Giovedì 19 giugno alle ore 20, in Sala Grande del Teatro, l’ultimo appuntamento lirico dell’87esimo Festival del Maggio. 

In cartellone “Aida” di Giuseppe Verdi. 

Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il direttore emerito a vita Zubin Mehta.

La regia è firmata da Damiano Michieletto, che trasporta l’opera in una cruda e cupa cornice contemporanea. 

In scena, Olga Maslova come Aida; SeokJong Baek come Radamès; Daniela Barcellona interpreta Amneris e Daniel Luis de Vicente e Leon Kim (nelle recite del 28/6 e del 1/7) interpretano Amonasro.

Allestimento della Bayerische Staatsoper di Monaco

Si ringrazia Ferragamo per il sostegno

La recita del 25 giugno sarà trasmessa in differita su Rai Radio 3

Giunge al termine la programmazione lirica dell’87ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino: giovedì 19 giugno 2025, alle ore 20, nella Sala Grande del Maggio, in programma una delle più amate opere di Giuseppe Verdi, l’Aida.  Sono cinque le recite complessive in cartellone: il 19, 25 giugno e il 1°luglio alle ore 20; il 22 giugno alle ore 15:30 e il 28 giugno alle ore 17. 

Sul podio della Sala Grande, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino il direttore emerito Zubin Mehta, che nel corso della sua carriera ha reso quest’opera una delle punte di diamante del suo repertorio verdiano. Quest’allestimento – caratterizzato da tinte e luci cupe, dove a emergere è l’aspetto nudo e umano dei personaggi che formano la messinscena – è ripreso dalla “Bayerische Staatsoper” di Monaco ed è firmato per la regia da Damiano Michieletto.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti, la drammaturgia è firmata da Mattia Palma e i movimenti coreografici da Thomas Wilhelm. La proiezione video è curata da rocafilm | Roland Horvath

La compagnia di canto è formata da Olga Maslova – che torna al Maggio dopo le applaudite recite della Turandot inaugurale della scorsa edizione del Festival –come Aida e SeokJong Baek, anche lui protagonista della Turandot inaugurale dello scorso anno e della Messa da Requiem verdiana dello scorso aprile, come Radamès.

Daniela Barcellona interpretaAmneris, la figlia del faraone – parte da lei sostenuta qualche pochi mesi fa nella produzione di Aida al Teatro Colón di Buenos Aires -e Daniel Luis de Vicente e Leon Kim (nelle recite del 28 giugno e del 1º luglio), entrambi di ritorno dopo il Rigolettoandato in scena questo febbraio, interpretano Amonasro. Simon Lim interpreta Ramfis e Manuel Fuentes, anche lui di ritorno dopo il Rigoletto di questo febbraio, veste i panni de Il Re.

Chiudono il cast, rispettivamente nel ruolo di Una sacerdotessa e Un messaggero, Suji Kwon Yaozhou Hou.

Il maestro Zubin Mehta ha reso Aida una delle colonne portanti del suo repertorio dirigendola a Firenze a più riprese: la prima volta fu in occasione del 32° Maggio Musicale, nel 1969, con la regia di Carlo Maestrini e le scene e i costumi di Enrico d’Assia; la seconda fu durante la Stagione Estiva del 1996 per la regia di Lorenzo Mariani con le scene e costumi di Raffaele Del Savio; più recentemente ha diretto l’allestimento di Aida della primavera del 2011 con la regia di Ferzan Özpetek e le scene di Dante Ferretti. Numerose anche le occasioni in cui il direttore emerito del Maggio ha portato l’opera in tournée insieme all’Orchestra e al Coro del Maggio, come in Giappone nel settembre del 1996 e, nel marzo del 2016, al Čajkovskij Concert Hall di Mosca.

“Ritengo che Aida rappresenti un ponte fra la musica di Verdi e quella di Richard Wagner. Innanzitutto vi sono temi ricorrenti, come quello che risuona in orchestra, fin dal Preludio, quando appare Aida, che richiamano i Leitmotive wagneriani” ha sottolineato il maestro Mehta ribadendo il suo pensiero già espresso in precedenza in molte occasioni parlando di questa opera  “siamo di fronte ad un’opera in cui Verdi ha ormai abbandonato quasi del tutto i numeri chiusi, a favore di scene sempre più ampie e complesse. Il terzo atto, per esempio, con il suo continuo fluire musicale è molto vicino al concetto wagneriano di melodia infinita: qui si concentrano infatti senza soluzione di continuità alcune delle tematiche di fondo dell’opera in una continua tensione drammatica e musicale. Senza un attimo di respiro assistiamo al concitato colloquio fra Aida e il padre Amonasro, con la giovane schiava lacerata dalla scelta fra l’amor di Patria e l’amore per il vincitore dei suoi compatrioti e il Re etiope divorato dall’ansia di vendetta; quindi il duetto Aida-Radames, con quest’ultimo a sua volta costretto a scegliere fra l’amore per Aida e l’abbandono della Patria; infine l’involontario tradimento del giovane guerriero, la gioia feroce di Amonasro e il consegnarsi di Radamès al Gran sacerdote Ramfis. E Verdi risolve questa materia drammaturgica e musicale con soluzioni veramente geniali, con una tensione assolutamente incandescente. Di fronte a sentimenti tanto contrastanti e a personaggi così profondamente scolpiti a livello psicologico, vien da sorridere a pensare che si è parlato così a lungo di Aida come di un’opera scritta per un’occasione celebrativa.

Inoltre, credo sia sbagliato ‘schiacciare’ l’interpretazione di Aida solo sui grandi effetti spettacolari – continua a dire il maestro Mehta –  Pensiamo al duetto Amneris-Radamès all’ultimo atto, quando la figlia del Faraone offre al giovane guerriero la vita in cambio della rinuncia all’amore per Aida. I due sono soli, lontani da ogni clamore, e fra loro si svolge un dialogo in cui si scontrano sentimenti ancora una volta opposti: il desiderio di possesso e la gelosia di Amneris e l’affermazione della propria innocenza e dell’amore per Aida da parte di Radamès. E ancora la scena fra Aida e Radamès, quando la giovane schiava strappa all’amato, con abilità da “politica”, il segreto sul sentiero che le truppe egiziane percorreranno per piombare sul nemico etiope e poi lo invita a fuggire con lei lontano dalla patria. In entrambi i casi il dramma è tutto interiore, di personaggi lacerati nel loro intimo da passioni contrastanti. La grandezza di Verdi sta nel riuscire a fare “teatro” con questo scontro di sentimenti”.

Sottolineando gli aspetti che più caratterizzano la sua regia, Damiano Michieletto ha detto:  “Aida è una grande storia di guerra al cui interno c’è una piccola storia d’amore: ma nel definire il capolavoro di Verdi potremmo anche dire il contrario; va solo stabilitodove porre l’accento. Difatti è un’opera che affianca grandiosi momenti corali (come la celeberrima Marcia trionfale) a situazioni decisamente più intime e sentimentali. Per questo motivo non viene rappresentata nell’Egitto ambientato da Verdi ma in un “altrove” contemporaneo per raccontare i personaggi e la loro umanità, la psicologia e il dramma di chi vive la guerra. Le situazioni più intime sono naturalmente legate alla storia d’amore tra Aida e Radames che, in uno stile quasi shakespeariano, nasce sotto una contraria stella: i due appartengono infatti a popoli diversi che sono inoltre nemici fra loro. È un amore che è quasi impossibile, poiché destinato a scontrarsi con la grande storia che incombe alle loro spalle e, come spesso avviene nelle opere verdiane, c’è la figura del padre che costringe sua figlia a obbedire a suoi ordini facendole così perdere la sua natura. In questo allestimento, attraverso  flashback, racconteremo quelle che sono le memorie del passato; le memorie anche della madre di Aida e il ricordo di Aida bambina insieme ai suoi genitori. Questi flashback – immaginari e ‘sognanti’ – saranno quelli che ci conducono alla fine della storia, dove lei raggiunge Radames nella tomba, un luogo cupo e buio dove entrambi saranno accolti da una vera e propria piramide di cenere; la cenere – precisa il regista – che è il simbolo della distruzione della guerra, la troveremo sparsa ovunque fin dall’inizio dell’opera.  Desideravamo dare valore alla scelta di Aida di morire con Radames; ella sceglie di fare questo perché vuole coronare il suo sogno d’amore e dunque accanto a loro troveremo tutti coloro che sono già morti come il padre di Aida, gli amici; tutti si riuniscono in un’immaginaria ‘festa’ dove celebrano, sì, la morte ma lo fanno celebrando il loro amore. Sotto, sul proscenio, rimane Amneris che invoca il suo grido di pace: “pace, pace, pace!” che sono le ultime parole che rimangono di quest’opera e che forse è il messaggio che questa storia, dopo tutta la violenza e la guerra, vuol trasmettere: un messaggio di speranza”. 

L’opera:

Terzultima opera del catalogo verdiano su libretto di Antonio Ghislanzoni, Aida debutta il 24 dicembre 1871 al Teatro dell’Opera del Cairo. Dopo una lunga trattativa, Verdi aveva accettato la proposta del kedivè d’Egitto di comporre l’opera di soggetto egizio per l’inaugurazione del canale di Suez. Anche se indubbiamente modellata secondo il canone del grand opéra per la presenza di un intreccio storico-politico, scene di massa grandiose e balli, Aida è anche un’opera di individui, primo tra tutti la protagonista.

Aida, ex principessa etiope ridotta al rango di ancella di Amneris, la figlia del faraone, è divisa tra l’amore che prova per il capo dell’esercito egiziano Radamès e l’amore per la patria, secondo un ben noto e collaudato cliché del melodramma italiano. Le ragioni del suo cuore cozzano infatti con la fedeltà dovuta al padre, il re Amonasro, che è pronto a marciare su Tebe per liberare la figlia dalla schiavitù. Tuttavia pur di rimanere al fianco dell’amato, Aida sceglie la morte, sepolta viva insieme al suo Radamès in uno dei finali d’opera più iconici del teatro verdiano.

Accolta trionfalmente al suo debutto, Aida fu per molti anni l’opera più popolare di Giuseppe Verdi. Generalmente ricordata per gli squilli, le fanfare, la marcia trionfale e le monumentali pagine corali, Aida è anche opera di momenti musicali estremamente rarefatti, tratteggianti con colori orchestrali preziosi e delicati, come ad esempio nel noto finale.

