioia interiore”, vede protagonista il teologo e comunicatore Vito Mancuso, che propone una riflessione sul tema della riconciliazione e sull’importanza di riuscire a coltivare una forma di spiritualità. A questa si affianca l’esecuzione del ciclo di madrigali per sette voci Lagrime di San Pietro di Orlando di Lasso, testamento del compositore che lo terminò nel 1594, poche settimane prima della sua morte, dedicandolo a Papa Clemente VIII. Un appuntamento che alterna riflessione spirituale e musica, e vuol essere un segno di accoglienza e dialogo nei confronti dei pellegrini e del Giubileo. Interventi in live electronics del compositore Vittorio Montalti.

LA RESURREZIONE DI HÄNDEL SECONDO ILARIA LANZINO

Il primo appuntamento con il teatro musicale è martedì 1° luglio a Massenzio con il più romano degli oratori di Händel: La Resurrezione. Il compositore era a Roma nel 1708 quando ricevette la commissione di un grande Oratorio sacro per la Pasqua da parte del marchese Francesco Maria Marescotti Ruspoli, che lo volle fin da subito eseguire nella forma di una grandiosa messa in scena nel suo palazzo. Il tema affrontato è altamente simbolico: l’azione si svolge tra il Venerdì Santo e la Pasqua, e alterna gli scontri tra Lucifero e l’Angelo con le profonde meditazioni di Maria Maddalena, Maria di Cleofe e San Giovanni Evangelista. Una lotta tra la fede e la sua assenza, tra l’entusiasmo e il cinismo nell’esistenza di oggi. La regia è di Ilaria Lanzino. Nata a Pisa, è al suo debutto in Italia. Dopo essersi formata e aver lavorato molto all’estero, soprattutto in Germania, dove insegna Dramma all’Università di Musica di Würzburg. La direzione musicale è affidata a uno specialista del repertorio barocco come George Petrou. Protagonisti sul palco sono Sara Blanch (Angelo), Ana Maria Labin (Maddalena), Teresa Iervolino (Cleofe), Charles Workman (San Giovanni) e Giorgio Caoduro (Lucifero). Repliche il 2, 4 e 5 luglio.

WEST SIDE STORY FIRMATO DA MICHIELETTO E DIRETTO DA MARIOTTI

Nell’estate del 2022 Damiano Michieletto ha realizzato per il Caracalla Festival un’apprezzata edizione di Mass di Leonard Bernstein. Proprio allora, prima del suo coinvolgimento nella creazione del cartellone estivo dell’Opera di Roma 2025, è nata l’idea di affidargli un nuovo allestimento del più celebre musical del compositore americano: West Side Story. Sabato 5 luglio arriva quindi sulle scene delle Terme di Caracalla il nuovo spettacolo, con il Direttore musicale della Fondazione capitolina Michele Mariotti sul podio, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti e le coreografie di Sasha Riva e Simone Repele. Protagonista un cast internazionale che mescola artisti americani con eccellenze del musical italiano: Marek Zurowski (Tony), Sofia Caselli (Maria), Sam Brown (Riff), Sergio Giacomelli (Bernardo), Natascia Fonzetti (Anita). Lo spettacolo esalta gli aspetti più umani della vicenda, come l’impulsività e l’irrazionalità, e sottolinea il contrasto tra il sogno della tolleranza e dell’inclusività con la povertà e l’impossibilità di realizzare i propri desideri, compresi quelli sentimentali. Repliche il 9, 10, 13 e 17 luglio.

SLÁVA DAUBNEROVÁ FIRMA UNA NUOVA TRAVIATA CON CORINNE WINTERS PROTAGONISTA

Uno sguardo femminile sulla storia di una delle più celebri donne dell’opera. È La traviata di Verdi affidata alla regista slovacca Sláva Daubnerová, in programma a Caracalla da sabato 19 luglio. Regista e performer, pioniera del teatro sperimentale slovacco e attiva in tutta Europa, Daubnerová porta per la prima volta in Italia il suo linguaggio potente e autonomo, svincolato da etichette e libero. Sul podio è impegnato Francesco Lanzillotta, protagonista di successo nelle ultime stagioni capitoline, mentre sul palco nei panni di Violetta sale un’artista come Corinne Winters, già apprezzata a Roma come Madama Butterfly, Káťa Kabanová e Blanche nei Dialogues des Carmélites. Accanto a lei il tenore Piotr Buszewski (Alfredo) e l’eclettico baritono Luca Micheletti (Germont), nella scorsa stagione capitolina autore della regia de L’ultimo viaggio di Sindbad di Silvia Colasanti. Il Coro del Teatro è diretto da Ciro Visco. La coreografia di Ermanno Sbezzo è affidata al Corpo di Ballo diretto da Eleonora Abbagnato. Repliche il 23, 27 luglio e l’1, 2 e 3 agosto.

