IL DEBUTTO WAGNERIANO DI MARIOTTI, MICHIELETTO E KORCHAK PER L’INAUGURAZIONE DELLA STAGIONE DELL’OPERA DI ROMA

Dal 27 novembre al 7 dicembre Lohengrin torna al Teatro Costanzi dopo 50 anni

In occasione dello spettacolo esce il nuovo numero della rivista di attualità “Calibano”

dedicato a «L’invenzione del Medioevo»

La nuova stagione dell’Opera di Roma si apre nel segno di Wagner, affrontato per la prima volta dai tre principali interpreti coinvolti: il Direttore musicale Michele Mariotti, il regista Damiano Michieletto e il tenore Dmitry Korchak. Dopo cinquant’anni d’assenza, il 27 novembre, Lohengrin torna al Teatro Costanzi. Accanto a Korchak, il cast comprende Clive Bayley (Heinrich der Vogler), Tómas Tómasson (Friedrich von Telramund), Ekaterina Gubanova (Ortrud), Andrei Bondarenko (Der Heerrufer) e, al debutto al Costanzi, Jennifer Holloway (Elsa). Il nuovo allestimento, in coproduzione con il Palau de les Arts di Valencia e con il Teatro La Fenice di Venezia, porta la firma di Michieletto, affiancato dal suo consueto team creativo: Paolo Fantin (scene), Carla Teti (costumi) e Alessandro Carletti (luci). La drammaturgia è curata da Mattia Palma. L’Orchestra è quella dell’Opera di Roma, così come il Coro, diretto da Ciro Visco. La serata inaugurale del 27 novembre è trasmessa da Rai Cultura in differita su Rai5 alle 22.20 e in diretta su Radio3 alle 17.00.

È la prima volta con la musica di Wagner per il direttore musicale Mariotti che sottolinea: «Inaugurare con Lohengrin significa soprattutto valorizzare lo sforzo collettivo. È un progetto che mette cantanti, orchestra, coro e tutte le maestranze sotto i riflettori e dimostra quanto il teatro sia davvero un organismo unico, la cui forza nasce dal lavoro comune. Fin dall’inizio del mio mandato da direttore musicale ci siamo dati un percorso preciso: ogni inaugurazione ha proposto un autore diverso, con l’idea di costruire un teatro capace di parlare a un pubblico curioso e disposto a confrontarsi con linguaggi differenti. In questo quadro, Wagner rappresentava un approdo naturale. Lohengrin tiene insieme il dramma storico e la leggenda, e la partitura stessa riflette questa doppia natura: da un lato la solidità solenne che richiama il contesto politico e corale, dall’altro la scrittura sospesa e visionaria che apre a una dimensione fiabesca e trascendente». Premio Abbiati 2017 come Miglior Direttore d’Orchestra, Mariotti è ospite regolare dei principali teatri italiani e stranieri. Nella stagione 2025/26 della Fondazione Capitolina dirigerà anche Tancredi di Rossini per la regia di Emma Dante (19 – 29 maggio 2026), Falstaff di Verdi con il debutto italiano della regista Tatiana Gürbaca (13 ottobre – 1° novembre 2026) e tre concerti (28 maggio, 17 ottobre e 22 ottobre 2026).

Per Damiano Michieletto questa è la seconda inaugurazione di stagione al Costanzi, dopo La damnation de Faust di Berlioz, Premio Abbiati come miglior spettacolo del 2017. Il regista ha recentemente ideato il Caracalla Festival 2025 dell’Opera di Roma, portando nella capitale la “nouvelle vague” della regia operistica europea. Il successo internazionale della sua regia di West Side Story di Bernstein – anche in questa occasione sul podio Michele Mariotti – è stato celebrato anche dal ‘New York Times’. «Questa produzione di Lohengrin – afferma il regista – rappresenta una tappa molto importante per me, perché è la prima volta che mi confronto con Wagner. La sua drammaturgia, che da sempre mi affascina e mi commuove per la sua profonda dimensione spirituale, richiede al tempo stesso un grande impegno nel gestire la lunga durata e i tempi dilatati del suo racconto. Il mio modo di avvicinarmi a quest’opera, per costruire una messa in scena che avesse calore e concretezza, è stato allora quello di restituire ai personaggi la loro umanità. Non trattarli come simboli, ma come persone — con una propria psicologia, un cuore, un conflitto interiore — e poi sviluppare questi aspetti all’interno di una dinamica più ampia. Da una parte c’è una lotta tra l’individuo e la massa, dall’altra c’è una storia d’amore, quella tra Elsa e Lohengrin».

Il cast internazionale vanta voci di grande rilievo. Dmitry Korchak, tra i più apprezzati tenori del repertorio belcantistico e Premio Abbiati 2019, debutta nel ruolo di Lohengrin. Accanto a lui, Jennifer Holloway (Elsa), artista dal percorso versatile che spazia da Mozart a Wagner, al debutto al Costanzi. Completano il cast Clive Bayley (Heinrich der Vogler), abituale presenza nei teatri d’opera europei, che aveva interpretato Julius Caesar nell’opera omonima di Giorgio Battistelli all’Opera di Roma, Tómas Tómasson (Telramund), interprete di riferimento del repertorio wagneriano, Ekaterina Gubanova (Ortrud), protagonista delle maggiori produzioni internazionali, e Andrei Bondarenko (der Heerrufer), vincitore del BBC Cardiff Singer of the World. Partecipano inoltre i giovani artisti Alejo Álvarez Castillo, Dayu Xu, Guangwei Yao e Jiacheng Fan, provenienti dalla quinta edizione del progetto “Fabbrica” – Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma.

La prima rappresentazione si terrà giovedì 27 novembre 2025 alle ore 17.00. Le repliche sono previste per domenica 30 novembre (ore 16.30), martedì 2 (ore 18.00), venerdì 5 (ore 18.00) e domenica 7 dicembre (ore 16.30). L’anteprima giovani è in programma sabato 22 novembre alle ore 16.00.

Ogni rappresentazione è in lingua originale con sovratitoli in italiano e in inglese.

Il musicologo Giovanni Bietti dedica a Lohengrin la prima delle sue “Lezioni di Opera” della stagione 2025/26, in programma sabato 15 novembre alle 18.00 al Teatro Costanzi.

In occasione dello spettacolo esce il nuovo numero della rivista di attualità “Calibano” dedicato a «L’invenzione del Medioevo».

TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

7 novembre 2025

DOPPIO SOGNO – STAGIONE 2025/2026 DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

TITOLO INAUGURALE

LOHENGRIN

Opera romantica in tre atti su libretto proprio

Musica di Richard Wagner

Direttore Michele Mariotti

Regia Damiano Michieletto

Maestro del Coro Ciro Visco

Scene Paolo Fantin

Costumi Carla Teti

Luci Alessandro Carletti

Drammaturgo Mattia Palma

PERSONAGGI – INTERPRETI

Heinrich der Vogler Clive Bayley

Lohengrin Dmitry Korchak

Elsa Jennifer Holloway

Friedrich von Telramund Tomas Tomasson

Ortrud Ekaterina Gubanova

Der Heerrufer Andrei Bondarenko

Quattro nobili di Brabante Alejo Álvarez Castillo*, Dayu Xu*, Guangwei Yao*, Jiacheng Fan*

*dal progetto “Fabbrica” – Young Artist Program

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma

Nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma

in coproduzione con Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia e Teatro La Fenice di Venezia

TEATRO COSTANZI

Lezione di Opera sabato 15 novembre, ore 18

Anteprima Giovani sabato 22 novembre 2025, ore 16

Prima Rappresentazione giovedì 27 novembre 2025, ore 17

Repliche

domenica 30 novembre, ore 16.30   

martedì 2 dicembre, ore 18                 

venerdì 5 dicembre, ore 18                 

domenica 7 dicembre, ore 16.30       

La serata inaugurale del 27 novembre è trasmessa da Rai Cultura in differita su Rai5 alle 22.20 e in diretta su Radio3 alle 17.

A DAMIANO MICHIELETTO IL PREMIO VIA CONDOTTI 2025 

Il riconoscimento è attribuito ogni anno a personalità che si distinguono  

per il loro legame con la Capitale   

È il regista veneto Damiano Michieletto a essere insignito quest’anno, insieme a Lino Banfi e alla giovanissima attrice Elisa Del Genio, del Premio Via Condotti, istituito nel 1977 dall’Associazione Via Condotti e conferito ogni anno «a chi, non romano, ama Roma e ne è riamato». Il Premio è assegnato a Michieletto per il legame che nel corso della sua carriera di regista d’opera e di teatro ha costruito con la Capitale, dove ha firmato importanti progetti contribuendo così alla valorizzazione del suo patrimonio culturale, come il Caracalla Festival, rassegna estiva del Teatro dell’Opera di Roma della quale ha avuto “carta bianca” per l’ideazione del cartellone 2025. Michieletto, Banfi e Del Genio riceveranno il Premio durante il festival Alice nella città. La cerimonia di premiazione è in programma domenica 26 ottobre alle ore 18.30 presso Palazzo Ripetta, nell’ambito di “Fuori Sala”, il format di Alice nella città ideato per valorizzare la Capitale, il suo centro storico e altri luoghi iconici.  