La locandina:

AIDA

Musica di Giuseppe Verdi

Opera in quattro atti di Antonio Ghislanzoni

Edizione Edwin F.Kalmus & Co., INC.,

Boca Raton, Florida

Allestimento della Bayerische Staatsoper di Monaco

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Maestro concertatore e direttore Zubin Mehta

Regia Damiano Michieletto

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Scene Paolo Fantin

Costumi Carla Teti

Luci Alessandro Carletti

Video rocafilm | Roland Horvath

Drammaturgia Mattia Palma

Movimenti coreografici Thomas Wilhelm

Regista collaboratore Eleonora Gravagnola

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Il Re Manuel Fuentes

Amneris Daniela Barcellona

Aida Olga Maslova

Radames SeokJong Baek

Amonasro Daniel Luis de Vicente/Leon Kim (recite del 28/6;1/7)

Ramfis Simon Lim

Messaggero Yaozhou Hou

Sacerdotessa Suji Kwon

Figuranti speciali

Mauro Barbiero, Elena Barsotti, Andrea Bassi, Carcina Braus, Nicolo Brescia, Rosario Campial, Alessandro Clardin, Leonardo Cirri, Maria Diletta Della Martira, Maria Novella Della Martira, Caterina Frani, Giampaolo Gobb, Edoardo Groppler, Ennco Labbate. Nioola Nonticell Leonardo Paoli, Andrea Papi, Livia Risso

Bambini

Arienna Barbieri Davide Calastrini, Simone Cardoso, Annejulia Daniels, Natalle Daniels, Slivia De Santis, Maria Jose Fioriano, Anita Giuliani, Gemma Granata, Carol Haxnari, Anna lannello, Ariana Lotti, Alma Diana Lucherini Alice Manni, Giuseppe Marcantonio, Elsa Mayer, Kay McMillan, Maria Vittoria Nocentini, Maya Sarti

Prezzi:

Solo ascolto: 10€

Visibilità limitata: 15€

Galleria: 35€

Palchi: 45€

Platea 4: 65€ 

Platea 3: 75€ 

Platea 2: 90€ 

Platea 1: 110€ (repliche)

Platea 1: 130€ (prima recita)

“TRA SACRO E UMANO”: AL VIA IL CARACALLA FESTIVAL 2025 FIRMATO DA DAMIANO MICHIELETTO

Dal 29 giugno al 7 agosto alle Terme di Caracalla e alla Basilica di Massenzio con

4 nuove produzioni operistiche, musica sacra, musical, danza, concerti e incontri

Nell’anno del Giubileo universale della Chiesa cattolica, il Teatro dell’Opera di Roma affida il suo Festival estivo a Damiano Michieletto. “Carta bianca” dunque a uno dei più apprezzati registi di oggi, per costruire un cartellone tanto innovativo quanto capace di dialogare con l’enorme eterogeneità di pubblico che un anno come quello giubilare porta nella capitale. Tante le novità in programma, a partire dalle sedi del Festival: alle tradizionali Terme di Caracalla infatti, per la prima volta viene affiancata la Basilica di Massenzio. La più grande basilica civile del centro monumentale di Roma, costruita all’inizio del IV secolo, è quindi per la prima volta sede di messinscene operistiche.

Dal 29 giugno al 7 agosto si snoda la proposta del Caracalla Festival 2025, intitolato “Tra sacro e umano”, che comprende opera, musica sacra, musical, danza, concerti e incontri. Quattro le nuove produzioni: La Resurrezione di Händel, La traviata di Verdi, Don Giovanni di Mozart e West Side Story di Bernstein, tutte affidate a nomi della “nuovelle vague” della regia operistica internazionale come Ilaria Lanzino, Sláva Daubnerová, Vasily Barkhatov e lo stesso Damiano Michieletto. Per West Side Story poi, sale sul podio il Direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti. La danza vede il Corpo di Ballo del Teatro, diretto da Eleonora Abbagnato, impegnato in una serata con due grandi classici contemporanei: il Bolero di Ravel firmato da Maurice Béjart e Le Sacre du printemps di Stravinskij con la celeberrima coreografia di Pina Bausch, per la prima volta realizzata da una compagnia di balletto italiana. A queste si affianca l’immancabile serata Roberto Bolle and Friends. Chiudono il cartellone i Carmina Burana di Carl Orff, sul podio Diego Matheuz, alla guida del Coro della fondazione capitolina, il maestro Ciro Visco.

«Costruendo la proposta artistica del Festival – dice Damiano Michieletto – ho voluto tenere particolarmente in conto la contingenza che vive la Città di Roma nell’anno del Giubileo, dialogando con questo speciale appuntamento. I temi della spiritualità e della riconciliazione mi stanno molto a cuore, per questo ho creato un percorso che abbiamo intitolato “Tra sacro e umano”, con lavori artistici attinenti questi aspetti così peculiari della nostra esistenza. Una proposta che tiene certamente conto della platea estiva romana, ma che cerca di allargare i confini e ampliarsi, a partire dai luoghi. Apriamo infatti un secondo palcoscenico, quello della Basilica di Massenzio, di dimensioni diverse, più raccolte, da mettere in dialogo con le Terme di Caracalla. Ma apriamo anche lo sguardo a novità importanti per l’Italia, dove due registe come Ilaria Lanzino e Sláva Daubnerová avranno la possibilità di lavorare per la prima volta. Lo stesso Sacre du printemps firmato da Pina Bausch non è mai stato interpretato prima d’ora da un corpo di ballo del nostro Paese».

“LA GIOIA INTERIORE” CON VITO MANCUSO E I MADRIGALI DI ORLANDO DI LASSO

Il Festival si apre domenica 29 giugno, giorno dei SS. Pietro e Paolo, festa patronale della Città di Roma. La serata inaugurale, in programma alla Basilica di Massenzio e intitolata “La gioia interiore”, vede protagonista il teologo e comunicatore Vito Mancuso, che propone una riflessione sul tema della riconciliazione e sull’importanza di riuscire a coltivare una forma di spiritualità. A questa si affianca l’esecuzione del ciclo di madrigali per sette voci Lagrime di San Pietro di Orlando di Lasso, testamento del compositore che lo terminò nel 1594, poche settimane prima della sua morte, dedicandolo a Papa Clemente VIII. Un appuntamento che alterna riflessione spirituale e musica, e vuol essere un segno di accoglienza e dialogo nei confronti dei pellegrini e del Giubileo. Interventi in live electronics del compositore Vittorio Montalti.

LA RESURREZIONE DI HÄNDEL SECONDO ILARIA LANZINO

Il primo appuntamento con il teatro musicale è martedì 1° luglio a Massenzio con il più romano degli oratori di Händel: La Resurrezione. Il compositore era a Roma nel 1708 quando ricevette la commissione di un grande Oratorio sacro per la Pasqua da parte del marchese Francesco Maria Marescotti Ruspoli, che lo volle fin da subito eseguire nella forma di una grandiosa messa in scena nel suo palazzo. Il tema affrontato è altamente simbolico: l’azione si svolge tra il Venerdì Santo e la Pasqua, e alterna gli scontri tra Lucifero e l’Angelo con le profonde meditazioni di Maria Maddalena, Maria di Cleofe e San Giovanni Evangelista. Una lotta tra la fede e la sua assenza, tra l’entusiasmo e il cinismo nell’esistenza di oggi. La regia è di Ilaria Lanzino. Nata a Pisa, è al suo debutto in Italia. Dopo essersi formata e aver lavorato molto all’estero, soprattutto in Germania, dove insegna Dramma all’Università di Musica di Würzburg. La direzione musicale è affidata a uno specialista del repertorio barocco come George Petrou. Protagonisti sul palco sono Sara Blanch (Angelo), Ana Maria Labin (Maddalena), Teresa Iervolino (Cleofe), Charles Workman (San Giovanni) e Giorgio Caoduro (Lucifero). Repliche il 2, 4 e 5 luglio.

WEST SIDE STORY FIRMATO DA MICHIELETTO E DIRETTO DA MARIOTTI

Nell’estate del 2022 Damiano Michieletto ha realizzato per il Caracalla Festival un’apprezzata edizione di Mass di Leonard Bernstein. Proprio allora, prima del suo coinvolgimento nella creazione del cartellone estivo dell’Opera di Roma 2025, è nata l’idea di affidargli un nuovo allestimento del più celebre musical del compositore americano: West Side Story. Sabato 5 luglio arriva quindi sulle scene delle Terme di Caracalla il nuovo spettacolo, con il Direttore musicale della Fondazione capitolina Michele Mariotti sul podio, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti e le coreografie di Sasha Riva e Simone Repele. Protagonista un cast internazionale che mescola artisti americani con eccellenze del musical italiano: Marek Zurowski (Tony), Sofia Caselli (Maria), Sam Brown (Riff), Sergio Giacomelli (Bernardo), Natascia Fonzetti (Anita). Lo spettacolo esalta gli aspetti più umani della vicenda, come l’impulsività e l’irrazionalità, e sottolinea il contrasto tra il sogno della tolleranza e dell’inclusività con la povertà e l’impossibilità di realizzare i propri desideri, compresi quelli sentimentali. Repliche il 9, 10, 13 e 17 luglio.

SLÁVA DAUBNEROVÁ FIRMA UNA NUOVA TRAVIATA CON CORINNE WINTERS PROTAGONISTA

Uno sguardo femminile sulla storia di una delle più celebri donne dell’opera. È La traviata di Verdi affidata alla regista slovacca Sláva Daubnerová, in programma a Caracalla da sabato 19 luglio. Regista e performer, pioniera del teatro sperimentale slovacco e attiva in tutta Europa, Daubnerová porta per la prima volta in Italia il suo linguaggio potente e autonomo, svincolato da etichette e libero. Sul podio è impegnato Francesco Lanzillotta, protagonista di successo nelle ultime stagioni capitoline, mentre sul palco nei panni di Violetta sale un’artista come Corinne Winters, già apprezzata a Roma come Madama Butterfly, Káťa Kabanová e Blanche nei Dialogues des Carmélites. Accanto a lei il tenore Piotr Buszewski (Alfredo) e l’eclettico baritono Luca Micheletti (Germont), nella scorsa stagione capitolina autore della regia de L’ultimo viaggio di Sindbad di Silvia Colasanti. Il Coro del Teatro è diretto da Ciro Visco. La coreografia di Ermanno Sbezzo è affidata al Corpo di Ballo diretto da Eleonora Abbagnato. Repliche il 23, 27 luglio e l’1, 2 e 3 agosto.

UN DON GIOVANNI MATURO PER BARKHATOV E FRONTALI

Andato in scena una sola volta nelle stagioni estive dell’Opera di Roma, nel 2002 in Piazza del Popolo, il Don Giovanni di Mozart arriva domenica 20 luglio nella cornice della Basilica di Massenzio, affidato allo sguardo innovativo e “incendiario” di Vasily Barkhatov, al suo debutto a Roma. La sua interpretazione di uno degli archetipi della cultura occidentale, volta a combinare tradizione e stupore, trova l’ideale complice nel baritono Roberto Frontali, che, al culmine della sua carriera, affronta per la prima volta il ruolo di Don Giovanni e propone un libertino maturo, impenitente e irredimibile fino alla fine dei suoi giorni. Sul podio è impegnato Alessandro Cadario, direttore in ascesa e cresciuto anche nelle ultime stagioni dell’Opera di Roma. Grandi protagonisti nel resto del cast, con Vito Priante come Leporello, Nadja Mchantaf nei panni di Donna Anna, Carmela Remigio in quelli di Donna Elvira e Anthony León come Don Ottavio. Il Coro del Teatro è diretto da Ciro Visco. Repliche il 22, 24 e 25 luglio.

TORNA ROBERTO BOLLE AND FRIENDS

Anche quest’anno torna la tradizionale serata di Roberto Bolle and Friends, a Caracalla per due appuntamenti: il 15 e 16 luglio. Le terme romane sono infatti una tappa imprescindibile dei tour dell’artista dal 2011. La serata è, come sempre, un viaggio nel repertorio classico e contemporaneo del balletto, in cui Bolle è accompagnato da grandi stelle internazionali.

