Daniele Gatti sceglie il Falstaff di Strehler per il suo ritorno con un’opera alla Scala

Il direttore milanese manca dalla buca scaligera dai Meistersinger del 2017, pur essendo tornato regolarmente in concerto. Lo spettacolo di Strehler è ripreso da Marina Bianchi,

protagonisti Ambrogio Maestri, Rosa Feola, Luca Micheletti, Marianna Pizzolato,

Juan Francisco Gatell, Martina Belli e Rosalia Cid.

Torna in scena con sette recite dal 16 gennaio al 7 febbraio Falstaffdi Giuseppe Verdi nello spettacolo concepito dal regista Giorgio Strehler e dallo scenografo Ezio Frigerio per l’inaugurazione della Stagione 1980/81 diretta da Lorin Maazel e più volte rappresentato sotto la direzione di Riccardo Muti. La regia è ripresa da Marina Bianchi.

Sul podio Daniele Gatti, che con l’ultimo capolavoro di Verdi torna a dirigere un’opera alla Scala dopo molti anni di presenza solo sinfonica: l’ultimo titolo furono Die Meistersinger von Nürnberg nel 2017. Gatti aveva già diretto Falstaff alla Scala nel 2015 nello spettacolo di Robert Carsen, e davvero l’opera torna come un appuntamento ricorrente in diverse fasi del suo percorso artistico: da spettatore in galleria alla Scala nel 1980, in versione semiscenica a Santa Cecilia nel 1997 a Bologna nel 2001 con la regia di Pizzi, poi alla Staatsoper di Vienna, a Zurigo, al Théâtre des Champs Elysées con la regia di Mario Martone nel 2010, a Londra nel 2012, con lo spettacolo di Carsen ripreso ad Amsterdam nel 2014 e alla Scala nel 2015.

Gatti, che lo scorso dicembre ha diretto la Petite Messe Solennelle di Rossini per il Concerto di Natale, sarà sul podio anche per due appuntamenti mahleriani: il 10, 14 e 16 febbraio per la Stagione Sinfonica con la Sinfonia n° 10 nel completamento di Deryck Cooke, e l’8 settembre con la Sinfonia n° 5 insieme alla Staatskapelle Dresden di cui è Direttore Principale dal 2024.

Nel ruolo del titolo torna Ambrogio Maestri, che alla Scala è stato Falstaff con Riccardo Muti nel 2001 e 2004, con Daniel Harding nel 2013 e con Zubin Mehta nel 2017, ma è stato presenza costante in un repertorio che va dall’Elisir d’amore a Adriana Lecouvreur. Attesissima Alice Ford è Rosa Feola, che dopo il debutto scaligero nella Gazza Ladra diretta da Chailly aveva cantato Nannetta nel Falstaff diretto da Zubin Mehta, prima di diventare una delle voci più apprezzate dal pubblico scaligero in un repertorio che va da Mozart a Rossini e Donizetti. Attesa anche per il ritorno alla Scala nei panni di Ford di Luca Micheletti: attore, regista e cantante, Micheletti è una delle figure più sorprendenti del panorama del teatro italiano di oggi. Miss Quickly è Marianna Pizzolato, una voce importante che alla Scala si è ascoltata soltanto nel Ritorno di Ulisse in patria nel 2011; Nannetta è Rosalia Cid, soprano cresciuto al Maggio Musicale e già ascoltata a Milano come Voce dal cielo e come Lisette nel Don Carlo e nella Rondine diretti da Riccardo Chailly, e il suo Fenton è Juan Francisco Gatell, tenore che alla Scala ha cantato in un repertorio che spazia dal Viaggio a Reims al Don Giovanni e a Lucia di Lammermoor. La terza comare, Meg Page, ha la voce del mezzosoprano Martina Belli, che tornerà in stagione anche come Maddalena in Rigoletto.     

Antonino Siragusa, dopo tante occasioni rossiniane, torna alla Scala nei panni del Dottor Cajus, mentre Bardolfo e Pistola sono Christian Collia e Marco Spotti.

L’8 gennaio alle 18 nel Ridotto dei Palchi Pietro Mioli terrà un incontro dal titolo “Elogio della leggerezza” per il ciclo “Prima delle prime” promosso dagli Amici della Scala. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.

Un’ora prima dell’inizio di ogni recita, presso il Ridotto dei Palchi “A. Toscanini”, per gli spettatori muniti di biglietto si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Raffaele Mellace.