Il Premio Via Condotti è nato con l’intento di celebrare le personalità che si distinguono nei mondi della moda, dell’arte e della cultura creativa. Tra i premiati delle passate edizioni, figurano nomi quali Eduardo De Filippo, Federico Fellini, Renato Guttuso, Luchino Visconti, Giovanni Paolo II, il Re di Spagna, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, Rita Levi-Montalcini, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, Nilde Iotti, Audrey Hepburn, Michele Placido, Fiorello, Mariangela Melato, Giuseppe Tornatore, e Ferzan Ozpetek.  

AL TEATRO CARLO FELICE, SERATA INAUGURALE DI GRANDE SUCCESSO E TEATRO GREMITO PER  LA PRIMA DEL “DON GIOVANNI” DI MOZART

Genova, Teatro Carlo Felice

Don Giovanni da venerdì 3 a domenica 12 ottobre 2025

Introduzione all’ascolto primo foyer da 45’ prima dell’inizio di ogni recita

Mercoledì e giovedì partono gli spettacoli di Opera Faro con oltre 4.000 studenti

Si apre sotto i migliori auspici la nuova stagione 2025-2026 del Teatro Carlo Felice di Genova con uno spettacolo molto applaudito e l’incremento degli abbonati

Applausi, teatro gremito e tanto entusiasmo in palcoscenico e in sala al termine della serata inaugurale della Stagione 2025/2026 del Teatro Carlo Felice di Genova che ha visto in scena il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart nell’allestimento della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, con la regia di Damiano Michieletto (ripresa da Elisabetta Acella), le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Fabio Barettin. Sul podio Constantin Trinks, chiamato a guidare l’Orchestra e il Coro (diretto da Claudio Marino Moretti) del Teatro Carlo Felice e un cast di eccellenti interpreti molto applauditi durante l’intero spettacolo: Simone Alberghini (Don Giovanni), Desirée Rancatore (Donna Anna), Ian Koziara (Don Ottavio), Jennifer Holloway (Donna Elvira), Giulio Mastrototaro (Leporello), Mattia Denti (Il Commendatore), Alex Martini (Masetto) e Chiara Maria Fiorani (Zerlina).

Lo spettacolo, che a distanza di oltre dieci anni dalla sua creazione mantiene intatta la forza espressiva e di scavo psicologico dei personaggi (nel 2011 Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale Critici Musicali per le scene e i costumi e ben cinque International Opera Awards per regia, scene, costumi e miglior spettacolo in Europa nel 2010), ha conquistato il pubblico autenticamente corale del teatro genovese, che ha riempito la sala di Aldo Rossi (1.754 presenze su 1.975 posti) rispecchiandone l’idea di piazza e condivisione nativa della forma artistica stessa dell’opera lirica, con adulti, ragazzi, bambini e anziani, tutti insieme a condividere un’esperienza indimenticabile.

Alla serata inaugurale erano presenti la sindaca di Genova Silvia Salis, presidente della Fondazione Teatro Carlo Felice, il presidente della Regione Marco Bucci e numerose autorità civili e militari, rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali e del mondo accademico e culturale. Una partecipazione che ha confermato l’attenzione della città verso il Teatro, in un clima di entusiasmo che sta segnando l’avvio della stagione sotto la nuova guida del sovrintendente Michele Galli e del direttore artistico Federico Pupo.

«È stata una serata emozionante – dichiara il sovrintendente Michele Galli – non solo per il successo artistico, ma per il clima che si è respirato in sala: un teatro pieno, un pubblico attento, un senso di comunità che dà forza e significato al nostro lavoro. L’inaugurazione con Don Giovanni segna simbolicamente l’avvio di una stagione che abbiamo voluto costruire come un viaggio condiviso, in cui artisti e spettatori navigano insieme alla ricerca di nuovi approdi. Il Carlo Felice torna a essere un punto di riferimento visibile e vivo nel cuore della città e questo ce lo dicono le 1.754 presenze alla serata inaugurale su 1.975 posti e l’aumento del numero di abbonati di oltre il 20% rispetto alla stagione precedente, sia per il cartellone operistico che per quello dei concerti. Questo non può che renderci fiduciosi verso il cammino intrapreso».

«L’accoglienza del pubblico – aggiunge il direttore artistico Federico Pupo – è la conferma più bella del percorso che abbiamo intrapreso. Don Giovanni è un’opera che continua a interrogarci e, in questo allestimento, riesce a parlare anche al presente con potenza scenica e verità teatrale. È un segnale importante per tutta la stagione, che proseguirà con titoli di grande valore e con un’attenzione costante alla qualità degli interpreti e alla coerenza del nostro progetto artistico».

Molto gradita anche la nuova iniziativa dell’introduzione all’ascolto di circa 30 minuti che gli spettatori delle singole recite possono seguire 45’ prima dell’inizio nel Foyer, curate dal direttore artistico Federico Pupo con gli studenti del Conservatorio “Paganini”.

Don Giovanni è in replica sabato 4 ottobre ore 15, domenica 5 ottobre ore 15, venerdì 10 ottobre ore 20, sabato 11 ottobre ore 20 e domenica 12 ottobre ore 15.

Sarà invece in scena mercoledì 8 e giovedì 9 ottobre alle ore 11 il primo spettacolo di Opera Faro la sezione del nuovo progetto Education “Un mare di musica… felice!”. Recite già sold-out e quindi circa 4000 bambini per Don Giovanni, cominciamo dalla fine! Spettacolo ideato proprio per gli studenti tratto da Don Giovanni con la regia e la narrazione di Gabriele Duma e gli interpreti dello stesso cast in scena il 4 e l’11 ottobre.

Il Teatro Carlo Felice di Genova presenta la Stagione di Opera, Balletto e di Concerti 2025/2026: una programmazione che segna l’inizio di un nuovo percorso, caratterizzato non solo dal rinnovamento della guida istituzionale e artistica, ma anche da un’idea di teatro sempre più vivace, accogliente, fecondo. La prima rotta è tracciata: si parte da Don Giovanni a ottobre 2025 e si approda alla Bohème a giugno 2026, due capolavori che aprono e chiudono una stagione fatta di scelte, ritorni d’autore e nuove tappe. È il tempo dei Naviganti, di coloro che cercano nessi di significato lungo l’intero tragitto, non solo quando giungono alla meta. Sulla mappa si succedono i grandi titoli del repertorio e voci meno frequenti della contemporaneità. In questo spirito, la nuova stagione – otto opere, un balletto e undici concerti – non si limita a proporre spettacoli, ma intende evocare visioni tanto agli spettatori più assidui quanto agli sporadici curiosi. Ai più giovani, cui è dedicata La bohème con i solisti dell’Accademia, e ai cultori del teatro d’opera, che troveranno in Tristan und Isolde e Don Giovanni occasioni di ascolto e riflessione più rare e complesse. Agli appassionati del melodramma italiano, che vedranno alternarsi Il trovatore, Macbeth e Cavalleria rusticana, e a chi cerca nel teatro anche la sfida della contemporaneità, come accade con Il nome della rosa. Per Genova, navigare è molto più che un’immagine evocativa: è un codice genetico che la città e la sua storia portano impresso sulle pietre, nel vento, nel profilo del porto, nella mobilità dell’orizzonte. È la sua vocazione: partire, tornare, attraversare. Il Teatro Carlo Felice – posto nel cuore della città, accanto a Piazza De Ferrari che ne è snodo e salotto – incarna da sempre questa dimensione; l’edificio stesso, nella sua architettura, si offre al paesaggio come torre-faro: visibile, severa e rassicurante al contempo. Nelle sere di spettacolo, la torre si accende, scandisce il tempo della comunità che la circonda e le indica nuovi orientamenti e nuovi approdi dell’espressività. La programmazione si configura così come una carta nautica da esplorare, con punti cardinali e rotte possibili. Il Teatro Carlo Felice invita la sua città a salire a bordo.

——

venerdì 3 ottobre 2025, ore 20 Turno A

sabato 4 ottobre 2025, ore 15 Turno F

domenica 5 ottobre 2025, ore 15 Turno C

venerdì 10 ottobre 2025, ore 20 Turno B

sabato 11 ottobre 2025, ore 20 Turno L

domenica 12 ottobre 2025, ore 15 fuori abbonamento

Don Giovanni, cominciamo dalla fine!