IL SACRE DU PRINTEMPS DI PINA BAUSCH PER LA PRIMA VOLTA INTERPRETATO DA UNA COMPAGNIA ITALIANA

Nella prospettiva di un sempre maggiore sviluppo artistico del Corpo di Ballo della Fondazione capitolina, diretto da Eleonora Abbagnato, il 30 e il 31 luglio a Caracalla i danzatori del teatro affrontano uno dei capisaldi della storia della danza contemporanea: Le Sacre du printemps di Stravinskij nella celebre coreografia ideata da Pina Bausch nel 1975, che proprio quest’anno compie cinquant’anni. Per la prima volta una compagnia del nostro Paese si confronta con uno dei maggiori lasciti artistici della grande coreografa tedesca, cui viene affiancato un altro capolavoro come il Bolero di Ravel nella versione realizzata nel 1961 da Maurice Béjart, che si rifà all’idea originale del pezzo. Guest star Friedemann Vogel, che torna a Caracalla dopo il successo della Nuit romaine del 2024. Protagonista anche l’Orchestra dell’Opera di Roma diretta da Ido Arad. A questi due si aggiunge un altro titolo contemporaneo entrato nel repertorio della Compagnia nella stagione 2022/23: Within the Golden Hour di Christopher Wheeldon. Balletto in un atto, considerato una delle migliori creazioni del coreografo britannico, è una poesia per quattordici danzatori sulla partitura per archi composta da Ezio Bosso.

CARMINA BURANA

Il Caracalla Festival 2025 si chiude con i Carmina Burana del compositore tedesco Carl Orff, in programma al Teatro delle terme romane giovedì 7 agosto. La serata è una sintesi dei temi toccati nei vari appuntamenti in cartellone: sacro e umano, superamento del dualismo tra cultura “alta” e popolare. A dar corpo allo spirito di questa musica è chiamato il venezuelano Diego Matheuz, già interprete a Caracalla di Mass di Bernstein nel 2022, a capo delle masse artistiche dell’Opera di Roma, con il Coro diretto da Ciro Visco. Solisti: Giuliana Gianfaldoni (soprano), Levy Sekgapane (tenore), Vito Priante (baritono).

La fille du régiment al Teatro di San Carlo da domenica 18 maggio

Teatro di San Carlo

Domenica 18 maggio, ore 17:00

Fino a martedì 27 maggio

È “La fille du régiment” di Gaetano Donizetti il prossimo titolo della Stagione d’Opera 2024-25 al Teatro di San Carlo: il sipario si alzerà domenica 18 maggio alle ore 17:00, con repliche fino a martedì 27 maggio per un’opera che torna al Lirico di Napoli dopo sessant’anni di assenza.

Firma la regia di questo nuovo allestimento, in coproduzione con la Bayerische Staatsoper, Damiano Michieletto, uno dei rappresentanti più interessanti della nuova generazione di registi italiani.

Salirà sul podio il giovane direttore Riccardo Bisatti, per la prima volta a Napoli, alla guida di Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo, quest’ultimo preparato da Fabrizio Cassi.

Le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Agostino Cavalca, le luci di Alessandro Carletti. Firma la corografia Thomas Wilhelm. La drammaturgia è di Mattia Palma.

Pretty Yende interpreta Marie, giovane orfana cresciuta nel rigido contesto di un reggimento francese. Tonio, il tirolese di cui si innamora, avrà la voce e il volto di Ruzil Gatin. Il sergente Sulpice, figura paterna per la ragazza, è interpretato da Sergio Vitale, mentre Sonia Ganassi è la Marchesa di Berkenfield, che rivendica la maternità di Marie e cerca di sottrarla alla vita militare. Al suo fianco Hortensius, suo intendente, è interpretato da Eugenio Di Lieto.

Elemento di novità è rappresentato dal ruolo della Duchesse de Crakentorp, affidato a Marisa Laurito: una narratrice che accompagna lo spettacolo sostituendo i dialoghi parlati con una narrazione originale. Completano il cast vocale due Artisti del Coro del San Carlo: Salvatore De Crescenzo (un caporale) e Ivan Lualdi (un contadino).

La rilettura registica che Michieletto opera su La fille du régiment ruota intorno alla ricerca della propria identità: “Al di sotto della commedia, del divertimento e dell’apparente leggerezza della storia, ci sono temi più ampi – commenta -. Di fatto, è la storia di una bambina che viene cresciuta da soldati, in un reggimento militare. Tutti uomini, e lei unica donna. Ecco, quindi, il primo punto di domanda: come si sente questa ragazzina, il cui sogno è di diventare come il gruppo di militari che l’ha adottata, che poi viene sradicata da quell’ambiente naturale in cui ha sempre vissuto e portata nelle regole di una casa dove il modello presentato e imposto è quello di assumere la condizione femminile di brava ragazza e rispettare le etichette volute dalla società? Non sa di chi è figlia, non sa da dove proviene… una condizione a livello psicologico molto forte: non conoscere la tua origine ti fa sempre dubitare della tua identità. Altra domanda è quella sul modo giusto di essere. Qual è la scelta che lei dovrà fare e quale sarà il suo futuro? Quello di vivere insieme a Tonio, tornando a essere quella che è sempre stata, o diventare l’erede della sua famiglia, mandando avanti il modello imposto dalla società come tutti si aspettano da lei?”

Con gentile preghiera di pubblicazione e/o diffusione

Rossana Russo,

Responsabile della comunicazione creativa e strategica e relazioni con la Stampa

r.russo@teatrosancarlo.it

cell 3357431980

Dipartimento Ricerca, Editoria e Comunicazione

dipartimentocomunicazione@teatrosancarlo.it

0817972301

Opera

Dal 18 Maggio al 27 Maggio

La fille du régiment

Opéra-comique in due atti
Musica di Gaetano Donizetti
Libretto di Jean-François Bayard e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges

Direttore | Riccardo Bisatti 
Regia | Damiano Michieletto
Scene | Paolo Fantin ♭
Costumi | Agostino Cavalca ♭
Luci | Alessandro Carletti
Coreografia | Thomas Wilhelm
Drammaturgia | Mattia Palma 

Interpreti
Marie | Pretty Yende
Tonio | Ruzil Gatin
Sulpice | Sergio Vitale
Marquise de Berkenfield | Sonia Ganassi
Hortensius | Eugenio Di Lieto
Duchesse Krakenthorp | Marisa Laurito 
Un caporal | Salvatore De Crescenzo 
Un paysan | Ivan Lualdi 

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Maestro del Coro | Fabrizio Cassi

 Coproduzione Teatro di San Carlo e Bayerische Staatsoper

debutto al Teatro di San Carlo
Coro del Teatro di San Carlo

Teatro di San Carlo | CREMISI
domenica 18 maggio 2025, ore 17:00 – A – CREMISI – II
mercoledì 21 maggio 2025, ore 20:00 – B – CREMISI – III
venerdì 23 maggio 2025, ore 20:00 – C/D – CREMISI – III
domenica 25 maggio 2025 , ore 17:00 – F – CREMISI – II
martedì 27 maggio 2025, ore 20:00 – F.A. – CREMISI – III

Opera in francese con sovratitoli in italiano e inglese
Durata: 2 ore e 40 minuti circa, con intervallo

L’IMMAGINIFICO E SURREALE MATRIMONIO AL CONVENTO FIRMATO DA MICHIELETTO AL MUSIKTHEATER AN DER WIEN 

Visioni fantastiche e trasformazioni d’identità per l’opera di Prokof’ev diretta da Dmitry Matvienko, dal 26 marzo al 9 aprile a Vienna 

«Ho voluto esaltare l’aspetto surreale del Matrimonio al convento. È un’opera comica che racconta il viaggio del protagonista dentro un mondo fantastico. Cerchiamo quindi di renderlo ancora più efficace cambiando le dimensioni dello spazio, giocando con la trasformazione dei costumi e delle identità, e creando delle visioni che portino la narrazione su un piano immaginifico». Così Damiano Michieletto racconta la sua nuova produzione del Matrimonio al convento di Sergej Prokof’ev, in scena al MusikTheater an der Wien della capitale austriaca da mercoledì 26 marzo con repliche fino al 9 aprile. 

Il regista veneto torna per la quinta volta nel teatro viennese dove ha messo in scena il Trittico di Puccini nel 2012, Idomeneo di Mozart nel 2013, Otello di Rossini nel 2016 e A Midsummer Night’s Dream (Sogno di una notte di mezza estate) di Britten nel 2018. Sempre a Vienna, ma alla Staatsoper, Michieletto ha portato nel 2024 con grande successo anche Animal Farm di Alexander Raskatov, dal romanzo di George Orwell. 

Accanto a lui sono impegnati Paolo Fantin per la scenografia, Klaus Bruns per i costumi, Alessandro Carletti per il light design, Erika Rombaldoni che firma gli interventi coreografici e Kai Weßler che cura la drammaturgia. Dmitry Matvienko dirige l’ORF Radio-Symphonieorchester Wien e l’Arnold Schoenberg Chor istruito da Erwin Ortner. 

Sul palco sono protagonisti Evgeny Akimov (Don Gerolamo), Petr Sokolov (Don Ferdinando), Stacey Alleaume (Luisa), Elena Maximova (La governante), Vladimir Dmitruk (Don Antonio), Anna Goryachova (Clara), Valery Gilmanov (Mendoza), Zoltan Nagy (Don Carlos), Sorin Coliban (Padre Agostino), Iurie Ciobanu (Padre Elixir), David Babayants (Padre Chartreuse), Mischa Schelomianski (Padre Benedettino) e Valentino Blasina (Lopez). 

Opera lirico-comica in quattro atti e nove quadri, Matrimonio al convento è stata scritta su libretto di Prokof’ev stesso e di sua moglie Mira Mendelson, tratto dalla commedia The Duenna di Richard Brinsley Sheridan, già soggetto di una ballad-opera Settecentesca di grande successo di Thomas Linley. Completata nel 1940, in pieno terrore staliniano, fu rappresentata solo in forma privata nel 1941 al teatro Stanislavskij di Mosca. Lo scoppio della guerra ostacolò la prima vera e propria che si ebbe solo nel 1946, dopo una revisione della partitura nel 1943, al Teatro Kirov di Leningrado. Ambientata a Siviglia nel XVIII secolo, la vicenda si svolge in un contesto di intrighi amorosi tipici della tradizione comico Settecentesca, cui Prokof’ev affianca una forte componente lirica.  