UN DON GIOVANNI MATURO PER BARKHATOV E FRONTALI

Andato in scena una sola volta nelle stagioni estive dell’Opera di Roma, nel 2002 in Piazza del Popolo, il Don Giovanni di Mozart arriva domenica 20 luglio nella cornice della Basilica di Massenzio, affidato allo sguardo innovativo e “incendiario” di Vasily Barkhatov, al suo debutto a Roma. La sua interpretazione di uno degli archetipi della cultura occidentale, volta a combinare tradizione e stupore, trova l’ideale complice nel baritono Roberto Frontali, che, al culmine della sua carriera, affronta per la prima volta il ruolo di Don Giovanni e propone un libertino maturo, impenitente e irredimibile fino alla fine dei suoi giorni. Sul podio è impegnato Alessandro Cadario, direttore in ascesa e cresciuto anche nelle ultime stagioni dell’Opera di Roma. Grandi protagonisti nel resto del cast, con Vito Priante come Leporello, Nadja Mchantaf nei panni di Donna Anna, Carmela Remigio in quelli di Donna Elvira e Anthony León come Don Ottavio. Il Coro del Teatro è diretto da Ciro Visco. Repliche il 22, 24 e 25 luglio.

TORNA ROBERTO BOLLE AND FRIENDS

Anche quest’anno torna la tradizionale serata di Roberto Bolle and Friends, a Caracalla per due appuntamenti: il 15 e 16 luglio. Le terme romane sono infatti una tappa imprescindibile dei tour dell’artista dal 2011. La serata è, come sempre, un viaggio nel repertorio classico e contemporaneo del balletto, in cui Bolle è accompagnato da grandi stelle internazionali.

IL SACRE DU PRINTEMPS DI PINA BAUSCH PER LA PRIMA VOLTA INTERPRETATO DA UNA COMPAGNIA ITALIANA

Nella prospettiva di un sempre maggiore sviluppo artistico del Corpo di Ballo della Fondazione capitolina, diretto da Eleonora Abbagnato, il 30 e il 31 luglio a Caracalla i danzatori del teatro affrontano uno dei capisaldi della storia della danza contemporanea: Le Sacre du printemps di Stravinskij nella celebre coreografia ideata da Pina Bausch nel 1975, che proprio quest’anno compie cinquant’anni. Per la prima volta una compagnia del nostro Paese si confronta con uno dei maggiori lasciti artistici della grande coreografa tedesca, cui viene affiancato un altro capolavoro come il Bolero di Ravel nella versione realizzata nel 1961 da Maurice Béjart, che si rifà all’idea originale del pezzo. Guest star Friedemann Vogel, che torna a Caracalla dopo il successo della Nuit romaine del 2024. Protagonista anche l’Orchestra dell’Opera di Roma diretta da Ido Arad. A questi due si aggiunge un altro titolo contemporaneo entrato nel repertorio della Compagnia nella stagione 2022/23: Within the Golden Hour di Christopher Wheeldon. Balletto in un atto, considerato una delle migliori creazioni del coreografo britannico, è una poesia per quattordici danzatori sulla partitura per archi composta da Ezio Bosso.

CARMINA BURANA

Il Caracalla Festival 2025 si chiude con i Carmina Burana del compositore tedesco Carl Orff, in programma al Teatro delle terme romane giovedì 7 agosto. La serata è una sintesi dei temi toccati nei vari appuntamenti in cartellone: sacro e umano, superamento del dualismo tra cultura “alta” e popolare. A dar corpo allo spirito di questa musica è chiamato il venezuelano Diego Matheuz, già interprete a Caracalla di Mass di Bernstein nel 2022, a capo delle masse artistiche dell’Opera di Roma, con il Coro diretto da Ciro Visco. Solisti: Giuliana Gianfaldoni (soprano), Levy Sekgapane (tenore), Vito Priante (baritono).