Falstaff – spiega il Maestro Gatti a Elisabetta Fava che lo ha intervistato per “La Scala – Rivista del Teatro” – è un unicum: non c’è niente di simile che lo preceda né che lo segua (a parte forse Gianni Schicchi); rimane una meravigliosa stella solitaria, che neanche Aida e Otello fanno presagire. La sua struttura, il dettato musicale che scorre, il trattamento delle voci non hanno precedenti. Sopravvivono ancora alcuni momenti incasellati come “arie”: il monologo di Ford; l’aria “Quand’ero paggio del duca di Norfolk”, una delle più brevi mai scritte; e ancora nell’ultimo quadro i due assoli di Fenton (il sonetto) e Nannetta (come regina delle fate). Ma pur essendo pezzi chiusi, sono pensati tutti in modo nuovo, come attimi di sospensione. Interessante anche che siano proprio i due giovani gli unici veri destinatari delle strutture tradizionali, perché in fondo anche il monologo di Ford è formalmente aperto”.

Maestri ricorda il suo primo Falstaff, costruito con Muti e Strehler, nell’intervista a Luca Baccolini, sempre sulla Rivista del Teatro: “Con Muti ho costruito il personaggio per quasi un anno, una cura, un cesello, una pazienza che oggi non esistono più. In pratica, ho avuto a disposizione la Scala per un anno, o meglio: per un anno hanno investito tempo ed energie su di me. Per costruire fisicamente il personaggio non hanno trascurato niente: con m’e lavorava Marise Flach, che ha collaborato a lungo con Strehler, una maestra nell’arte dell’espressione corporea. Mi fece provare e riprovare persino come mi alzavo dalla sedia o come aprivo una porta. Perché? Perché era evidente che all’epoca lo facevo come un trentenne. Oggi, che di anni ne ho 54, mi viene tutto più naturale”.

Al Teatro alla Scala la Petite messe con Daniele Gatti per celebrare il Natale

Tutto esaurito per il Maestro milanese che torna alla Scala il 21 dicembre con la versione per orchestra dell’ultimo capolavoro di Gioachino Rossini.

Cantano Mariangela Sicilia, Vasilisa Berzhanskaya, Yijie Shi e Michele Pertusi

Sabato 21 dicembre Daniele Gatti torna al Teatro alla Scala per dirigere il Concerto di Natale: sui leggii la Petite messe solennelle di Gioachino Rossini con un formidabile quartetto di solisti: Mariangela Sicilia, Vasilisa Berzhanskaya, Yijie Shi e Michele Pertusi insieme al Coro del Teatro alla Scala diretto da Alberto Malazzi. Il Maestro ha scelto di portare alla Scala la versione orchestrale della Messa, originariamente concepita per soli, coro, due pianoforti e harmonium, che ha già diretto con i complessi di Santa Cecilia a Roma e in tournée, e finora mai eseguita al Piermarini.

Daniele Gatti, che lo scorso aprile ha diretto la Filarmonica nella Nona di Mahler per la Stagione Sinfonica del Teatro, tornerà alla Scala nei prossimi mesi con altri tre appuntamenti. Il primo, dal 16 gennaio, è Falstaff di Giuseppe Verdi nella ripresa del celebre allestimento di Giorgio Strehler che aprì la Stagione 1980/81 con Lorin Maazel sul podio e fu più volte ripreso da Riccardo Muti. L’ultima opera diretta da Gatti alla Scala sono Die Meistersinger von Nürnberg di Wagner nel 2017, ma nel 2015 aveva lasciato il segno la sua lettura proprio di Falstaff, nell’allestimento di Robert Carsen. Dal 10 febbraio Gatti tornerà a Mahler dirigendo la Decima sinfonia nella ricostruzione di Deryck Cooke per la Stagione Sinfonica: l’8 settembre sarà la volta della Quinta con la Sächsische Staatskapelle Dresden, di cui da quest’anno il Maestro è Direttore Principale.

Ma l’interesse del concerto di Natale si concentra anche sulle voci: dopo le prove come Magda nella Rondine diretta da Riccardo Chailly e nel recente concerto per il Centenario, Mariangela Sicilia si è imposta come autentica rivelazione dell’anno pucciniano, ed è particolarmente attesa a questo appuntamento con Rossini. Rossini è autore d’elezione per Vasilisa Berzhanskaya, che si è messa in luce in recenti apparizioni al ROF ed è in questi giorni applauditissima Preziosilla nella Forza del destino diretta da Riccardo Chailly alla Scala, in attesa di tornare come Adalgisa in Norma diretta da Fabio Luisi. Legato al ROF è anche Yijie Shi, proveniente dalla locale Accademia Rossiniana e oggi ospite regolare di teatri come il Metropolitan, San Francisco, la Fenice di Venezia e il Maggio Fiorentino. Infine, proprio a un Concerto di Natale, quello del 1997 diretto da Riccardo Muti, risale il debutto scaligero del grande Michele Pertusi (che riascolteremo presto come Oroveso in Norma): sui leggii c’erano la preghiera da Mosé di Rossini ma anche La forza del destino con ‘La vergine degli angeli’ che lo vedeva accanto ad Andrea Rost.