Per informazioni: https://www.theater-wien.at/en/events/season2024-25/1316/Die-Verlobung-im-Kloster 


Matrimonio al convento 
Opera lirico-comica in 4 atti 
Musica di Sergej Prokof’ev 
Libretto di Sergej Prokof’ev e Mira Mendelson 
 
Dmitry Matvienko direttore 
Damiano Michieletto regia 
Paolo Fantin scenografia 
Klaus Bruns costumi 
Alessandro Carletti light designer 
Erika Rombaldoni coreografia 
Kai Weßler drammaturgia 
 
ORF Radio-Symphonieorchester Wien 
Arnold Schoenberg Chor 
Erwin Ortner maestro del coro 
 
Evgeny Akimov Don Gerolamo 
Petr Sokolov Don Ferdinando 
Stacey Alleaume Luisa 
Elena Maximova La governante 
Vladimir Dmitruk Don Antonio 
Anna Goryachova Clara 
Valery Gilmanov Mendoza 
Zoltan Nagy Don Carlos 
Sorin Coliban Padre Agostino 
Iurie Ciobanu Padre Elixir 
David Babayants Padre Chartreuse 

Mischa Schelomianski Padre Benedettino  

Valentino Blasina Lopez 
 
MusikTheater an der Wien 
Mercoledì 26 marzo 2025, ore 19.00 
Venerdì 28 marzo 2025, ore 19.00 
Lunedì 31 marzo 2025, ore 19.00 
Mercoledì 2 aprile 2025, ore 19.00 
Sabato 5 aprile 2025, ore 19.00 
Lunedì 7 aprile 2025, ore 19.00 
Mercoledì 9 aprile 2025, ore 19.00 

NOMINATION ALL’OLIVIER AWARD PER MICHIELETTO PER LES CONTES D’HOFFMANN MESSI IN SCENA A LONDRA

Il suo spettacolo, “Les Contes d’Hoffmann” di Jacques Offenbach con la sua regia, messo in scena lo scorso novembre alla Royal Opera House di Londra, era in lizza come Miglior nuova produzione operistica ed ha ricevuto una nomination al “Laurence Olivier Award”, il più prestigioso riconoscimento del teatro inglese, nella categoria “Miglior nuova produzione operistica”.

Dal 1976 il premio viene conferito annualmente dalla Society of London Theatre per riconoscere le eccellenze teatrali della città. Damiano Michieletto si era già aggiudicato un “Olivier Award” per la produzione del dittico Cavalleria Rusticana e Pagliacci da lui firmata alla Royal Opera House di Londra nel 2015. I premi verranno assegnati domenica 6 aprile alla Royal Albert Hall di Londra.

AL VIA LA VENDITA DEI BIGLIETTI PER IL CARACALLA FESTIVAL 2025

Dal 29 giugno al 7 agosto gli spettacoli a Caracalla e Basilica di Massenzio

Dal 3 giugno i concerti pop

Sabato 1° febbraio si apre la vendita dei biglietti per il Caracalla Festival 2025, “Tra sacro e umano”. Dal 29 giugno al 7 agosto opera, musica sacra, musical, danza, concerti e incontri in una speciale stagione estiva della Fondazione Capitolina.

Affidato a Damiano Michieletto, uno dei più apprezzati registi di oggi, il programma è tanto innovativo quanto capace di dialogare con l’enorme eterogeneità di pubblico che un anno come quello giubilare porta nella capitale. Tante le novità in programma, a partire dalle sedi del Festival: alle tradizionali Terme di Caracalla infatti, per la prima volta viene affiancata la Basilica di Massenzio.

Quattro le nuove produzioni: La Resurrezione di Händel, La traviata di Verdi, Don Giovanni di Mozart e West Side Story di Bernstein, tutte affidate a nomi della “nuovelle vague” della regia operistica internazionale come Ilaria Lanzino, Sláva Daubnerová, Vasily Barkhatov e lo stesso Damiano Michieletto. Per West Side Story poi, sale sul podio il Direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti. La danza vede il Corpo di Ballo del Teatro, diretto da Eleonora Abbagnato, impegnato in una serata con due grandi classici contemporanei: il Bolero di Ravel firmato da Maurice Béjart e Le Sacre du printemps di Stravinskij con la celeberrima coreografia di Pina Bausch, per la prima volta realizzata da una compagnia di balletto italiana. A queste si affianca l’immancabile serata Roberto Bolle and Friends. Chiude il cartellone La Pasión según San Marcos del compositore argentino Osvaldo Golijov, creata nel 2000 per l’anniversario bachiano che, oltre a un successo planetario, vanta due incisioni e una nomination ai Grammy Awards. Variegata anche l’offerta di musica pop che precede il cartellone curato da Damiano Michieletto e inizia già da martedì 3 giugno, con nomi quali Fiorella Mannoia, Alessandra Amoroso, Giorgia, Antonello Venditti e Giovanni Allevi.

Biglietti da 20 a 145 euro in vendita da sabato 1° febbraio presso il botteghino del Teatro dell’Opera di Roma (dalle 10.00) e su Ticketone (dalle 12.00).

Per la creazione del Caracalla Festival 2025 si rinnova la collaborazione dell’Opera di Roma con la Soprintendenza Speciale di Roma cui si aggiunge quest’anno quella con il Parco Archeologico del Colosseo.

ph-Yasuko-Kageyama

Al Teatro La Fenice nell’ambito del Carnevale di Venezia : Rigoletto di Giuseppe Verdi, regia di Damiano Michieletto, direttore Daniele Callegari

Nel cast Luca Salsi, Ivan Ayon Rivas e Maria Grazia Schiavo

E al termine della replica di San Valentino sarà possibile partecipare su prenotazione ad

una cena romantica nelle Sale Apollinee

Rigoletto di Giuseppe Verdi torna in sena al Teatro La Fenice nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024-2025. Questo amatissimo titolo del grande repertorio sarà ripreso in laguna nell’allestimento che Damiano Michieletto realizzò nel 2017 per l’Opera Nazionale di Amsterdam, poi presentato a Venezia nel settembre 2021 in un regime anti-covid segnato dal distanziamento sociale e da limitazioni di capienza: viene ora finalmente riproposto affinché un pubblico ancora più vasto ne possa godere.

In questa suggestiva messinscena, il regista veneziano, coadiuvato dallo scenografo Paolo Fantin, dal costumista Agostino Cavalca, dal light designer Alessandro Carletti e dal video designer Roland Horvath, ambienta la tragica azione in un manicomio, dove il buffone di corte è stato rinchiuso dopo essere impazzito di dolore per aver involontariamente provocato la morte della figlia. Sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice ci sarà uno specialista del repertorio quale è Daniele Callegari, che guiderà un cast composto da tre interpreti principali di grandissimo richiamo: Luca Salsi in alternanza con Dalibor Janis nel ruolo del titolo; Ivan Ayon Rivas in alternanza con Davide Giusti nel ruolo del duca di Mantova; e Maria Grazia Schiavo in alternanza con Lucrezia Drei nel ruolo di Gilda.

Lo spettacolo sarà in scena al Teatro La Fenice il 7, 9, 11, 14, 16, 19, 23, 25 e 28 febbraio 2025.

            L’opera va in scena nel contesto delle manifestazioni per il Carnevale di Venezia 2025. Inoltre, in concomitanza della replica che cade nel giorno di San Valentino, il 14 febbraio 2025, la Fenice propone, al termine dello spettacolo, una cena romantica per gli innamorati nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice per informazioni e prenotazioni, info@festifenice.it, telefono 041 786672.

Rigoletto esordì al Teatro La Fenice l’11 marzo 1851. Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma storico di Victor Hugo Le Roi s’amuse, l’opera giunse sulla scena dopo una serie di vicissitudini legate alle interdizioni della censura, che riteneva inaccettabile il ruolo negativo attribuito a un sovrano, indecoroso il soggetto ed empia la maledizione. Ma Verdi era entusiasta della pièce di Hugo – «è il più gran soggetto e forse il più gran dramma de’ tempi moderni. Tribolet è creazione degna di Shakespeare!» – e riuscì a portare in scena il lavoro incontrando subito il favore del pubblico, anche se non quello della critica, disorientata dall’eccentricità del testo.

Prima opera della cosiddetta ‘trilogia popolare’ con Il trovatore e La traviata, l’opera segna una svolta nell’evoluzione artistica di Verdi; lo stesso personaggio di Rigoletto, buffone ma triste, rancoroso e provocatore ma dolorosamente afflitto, dipinto da Verdi in tutto lo spessore tragico della sua condizione umana, rappresenta una vistosa eccezione in un panorama operistico che distingueva con molto maggior rigore fra misera abiezione e immacolata virtù. Proprio dalla necessità di potenziare la caratterizzazione del personaggio principale muove il rinnovamento operato dalla drammaturgia verdiana intorno a convenzioni radicate: «Cortigiani, vil razza dannata» è l’esempio memorabile che sancisce la nascita di una nuova voce per il melodramma italiano, quella ‘spinta’ del baritono verdiano, dal potente declamato.

«Al centro di questo progetto sta il rapporto tra un padre e una figlia – spiega il regista Damiano Michieletto –. Di tutti gli elementi che si possono sottolineare in una lettura registica di Rigoletto, quello che ho scelto come motore di tutta la storia è la maledizione, che è anche il titolo originale dell’opera e viene ripetutamente evocata fino alla fine. La maledizione si collega al fatto che Rigoletto scopre di essere responsabile della morte della figlia. Il piano che lui ha ordito per uccidere il duca gli si ritorce contro e provoca la morte della sua amata Gilda. Quindi lui si sente colpevole di aver distrutto l’unica cosa preziosa che aveva nella sua vita. Mi sono chiesto che reazione può provocare in un uomo una tragedia come questa. In più l’uomo in questione vive in una condizione di estrema solitudine, non ha parenti né amici, ha solo questa figlia sulla quale riversa tutte le sue attenzioni in maniera morbosa. La consapevolezza di essere causa della sua morte produce in lui la perdita di qualsiasi possibilità di tornare a essere quello che era prima, alla vita precedente, che peraltro lui odiava con tutto se stesso. Odiava il duca, così come detestava la sua condizione di idiota o buffone che dir si voglia. E dunque provoca in lui la follia: rivive tutta la storia come una sorta di lungo flashback. L’impostazione dunque è questa: tutta la vicenda è vista dal punto di vista di Rigoletto, che ricorda con l’ossessione di una mente malata questa tragedia di cui si sente responsabile. Non riesce a liberarsi del senso di colpa che lo opprime e perde ogni contatto con la realtà diventando per così dire il buffone di se stesso. È come se, pur respirando ancora, non fosse più vivo ma solo il fantasma di quello che era stato».

«Il tema della maledizione ricorre con insistenza – commenta il direttore d’orchestra Daniele Callegari – e lo si avverte durante tutto il percorso che conduce al finale. Insiste sul ‘pedale’ di do. Tutti coloro che vi hanno a che fare presentano una scrittura scura, a cominciare da Monterone, che la introduce e che guarda caso è un basso. Ma è la tinta predominante di Rigoletto a essere scura, è sufficiente pensare al duetto tra Sparafucile e il protagonista. La mia intenzione, vista anche l’impostazione forte e marcata della regia di Damiano Michieletto, è di darne una lettura moderna e contemporanea. Se ci si basa, come io faccio abitualmente quando dirigo un’opera di Verdi, sul materiale dell’edizione critica, fuoriesce maggiormente la verità verdiana, e ci si discosta dalle puntature di tradizione».