Per gli studenti delle scuole primarie e secondarie di I grado

Mercoledì 8 e giovedì 9 ottobre 2025

Il dissoluto punito o sia il Don Giovanni

Dramma giocoso in due atti K527

Libretto di Lorenzo Da Ponte dal dramma El burlador de Sevilla y convidado de piedra di Tirso de Molina attraverso il libretto Don Giovanni o sia Il convitato di pietra di Giovanni Bertati per Giuseppe Gazzaniga

Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Prima rappresentazione Praga, Nostitz-Theater, 29 ottobre 1787

Inaugurazione della stagione di opera e balletto 2025/2026

Direttore Constatin Trinks

Regia Damiano Michieletto

Scene Paolo Fantin

Costumi Carla Teti

Luci Fabio Barettin

Assistente ai costumi Beatrice Serpillo

Assistente alle scene Riccardo Roggiani

Assistente alle luci Ludovico Gobbi

Don Giovanni Simone Alberghini / Gurgen Baveyan (4, 11)

Donna Anna Desirée Rancatore / Irina Dubrovskaya (4, 11)

Don Ottavio Ian Koziara / David Ferri Durà (4, 11)

Il Commendatore Mattia Denti

Donna Elvira Jennifer Holloway / Monica Zanettin (4, 10, 12)

Leporello Giulio Mastrototaro / Bruno Taddia (4, 11)

Masetto Alex Martini

Zerlina  Chiara Maria Fiorani

Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice di Genova

Maestro del Coro Claudio Marino Moretti

DON GIOVANNI DI MOZART INAUGURA LA STAGIONE 2025-2026 DI OPERA, BALLETTO E CONCERTI DEL TEATRO CARLO FELICE DI GENOVA

In scena la pluripremiata produzione del regista Damiano Michieletto per il Teatro La Fenice di Venezia con la direzione di Constantin Trinks

Tra gli interpreti vocali Simone Alberghini (Don Giovanni), Desirée Rancatore (Donna Anna), Jennifer Holloway (Donna Elvira), Giulio Mastrototaro (Leporello)


Genova, Teatro Carlo Felice

Don Giovanni da venerdì 3 a domenica 12 ottobre 2025

Introduzione all’ascolto primo foyer da 60’ prima dell’inizio di ogni recita

incontri di presentazione

mercoledì 24 settembre con gli studenti del Liceo Musicale “S. Pertini” e l’Associazione Carlo Felice Young APS

sabato 27 settembre con gli Amici del Teatro Carlo Felice e Conservatorio Niccolò Paganini
 

È uno dei capolavori assoluti del repertorio operistico a inaugurare la Stagione artistica 2025-2026 della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova: il dramma giocoso Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte in scena da venerdì 3 ottobre alle ore 20 (repliche: sabato 4 ottobre ore 15, domenica 5 ottobre ore 15, venerdì 10 ottobre ore 20, sabato 11 ottobre ore 20 e domenica 12 ottobre ore 15) nel teatro progettato da Aldo Rossi che comincia un nuovo percorso sotto la guida del sovrintendente Michele Galli e del direttore artistico Federico Pupo.

«Nel ringraziare da parte di Regione Liguria il sovrintendente e il direttore artistico per l’impegno già profuso nell’elaborare questa nuova stagione – dichiara l’assessore alla Cultura della – desidero sottolineare che il sostegno istituzionale nei confronti del Teatro Carlo Felice viene confermato anche grazie alla prospettiva non solo di rinnovare la tradizione del teatro genovese ma anche di occuparsi, accanto al pubblico degli adulti, anche di quello dei giovani e dei bambini. Portare sempre più persone e di ogni età al Carlo Felice permette di combattere, attraverso l’arte, le condizioni di disagio tipiche di alcuni giovani, e di comunicare fra i valori del teatro anche quelli del lavoro multiforme di tutti gli operatori che lo realizzano, artistici, tecnici e amministrativi, come modello di coesione sociale».

«Una produzione come Don Giovanni, firmata dal regista Damiano Michieletto e dal suo team di creativi, premiato e apprezzato in tutto il mondo è un’opportunità straordinaria per la città e per il Teatro – commenta l’assessore alla Cultura del Comune Giacomo Montanari – Inauguriamo la stagione artistica del Teatro Carlo Felice con un capolavoro di Mozart che può contare sulla qualità di un cast d’eccellenza e su un maestro riconosciuto a livello internazionale, come Constantin Trinks. Ringrazio il Carlo Felice, gli artisti e il pubblico, che contribuiranno a rendere questa stagione memorabile e invito i cittadini a vivere questa esperienza culturale con entusiasmo e partecipazione. Buona stagione a tutti!».

«Inaugurare la Stagione con Don Giovanni – sottolinea il sovrintendente Michele Galli – significa confrontarsi con un’opera che ci fa interrogare sul senso stesso del teatro e sulla sua importanza. È un titolo fondativo della nostra identità culturale, e al Carlo Felice si inserisce come apertura di un percorso di rinnovamento che desideriamo condividere con la città e con il nostro pubblico, caratterizza la ripartenza delle attività tradizionali ma anche le novità, costituite dalla divulgazione e dalla sezione Education. L’allestimento – ormai “classico” e pluripremiato a livello internazionale – che metteremo in scena testimonia la volontà di sottolineare la vocazione di Genova come porto di arrivo e di partenza per nuove rotte e nuove riflessioni artistiche».

«Il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte nella messa in scena di Damiano Michieletto – aggiunge il direttore artistico Federico Pupo – è uno spettacolo che ha saputo rinnovare la lettura di un classico senza mai tradirne l’essenza. Portarlo a Genova significa aprire la stagione con un segnale forte: radicare il Teatro Carlo Felice nella tradizione e, al tempo stesso, nell’attualità di letture contemporanee. È un lavoro che dialoga con la nostra idea di teatro come spazio capace di raccontare, attraverso Mozart, i conflitti e le ambiguità dell’uomo moderno. È la prima tappa della nostra traversata tra epoche, linguaggi, emozioni diverse».

Per questa occasione inaugurale, arriva per la prima volta a Genova una delle più celebri, premiate e apprezzate produzioni del regista Damiano Michieletto e del suo “dream team” – costituito dallo scenografo Paolo Fantin, dalla costumista Carla Teti, dal light designer Fabio Barettin – cioè quella ideata per il Teatro La Fenice di Venezia e che negli anni ha collezionato riconoscimenti – nel 2011 Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale Critici Musicali per le scene e i costumi e ben cinque International Opera Awards per regia, scene, costumi e miglior spettacolo in Europa nel 2010 – e numerose riprese nel teatro lagunare sempre di grande successo.

Sul podio ci sarà Constantin Trinks, direttore tedesco con un’importante carriera internazionale, chiamato a guidare l’Orchestra e il Coro (diretto da Claudio Marino Moretti) del Teatro Carlo Felice, e un cast che unisce interpreti di solida esperienza e voci emergenti: Simone Alberghini (Don Giovanni), Desirée Rancatore (Donna Anna), Ian Koziara (Don Ottavio), Jennifer Holloway (Donna Elvira), Giulio Mastrototaro (Leporello), Mattia Denti (Il Commendatore), Alex Martini (Masetto) e Chiara Maria Fiorani (Zerlina). Nelle recite del 4 e 11 ottobre ci saranno nei ruoli principali Gurgen Baveyan (Don Giovanni), Irina Dubrovskaya (Donna Anna), David Ferri Durà (Don Ottavio), Monica Zanettin (Donna Elvira, anche nella recita del 12 settembre), Bruno Taddia (Leporello). La regia di Michieletto è ripresa da Elisabetta Acella.

L’opera, che già Mozart elaborò dopo il successo a Praga del 29 ottobre 1787 per la ripresa a Vienna il 7 maggio 1788, viene messa in scena a Genova nella versione di Praga con l’aggiunta dell’aria KV 540a (Don Ottavio, «Dalla sua pace») e del recitativo e aria KV 540c (Donna Elvira, «Mi tradì quell’alma ingrata») dalla versione di Vienna.

Chi è Don Giovanni, chiedeva nel 2010 il musicologo Michele Girardi a Damiano Michieletto durante le prove prima del debutto a Venezia? «Un personaggio sul quale puoi dire tutto e il contrario di tutto. Sul quale sono state scritte migliaia di cose, che ti sfugge continuamente, e quando vuoi cercare di definirlo lo stai limitando. […] Quando sei regista devi scegliere, non puoi restare nel vago perché è un classico, ed è ciò che sto facendo, e approfondendo mentre provo. Mi premeva trovare una lettura che non lo riducesse a dei cliché, tuttavia stavolta ho deciso di non attualizzare la vicenda in un altro contesto, ma di riflettere sul momento in cui l’opera è stata scritta e approfondire le complesse relazioni tra i personaggi. Ho preso le mosse dai tratti della psicologia di Don Giovanni che mi hanno emozionato, partendo da quel che emerge dal canto di Leporello all’inizio dell’opera, che, con una sintesi ch’è tipica dei personaggi semplici, e proprio in un momento in cui la sua affermazione rischia di passare inosservata, sembra parlare di sé stesso, ma in realtà ci dice una cosa fondamentale del “cavaliere estremamente licenzioso”: […] Don Giovanni è una persona che nulla sa gradire, e che non troverà mai qualcosa che appagherà i suoi desideri. E quindi non potrà mai stupirsi o commuoversi, perché sono emozioni che lo frenerebbero. Lo stupore fa scattare una molla che in lui non scatta mai. Anche alla fine, quando arriva il Commendatore, Don Giovanni non si frena, ma rilancia continuamente (“Pèntiti. – No. – Sì. – No”), proiettandosi in avanti fino all’autodistruzione, come una macchina lanciata a folle velocità, che prima o poi andrà fuori strada, e non frena quando c’è una curva, e quindi si schianta. In queste condizioni la fine di Don Giovanni non arriva tramite un deus ex machina che risolve i problemi degli altri personaggi che non sono in grado di frenare Don Giovanni, ma è un’autodistruzione. Parafrasando Kierkegaard, Don Giovanni muore per eccesso di vita, è talmente oltre ad ogni limite che è condannato all’autodissoluzione. Anche quando canta «Viva la libertà!», frase che può avere vari riflessi, anche politici – e libertà è un’altra parola molto abusata – Don Giovanni è libero, ma in un certo senso anche condannato a un percorso obbligato, e non ha altra scelta se non quella di andare avanti… E tutti i personaggi che ruotano intorno a lui una volta che vengono a contatto con Don Giovanni cominciano a subire questo suo fascino malato. Non c’è mai un momento nell’azione in cui non si parli di Don Giovanni: quando è in scena domina tutte le relazioni che si stabiliscono in quel momento, e quando non c’è gli altri personaggi soffrono per causa sua».