Rossini scrisse la Petite messe solennelle a Passy nel 1863 per coro, soli, due pianoforti e harmonium. Dei cosiddetti Péchés de vieillesse questa pagina condivide le dimensioni intime e il garbo ironico, sottolineato dalle numerose e celebri annotazioni d’autore culminanti nella celebre lettera al buon Dio: “Bon Dieu, La voilà terminée cette pauvre petite Messe. Est-ce bien de la musique sacrée que je viens de faire ou bien de la Sacrée musique? J’étais né pour L’Opera Buffa, tu Le sais bien! Peu de science un peu de coeur tout est la. Sois donc Beni, et accorde moi Le Paradis”. L’ironia non cancella tuttavia un’ispirazione religiosa autentica e accorata, e le dimensioni ridotte non diminuiscono il valore musicale di un capolavoro che i grandi compositori del primo Novecento avrebbero sentito come un’anticipazione. Sempre legato alla prima versione cameristica, Rossini desiderava nondimeno che la sua espressione di fede potesse essere eseguita in chiesa e per questo era necessaria un’orchestrazione. Le testimonianze ci parlano di un compositore preoccupato che altri potessero orchestrare la Messa dopo la sua morte e insieme riluttante ad accettare la prassi liturgica del tempo, che vietava a voci dei due sessi di cantare fianco a fianco in chiesa. Di fatto la nuova versione, ultimata presumibilmente nel 1867, non fu eseguita se non nel 1869, dopo la morte di Rossini e non in una basilica ma al Théâtre Italien.  

Sabato 21 dicembre 2024 ~ ore 20

Concerto di Natale

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

Daniele Gatti, direttore

Mariangela Sicilia, soprano

Vasilisa Berzhanskaya, mezzosoprano

Yijie Shi, tenore

Michele Pertusi, basso

Gioachino Rossini

Petite messe solennelle

per quattro voci, coro e orchestra

Alberto Malazzi, Maestro del Coro

Prezzi: da 180 a 30 euro

Infotel 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org

Al Teatro alla Scala la Petite messe con Daniele Gatti per celebrare il Natale

Tutto esaurito per il Maestro milanese che torna alla Scala il 21 dicembre

con la versione per orchestra dell’ultimo capolavoro di Gioachino Rossini.

Cantano Mariangela Sicilia, Vasilisa Berzhanskaya, Yijie Shi e Michele Pertusi

Sabato 21 dicembre Daniele Gatti torna al Teatro alla Scala per dirigere il Concerto di Natale: sui leggii la Petite messe solennelle di Gioachino Rossini con un formidabile quartetto di solisti: Mariangela Sicilia, Vasilisa Berzhanskaya, Yijie Shi e Michele Pertusi insieme al Coro del Teatro alla Scala diretto da Alberto Malazzi. Il Maestro ha scelto di portare alla Scala la versione orchestrale della Messa, originariamente concepita per soli, coro, due pianoforti e harmonium, che ha già diretto con i complessi di Santa Cecilia a Roma e in tournée, e finora mai eseguita al Piermarini.

Daniele Gatti, che lo scorso aprile ha diretto la Filarmonica nella Nona di Mahler per la Stagione Sinfonica del Teatro, tornerà alla Scala nei prossimi mesi con altri tre appuntamenti. Il primo, dal 16 gennaio, è Falstaff di Giuseppe Verdi nella ripresa del celebre allestimento di Giorgio Strehler che aprì la Stagione 1980/81 con Lorin Maazel sul podio e fu più volte ripreso da Riccardo Muti. L’ultima opera diretta da Gatti alla Scala sono Die Meistersinger von Nürnberg di Wagner nel 2017, ma nel 2015 aveva lasciato il segno la sua lettura proprio di Falstaff, nell’allestimento di Robert Carsen. Dal 10 febbraio Gatti tornerà a Mahler dirigendo la Decima sinfonia nella ricostruzione di Deryck Cooke per la Stagione Sinfonica: l’8 settembre sarà la volta della Quinta con la Sächsische Staatskapelle Dresden, di cui da quest’anno il Maestro è Direttore Principale.

Ma l’interesse del concerto di Natale si concentra anche sulle voci: dopo le prove come Magda nella Rondine diretta da Riccardo Chailly e nel recente concerto per il Centenario, Mariangela Sicilia si è imposta come autentica rivelazione dell’anno pucciniano, ed è particolarmente attesa a questo appuntamento con Rossini. Rossini è autore d’elezione per Vasilisa Berzhanskaya, che si è messa in luce in recenti apparizioni al ROF ed è in questi giorni applauditissima Preziosilla nella Forza del destino diretta da Riccardo Chailly alla Scala, in attesa di tornare come Adalgisa in Norma diretta da Fabio Luisi. Legato al ROF è anche Yijie Shi, proveniente dalla locale Accademia Rossiniana e oggi ospite regolare di teatri come il Metropolitan, San Francisco, la Fenice di Venezia e il Maggio Fiorentino. Infine, proprio a un Concerto di Natale, quello del 1997 diretto da Riccardo Muti, risale il debutto scaligero del grande Michele Pertusi (che riascolteremo presto come Oroveso in Norma): sui leggii c’erano la preghiera da Mosé di Rossini ma anche La forza del destino con ‘La vergine degli angeli’ che lo vedeva accanto ad Andrea Rost.