Nel cast di Rigoletto alla Fenice figureranno Luca Salsi in alternanza con Dalibor Janis nel ruolo del titolo; Ivan Ayon Rivas in alternanza con Davide Giusti nel ruolo del duca di Mantova; e Maria Grazia Schiavo in alternanza con Lucrezia Drei nel ruolo di Gilda. Mattia Denti sarà Sparafucile; Marina Comparato, Maddalena; Carlotta Vichi, Giovanna; Gianfranco Montresor, il conte di Monterone; Armando Gabba, Marullo; Roberto Covatta, Matteo Borsa; Matteo Ferrara e Rosanna Lo Greco, il conte e la contessa di Ceprano.

Maestro del Coro Alfonso Caiani. Regia ripresa da Eleonora Gravagnola.

Ecco il dettaglio delle recite con orari e turni di abbonamento:

venerdì 7 febbraio 2025 ore 19.00 (turno A);

domenica 9 febbraio ore 15.30 (turno B);

martedì 11 febbraio ore 19.00 (turno D);

venerdì 14 febbraio ore 19.00;

domenica 16 febbraio ore 15.30 (turno C);

mercoledì 19 febbraio ore 19.00;

domenica 23 febbraio ore 15.30;

martedì 25 febbraio ore 19.00 (turno E);

venerdì 28 febbraio ore 19.00.

TRADIZIONE E INNOVAZIONE “TRA SACRO E UMANO”: IL CARACALLA FESTIVAL 2025 FIRMATO DA DAMIANO MICHIELETTO

Nell’anno del Giubileo universale della Chiesa cattolica, il Teatro dell’Opera di Roma affida il suo Festival estivo a Damiano Michieletto. “Carta bianca” dunque a uno dei più apprezzati registi di oggi, per costruire un cartellone tanto innovativo quanto capace di dialogare con l’enorme eterogeneità di pubblico che un anno come quello giubilare porta nella capitale. Tante le novità in programma, a partire dalle sedi del Festival: alle tradizionali Terme di Caracalla infatti, per la prima volta viene affiancata la Basilica di Massenzio. La più grande basilica civile del centro monumentale di Roma, costruita all’inizio del IV secolo, è quindi per la prima volta sede di messinscene operistiche.

Dal 29 giugno al 7 agosto si snoda la proposta del Caracalla Festival 2025, intitolato “Tra sacro e umano”, che comprende opera, musica sacra, musical, danza, concerti e incontri. Quattro le nuove produzioni: La Resurrezione di Händel, La traviata di Verdi, Don Giovanni di Mozart e West Side Story di Bernstein, tutte affidate a nomi della “nuovelle vague” della regia operistica internazionale come Ilaria Lanzino, Sláva Daubnerová, Vasily Barkhatov e lo stesso Damiano Michieletto. Per West Side Story poi, sale sul podio il Direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti. La danza vede il Corpo di Ballo del Teatro, diretto da Eleonora Abbagnato, impegnato in una serata con due grandi classici contemporanei: il Bolero di Ravel firmato da Maurice Béjart e Le Sacre du printemps di Stravinskij con la celeberrima coreografia di Pina Bausch, per la prima volta realizzata da una compagnia di balletto italiana. A queste si affianca l’immancabile serata Roberto Bolle and Friends. Chiude il cartellone La Pasión según San Marcos del compositore argentino Osvaldo Golijov, creata nel 2000 per l’anniversario bachiano che, oltre a un successo planetario, vanta due incisioni e una nomination ai Grammy Awards. Variegata anche quest’anno l’offerta di musica pop che precede il cartellone curato da Damiano Michieletto: i concerti iniziano già da martedì 3 giugno. Tra le prime conferme nomi come Antonello Venditti, Alessandra Amoroso, Fiorella Mannoia e Giovanni Allevi.

«Costruendo la proposta artistica del Festival – dice Damiano Michieletto – ho voluto tenere particolarmente in conto la contingenza che vive la Città di Roma nell’anno del Giubileo, dialogando con questo speciale appuntamento. I temi della spiritualità e della riconciliazione mi stanno molto a cuore, per questo ho creato un percorso che abbiamo intitolato “Tra sacro e umano”, con lavori artistici attinenti questi aspetti così peculiari della nostra esistenza. Una proposta che tiene certamente conto della platea estiva romana, ma che cerca di allargare i confini e ampliarsi, a partire dai luoghi. Apriamo infatti un secondo palcoscenico, quello della Basilica di Massenzio, di dimensioni diverse, più raccolte, da mettere in dialogo con le Terme di Caracalla. Ma apriamo anche lo sguardo a novità importanti per l’Italia, dove due registe come Ilaria Lanzino e Sláva Daubnerová avranno la possibilità di lavorare per la prima volta. Lo stesso Sacre du printemps firmato da Pina Bausch non è mai stato interpretato prima d’ora da un corpo di ballo del nostro Paese».

“LA GIOIA INTERIORE” CON VITO MANCUSO E I MADRIGALI DI ORLANDO DI LASSO

Il Festival si apre domenica 29 giugno, giorno dei SS. Pietro e Paolo, festa patronale della Città di Roma. La serata inaugurale, in programma alla Basilica di Massenzio e intitolata “La gioia interiore”, vede protagonista il teologo e comunicatore Vito Mancuso, che propone una riflessione sul tema della riconciliazione e sull’importanza di riuscire a coltivare una forma di spiritualità. A questa si affianca l’esecuzione del ciclo di madrigali per sette voci Lagrime di San Pietro di Orlando di Lasso, testamento del compositore che lo terminò nel 1594, poche settimane prima della sua morte, dedicandolo a Papa Clemente VIII. Un appuntamento che alterna riflessione spirituale e musica, e vuol essere un segno di accoglienza e dialogo nei confronti dei pellegrini e del Giubileo. Interventi in live electronics del compositore Vittorio Montalti.

LA RESURREZIONE DI HÄNDEL SECONDO ILARIA LANZINO

Il primo appuntamento con il teatro musicale è martedì 1° luglio a Massenzio con il più romano degli oratori di Händel: La Resurrezione. Il compositore era a Roma nel 1708 quando ricevette la commissione di un grande Oratorio sacro per la Pasqua da parte del marchese Francesco Maria Marescotti Ruspoli, che lo volle fin da subito eseguire nella forma di una grandiosa messa in scena nel suo palazzo. Il tema affrontato è altamente simbolico: l’azione si svolge tra il Venerdì Santo e la Pasqua, e alterna gli scontri tra Lucifero e l’Angelo con le profonde meditazioni di Maria Maddalena, Maria di Cleofe e San Giovanni Evangelista. Una lotta tra la fede e la sua assenza, tra l’entusiasmo e il cinismo nell’esistenza di oggi. Nata a Pisa, Lanzino è al suo debutto in Italia, dopo essersi formata e aver lavorato molto all’estero, soprattutto in Germania, dove insegna Dramma all’Università di Musica di Würzburg. La direzione musicale è affidata a uno specialista del repertorio barocco come George Petrou. Protagonisti sul palco sono Sara Blanch (Angelo), Ana Maria Labin (Maddalena), Teresa Iervolino (Cleofe), Charles Workman (San Giovanni) e Giorgio Caoduro (Lucifero). Repliche il 2, 4 e 5 luglio.

WEST SIDE STORY FIRMATO DA MICHIELETTO E DIRETTO DA MARIOTTI

Nell’estate del 2022 Damiano Michieletto ha realizzato per il Caracalla Festival un’apprezzata edizione di Mass di Leonard Bernstein. Proprio allora, prima del suo coinvolgimento nella creazione del cartellone estivo dell’Opera di Roma 2025, è nata l’idea di affidargli un nuovo allestimento del più celebre musical del compositore americano: West Side Story. Sabato 5 luglio arriva quindi sulle scene delle Terme di Caracalla il nuovo spettacolo, con il Direttore musicale della Fondazione capitolina Michele Mariotti sul podio, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti e le coreografie di Sasha Riva e Simone Repele. Protagonista un cast internazionale che mescola artisti americani con eccellenze del musical italiano e vede Sofia Caselli nel ruolo di Maria e Marek Zurowski in quello di Tony. Lo spettacolo esalta gli aspetti più umani della vicenda, come l’impulsività e l’irrazionalità, e sottolinea il contrasto tra il sogno della tolleranza e dell’inclusività con la povertà e l’impossibilità di realizzare i propri desideri, compresi quelli sentimentali. Repliche il 9, 10, 13 e 17 luglio.

SLÁVA DAUBNEROVÁ FIRMA UNA NUOVA TRAVIATA CON CORINNE WINTERS PROTAGONISTA

Uno sguardo femminile sulla storia di una delle più celebri donne dell’opera. È La traviata di Verdi affidata alla regista slovacca Sláva Daubnerová, in programma a Caracalla da sabato 19 luglio. Regista e performer, pioniera del teatro sperimentale slovacco e attiva in tutta Europa, Daubnerová porta per la prima volta in Italia il suo linguaggio potente e autonomo, svincolato da etichette e libero. Sul podio è impegnato Francesco Lanzillotta, protagonista di successo nelle ultime stagioni capitoline, mentre sul palco nei panni di Violetta sale un’artista come Corinne Winters, già apprezzata a Roma come Madama Butterfly, Káťa Kabanová e Blanche nei Dialogues des Carmélites. Accanto a lei il tenore Piotr Buszewski (Alfredo) e l’eclettico baritono Luca Micheletti (Germont), nella scorsa stagione capitolina autore della regia de L’ultimo viaggio di Sindbad di Silvia Colasanti. Il Coro del Teatro è diretto da Ciro Visco. In scena anche il Corpo di Ballo diretto da Eleonora Abbagnato. Repliche il 23, 27 luglio e l’1, 2 e 3 agosto.

UN DON GIOVANNI MATURO PER BARKHATOV E FRONTALI

Andato in scena una sola volta nelle stagioni estive dell’Opera di Roma, nel 2002 in Piazza del Popolo, il Don Giovanni di Mozart arriva domenica 20 luglio nella cornice della Basilica di Massenzio, affidato allo sguardo innovativo e “incendiario” di Vasily Barkhatov, al suo debutto a Roma. La sua interpretazione di uno degli archetipi della cultura occidentale, volta a combinare tradizione e stupore, trova l’ideale complice nel baritono Roberto Frontali, che, al culmine della sua carriera, affronta per la prima volta il ruolo di Don Giovanni e propone un libertino maturo, impenitente e irredimibile fino alla fine dei suoi giorni. Sul podio è impegnato Alessandro Cadario, direttore in ascesa e cresciuto anche nelle ultime stagioni dell’Opera di Roma. Grandi protagonisti nel resto del cast, con Vito Priante come Leporello, Nadja Mchantaf nei panni di Donna Anna, Carmela Remigio in quelli di Donna Elvira e Anthony León come Don Ottavio. Il Coro del Teatro è diretto da Ciro Visco. Repliche il 22, 24 e 25 luglio.

TORNA ROBERTO BOLLE AND FRIENDS

Anche quest’anno torna la tradizionale serata di Roberto Bolle and Friends, a Caracalla per due appuntamenti: il 15 e 16 luglio. Le terme romane sono infatti una tappa imprescindibile dei tour dell’artista dal 2011. La serata è, come sempre, un viaggio nel repertorio classico e contemporaneo del balletto, in cui Bolle è accompagnato da grandi stelle internazionali.