L’inizio della nuova stagione è occasione per la ripresa di vecchie tradizioni della Fondazione ma anche per attivare nuove collaborazioni e iniziative.

Così tornano i consueti incontri di presentazione dei titoli, in programma al Teatro Auditorium Eugenio Montale: mercoledì 24 settembre, alle ore 18, appuntamento con gli studenti del Liceo Musicale “Sandro Pertini” che – in collaborazione con l’Associazione Carlo Felice Young APS – presentano l’opera ai loro coetanei e a tutti coloro che vogliono partecipare, con un incontro dal titolo Mozart e il mito del grande seduttore. Quindi sabato 27 settembre, alle ore 16 – in collaborazione con gli Amici del Teatro Carlo Felice e Conservatorio Niccolò Paganini – conversazione con Lorenzo Costa su Ironia, filosofia e divertimento nel Don Giovanni.

Importante novità nello spirito di divulgazione e coinvolgimento del pubblico, saranno delle introduzioni all’ascolto di circa 30 minuti che gli spettatori delle singole recite potranno seguire nel primo foyer, un’ora prima dell’inizio, curate dal direttore artistico Federico Pupo con ospiti vari secondo le occasioni.

Inoltre Don Giovanni, in questo stesso allestimento e con gli stessi interpreti, sarà il primo titolo che – in una versione appositamente pensata per il pubblico delle scuole primarie e secondarie di I grado e delle classi prime delle secondarie di II grado – costituirà uno degli appuntamenti di “Un mare di musica… felice”, nuovo progetto Education che sarà presentato in tutti i suoi dettagli il 24 settembre.

Il Teatro Carlo Felice di Genova presenta la Stagione di Opera, Balletto e di Concerti 2025/2026: una programmazione che segna l’inizio di un nuovo percorso, caratterizzato non solo dal rinnovamento della guida istituzionale e artistica, ma anche da un’idea di teatro sempre più vivace, accogliente, fecondo. La prima rotta è tracciata: si parte da Don Giovanni a ottobre 2025 e si approda alla Bohème a giugno 2026, due capolavori che aprono e chiudono una stagione fatta di scelte, ritorni d’autore e nuove tappe. È il tempo dei Naviganti, di coloro che cercano nessi di significato lungo l’intero tragitto, non solo quando giungono alla meta. Sulla mappa si succedono i grandi titoli del repertorio e voci meno frequenti della contemporaneità. In questo spirito, la nuova stagione – otto opere, un balletto e undici concerti – non si limita a proporre spettacoli, ma intende evocare visioni tanto agli spettatori più assidui quanto agli sporadici curiosi. Ai più giovani, cui è dedicata La bohème con i solisti dell’Accademia, e ai cultori del teatro d’opera, che troveranno in Tristan und Isolde e Don Giovanni occasioni di ascolto e riflessione più rare e complesse. Agli appassionati del melodramma italiano, che vedranno alternarsi Il trovatore, Macbeth e Cavalleria rusticana, e a chi cerca nel teatro anche la sfida della contemporaneità, come accade con Il nome della rosa. Per Genova, navigare è molto più che un’immagine evocativa: è un codice genetico che la città e la sua storia portano impresso sulle pietre, nel vento, nel profilo del porto, nella mobilità dell’orizzonte. È la sua vocazione: partire, tornare, attraversare. Il Teatro Carlo Felice – posto nel cuore della città, accanto a Piazza De Ferrari che ne è snodo e salotto – incarna da sempre questa dimensione; l’edificio stesso, nella sua architettura, si offre al paesaggio come torre-faro: visibile, severa e rassicurante al contempo. Nelle sere di spettacolo, la torre si accende, scandisce il tempo della comunità che la circonda e le indica nuovi orientamenti e nuovi approdi dell’espressività. La programmazione si configura così come una carta nautica da esplorare, con punti cardinali e rotte possibili. Il Teatro Carlo Felice invita la sua città a salire a bordo.

——

venerdì 3 ottobre 2025, ore 20 Turno A
sabato 4 ottobre 2025, ore 15 Turno F
domenica 5 ottobre 2025, ore 15 Turno C
venerdì 10 ottobre 2025, ore 20 Turno B
sabato 11 ottobre 2025, ore 20 Turno L
domenica 12 ottobre 2025, ore 15 fuori abbonamento


Il dissoluto punito o sia il Don Giovanni

Dramma giocoso in due atti K527

Libretto di Lorenzo Da Ponte dal dramma El burlador de Sevilla y convidado de piedra di Tirso de Molina attraverso il libretto Don Giovanni o sia Il convitato di pietra di Giovanni Bertati per Giuseppe Gazzaniga

Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Prima rappresentazione Praga, 29 ottobre 1787

Inaugurazione della stagione di opera e balletto 2025/2026

Direttore Constatin Trinks
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla TetI
Luci Fabio Barettin

Don Giovanni Simone Alberghini / Gurgen Baveyan (4, 11)
Donna Anna Desirée Rancatore / Irina Dubrovskaya (4, 11)
Don Ottavio Ian Koziara / David Ferri Durà (4, 11)
Il Commendatore Mattia Denti
Donna Elvira Jennifer Holloway / Monica Zanettin (4, 10, 12)
Leporello Giulio Mastrototaro / Bruno Taddia (4, 11)
Masetto Alex Martini
Zerlina  Chiara Maria Fiorani

Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice di Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti

Allestimento della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia

——-
 

Abbonamenti a 5, 8 e 9 titoli: da 70 a 610 euro

Biglietti da 15 a 100 euro

Biglietterie

Teatro Carlo Felice Galleria Cardinal Siri 6 – 16121 Genova
Apertura da lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 19.00.

Per gli spettacoli serali l’apertura è un’ora prima dell’inizio e la chiusura 15 minuti dopo l’inizio. Per gli spettacoli pomeridiani o serali di domenica l’apertura è due ore prima dell’inizio e la chiusura 15 minuti dopo l’inizio.

Teatro Della Gioventù Via Cesarea 16 – 16121 Genova
Martedì e giovedì dalle ore 10.00 alle ore 15.00

Biglietteria On-Line vivaticket.com (biglietto@printhome)

ALLA BASILICA DI MASSENZIO : DA EPISODIO BIBLICO A TRAGEDIA QUOTIDIANA CONTEMPORANEA

LA RESURREZIONE DI HÄNDEL

FIRMATA DA ILARIA LANZINO, CHE DEBUTTA IN ITALIA

Dal 1° luglio alla Basilica di Massenzio per il Caracalla Festival 2025

con George Petrou sul podio dell’Orchestra Nazionale Barocca e

Sara Blanch, Ana Maria Labin, Teresa Iervolino, Charles Workman e Giorgio Caoduro nel cast

«È la storia di una famiglia contemporanea in lutto per la perdita improvvisa di un figlio. La morte di Gesù quindi, non è presentata come un evento biblico e sacro, ma come una tragedia umana legata alla vita quotidiana di un gruppo familiare, i cui membri reagiscono in modi diversi ma con atteggiamenti simili a quelli dei personaggi dell’oratorio».

Così la regista Ilaria Lanzino racconta la sua messinscena de La Resurrezione di Georg Friedrich Händel, in programma da martedì 1° luglio alle 21 alla Basilica di Massenzio, nel Foro Romano. È il primo degli appuntamenti di teatro musicale del Caracalla Festival 2025 ideato da Damiano Michieletto per il Teatro dell’Opera di Roma.

«Ho creato la figura del padre – prosegue la regista – che, come San Giovanni nell’originale, incarna la fiducia nella resurrezione e dunque supera il lutto grazie alla fede; della madre, che come Maddalena è travolta dalla disperazione senza fede; e della nonna, che come Cleofe è sospesa tra le due posizioni. Ho anche voluto mettere in discussione la rigida contrapposizione tra bene e male, che nell’opera originale è rappresentata schematicamente dalle figure dell’Angelo e di Lucifero. Quest’ultimo, come Maddalena, è una figura emarginata, piena di dolore e risentimento, tendente a ciò che viene considerato peccato, imperfetta e per questo simbolo della fragilità umana. Anche per questi personaggi smarriti l’amore eterno trova uno spazio, una forma di resurrezione e di perdono. In questo viaggio alla ricerca della fede – conclude Lanzino – si tenta di rispondere alla domanda: c’è una Resurrezione? Può la fede salvarci dal dolore del lutto e dalla perdita di senso di fronte alla morte?».

Al suo debutto assoluto in Italia, la regista, nata a Pisa, arriva dopo anni di formazione e di lavoro all’estero, soprattutto in Germania, dove si è distinta per le interpretazioni audaci di opere come Nabucco di Verdi a Düsseldorf, dove ebrei e babilonesi intonano uniti il coro ‘Va pensiero’, e Lucia di Lammermoor di Donizetti a Norimberga, dove la protagonista diventa un uomo, Luca, in lotta con la famiglia perché innamorato di un coetaneo. Recente il suo successo al Theater an der Wien di Vienna con l’Ambleto di Francesco Gasparini, restituito attraverso una tagliente analisi psicologica dei rapporti tra i personaggi e un approccio cinematografico. Per La Resurrezione le sue fonti di ispirazione sono state i film Antichrist di Lars von Trier, La stanza del figlio di Nanni Moretti, The Broken Circle Breakdown di Felix van Groeningen e So Long, My Son di Wang Xiaoshuai. In questo nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma, Ilaria Lanzino è affiancata da Dirk Becker per le scene, da Annette Braun per i costumi e da Marco Filibeck per le luci.