Rossini scrisse la Petite messe solennelle a Passy nel 1863 per coro, soli, due pianoforti e harmonium. Dei cosiddetti Péchés de vieillesse questa pagina condivide le dimensioni intime e il garbo ironico, sottolineato dalle numerose e celebri annotazioni d’autore culminanti nella celebre lettera al buon Dio: “Bon Dieu, La voilà terminée cette pauvre petite Messe. Est-ce bien de la musique sacrée que je viens de faire ou bien de la Sacrée musique? J’étais né pour L’Opera Buffa, tu Le sais bien! Peu de science un peu de coeur tout est la. Sois donc Beni, et accorde moi Le Paradis”. L’ironia non cancella tuttavia un’ispirazione religiosa autentica e accorata, e le dimensioni ridotte non diminuiscono il valore musicale di un capolavoro che i grandi compositori del primo Novecento avrebbero sentito come un’anticipazione. Sempre legato alla prima versione cameristica, Rossini desiderava nondimeno che la sua espressione di fede potesse essere eseguita in chiesa e per questo era necessaria un’orchestrazione. Le testimonianze ci parlano di un compositore preoccupato che altri potessero orchestrare la Messa dopo la sua morte e insieme riluttante ad accettare la prassi liturgica del tempo, che vietava a voci dei due sessi di cantare fianco a fianco in chiesa. Di fatto la nuova versione, ultimata presumibilmente nel 1867, non fu eseguita se non nel 1869, dopo la morte di Rossini e non in una basilica ma al Théâtre Italien.  

Sabato 21 dicembre 2024 ~ ore 20

Concerto di Natale

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

Daniele Gatti, direttore

Mariangela Sicilia, soprano

Vasilisa Berzhanskaya, mezzosoprano

Yijie Shi, tenore

Michele Pertusi, basso

Gioachino Rossini

Petite messe solennelle

per quattro voci, coro e orchestra

Alberto Malazzi, Maestro del Coro

Prezzi: da 180 a 30 euro

Infotel 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org

Sabato 2 novembre, alle ore 15.30 in sala Grande, l’ultima recita di “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini.

Sul podio il direttore principale Daniele Gatti; la regia è di Lorenzo Mariani.

In scena, nelle parti principali, Carolina López Moreno come Cio-Cio-San; Nicola Alaimo interpreta SharplessSuzuki è interpretata Marvic Monreal.

Il tenore Vincenzo Costanzo subentra nella parte di F. B. Pinkerton e taglia il traguardo di 330 recite sostenute nel corso della sua carriera

Sabato 2 novembre, alle ore 15.30, in Sala Grande, è in cartellone l’ultima recita di Madama Butterfly di Giacomo Puccini: lo spettacolo, accolto con grandissimo calore ed entusiasmo dal pubblico che ha affollato il Teatro in ognuna delle recite sino ad ora andate in scena. Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il direttore principale Daniele Gatti; la regia è curata da Lorenzo Mariani; il direttore del Coro è Lorenzo Fratini

Sul palcoscenico, nella parte della protagonista Cio-Cio-San, Carolina López Moreno.  Vincenzo Costanzo, reduce dal successo della Tosca che ha chiuso la programmazione lirica dello scorso 86º Festival del Maggio, interpreta F.B. Pinkerton, subentrando a Piero Pretti; Nicola Alaimo veste i panni del console Sharpless mentre Marvic Monreal è Suzuki. Goro e lo Zio Bonzo sono interpretati rispettivamente da Oronzo D’Urso, e Bozhidar BozhkilovMin Kim e Elizaveta Shuvalova vestono i panni del Principe Yamadori e di Kate Pinkerton; Davide Sodini è Il Commissario imperiale. Chiude il cast un nutrito gruppo di artisti del Coro del Maggio: Giovanni Mazzei è Lo zio Yakusidé; Egidio Massimo Naccarato è L’ufficiale del registro, Thalida Marina FogarasiPaola Leggeri e Nadia Pirazzini sono rispettivamente La zia, La cugina e La madre della protagonista Cio-Cio-San. 