IL SACRE DU PRINTEMPS DI PINA BAUSCH PER LA PRIMA VOLTA INTERPRETATO DA UNA COMPAGNIA ITALIANA

Nella prospettiva di un sempre maggiore sviluppo artistico del Corpo di Ballo della Fondazione capitolina, diretto da Eleonora Abbagnato, il 30 e il 31 luglio a Caracalla i danzatori del teatro affrontano uno dei capisaldi della storia della danza contemporanea: Le Sacre du printemps di Stravinskij nella celebre coreografia ideata da Pina Bausch nel 1975, che proprio quest’anno compie cinquant’anni. Per la prima volta una compagnia del nostro Paese si confronta con uno dei maggiori lasciti artistici della grande coreografa tedesca, cui viene affiancato un altro capolavoro come il Bolero di Ravel nella versione realizzata nel 1961 da Maurice Béjart, che si rifà all’idea originale del pezzo. Guest star Friedemann Vogel, che torna a Caracalla dopo il successo della Nuit romaine del 2024. Protagonista anche l’Orchestra dell’Opera di Roma diretta da Ido Arad. A questi due si aggiunge un altro titolo contemporaneo entrato nel repertorio della Compagnia nella stagione 2022/23: Within the Golden Hour di Christopher Wheeldon. Balletto in un atto, considerato una delle migliori creazioni del coreografo britannico, è una poesia per quattordici danzatori sulla partitura per archi composta da Ezio Bosso.

LA PASSIONE SENZA CONFINI DI OSVALDO GOLIJOV

Il Caracalla Festival 2025 si chiude con un brano sacro, La Pasión según San Marcos del compositore argentino Osvaldo Golijov, in programma al Teatro delle terme romane giovedì 7 agosto. La serata è una sintesi dei temi toccati nei vari appuntamenti in cartellone: sacro e umano, innovazione e tradizione, superamento del dualismo tra cultura “alta” e popolare. Golijov ricevette la commissione di questa Pasión per commemorare il 250esimo anniversario della morte di Bach. Non la accettò immediatamente: essendo ebreo, studiò prima per due anni il Nuovo Testamento. Ma il 5 settembre del 2000 il brano vide la luce a Stoccarda, accolto da una standing ovation di 25 minuti. Alex Ross sul ‘New Yorker’ scrisse che l’opera «cade come una bomba sulla credenza che la musica classica sia un’arte esclusivamente europea». Perché la vicenda evangelica è raccontata da un compositore argentino, nato da madre romena e da padre ucraino, vissuto in Israele e in America, influenzato dalle tradizioni musicali più diverse. Tutto questo confluisce mirabilmente nella sua Pasión según San Marcos, una pagina che abbatte steccati e supera ogni possibile etichetta, combinando stili provenienti tanto dall’America Latina quanto dall’Africa, proponendo un’esperienza artistica e spirituale senza limiti o confini. A dar corpo allo spirito di questa musica è chiamato il venezuelano Diego Matheuz, già interprete a Caracalla di Mass di Bernstein nel 2022, a capo delle masse artistiche dell’Opera di Roma, con il Coro diretto da Ciro Visco, cui si uniscono musicisti sudamericani e provenienti da culture diverse.

Per la creazione del Caracalla Festival 2025 si rinnova la collaborazione dell’Opera di Roma con la Soprintendenza Speciale di Roma cui si aggiunge quest’anno quella con il Parco Archeologico del Colosseo.

Biglietti in vendita presso il botteghino del Teatro dell’Opera di Roma e su Ticketone a partire dal 1° febbraio 2025.

UNA NUOVA FILLE DU RÉGIMENT FIRMATA DA DAMIANO MICHIELETTO DEBUTTA A MONACO DI BAVIERA 

  

Protagonisti sul palco Pretty Yende e Xabier Anduaga insieme all’attrice Sunnyi Melles nei panni della Duchesse de Crakentorp 

In scena al Nationaltheater dal 22 dicembre 2024 

Dopo il successo di Aida nel 2023, Damiano Michieletto torna alla Bayerische Staatsoper con una nuova produzione della Fille du régiment. L’ópera comique francese in due atti di Gaetano Donizetti su libretto di Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges e Jean-François Bayard viene messa in scena a Monaco a partire da domenica 22 dicembre 2024, a quasi novant’anni dalla sua ultima esecuzione. L’allestimento pone al centro la ricerca della propria identità. 

  

«La storia si muove tra due livelli: la natura e la città. La natura – racconta Michieletto – come simbolo di un mondo istintivo e spontaneo e la città come mondo di belle maniere e alta cultura. Lo spettacolo mette in contrapposizione questi due aspetti, con costumi stravaganti e personaggi allegri, che proprio alla fine si liberano dalle etichette sociali e possono assumere felicemente la propria identità». 

La direzione musicale è affidata a Stefano Montanari. La scenografia è di Paolo Fantin e il light design di Alessandro Carletti, entrambi già accanto al regista nel debutto bavarese del 2023. I costumi sono di Agostino Cavalca e le coreografie di Thomas Wilhelm. La drammaturgia è curata da Saskia Kruse e Mattia Palma. 

  

Sul palco il soprano Pretty Yende nella parte di Marie, il tenore Xabier Anduaga in quella dell’innamorato Tonio e Dorothea Röschmann nel ruolo della Marquise de Berkenfield. La celebre attrice Sunnyi Melles, protagonista del film Triangle of Sadness, premiato a Cannes con la Palma d’Oro, interpreta la Duchesse de Crakentorp. Misha Kiria è Sulpice. Completano il cast Martin Snell nella parte di Hortensius, Christian Rieger in quella del caporale e Dafydd Jones nei panni del paesano. 

  

Lo spettacolo è una coproduzione della Bayerische Staatsoper e del Teatro San Carlo di Napoli, dove andrà in scena dal 18 al 27 maggio 2025. 

Dal 12 ottobre 2024 al 19 giugno 2025: 9 titoli d’opera con 4 nuovi allestimenti, un titolo di balletto, 12 concerti sinfonici, 6 concerti di musica vocale da camera, tournée e attività culturali

INAUGURAZIONE DELLA STAGIONE LIRICA e BALLETTO

La Stagione di Lirica e Balletto con un’inaugurazione congiunta che vede protagonisti la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova e il Teatro Nazionale di Genova. In programma la doppia rappresentazione di Giro di vite, racconto di Henry James tradotto e adattato per il teatro di prosa da Carlo Sciaccaluga con la regia di Davide Livermore, e di The Turn of the Screw, opera in un prologo e due atti di Benjamin Britten tratta dal racconto di James, con la direzione di Riccardo Minasi – direttore musicale dell’Opera Carlo Felice – e la regia di Davide Livermore. Entrambe le nuove produzioni sono realizzate in collaborazione tra la Fondazione Teatro Carlo Felice, il Teatro Nazionale di Genova e il Palau de les Arts Reina Sofía di València.

TUTTI I TITOLI DELLA STAGIONE LIRICA e BALLETTO

Lucia di Lammermoor, dramma tragico in tre atti di Gaetano Donizetti, nell’Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna e l’ABAO-OLBE di Bilbao, sarà diretto da Francesco Ivan Ciampa per la regia di Lorenzo Mariani.

Giampaolo Bisanti sarà maestro concertatore e direttore de Il cappello di Paglia di Firenze, nella Nuova versione dell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice in collaborazione con l’Opéra Royal de Wallonie-Liège. Regia di Damiano Michieletto.

Lo schiaccianoci, balletto in due atti di Pëtr Il’ič Čajkovskij sarà interpretato dall’Armenian National Opera and Ballet Theatre, direttore

Karen Durgaryan,coreografia di Georgy Kovtun da Marius Petipa.

Con la direzione di Renato Palumbo e la regia di Giorgio Gallione, sarà in scena il melodramma in tre atti La traviata, di Giuseppe Verdi, nell’Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice.

Donato Renzetti – direttore emerito del Teatro – dirigerà Andrea Chénier, dramma storico in quattro quadri di Umberto Giordano, nell’Allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Bologna e dell’Opéra Garnier Monte-Carlo, con la regia di Pier Francesco Maestrini.

Nell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice, sarà in scena Falstaff , commedia lirica in tre atti di Giuseppe Verdi, per la direzione di Riccardo Minasi e la regia di Damiano Michieletto.

Die Liebe der Danae (L’amore di Danae), commedia mitologica in tre atti di Richard Strauss, nel Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice, sarà per la prima volta rappresentata nella versione originale con complessi artistici italiani. La direzione è affidata a Fabio Luisi – direttore onorario del Teatro –, con la regia di Laurence Dale.

Carmen, opéra-comique in quattro atti di Georges Bizet, sarà in scena nell’Allestimento della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, maestro concertatore e direttore Donato Renzetti, regia di Emilio Sagi.

Chiude la stagione lirica Die Zauberflöte (Il flauto magico), Singspiel in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart, Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, direzione di Giancarlo Andretta e regia di Daniele Abbado. Protagonisti, i Solisti dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale per cantanti lirici dell’Opera Carlo Felice diretta da Francesco Meli.

Tra i solisti in cast nella Stagione Lirica:

Karen Gardeazabal, Franco Vassallo, Nina Minasyan, Iván Ayón Rivas, Luca Tittoto, Marco Ciaponi, Nicola Ulivieri, Paolo Bordogna, Benedetta Torre, Olga Peretyatko, Francesco Meli, Roberto Frontali, Fabio Sartori, Amartuvshin Enkhbat, Maria Josè Siri, Ambrogio Maestri, Galeano Salas, Ernesto Petti, Erika Grimaldi, Caterina Sala, Sara Mingardo, Scott Hendricks, Angela Meade, John Matthew Myers, Piero Pretti, Annalisa Stroppa, Giuliana Gianfaldoni.

I direttori della Stagione Sinfonica:

Riccardo Minasi – direttore musicale del Teatro – Donato Renzetti – direttore emerito del Teatro, Wolfram Christ, Claudio Marino Moretti – Maestro del Coro dell’Opera Carlo Felice – Hartmut Haenchen, Leonhard Garms,

Da mercoledì 26 giugno alle ore 15.00, inizio della vendita degli abbonamenti

Da lunedì 1° luglio, inizio della vendita dei biglietti singoli

Info e biglietti: www.operacarlofelicegenova.it

«A conclusione di una Stagione lirico-sinfonica 2023/2024 che ha conseguito un enorme successo di pubblico e di critica – dichiara il Sovrintendente Claudio Orazi – vi è grande attesa per il cartellone artistico 2024/2025 che si annuncia ricco di nuove emozioni. Con il sostegno di decine di migliaia di spettatori, tra fedeli abbonati e tantissimi giovani, abbiamo raggiunto un ruolo di primo piano tra le istituzioni musicali nazionali ed internazionali attraverso una programmazione che spazia dalla musica barocca a quella contemporanea, assicurando la conservazione, la tutela e la valorizzazione del grande repertorio operistico italiano. Un progetto che, anche per la prossima Stagione, sarà condiviso con direttori e artisti di fama internazionale unitamente a registi che sono al vertice della ricerca di nuovi linguaggi dell’arte e della scena teatrale.