Händel era proprio a Roma nel 1708 quando ricevette la commissione di un grande oratorio sacro per la Pasqua da parte del marchese Francesco Maria Marescotti Ruspoli, all’epoca suo mecenate. La Resurrezione fu eseguita per la prima volta a Palazzo Bonelli ai Santissimi Apostoli l’8 aprile 1708, già in forma scenica. Il tema affrontato è altamente simbolico: l’azione si svolge tra il Venerdì Santo e la Pasqua, e alterna gli scontri tra Lucifero e l’Angelo con le profonde meditazioni di Maria Maddalena, Maria di Cleofe e San Giovanni Evangelista. Una lotta tra la fede e la sua assenza, tra l’entusiasmo e il cinismo nell’esistenza di oggi.

La direzione musicale è affidata a uno specialista del repertorio barocco come George Petrou, anche lui al primo impegno con la Fondazione capitolina. Petrou dirige l’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori, un progetto sostenuto dal Ministero dell’Università e della ricerca in collaborazione con Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo.

Protagonisti sul palco sono Sara Blanch (Angelo), Ana Maria Labin (Maddalena), Teresa Iervolino (Cleofe), Charles Workman (San Giovanni) e Giorgio Caoduro (Lucifero). Lo spettacolo è replicato il 2, 4 e 5 luglio, sempre alle ore 21.00.

Giovedì 19 giugno alle ore 20, in Sala Grande del Teatro, l’ultimo appuntamento lirico dell’87esimo Festival del Maggio. 

In cartellone “Aida” di Giuseppe Verdi. 

Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il direttore emerito a vita Zubin Mehta.

La regia è firmata da Damiano Michieletto, che trasporta l’opera in una cruda e cupa cornice contemporanea. 

In scena, Olga Maslova come Aida; SeokJong Baek come Radamès; Daniela Barcellona interpreta Amneris e Daniel Luis de Vicente e Leon Kim (nelle recite del 28/6 e del 1/7) interpretano Amonasro.

Allestimento della Bayerische Staatsoper di Monaco

Si ringrazia Ferragamo per il sostegno

La recita del 25 giugno sarà trasmessa in differita su Rai Radio 3

Giunge al termine la programmazione lirica dell’87ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino: giovedì 19 giugno 2025, alle ore 20, nella Sala Grande del Maggio, in programma una delle più amate opere di Giuseppe Verdi, l’Aida.  Sono cinque le recite complessive in cartellone: il 19, 25 giugno e il 1°luglio alle ore 20; il 22 giugno alle ore 15:30 e il 28 giugno alle ore 17. 

Sul podio della Sala Grande, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino il direttore emerito Zubin Mehta, che nel corso della sua carriera ha reso quest’opera una delle punte di diamante del suo repertorio verdiano. Quest’allestimento – caratterizzato da tinte e luci cupe, dove a emergere è l’aspetto nudo e umano dei personaggi che formano la messinscena – è ripreso dalla “Bayerische Staatsoper” di Monaco ed è firmato per la regia da Damiano Michieletto.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti, la drammaturgia è firmata da Mattia Palma e i movimenti coreografici da Thomas Wilhelm. La proiezione video è curata da rocafilm | Roland Horvath

La compagnia di canto è formata da Olga Maslova – che torna al Maggio dopo le applaudite recite della Turandot inaugurale della scorsa edizione del Festival –come Aida e SeokJong Baek, anche lui protagonista della Turandot inaugurale dello scorso anno e della Messa da Requiem verdiana dello scorso aprile, come Radamès.

Daniela Barcellona interpretaAmneris, la figlia del faraone – parte da lei sostenuta qualche pochi mesi fa nella produzione di Aida al Teatro Colón di Buenos Aires -e Daniel Luis de Vicente e Leon Kim (nelle recite del 28 giugno e del 1º luglio), entrambi di ritorno dopo il Rigolettoandato in scena questo febbraio, interpretano Amonasro. Simon Lim interpreta Ramfis e Manuel Fuentes, anche lui di ritorno dopo il Rigoletto di questo febbraio, veste i panni de Il Re.

Chiudono il cast, rispettivamente nel ruolo di Una sacerdotessa e Un messaggero, Suji Kwon Yaozhou Hou.

Il maestro Zubin Mehta ha reso Aida una delle colonne portanti del suo repertorio dirigendola a Firenze a più riprese: la prima volta fu in occasione del 32° Maggio Musicale, nel 1969, con la regia di Carlo Maestrini e le scene e i costumi di Enrico d’Assia; la seconda fu durante la Stagione Estiva del 1996 per la regia di Lorenzo Mariani con le scene e costumi di Raffaele Del Savio; più recentemente ha diretto l’allestimento di Aida della primavera del 2011 con la regia di Ferzan Özpetek e le scene di Dante Ferretti. Numerose anche le occasioni in cui il direttore emerito del Maggio ha portato l’opera in tournée insieme all’Orchestra e al Coro del Maggio, come in Giappone nel settembre del 1996 e, nel marzo del 2016, al Čajkovskij Concert Hall di Mosca.

“Ritengo che Aida rappresenti un ponte fra la musica di Verdi e quella di Richard Wagner. Innanzitutto vi sono temi ricorrenti, come quello che risuona in orchestra, fin dal Preludio, quando appare Aida, che richiamano i Leitmotive wagneriani” ha sottolineato il maestro Mehta ribadendo il suo pensiero già espresso in precedenza in molte occasioni parlando di questa opera  “siamo di fronte ad un’opera in cui Verdi ha ormai abbandonato quasi del tutto i numeri chiusi, a favore di scene sempre più ampie e complesse. Il terzo atto, per esempio, con il suo continuo fluire musicale è molto vicino al concetto wagneriano di melodia infinita: qui si concentrano infatti senza soluzione di continuità alcune delle tematiche di fondo dell’opera in una continua tensione drammatica e musicale. Senza un attimo di respiro assistiamo al concitato colloquio fra Aida e il padre Amonasro, con la giovane schiava lacerata dalla scelta fra l’amor di Patria e l’amore per il vincitore dei suoi compatrioti e il Re etiope divorato dall’ansia di vendetta; quindi il duetto Aida-Radames, con quest’ultimo a sua volta costretto a scegliere fra l’amore per Aida e l’abbandono della Patria; infine l’involontario tradimento del giovane guerriero, la gioia feroce di Amonasro e il consegnarsi di Radamès al Gran sacerdote Ramfis. E Verdi risolve questa materia drammaturgica e musicale con soluzioni veramente geniali, con una tensione assolutamente incandescente. Di fronte a sentimenti tanto contrastanti e a personaggi così profondamente scolpiti a livello psicologico, vien da sorridere a pensare che si è parlato così a lungo di Aida come di un’opera scritta per un’occasione celebrativa.

Inoltre, credo sia sbagliato ‘schiacciare’ l’interpretazione di Aida solo sui grandi effetti spettacolari – continua a dire il maestro Mehta –  Pensiamo al duetto Amneris-Radamès all’ultimo atto, quando la figlia del Faraone offre al giovane guerriero la vita in cambio della rinuncia all’amore per Aida. I due sono soli, lontani da ogni clamore, e fra loro si svolge un dialogo in cui si scontrano sentimenti ancora una volta opposti: il desiderio di possesso e la gelosia di Amneris e l’affermazione della propria innocenza e dell’amore per Aida da parte di Radamès. E ancora la scena fra Aida e Radamès, quando la giovane schiava strappa all’amato, con abilità da “politica”, il segreto sul sentiero che le truppe egiziane percorreranno per piombare sul nemico etiope e poi lo invita a fuggire con lei lontano dalla patria. In entrambi i casi il dramma è tutto interiore, di personaggi lacerati nel loro intimo da passioni contrastanti. La grandezza di Verdi sta nel riuscire a fare “teatro” con questo scontro di sentimenti”.