Le scene sono di Alessandro Camera, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Marco Filibeck

Parlando del personaggio da lui interpretato e del suo ritorno al Maggio nel volgere di pochi mesi dopo la Tosca dello scorso giugno, Vincenzo Costanzo ha sottolineato le sue emozioni nel vestire nuovamente i panni di Pinkerton, personaggio chiave della sua carriera a cui ha dato voce in ben 329 occasioni in tutto il mondo prima di quest’ultima a Firenze: “Sono davvero felice di essere qui a Firenze dove dieci anni fa, nel febbraio del 2014, ho interpretato per la prima volta il ruolo di F.B. Pinkerton. Mi fu data questa possibilità all’età di 22 anni e ora ho nuovamente l’opportunità di portare in scena questo personaggio che mi ha accompagnato in tutta la mia carriera: quella del 2 novembre, mi sembra quasi incredibile, sarà quindi la 330ª volta che darò voce a Pinkerton. Ricordo ancora bene la mia prima produzione di Madama Butterfly con la direzione di Juraj Valčuha e la regia di Fabio Ceresa, con Fiorenza Cedolins nel ruolo di Cio-Cio-San; fu davvero una grandissima emozione. Ringrazio quindi la sovrintendenza e Daniele Gatti che mi hanno voluto: mi sento davvero onorato di essere di nuovo qui al Maggio e di prendere parte a questa magnifica produzione, con la direzione strepitosa del maestro Gatti, la bellissima regia di Lorenzo Mariani e dove dunque, più di 10 anni dopo, continuo il mio percorso ‘insieme’ a Pinkerton.” 

La locandina:

GIACOMO PUCCINI

MADAMA  BUTTERFLY

Tragedia giapponese in tre atti (da John L. Long e David Belasco)

Libretto di Luigi Illica  e Giuseppe Giacosa

Edizione: Edwin F. Kalmus & Co., Inc., Boca Raton, Florida

Nuovo allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro concertatore e direttore DANIELE GATTI

Regia LORENZO MARIANI

Scene Alessandro Camera

Costumi Silvia Aymonino

Luci Marco Filibeck

Madama Butterfly (Cio-Cio-San) Carolina López Moreno

Suzuki Marvic Monreal

Kate Pinkerton Elizaveta Shuvalova

F. B. Pinkerton Vincenzo Costanzo

Sharpless Nicola Alaimo

Goro Oronzo D’Urso

Il principe Yamadori Min Kim

Lo zio Bonzo Bozhidar Bozhkilov

Yakusidé Giovanni Mazzei

Il Commissario imperiale Davide Sodini

L’Ufficiale del registro Egidio Massimo Naccarato

La madre di Cio-Cio-San Nadia Pirazzini

La zia Thalida Marina Fogarasi

La cugina Paola Leggeri

ORCHESTRA E CORO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Assistente regia Francesco Bonati

Aiuto scenografo Francesca Amato

Costumista collaboratrice Maria Antonietta Lucarelli

Assistente Light designer Jenny Cappelloni

Figuranti speciali Mengjie Yang, Zhiming Ouyang

Bambine Elena Tirinnanzi, Clelia Succu

Sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze

Le quattro sinfonie di Johannes Brahms al Maggio: sabato 26 ottobre 2024 alle ore 20, la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 e la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98

Alla guida dell’Orchestra del Maggio, sul podio della Sala Mehta, il direttore principale Daniele Gatti

In cartellone, sabato 26 ottobre 2024 alle ore 20, la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73
e la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 con le quali il maestro Gatti conclude il ciclo dedicato a Johannes Brahms

Si informa il gentile pubblico che i posti per il concerto sono in rapida fase di esaurimento e sono ancora solo disponibili i biglietti per le poltrone in tribuna Coro

Dopo i grandi successi dei concerti del 10 e del 17 ottobre, volge al termine il ciclo – con il direttore principale Daniele Gatti alla testa dell’Orchestra del Maggio – dedicato a Johannes Brahms con il “Requiem tedesco” e le quattro sinfonie.

In apertura al concerto di sabato 26 ottobre alle ore 20, in Sala Mehta, la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73. La velocità con cui Brahms realizzò la nuova composizione fu sorprendente se paragonata alla lunghissima gestazione del suo primo sforzo sinfonico. Se la Sinfonia n. 1 era stata salutata come ‘Decima sinfonia’, alludendo all’eredità beethoveniana di cui Brahms era custode e garante, la Seconda fu denominata sia ‘pastorale’, per il carattere prevalentemente lirico e melodico, sia ‘viennese’, per il ritmo di valzer presente in due dei quattro movimenti.
Il concerto prosegue con la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98: dopo dieci anni dalla sua prima prova in campo sinfonico, Brahms aveva ormai confermato il suo valore dopo aver costruito passo dopo passo il proprio linguaggio nel segno della classicità rivista attraverso la sensibilità romantica. Nella Sinfonia n. 4 il virtuosismo compositivo si sposa a una cantabilità intrisa di malinconia dando vita a un discorso musicale dove ogni idea tematica viene plasmata meticolosamente prima di trovare la sua collocazione ideale.