Un teatro fortemente impegnato nel coinvolgimento di un nuovo pubblico, impegno al quale contribuiscono, in forma motivata e crescente, il Ministero della Cultura, la Regione Liguria, il Comune di Genova ed il Gruppo Iren in qualità di soci fondatori. Al loro fianco risaltano le qualificate sponsorizzazioni di Banca Passadore, Intesa San Paolo, Esselunga. Di rilievo la qualità dei partner che, ad oggi, condividono e cooperano alle attività ed ai progetti del teatro: basti ricordare il Teatro Nazionale di Genova, l’Università, il Conservatorio e l’Accademia di Belle Arti di Genova, cui si aggiungono l’Ufficio Scolastico Regionale, l’Arcidiocesi di Genova, la Gog, il Premio Paganini.

In ambito territoriale, con la stagione di Liguria Musica, sono decine i Comuni che collaborano stabilmente con il teatro; da Imperia a La Spezia, da Rapallo a Monterosso, da Alessandria a Novi Ligure e molti altri. Al forte radicamento territoriale, sinonimo di identità e memoria, si aggiungono rilevanti collaborazioni internazionali quali quelle con la Royal Opera House di Muscat, il National Centre for the Performing Arts di Pechino, l’Opera di Montecarlo, l’Opera di Parigi, il Teatro Nazionale di Zagabria, il Teatro alla Scala, la Columbia University e la Saint Patrick’s Old Cathedral di New York. Collaborazioni queste ultime cui si aggiungerà un nuovo progetto dedicato all’Euro-Mediterraneo, a partire dalla città di Tangeri.

Sulla base di tali risultati è intenzione del teatro crescere ancora, nel solco di una Fondazione Lirica a “carattere policentrico” che oggi gestisce direttamente diversi luoghi di spettacolo (Teatro Carlo Felice, Teatro della Gioventù, Teatro Auditorium Montale, Foyer del Teatro, Teatro ai Parchi di Nervi) e collaborazioni in Italia e nel Mondo con decine di altre istituzioni. Tutto questo è possibile, grazie all’impegno dei lavoratori di tutti i comparti e ad un formidabile team artistico composto da Fabio Luisi (direttore onorario), Donato Renzetti (direttore emerito), Riccardo Minasi (direttore musicale)».

«Una nuova Stagione artistica in cui non mancano solisti e direttori di spessore con la nota Orchestra dell’Opera Carlo Felice e tantissime collaborazioni che sapranno coinvolgere non solo tutti gli appassionati, ma quel folto pubblico composto da tanti giovani che l’Opera Carlo Felice ha saputo attrarre in questi anni insieme ai grandi talenti dell’Accademia di alto perfezionamento – dice il presidente ad interim della Regione Liguria Alessandro Piana. Una Stagione all’insegna del nuovo e della tradizione con un programma molto ricco. Un omaggio a capolavori immortali della lirica, con allestimenti prestigiosi, versioni originali e tematiche che continuano ad emozionare il pubblico di ogni età. E accanto proposte che testimoniano l’impegno del nostro Teatro nel promuovere la creatività e l’innovazione come è ben evidente nell’inaugurazione congiunta, che si svolgerà il 12 ottobre, tra Opera Carlo Felice e Teatro Nazionale di Genova, con la messa in scena del dittico Giro di vite – The Turn of the Screw dando modo al pubblico genovese di cogliere ogni legame tra prosa e versione musicale. Un’importante proposta a livello nazionale che testimonia la collaborazione tra istituzioni, portata avanti con grande successo in questi anni.

Anche per questo siamo certi che le emozioni non mancheranno sia nelle rappresentazioni liriche sia nei concerti sinfonici e sinfonico-corali, nei concerti di musica vocale da camera, negli eventi su tutto il territorio ligure e nel progetto di promozione internazionale a New York che sarà un vero e proprio ponte tra culture diverse all’insegna dell’arte. Ogni serata rappresenterà un’occasione unica per vivere la magia della musica dal vivo in uno dei teatri più prestigiosi e suggestivi d’Italia che ha saputo nel tempo rinnovarsi continuamente e affacciarsi a tanti palcoscenici internazionali».

La Stagione di Lirica e Balletto

• Sabato 12 ottobre 2024 si terrà l’inaugurazione congiunta della Stagione Lirica e Balletto dell’Opera Carlo Felice Genova e della Stagione Teatrale del Teatro Nazionale di Genova con The Turn of the Screw racconto scritto da Henry James nel 1898 – alternando un adattamento teatrale in prosa fedele al testo originale e la versione musicata da Benjamin Britten in un unico allestimento presso il Teatro Ivo Chiesa. Tale importante iniziativa è unica a livello nazionale ed in linea con gli obiettivi statutari del Carlo Felice tesi alla cooperazione integrata tra istituzioni culturali. Il dittico si apre con Giro di vite, traduzione e adattamento di Carlo Sciaccaluga, Produzione del Teatro Nazionale in collaborazione con la Fondazione Teatro Carlo Felice e il Palau de les Arts Reina Sofía di València, con la regia di Davide Livermore, le scene di Manuel Zuriaga, i costumi di Mariana Fracasso, le luci di Antonio Castro e le musiche di Giua e Mario Conte; interpreti, Linda Gennari (Istitutrice), Gaia Aprea (Mrs. Grose), Aleph Viola (Peter Quint), Virginia Campolucci (Miss Jessel), Ludovica Iannetti (Flora), Luigi Bignone (Miles). A seguire, verrà rappresentata The Turn of the Screw, opera in un prologo e due atti di Benjamin Britten su libretto di Myfawny Piper dal racconto di James, nel Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice in collaborazione con il Teatro Nazionale e con il Palau de les Arts Reina Sofía. La direzione sarà affidata a Riccardo Minasi, direttore musicale dell’Opera Carlo Felice Genova al 2022, i cui recenti e imminenti debutti sinfonici includono i Berliner Philharmoniker, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la Gürzenich-Orchester Köln, la Staatskapelle Dresden, la Royal Concertgebouw Orchestra, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, la Swedish Radio Symphony Orchestra, la Frankfurt Radio Symphony Orchestra e la Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra. La regia sarà curata da Davide Livermore, con le scene di Manuel Zuriaga, i costumi di Mariana Fracasso e le luci di Antonio Castro; interpreti:  Valentino Buzza (Quint), Karen Gardeazabal (The Governess), Oliver Barlow (Miles), Lucy Barlow (Flora), Polly Leech (Mrs. Grose), Marianna Mappa (Miss Jessel). Commenta Davide Livermore: «Ho la gioia enorme di potervi raccontare che il Teatro Nazionale e l’Opera Carlo Felice inaugureranno congiuntamente le Stagioni con Giro di vite di Henry James, lo stesso titolo, che ho l’onore di mettere in scena sia nella versione di prosa per il Teatro Nazionale sia nella versione operistica di Benjamin Britten per il Carlo Felice. Ne sono entusiasta, è un modo per sottolineare quanto è fondamentale fare sistema, quanto è fondamentale che le eccellenze di una città non si isolino in una roccaforte, ma che continuino invece a desiderare di essere a disposizione della cittadinanza con progettualità, con apertura e con idee. Sono grato al Carlo Felice per aver accolto questa idea, organizzandola insieme a noi in piena collaborazione di spirito. Ringrazio nuovamente il Sovrintendente Claudio Orazi e il Direttore artistico Pierangelo Conte.»

• Lucia di Lammermoor, dramma tragico in tre atti di Gaetano Donizetti, su libretto di Salvatore Cammarano dal romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott, sarà in scena a partire da venerdì 15 novembre nell’Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna e con l’ABAO-OLBE di Bilbao. Francesco Ivan Ciampa sarà alla direzione dell’Orchestra e del Coro dell’Opera Carlo Felice, con la regia di Lorenzo Mariani, le scene di Maurizio Balò, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Linus Fellbom. Il cast si compone di: Franco Vassallo (Enrico), Nina Minasyan (Lucia), Iván Ayón Rivas (Edgardo), Paolo Antognetti (Arturo), Luca Tittoto (Raimondo), Alena Sautier (Alisa) e Manuel Pierattelli (Normanno).

• A partire da venerdì 13 dicembre, sarà in scena la Nuova versione dell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice in collaborazione con l’Opéra Royal de Wallonie-Liège de Il cappello di paglia di Firenze, farsa musicale in quattro atti di Nino Rota su libretto proprio e di Ernesta Rinaldi da Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Laviche e Marc Michel.  Giampaolo Bisanti sarà alla direzione dell’Orchestra e del Coro dell’Opera Carlo Felice, con la regia di Damiano Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Luciano Novelli. Nel cast: Marco Ciaponi (Fadinard), Nicola Ulivieri (Nonancourt), Paolo Bordogna (Beaupertuis / Emilio), Didier Pieri (Lo zio Vezinet), David Ferri Durà (Felice), Blagoj Nacoski (Achille di Rosalba / Una guardia), Benedetta Torre (Elena), Giulia Bolcato (Anaide), Marika Colasanto (La modista), Sonia Ganassi (La Baronessa di Champigny).

• Lo schiaccianoci, balletto in due atti di Pëtr Il’ič Čajkovskij dal racconto Nußknacker und Mausekönig di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, sarà in scena da sabato 21 dicembre. Con la direzione di Karen Durgaryan, il corpo di ballo dell’Armenian National Opera and Ballet Theatre sarà interprete della coreografia di Georgy Kovtun da Marius Petipa, scene e costumi di Vyacheslav Okunev.

• Da domenica 12 gennaio 2025 sarà in scena La traviata, melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave dal romanzo La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, nell’Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice. La direzione sarà affidata a Renato Palumbo, per la regia di Giorgio Gallione, con le scene e i costumi di Guido Fiorato e le luci di Luciano Novelli. A dare vita ai protagonisti dell’opera: Olga Peretyatko / Elena Schirru (14, 16, 18) (Violetta Valery), Carlotta Vichi (Flora Bervoix), Chiara Polese (Annina), Francesco Meli / Klodjan Kaçani (14, 16, 18) (Alfredo Germont), Roberto Frontali / Leon Kim (14, 16, 18) (Giorgio Germont), Roberto Covatta (Gastone), Claudio Ottino (Barone Douphol), Andrea Porta (Marchese d’Obigny), Francesco Milanese (Dottor Grenvil).

• Il dramma storico in quattro quadri Andrea Chénier, di Umberto Giordano su libretto di Luigi Illica, sarà in scena da giovedì 6 febbraio nell’Allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Bologna e dell’Opéra Garnier Monte-Carlo. Torna sul podio del Carlo Felice Donato Renzetti – direttore emerito del Teatro, tra i più stimati direttori d’orchestra della scuola italiana. Durante la sua carriera, Renzetti ha diretto molte delle più prestigiose orchestre, tra cui la London Sinfonietta, la London Philharmonic, la Philharmonia Orchestra, la English Chamber Orchestra, la DSO Berlin, la Tokyo Philharmonic, l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestra Rai, la Dallas Symphony, la Belgian Radio and Television Orchestra a Bruxelles, l’Orchestre National du Capitol de Toulouse e l’Orchestre National de Lyon. La regia è affidata a Pier Francesco Maestrini, con le scene e i video di Nicolás Boni, i costumi di Stefania Scaraggi e le luci di Daniele Naldi. Il cast si compone di Fabio Sartori (Andrea Chénier), Amartuvshin Enkhbat / Stefano Meo (9, 12) (Carlo Gérard), Maria Josè Siri (Maddalena di Coigny), Cristina Melis (La mulatta Bersi), Siranush Khachatryan (La contessa di Coigny), Manuela Custer (Madelon), Nicolò Ceriani (Roucher), Matteo Peirone (Fléville), Marco Camastra (Fouquier Tinville), Luciano Roberti (Matthieu), Didier Pieri (Un incredibile), Gianluca Sorrentino (L’abate), Andrea Porta (Schmidt).