Sottolineando gli aspetti che più caratterizzano la sua regia, Damiano Michieletto ha detto:  “Aida è una grande storia di guerra al cui interno c’è una piccola storia d’amore: ma nel definire il capolavoro di Verdi potremmo anche dire il contrario; va solo stabilitodove porre l’accento. Difatti è un’opera che affianca grandiosi momenti corali (come la celeberrima Marcia trionfale) a situazioni decisamente più intime e sentimentali. Per questo motivo non viene rappresentata nell’Egitto ambientato da Verdi ma in un “altrove” contemporaneo per raccontare i personaggi e la loro umanità, la psicologia e il dramma di chi vive la guerra. Le situazioni più intime sono naturalmente legate alla storia d’amore tra Aida e Radames che, in uno stile quasi shakespeariano, nasce sotto una contraria stella: i due appartengono infatti a popoli diversi che sono inoltre nemici fra loro. È un amore che è quasi impossibile, poiché destinato a scontrarsi con la grande storia che incombe alle loro spalle e, come spesso avviene nelle opere verdiane, c’è la figura del padre che costringe sua figlia a obbedire a suoi ordini facendole così perdere la sua natura. In questo allestimento, attraverso  flashback, racconteremo quelle che sono le memorie del passato; le memorie anche della madre di Aida e il ricordo di Aida bambina insieme ai suoi genitori. Questi flashback – immaginari e ‘sognanti’ – saranno quelli che ci conducono alla fine della storia, dove lei raggiunge Radames nella tomba, un luogo cupo e buio dove entrambi saranno accolti da una vera e propria piramide di cenere; la cenere – precisa il regista – che è il simbolo della distruzione della guerra, la troveremo sparsa ovunque fin dall’inizio dell’opera.  Desideravamo dare valore alla scelta di Aida di morire con Radames; ella sceglie di fare questo perché vuole coronare il suo sogno d’amore e dunque accanto a loro troveremo tutti coloro che sono già morti come il padre di Aida, gli amici; tutti si riuniscono in un’immaginaria ‘festa’ dove celebrano, sì, la morte ma lo fanno celebrando il loro amore. Sotto, sul proscenio, rimane Amneris che invoca il suo grido di pace: “pace, pace, pace!” che sono le ultime parole che rimangono di quest’opera e che forse è il messaggio che questa storia, dopo tutta la violenza e la guerra, vuol trasmettere: un messaggio di speranza”. 

L’opera:

Terzultima opera del catalogo verdiano su libretto di Antonio Ghislanzoni, Aida debutta il 24 dicembre 1871 al Teatro dell’Opera del Cairo. Dopo una lunga trattativa, Verdi aveva accettato la proposta del kedivè d’Egitto di comporre l’opera di soggetto egizio per l’inaugurazione del canale di Suez. Anche se indubbiamente modellata secondo il canone del grand opéra per la presenza di un intreccio storico-politico, scene di massa grandiose e balli, Aida è anche un’opera di individui, primo tra tutti la protagonista.

Aida, ex principessa etiope ridotta al rango di ancella di Amneris, la figlia del faraone, è divisa tra l’amore che prova per il capo dell’esercito egiziano Radamès e l’amore per la patria, secondo un ben noto e collaudato cliché del melodramma italiano. Le ragioni del suo cuore cozzano infatti con la fedeltà dovuta al padre, il re Amonasro, che è pronto a marciare su Tebe per liberare la figlia dalla schiavitù. Tuttavia pur di rimanere al fianco dell’amato, Aida sceglie la morte, sepolta viva insieme al suo Radamès in uno dei finali d’opera più iconici del teatro verdiano.

Accolta trionfalmente al suo debutto, Aida fu per molti anni l’opera più popolare di Giuseppe Verdi. Generalmente ricordata per gli squilli, le fanfare, la marcia trionfale e le monumentali pagine corali, Aida è anche opera di momenti musicali estremamente rarefatti, tratteggianti con colori orchestrali preziosi e delicati, come ad esempio nel noto finale.

La locandina:

AIDA

Musica di Giuseppe Verdi

Opera in quattro atti di Antonio Ghislanzoni

Edizione Edwin F.Kalmus & Co., INC.,

Boca Raton, Florida

Allestimento della Bayerische Staatsoper di Monaco

_

Maestro concertatore e direttore Zubin Mehta

Regia Damiano Michieletto

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Scene Paolo Fantin

Costumi Carla Teti

Luci Alessandro Carletti

Video rocafilm | Roland Horvath

Drammaturgia Mattia Palma

Movimenti coreografici Thomas Wilhelm

Regista collaboratore Eleonora Gravagnola

_

Il Re Manuel Fuentes

Amneris Daniela Barcellona

Aida Olga Maslova

Radames SeokJong Baek

Amonasro Daniel Luis de Vicente/Leon Kim (recite del 28/6;1/7)

Ramfis Simon Lim

Messaggero Yaozhou Hou

Sacerdotessa Suji Kwon

Figuranti speciali

Mauro Barbiero, Elena Barsotti, Andrea Bassi, Carcina Braus, Nicolo Brescia, Rosario Campial, Alessandro Clardin, Leonardo Cirri, Maria Diletta Della Martira, Maria Novella Della Martira, Caterina Frani, Giampaolo Gobb, Edoardo Groppler, Ennco Labbate. Nioola Nonticell Leonardo Paoli, Andrea Papi, Livia Risso

Bambini

Arienna Barbieri Davide Calastrini, Simone Cardoso, Annejulia Daniels, Natalle Daniels, Slivia De Santis, Maria Jose Fioriano, Anita Giuliani, Gemma Granata, Carol Haxnari, Anna lannello, Ariana Lotti, Alma Diana Lucherini Alice Manni, Giuseppe Marcantonio, Elsa Mayer, Kay McMillan, Maria Vittoria Nocentini, Maya Sarti

Prezzi:

Solo ascolto: 10€

Visibilità limitata: 15€

Galleria: 35€

Palchi: 45€

Platea 4: 65€ 

Platea 3: 75€ 

Platea 2: 90€ 

Platea 1: 110€ (repliche)

Platea 1: 130€ (prima recita)

“TRA SACRO E UMANO”: AL VIA IL CARACALLA FESTIVAL 2025 FIRMATO DA DAMIANO MICHIELETTO

Dal 29 giugno al 7 agosto alle Terme di Caracalla e alla Basilica di Massenzio con

4 nuove produzioni operistiche, musica sacra, musical, danza, concerti e incontri

Nell’anno del Giubileo universale della Chiesa cattolica, il Teatro dell’Opera di Roma affida il suo Festival estivo a Damiano Michieletto. “Carta bianca” dunque a uno dei più apprezzati registi di oggi, per costruire un cartellone tanto innovativo quanto capace di dialogare con l’enorme eterogeneità di pubblico che un anno come quello giubilare porta nella capitale. Tante le novità in programma, a partire dalle sedi del Festival: alle tradizionali Terme di Caracalla infatti, per la prima volta viene affiancata la Basilica di Massenzio. La più grande basilica civile del centro monumentale di Roma, costruita all’inizio del IV secolo, è quindi per la prima volta sede di messinscene operistiche.

Dal 29 giugno al 7 agosto si snoda la proposta del Caracalla Festival 2025, intitolato “Tra sacro e umano”, che comprende opera, musica sacra, musical, danza, concerti e incontri. Quattro le nuove produzioni: La Resurrezione di Händel, La traviata di Verdi, Don Giovanni di Mozart e West Side Story di Bernstein, tutte affidate a nomi della “nuovelle vague” della regia operistica internazionale come Ilaria Lanzino, Sláva Daubnerová, Vasily Barkhatov e lo stesso Damiano Michieletto. Per West Side Story poi, sale sul podio il Direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti. La danza vede il Corpo di Ballo del Teatro, diretto da Eleonora Abbagnato, impegnato in una serata con due grandi classici contemporanei: il Bolero di Ravel firmato da Maurice Béjart e Le Sacre du printemps di Stravinskij con la celeberrima coreografia di Pina Bausch, per la prima volta realizzata da una compagnia di balletto italiana. A queste si affianca l’immancabile serata Roberto Bolle and Friends. Chiudono il cartellone i Carmina Burana di Carl Orff, sul podio Diego Matheuz, alla guida del Coro della fondazione capitolina, il maestro Ciro Visco.

«Costruendo la proposta artistica del Festival – dice Damiano Michieletto – ho voluto tenere particolarmente in conto la contingenza che vive la Città di Roma nell’anno del Giubileo, dialogando con questo speciale appuntamento. I temi della spiritualità e della riconciliazione mi stanno molto a cuore, per questo ho creato un percorso che abbiamo intitolato “Tra sacro e umano”, con lavori artistici attinenti questi aspetti così peculiari della nostra esistenza. Una proposta che tiene certamente conto della platea estiva romana, ma che cerca di allargare i confini e ampliarsi, a partire dai luoghi. Apriamo infatti un secondo palcoscenico, quello della Basilica di Massenzio, di dimensioni diverse, più raccolte, da mettere in dialogo con le Terme di Caracalla. Ma apriamo anche lo sguardo a novità importanti per l’Italia, dove due registe come Ilaria Lanzino e Sláva Daubnerová avranno la possibilità di lavorare per la prima volta. Lo stesso Sacre du printemps firmato da Pina Bausch non è mai stato interpretato prima d’ora da un corpo di ballo del nostro Paese».

“LA GIOIA INTERIORE” CON VITO MANCUSO E I MADRIGALI DI ORLANDO DI LASSO

Il Festival si apre domenica 29 giugno, giorno dei SS. Pietro e Paolo, festa patronale della Città di Roma. La serata inaugurale, in programma alla Basilica di Massenzio e intitolata “La gioia interiore”, vede protagonista il teologo e comunicatore Vito Mancuso, che propone una riflessione sul tema della riconciliazione e sull’importanza di riuscire a coltivare una forma di spiritualità. A questa si affianca l’esecuzione del ciclo di madrigali per sette voci Lagrime di San Pietro di Orlando di Lasso, testamento del compositore che lo terminò nel 1594, poche settimane prima della sua morte, dedicandolo a Papa Clemente VIII. Un appuntamento che alterna riflessione spirituale e musica, e vuol essere un segno di accoglienza e dialogo nei confronti dei pellegrini e del Giubileo. Interventi in live electronics del compositore Vittorio Montalti.