Il programma:

JOHANNES BRAHMS

Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73

Era trascorso appena un anno dalla presentazione della Sinfonia n. 1 quando nell’estate del 1877, sulle sponde del lago di Wörth in Carinzia, vide la luce la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73. La rapidità con cui Brahms realizzò la nuova composizione fu sorprendente se paragonata alla lunghissima gestazione, durata quasi un ventennio, che accompagnò la sua prima creatura sinfonica. Se la Prima era stata salutata come ‘Decima sinfonia’, alludendo all’eredità beethoveniana di cui Brahms era custode e garante, la Seconda fu denominata sia ‘pastorale’, per il carattere prevalentemente lirico e melodico, sia ‘viennese’, per il ritmo di valzer presente in due dei quattro movimenti. L’incipit dell’opera è un motto di sole tre note intonato dagli archi gravi a cui rispondono corni, fagotti, flauti e clarinetti. Potrebbe sembrare un’introduzione ma in realtà è già il tassello fondamentale con cui Brahms costruisce il primo tema e da lì l’intero discorso sinfonico. L’Adagio seguente è una pagina di intenso lirismo che accoglie le sonorità cameristiche di fiati e archi al ritmo cullante di berceuse, mentre l’Allegretto grazioso con i suoi due Trii si muove spensierato a passo di danza bucolica. Nell’ultimo movimento, a sancire il collegamento con l’inizio della sinfonia, ecco ricomparire il motto iniziale di tre note che Brahms trasforma con innumerevoli combinazioni ritmico-melodiche nel tripudio generale dell’orchestra.

Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98
Durante le vacanze estive del 1884 e del 1885 Brahms attese alla composizione della Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98, l’ultima del suo catalogo. A dieci anni di distanza dalla sua prima e temutissima prova in campo sinfonico, Brahms aveva ormai confermato il suo valore sul campo dopo aver costruito passo dopo passo il proprio linguaggio nel segno della classicità rivista attraverso la sensibilità romantica. Nella Sinfonia n. 4 il virtuosismo compositivo si sposa a una cantabilità intrisa di malinconia dando vita a un discorso musicale dove ogni idea tematica viene plasmata meticolosamente prima di trovare la sua collocazione ideale. Il primo movimento, ad esempio, è costruito interamente a partire da un intervallo di terza e dal suo rivolto; si tratta di materiali minimi che tra le mani di un artigiano delle note come Brahms vengono sfruttati in tutte le loro possibilità. Anche il secondo tema è costruito su intervalli di terza, così come tutte le altre idee tematiche che sembrano germogliare da quel medesimo seme dalle potenzialità infinite. E se nell’Allegro iniziale il compositore costruisce con pochi e semplici intervalli un intero e complesso movimento, nel grandioso Allegro finale decide di sfoggiare il più alto magistero contrappuntistico. Brahms chiude infatti il capitolo, breve ma intenso, della sua produzione sinfonica con una Ciaccona (una serie di variazioni su un basso ostinato) basata su un tema derivato dalla Cantata BWV 150 di Bach. Una scelta che celebra la tradizione musicale di appartenenza e stabilisce, al tempo stesso, il punto di non ritorno del sinfonismo romantico.

La locandina:

JOHANNES BRAHMS
Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73
Allegro non troppo/ Adagio non troppo/
Allegretto grazioso (quasi Andantino). Presto ma non assai. Tempo I/Allegro con spirito

Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98
Allegro non troppo/Andante moderato/Allegro giocoso/Allegro energico e passionato

Direttore
Daniele Gatti

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Prezzi:
Settore D: 20€; Settore C: 35€; Settore B: 50€; Settore A: 70€

Durata complessiva 2 ore circa (intervallo incluso)

Le quattro sinfonie di Johannes Brahms al Teatro del Maggio

Sul podio della Sala Mehta, alla guida dell’Orchestra del Maggio, il direttore principale Daniele Gatti

Giovedì 17 ottobre 2024 alle ore 20, dirige la Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90

e la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68.

Prima del concerto, giovedì 17 ottobre alle ore 19, nel Foyer del Teatro, verrà inaugurata la mostra “Al Comunale! Dal Politeama Vittorio Emanuele II al Teatro del Maggio”

Si informa il gentile pubblico che i posti per il concerto sono in rapida fase di esaurimento e sono ancora solo disponibili i biglietti per le poltrone in tribuna Coro

Dopo il concerto dedicato all’esecuzione di Ein deutsches Requiem di Johannes Brahms nella Sala Mehta lo scorso 10 ottobre, gremita in ogni ordine di posto, altri due appuntamenti sinfonici, il 17 e poi il 26 ottobre 2024, con la proposta delle quattro sinfone sono dedicati al grande compositore tedesco dal maestro Daniele Gatti alla testa dell’Orchestra del Maggio.