• Nell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, sarà in scena da venerdì 7 marzo la commedia lirica in tre atti Falstaff, di Giuseppe Verdi, su libretto di Arrigo Boito dalla commedia The Merry Wives of Windsor e dal dramma The History of Henry the Fourth di William Shakespeare. Riccardo Minasi tornerà alla direzione, per la regia di Damiano Michieletto e con le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti. Nel cast figurano Ambrogio Maestri (Sir John Falstaff), Ernesto Petti (Ford), Galeano Salas (Fenton), Blagoj Nacoski (Dottor Caius), Cristiano Olivieri (Bardolfo), Luciano Leoni (Pistola), Erika Grimaldi (Alice Ford), Caterina Sala (Nannetta), Sara Mingardo (Mrs. Quickly), Paola Gardina (Mrs. Meg Page).

Commenta Damiano Michieletto: «Vi mando un saluto e faccio un grande in bocca al lupo all’Opera Carlo Felice, al Direttore artistico Pierangelo Conte e al Sovrintendente Claudio Orazi, per una Stagione ricca di successi e ricca di vita sul palcoscenico per il pubblico di Genova. Pubblico che sono molto contento di ritrovare con i due spettacoli Il cappello di paglia di Firenze e Falstaff. La prima produzione è della Fondazione Teatro Carlo Felice e torna a distanza di anni in una veste nuova, con cambiamenti nell’impianto scenico e nei movimenti del coro,  per proporre una ripresa che sia allo stesso tempo qualcosa di diverso e con qualche idea nuova. Falstaff è un’altra opera a cui sono molto legato e questo allestimento pone l’opera di Verdi a contatto con la vita e con l’idea di anzianità del compositore, a questo proposito è ambientata nella casa di riposo che Verdi fece costruire proprio per gli artisti ormai sulla via del tramonto, come è Falstaff. Sono due spettacoli che spero possano incontrare il gusto del pubblico, emozionare, divertire, e trasmettere la bellezza dello spettacolo dal vivo, un contatto diretto con il pubblico e con le sue emozioni. Un grande in bocca al lupo a tutti i dipendenti e le maestranze dell’Opera Carlo Felice, ci vediamo nella vostra città!»

• Da domenica 6 aprile sarà in scena – in prima rappresentazione italiana della versione originale con complessi artistici italianiDie Liebe der Danae (L’amore di Danae), commedia mitologica in tre atti di Richard Strauss su libretto di Joseph Gregor. La direzione è affidata a Fabio Luisi – direttore onorario dell’Opera Carlo Felice, direttore musicale della Dallas Symphony Orchestra, direttore principale della Danish National Symphony, direttore emerito dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e direttore principale della NHK Symphony Orchestra di Tokyo – e a Michael Zlabinger, che sarà sul podio nella recita di mercoledì 16 aprile. Dopo il successo di A Midsummer Night’s Dream, titolo inaugurale della Stagione 2023-2024, Laurence Dale cura la regia del Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice, con le scene e i costumi di Gary McCann e le luci di John Bishop. A dare vita ai protagonisti dell’opera: Scott Hendricks (Jupiter), Timothy Oliver (Merkur), Tuomas Katajala (Pollux), Angela Meade (Danae), Valentina Farcas (Xanthe), John Matthew Myers (Midas), Albert Memeti (Erste König), Eamonn Mulhall (Zweite König), Nicolas Legoux (Dritte König), Giovanni Battista Parodi (Vierte König), Anna Graf (Semele), Agnieszka Adamczak (Europa), Hagar Sharvit (Alkmene), Valentina Stadler (Leda).

Commenta Fabio Luisi: «Sono felicissimo di presentare per la prima volta in Italia l’ultima opera di Richard Strauss, L’amore di Danae, che rappresenta in un certo senso un testamento spirituale e drammaturgico del compositore bavarese. Sempre oscillando, come nei suoi capolavori Arianna a Nasso e La donna senz’ombra fra mitologia e mito, fra commedia e rappresentazione sacra, fra buffo e tragico, Strauss dipinge un poliedrico ed a tratti spietato ritratto delle passioni e delle debolezze umane, con un linguaggio musicale complesso e maturo. Ringrazio l’Opera Carlo Felice per il coraggio nel voler produrre questo progetto».

Laurence Dale: «L’anno scorso ho avuto un’esperienza meravigliosa con la regia di A Midsummer Night’s Dream di Benjamin Britten all’Opera Carlo Felice Genova. Non c’è complimento più grande che essere nuovamente invitato, e sono molto felice di tornare a Genova per lavorare insieme ai colleghi e agli amici del Teatro a un progetto per me ancora più difficile. Si tratta di Die Liebe der Danae, penultima opera di Richard Strauss. Anche questa volta abbiamo un meraviglioso direttore musicale, Fabio Luisi, esperto in questo repertorio, che conosco da molto tempo e con il quale sono molto contento di lavorare per la prima volta. Per questa produzione molto complessa sul piano vocale abbiamo inoltre gli interpreti più adatti. Die Liebe der Danae è una commedia, caso raro per Strauss se pensiamo a Salome o Elektra, è quindi una bella un’opportunità per realizzare una commedia con una musica di grande ricchezza e invenzione. La protagonista dell’opera è la principessa Danae, della quale Giove è sinceramente innamorato. Danae adora l’oro, così Giove fingere di essere Mida, che può trasformare tutto in oro. Danae dovrà scegliere tra il vero amore e la ricchezza, e alla fine troverà l’amore. Non vedo l’ora di tornare a Genova!»

Carmen, opéra-comique in quattro atti di Georges Bizet su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy dalla novella di Prosper Mérimée, nell’Allestimento della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, sarà in scena da venerdì 16 maggio. Donato Renzetti sarà maestro concertatore e direttore, con la regia di Emilio Sagi, le scene di Daniel Bianco, i costumi di Renata Schussheim e le luci di Eduardo Bravo. Il cast si compone di: Piero Pretti / Amadi Lagha (17, 24) (Don Josè), Luca Tittolo / Abramo Rosalen (17, 24) (Escamillo), Saverio Fiore (Le Dancaire), Armando Gabba (Le Remendado), Paolo Ingrasciotta (Morales), Luca Dall’Amico (Zuniga), Annalisa Stroppa / Caterina Piva (17, 24) (Carmen), Giuliana Gianfaldoni / Angela Nisi (17, 24) (Micaela), Vittoriana De Amicis (Frasquita), Alessandra Della Croce (Mercedes).

• In chiusura di Stagione, Die Zauberflöte (Il flauto magico), Singspiel in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Emanuel Schikaneder, sarà rappresentato da venerdì 13 giugno nell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice. Direzione di Giancarlo Andretta, regia di Daniele Abbado, scene di Lele Luzzati, costumi di Santuzza Calì e luci di Luciano Novelli. Saranno i Solisti dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale dell’Opera Carlo Felice Genova a interpretare i personaggi mozartiani, nell’ambito di un progetto formativo che anche nella quinta edizione dell’Accademia – nata nel 2020 – prevede il debutto degli allievi nell’ultimo titolo della Stagione Lirica. Commenta Daniele Abbado: «Sono molto contento di riprendere Il flauto magico realizzato con Lele Luzzati nel 2002, è un’occasione molto importante per ricordare l’artista straordinario che è stato. Conobbi Lele durante gli anni di formazione e diventammo amici, quando lui mi dette fiducia nei miei primi anni come regista fu per me un grande onore. Insieme lavorammo ad un film d’animazione con Giulio Giannini, a uno spettacolo per bambini su testi di Bruno Munari, e poi realizzammo Il flauto per il Carlo Felice di Genova. Ricordo un lungo periodo di progettazione serena e positiva, tanti incontri che si svolgevano quasi sempre a casa di Lele a Genova tra confronti, discussioni e ricerca. Per me era la prima volta, invece Lele Luzzati aveva già lavorato a Il flauto magico in diverse occasioni, era evidente che ci fosse uno sposalizio poetico tra il mondo artistico di Lele e quest’opera, fu molto stimolato a trovare soluzioni scenotecniche nuove, inaspettate e interessanti. Anche il periodo di prove fu sereno, con un ottimo cast e un bravissimo direttore. Lo spettacolo nacque bene e venne apprezzato dal pubblico. Il ricordo è molto forte e sono felice di avere la possibilità di ricostruire questo spettacolo e ritrovare un’altra volta Lele Luzzati».

I titoli La traviata (1853), Andrea Chénier (1896), Falstaff (1893) e Carmen (1875), si inseriscono nell’ambito del progetto culturale “Genova nell’Ottocento”, tema protagonista del 2025 genovese, che nel corso dell’anno verrà declinato attraverso diverse attività del Comune di Genova e delle Istituzioni culturali del territorio.

Donato Renzetti: «La Stagione passata 2023-24 ha avuto un notevole riscontro positivo, non solo da parte della critica cittadina, nazionale e internazionale, ma anche e soprattutto del pubblico, sempre più numeroso. Il successo non è stato solo delle produzioni alle cui ho partecipato – A Midsummer Night’s Dream che poi è stata ripresa alla Royal Opera House di Muscat, Werther, e la prima mondiale di Édith – ma anche di tutte le opere in cartellone, che hanno avuto notevoli consensi. Ciò è dovuto alla progettazione e all’ideazione della Stagione, e alla sinergia tra il Sovrintendente Claudio Orazi e il Direttore artistico Pierangelo Conte. Non ci si è fermati solo alla Stagione Lirica in Teatro, un altro grande traguardo è stato quello di portare numerosi concerti in tutta la Regione Liguria, con musica da camera, sacra, contemporanea, spaziando quindi in tutti i campi della musica. Importante è stata anche la scoperta di giovani talenti, direttori, solisti, e i cantanti con la nostra Accademia. Una particolarità che ha solo Genova è la disposizione a collaborare con i giovani, dalle scuole medie alle superiori e all’università: ad ogni spettacolo abbiamo visto numerosi studenti. La cultura fa parte della nostra storia, a partire dalle scuole, e un popolo senza cultura non ha sicuramente futuro. La nuova Stagione ricalcherà l’idea della Stagione passata. Io dirigerò tre programmi sinfonici e due opere molto importanti del nostro repertorio: Andrea Chénier e Carmen. C’è un rapporto straordinario con le maestranze, con l’Orchestra e con il Coro, ma anche con i Tecnici e tutti i lavoratori del Teatro, che ringrazio. Il lavoro e il successo sono di tutte le maestranze, perché tutti collaborano. Sono convinto che la Stagione sarà positiva, accorrete numerosi: “senza musica la vita sarebbe un errore”!»