LA RESURREZIONE DI HÄNDEL SECONDO ILARIA LANZINO

Il primo appuntamento con il teatro musicale è martedì 1° luglio a Massenzio con il più romano degli oratori di Händel: La Resurrezione. Il compositore era a Roma nel 1708 quando ricevette la commissione di un grande Oratorio sacro per la Pasqua da parte del marchese Francesco Maria Marescotti Ruspoli, che lo volle fin da subito eseguire nella forma di una grandiosa messa in scena nel suo palazzo. Il tema affrontato è altamente simbolico: l’azione si svolge tra il Venerdì Santo e la Pasqua, e alterna gli scontri tra Lucifero e l’Angelo con le profonde meditazioni di Maria Maddalena, Maria di Cleofe e San Giovanni Evangelista. Una lotta tra la fede e la sua assenza, tra l’entusiasmo e il cinismo nell’esistenza di oggi. La regia è di Ilaria Lanzino. Nata a Pisa, è al suo debutto in Italia. Dopo essersi formata e aver lavorato molto all’estero, soprattutto in Germania, dove insegna Dramma all’Università di Musica di Würzburg. La direzione musicale è affidata a uno specialista del repertorio barocco come George Petrou. Protagonisti sul palco sono Sara Blanch (Angelo), Ana Maria Labin (Maddalena), Teresa Iervolino (Cleofe), Charles Workman (San Giovanni) e Giorgio Caoduro (Lucifero). Repliche il 2, 4 e 5 luglio.

WEST SIDE STORY FIRMATO DA MICHIELETTO E DIRETTO DA MARIOTTI

Nell’estate del 2022 Damiano Michieletto ha realizzato per il Caracalla Festival un’apprezzata edizione di Mass di Leonard Bernstein. Proprio allora, prima del suo coinvolgimento nella creazione del cartellone estivo dell’Opera di Roma 2025, è nata l’idea di affidargli un nuovo allestimento del più celebre musical del compositore americano: West Side Story. Sabato 5 luglio arriva quindi sulle scene delle Terme di Caracalla il nuovo spettacolo, con il Direttore musicale della Fondazione capitolina Michele Mariotti sul podio, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti e le coreografie di Sasha Riva e Simone Repele. Protagonista un cast internazionale che mescola artisti americani con eccellenze del musical italiano: Marek Zurowski (Tony), Sofia Caselli (Maria), Sam Brown (Riff), Sergio Giacomelli (Bernardo), Natascia Fonzetti (Anita). Lo spettacolo esalta gli aspetti più umani della vicenda, come l’impulsività e l’irrazionalità, e sottolinea il contrasto tra il sogno della tolleranza e dell’inclusività con la povertà e l’impossibilità di realizzare i propri desideri, compresi quelli sentimentali. Repliche il 9, 10, 13 e 17 luglio.

SLÁVA DAUBNEROVÁ FIRMA UNA NUOVA TRAVIATA CON CORINNE WINTERS PROTAGONISTA

Uno sguardo femminile sulla storia di una delle più celebri donne dell’opera. È La traviata di Verdi affidata alla regista slovacca Sláva Daubnerová, in programma a Caracalla da sabato 19 luglio. Regista e performer, pioniera del teatro sperimentale slovacco e attiva in tutta Europa, Daubnerová porta per la prima volta in Italia il suo linguaggio potente e autonomo, svincolato da etichette e libero. Sul podio è impegnato Francesco Lanzillotta, protagonista di successo nelle ultime stagioni capitoline, mentre sul palco nei panni di Violetta sale un’artista come Corinne Winters, già apprezzata a Roma come Madama Butterfly, Káťa Kabanová e Blanche nei Dialogues des Carmélites. Accanto a lei il tenore Piotr Buszewski (Alfredo) e l’eclettico baritono Luca Micheletti (Germont), nella scorsa stagione capitolina autore della regia de L’ultimo viaggio di Sindbad di Silvia Colasanti. Il Coro del Teatro è diretto da Ciro Visco. La coreografia di Ermanno Sbezzo è affidata al Corpo di Ballo diretto da Eleonora Abbagnato. Repliche il 23, 27 luglio e l’1, 2 e 3 agosto.

UN DON GIOVANNI MATURO PER BARKHATOV E FRONTALI

Andato in scena una sola volta nelle stagioni estive dell’Opera di Roma, nel 2002 in Piazza del Popolo, il Don Giovanni di Mozart arriva domenica 20 luglio nella cornice della Basilica di Massenzio, affidato allo sguardo innovativo e “incendiario” di Vasily Barkhatov, al suo debutto a Roma. La sua interpretazione di uno degli archetipi della cultura occidentale, volta a combinare tradizione e stupore, trova l’ideale complice nel baritono Roberto Frontali, che, al culmine della sua carriera, affronta per la prima volta il ruolo di Don Giovanni e propone un libertino maturo, impenitente e irredimibile fino alla fine dei suoi giorni. Sul podio è impegnato Alessandro Cadario, direttore in ascesa e cresciuto anche nelle ultime stagioni dell’Opera di Roma. Grandi protagonisti nel resto del cast, con Vito Priante come Leporello, Nadja Mchantaf nei panni di Donna Anna, Carmela Remigio in quelli di Donna Elvira e Anthony León come Don Ottavio. Il Coro del Teatro è diretto da Ciro Visco. Repliche il 22, 24 e 25 luglio.

TORNA ROBERTO BOLLE AND FRIENDS

Anche quest’anno torna la tradizionale serata di Roberto Bolle and Friends, a Caracalla per due appuntamenti: il 15 e 16 luglio. Le terme romane sono infatti una tappa imprescindibile dei tour dell’artista dal 2011. La serata è, come sempre, un viaggio nel repertorio classico e contemporaneo del balletto, in cui Bolle è accompagnato da grandi stelle internazionali.

IL SACRE DU PRINTEMPS DI PINA BAUSCH PER LA PRIMA VOLTA INTERPRETATO DA UNA COMPAGNIA ITALIANA

Nella prospettiva di un sempre maggiore sviluppo artistico del Corpo di Ballo della Fondazione capitolina, diretto da Eleonora Abbagnato, il 30 e il 31 luglio a Caracalla i danzatori del teatro affrontano uno dei capisaldi della storia della danza contemporanea: Le Sacre du printemps di Stravinskij nella celebre coreografia ideata da Pina Bausch nel 1975, che proprio quest’anno compie cinquant’anni. Per la prima volta una compagnia del nostro Paese si confronta con uno dei maggiori lasciti artistici della grande coreografa tedesca, cui viene affiancato un altro capolavoro come il Bolero di Ravel nella versione realizzata nel 1961 da Maurice Béjart, che si rifà all’idea originale del pezzo. Guest star Friedemann Vogel, che torna a Caracalla dopo il successo della Nuit romaine del 2024. Protagonista anche l’Orchestra dell’Opera di Roma diretta da Ido Arad. A questi due si aggiunge un altro titolo contemporaneo entrato nel repertorio della Compagnia nella stagione 2022/23: Within the Golden Hour di Christopher Wheeldon. Balletto in un atto, considerato una delle migliori creazioni del coreografo britannico, è una poesia per quattordici danzatori sulla partitura per archi composta da Ezio Bosso.

CARMINA BURANA

Il Caracalla Festival 2025 si chiude con i Carmina Burana del compositore tedesco Carl Orff, in programma al Teatro delle terme romane giovedì 7 agosto. La serata è una sintesi dei temi toccati nei vari appuntamenti in cartellone: sacro e umano, superamento del dualismo tra cultura “alta” e popolare. A dar corpo allo spirito di questa musica è chiamato il venezuelano Diego Matheuz, già interprete a Caracalla di Mass di Bernstein nel 2022, a capo delle masse artistiche dell’Opera di Roma, con il Coro diretto da Ciro Visco. Solisti: Giuliana Gianfaldoni (soprano), Levy Sekgapane (tenore), Vito Priante (baritono).

La fille du régiment al Teatro di San Carlo da domenica 18 maggio

Teatro di San Carlo

Domenica 18 maggio, ore 17:00

Fino a martedì 27 maggio

È “La fille du régiment” di Gaetano Donizetti il prossimo titolo della Stagione d’Opera 2024-25 al Teatro di San Carlo: il sipario si alzerà domenica 18 maggio alle ore 17:00, con repliche fino a martedì 27 maggio per un’opera che torna al Lirico di Napoli dopo sessant’anni di assenza.

Firma la regia di questo nuovo allestimento, in coproduzione con la Bayerische Staatsoper, Damiano Michieletto, uno dei rappresentanti più interessanti della nuova generazione di registi italiani.

Salirà sul podio il giovane direttore Riccardo Bisatti, per la prima volta a Napoli, alla guida di Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo, quest’ultimo preparato da Fabrizio Cassi.

Le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Agostino Cavalca, le luci di Alessandro Carletti. Firma la corografia Thomas Wilhelm. La drammaturgia è di Mattia Palma.

Pretty Yende interpreta Marie, giovane orfana cresciuta nel rigido contesto di un reggimento francese. Tonio, il tirolese di cui si innamora, avrà la voce e il volto di Ruzil Gatin. Il sergente Sulpice, figura paterna per la ragazza, è interpretato da Sergio Vitale, mentre Sonia Ganassi è la Marchesa di Berkenfield, che rivendica la maternità di Marie e cerca di sottrarla alla vita militare. Al suo fianco Hortensius, suo intendente, è interpretato da Eugenio Di Lieto.