In apertura al concerto di giovedì 17 ottobre, la Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90, scritta nell’estate del 1883 a quasi sei anni di distanza dal completamento del suo ultimo lavoro sinfonico: la prima esecuzione ebbe luogo nel dicembre dello stesso anno a Vienna, con la direzione di Hans Richter, e il trionfo fu tale da stupire lo stesso Brahms che da sempre guardava con diffidenza agli immediati successi e acclamazioni da parte del pubblico per quanto questa volta egli ne trasse un, seppur intimo, grande e consapevole compiacimento.

Chiude il concerto la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68, il cui debutto ebbe luogo nel 1876 ma i cui primi appunti di Brahms su di essa risalgono a più di vent’anni prima, ossia al 1855: la gestazione del primo sforzo sinfonico del compositore tedesco fu molto lunga ed elaborata; il primo tempo di essa fu completato solo nel 1862 mentre l’attuale forma del lavoro fu terminata nelle estati del biennio 1874-1876 che Brahms trascorse in quasi totale isolamento sull’isola di Rügen, nel Mar Baltico, in un contesto a lui del tutto congeniale per dedicarsi alla composizione.

L’ultimo appuntamento con i concerti dedicato alle sinfonie di Johannes Brahms, sempre diretto dal maestro Daniele Gatti, è in programma – in Sala Mehta – sabato 26 ottobre 2024 alle ore 20: in cartellone la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 e la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98.

Al Comunale! Dal Politeama Vittorio Emanuele II al Teatro del Maggio:

La mostra Al Comunale! Dal Politeama Vittorio Emanuele II al Teatro del Maggio, in programma dal 17 ottobre al 22 dicembre 2024 nelle date e negli orari di spettacolo, nasce dalla collaborazione tra ADSI Toscana, Fondazione Alinari per la Fotografia e la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e si inserisce all’interno delle attività legate a Carte in dimora – Archivi.doc con il patrocinio della Regione Toscana.

Questa mostra racconta la storia e le trasformazioni del teatro Comunale attraverso 31 fotografie selezionate dagli Archivi Alinari e dall’Archivio storico del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. E sono le architetture ad andare in scena in un viaggio fotografico che partendo dal 1865 (con una rara immagine del Politeama) approda al 2011.

Il programma:

JOHANNES BRAHMS

Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90

La Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 debuttò il 2 dicembre 1883 diretta da Hans Richter a capo dei Filarmonici di Berlino. Il successo fu grandioso e la Sinfonia, definita con autoironia dall’autore “disgraziatamente troppo celebre”, conquistò in breve tutta Europa. Clara Schumann la descrisse come un’opera grandiosa e piena di poesia dove “tutti i movimenti scaturiscono come da una colata unica, da un battito del cuore, ogni movimento un gioiello”. L’amica fidata aveva da subito individuato l’essenza dell’opera in quel motivo di tre note in apertura (fa – la bemolle – fa) che lega i quattro i movimenti. Le tre note iniziali, secondo la nomenclatura tedesca, corrispondono al motto brahmsiano di gioventù Frei aber Froh (libero ma felice). E di motivi per sentirsi libero e felice in quel periodo Brahms ne aveva davvero molti: era nel pieno della sua maturità artistica, era amato dai suoi estimatori ma, soprattutto, era considerato dal mondo musicale del tempo il più eminente e grande musicista dopo Bach e Beethoven, secondo una celebre definizione di Hans von Bülow.

La Sinfonia n. 3 si apre con le imponenti prime battute che vedono legni e archi intonare il motto di tre note: un’esplosione sonora trionfale che dà vita all’esposizione, in cui il primo tema energico e pulsante si relaziona senza contrasto con il secondo, dal tono affettuoso e cullante. L’Andante è animato da un tema lirico dalle movenze popolari, mentre lo Scherzo è una pagina dalle mezze tinte spiccatamente melodica con il celeberrimo tema cantato inizialmente dai violoncelli. A differenza del primo movimento, il Finale, dopo un decorso tortuoso, si chiude in maniera inaspettata con un accordo dell’orchestra in pianissimo: la calma solenne che ha il sapore di una nuova conquista sinfonica.