Elemento di novità è rappresentato dal ruolo della Duchesse de Crakentorp, affidato a Marisa Laurito: una narratrice che accompagna lo spettacolo sostituendo i dialoghi parlati con una narrazione originale. Completano il cast vocale due Artisti del Coro del San Carlo: Salvatore De Crescenzo (un caporale) e Ivan Lualdi (un contadino).

La rilettura registica che Michieletto opera su La fille du régiment ruota intorno alla ricerca della propria identità: “Al di sotto della commedia, del divertimento e dell’apparente leggerezza della storia, ci sono temi più ampi – commenta -. Di fatto, è la storia di una bambina che viene cresciuta da soldati, in un reggimento militare. Tutti uomini, e lei unica donna. Ecco, quindi, il primo punto di domanda: come si sente questa ragazzina, il cui sogno è di diventare come il gruppo di militari che l’ha adottata, che poi viene sradicata da quell’ambiente naturale in cui ha sempre vissuto e portata nelle regole di una casa dove il modello presentato e imposto è quello di assumere la condizione femminile di brava ragazza e rispettare le etichette volute dalla società? Non sa di chi è figlia, non sa da dove proviene… una condizione a livello psicologico molto forte: non conoscere la tua origine ti fa sempre dubitare della tua identità. Altra domanda è quella sul modo giusto di essere. Qual è la scelta che lei dovrà fare e quale sarà il suo futuro? Quello di vivere insieme a Tonio, tornando a essere quella che è sempre stata, o diventare l’erede della sua famiglia, mandando avanti il modello imposto dalla società come tutti si aspettano da lei?”

Con gentile preghiera di pubblicazione e/o diffusione

Rossana Russo,

Responsabile della comunicazione creativa e strategica e relazioni con la Stampa

r.russo@teatrosancarlo.it

cell 3357431980

Dipartimento Ricerca, Editoria e Comunicazione

dipartimentocomunicazione@teatrosancarlo.it

0817972301

Opera

Dal 18 Maggio al 27 Maggio

La fille du régiment

Opéra-comique in due atti
Musica di Gaetano Donizetti
Libretto di Jean-François Bayard e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges

Direttore | Riccardo Bisatti 
Regia | Damiano Michieletto
Scene | Paolo Fantin ♭
Costumi | Agostino Cavalca ♭
Luci | Alessandro Carletti
Coreografia | Thomas Wilhelm
Drammaturgia | Mattia Palma 

Interpreti
Marie | Pretty Yende
Tonio | Ruzil Gatin
Sulpice | Sergio Vitale
Marquise de Berkenfield | Sonia Ganassi
Hortensius | Eugenio Di Lieto
Duchesse Krakenthorp | Marisa Laurito 
Un caporal | Salvatore De Crescenzo 
Un paysan | Ivan Lualdi 

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Maestro del Coro | Fabrizio Cassi

 Coproduzione Teatro di San Carlo e Bayerische Staatsoper

debutto al Teatro di San Carlo
Coro del Teatro di San Carlo

Teatro di San Carlo | CREMISI
domenica 18 maggio 2025, ore 17:00 – A – CREMISI – II
mercoledì 21 maggio 2025, ore 20:00 – B – CREMISI – III
venerdì 23 maggio 2025, ore 20:00 – C/D – CREMISI – III
domenica 25 maggio 2025 , ore 17:00 – F – CREMISI – II
martedì 27 maggio 2025, ore 20:00 – F.A. – CREMISI – III

Opera in francese con sovratitoli in italiano e inglese
Durata: 2 ore e 40 minuti circa, con intervallo

L’IMMAGINIFICO E SURREALE MATRIMONIO AL CONVENTO FIRMATO DA MICHIELETTO AL MUSIKTHEATER AN DER WIEN 

Visioni fantastiche e trasformazioni d’identità per l’opera di Prokof’ev diretta da Dmitry Matvienko, dal 26 marzo al 9 aprile a Vienna 

«Ho voluto esaltare l’aspetto surreale del Matrimonio al convento. È un’opera comica che racconta il viaggio del protagonista dentro un mondo fantastico. Cerchiamo quindi di renderlo ancora più efficace cambiando le dimensioni dello spazio, giocando con la trasformazione dei costumi e delle identità, e creando delle visioni che portino la narrazione su un piano immaginifico». Così Damiano Michieletto racconta la sua nuova produzione del Matrimonio al convento di Sergej Prokof’ev, in scena al MusikTheater an der Wien della capitale austriaca da mercoledì 26 marzo con repliche fino al 9 aprile. 

Il regista veneto torna per la quinta volta nel teatro viennese dove ha messo in scena il Trittico di Puccini nel 2012, Idomeneo di Mozart nel 2013, Otello di Rossini nel 2016 e A Midsummer Night’s Dream (Sogno di una notte di mezza estate) di Britten nel 2018. Sempre a Vienna, ma alla Staatsoper, Michieletto ha portato nel 2024 con grande successo anche Animal Farm di Alexander Raskatov, dal romanzo di George Orwell. 

Accanto a lui sono impegnati Paolo Fantin per la scenografia, Klaus Bruns per i costumi, Alessandro Carletti per il light design, Erika Rombaldoni che firma gli interventi coreografici e Kai Weßler che cura la drammaturgia. Dmitry Matvienko dirige l’ORF Radio-Symphonieorchester Wien e l’Arnold Schoenberg Chor istruito da Erwin Ortner. 

Sul palco sono protagonisti Evgeny Akimov (Don Gerolamo), Petr Sokolov (Don Ferdinando), Stacey Alleaume (Luisa), Elena Maximova (La governante), Vladimir Dmitruk (Don Antonio), Anna Goryachova (Clara), Valery Gilmanov (Mendoza), Zoltan Nagy (Don Carlos), Sorin Coliban (Padre Agostino), Iurie Ciobanu (Padre Elixir), David Babayants (Padre Chartreuse), Mischa Schelomianski (Padre Benedettino) e Valentino Blasina (Lopez). 

Opera lirico-comica in quattro atti e nove quadri, Matrimonio al convento è stata scritta su libretto di Prokof’ev stesso e di sua moglie Mira Mendelson, tratto dalla commedia The Duenna di Richard Brinsley Sheridan, già soggetto di una ballad-opera Settecentesca di grande successo di Thomas Linley. Completata nel 1940, in pieno terrore staliniano, fu rappresentata solo in forma privata nel 1941 al teatro Stanislavskij di Mosca. Lo scoppio della guerra ostacolò la prima vera e propria che si ebbe solo nel 1946, dopo una revisione della partitura nel 1943, al Teatro Kirov di Leningrado. Ambientata a Siviglia nel XVIII secolo, la vicenda si svolge in un contesto di intrighi amorosi tipici della tradizione comico Settecentesca, cui Prokof’ev affianca una forte componente lirica.  

Per informazioni: https://www.theater-wien.at/en/events/season2024-25/1316/Die-Verlobung-im-Kloster 


Matrimonio al convento 
Opera lirico-comica in 4 atti 
Musica di Sergej Prokof’ev 
Libretto di Sergej Prokof’ev e Mira Mendelson 
 
Dmitry Matvienko direttore 
Damiano Michieletto regia 
Paolo Fantin scenografia 
Klaus Bruns costumi 
Alessandro Carletti light designer 
Erika Rombaldoni coreografia 
Kai Weßler drammaturgia 
 
ORF Radio-Symphonieorchester Wien 
Arnold Schoenberg Chor 
Erwin Ortner maestro del coro 
 
Evgeny Akimov Don Gerolamo 
Petr Sokolov Don Ferdinando 
Stacey Alleaume Luisa 
Elena Maximova La governante 
Vladimir Dmitruk Don Antonio 
Anna Goryachova Clara 
Valery Gilmanov Mendoza 
Zoltan Nagy Don Carlos 
Sorin Coliban Padre Agostino 
Iurie Ciobanu Padre Elixir 
David Babayants Padre Chartreuse 

Mischa Schelomianski Padre Benedettino  

Valentino Blasina Lopez 
 
MusikTheater an der Wien 
Mercoledì 26 marzo 2025, ore 19.00 
Venerdì 28 marzo 2025, ore 19.00 
Lunedì 31 marzo 2025, ore 19.00 
Mercoledì 2 aprile 2025, ore 19.00 
Sabato 5 aprile 2025, ore 19.00 
Lunedì 7 aprile 2025, ore 19.00 
Mercoledì 9 aprile 2025, ore 19.00 

NOMINATION ALL’OLIVIER AWARD PER MICHIELETTO PER LES CONTES D’HOFFMANN MESSI IN SCENA A LONDRA

Il suo spettacolo, “Les Contes d’Hoffmann” di Jacques Offenbach con la sua regia, messo in scena lo scorso novembre alla Royal Opera House di Londra, era in lizza come Miglior nuova produzione operistica ed ha ricevuto una nomination al “Laurence Olivier Award”, il più prestigioso riconoscimento del teatro inglese, nella categoria “Miglior nuova produzione operistica”.

Dal 1976 il premio viene conferito annualmente dalla Society of London Theatre per riconoscere le eccellenze teatrali della città. Damiano Michieletto si era già aggiudicato un “Olivier Award” per la produzione del dittico Cavalleria Rusticana e Pagliacci da lui firmata alla Royal Opera House di Londra nel 2015. I premi verranno assegnati domenica 6 aprile alla Royal Albert Hall di Londra.