Sinfonia n. 1 in do minore op. 68

L’esordio tanto atteso di Johannes Brahms in campo sinfonico giunse finalmente nel 1876 con la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68. In un celebre articolo pubblicato nel 1853 Robert Schumann lo aveva definito ‘l’eletto’, ossia il musicista chiamato a proseguire il cammino sinfonico tracciato da Beethoven. E Brahms, perfezionista intransigente e desideroso di non deludere le aspettative, si era preso i suoi tempi – oltre vent’anni – avvicinandosi alla meta sinfonica con cautela ed estrema prudenza. L’investitura a erede del sommo Beethoven richiedeva una riflessione profonda sull’opera del maestro di Bonn non solo per assimilarla e farne tesoro ma anche per emanciparsene dando vita a un proprio stile. La Sinfonia n. 1, i cui primi abbozzi risalgono a vent’anni prima, fu portata a compimento tra le estati del 1874 e del 1876, trascorse da Brahms nell’isola di Rügen sul Mar Baltico. Il 4 novembre del 1876 la sinfonia debuttò a Karlsruhe con l’Orchestra Granducale diretta da Felix Otto Dessoff. Il pubblico l’accolse con favore, anticipando il grande successo che nel giro di pochi mesi avrebbe riscosso nelle maggiori città tedesche. Salutata dal direttore Hans von Bülow come ‘Decima’, per il legame spirituale che unisce Brahms a Beethoven, la Sinfonia n. 1 mostra tratti di originalità riscontrabili nella minuziosa elaborazione tematica di elementi minimi, trasformati e ampliati secondo il principio della variazione. Un’introduzione grandiosa scandita dal timbro dei timpani apre il primo movimento, dove Brahms espone in nuce i temi essenziali che prenderanno forma definitiva nell’Allegro. L’Andante ha il carattere di una pagina liederistica con i lunghi assolo di archi e oboi, mentre lo Scherzo suona garbato e leggiadro. Nel quarto movimento, infine, Brahms ripropone una drammatica introduzione che sfocia in un Allegro di ampio respiro, caratterizzato da un primo tema affine all’Inno alla gioia beethoveniano.

La locandina:

JOHANNES BRAHMS

Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90

Allegro con brio/Andante/Poco Allegretto/Allegro

Sinfonia n. 1 in do minore op. 68

Un poco sostenuto. Allegro. Meno allegro/Andante sostenuto/ Un poco Allegretto e grazioso/

Finale: Adagio. Più Andante. Allegro non troppo, ma con brio. Più allegro

Direttore

Daniele Gatti


Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Prezzi:

Settore D: 20€; Settore C: 35€; Settore B: 50€; Settore A: 70€

Durata complessiva 2 ore circa (intervallo incluso)

10 ottobre 2024, ore 20 il maestro Daniele Gatti sul podio dell’Orchestra e del Coro del Maggio per  “Ein deutsches Requiem di Johannes Brahms”.

Al compositore tedesco sono dedicati anche i concerti del 17 e 26 ottobre, sempre diretti da Daniele Gatti, con l’esecuzione delle sue quattro sinfonie

Giovedì 10 ottobre 2024 alle ore 20, in sala Zubin Mehta, torna sul podio il maestro Daniele Gatti per un concerto sinfonico corale: sui leggii, Ein deutsches Requiem per soli, coro e orchestra op. 45 di Johannes Brahms. Solisti: Rosalia Cid (soprano) e Liviu Holender (baritono). Maestro del Coro: Lorenzo Fratini.

Nata forse dalla necessità di esprimere in musica la perdita della madre nel febbraio del 1865, la composizione è basata su un testo con passi tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento che vennero selezionati e montati dallo stesso Brahms in maniera del tutto personale. Venne eseguita per la prima volta, in tre movimenti, nel dicembre del 1867, ma solo nell’aprile dell’anno successivo, quando fu eseguita completa dei suoi sei movimenti, riscosse davvero un grande successo di pubblico dando una svolta decisiva alla carriera del compositore tedesco.

Il maestro Daniele Gatti torna al Maggio dopo il grande successo riscosso nel 86a edizione del Festival del Maggio: tre concerti sinfonico corali e la direzione dell’opera Tosca, per la regia di Massimo Popolizio. Al momento, oltre ai suoi impegni sul podio della sala Zubin Mehta per il ciclo brahmsiano, è impegnato anche con le prove del nuovo allestimento della Madama Butterfly che andrà in scena dal 24 ottobre al 2 novembre nella Sala Grande.

Nelle altre due serate dedicate al compositore tedesco verrà eseguito il ciclo completo delle sinfonie: giovedì 17 ottobre ore 20, in cui eseguirà la n. 3 in fa maggiore op. 90 e la n. 1 in do minore op. 68, e sabato 26 ottobre 2024, in cui eseguirà la n. 2 in re maggiore op. 73 e la n. 4 in mi minore op. 98.

Solisti nel Requiem tedesco sono il soprano Rosalia Cid, ex allieva dell’Accademia del Maggio, che ha cantato in molte produzioni del Maggio tra le quali si ricordano Rigoletto (La contessa di Ceprano, febbraio 2021), Le nozze di Figaro (Barbarina; maggio 2022), La finta semplice (Ninetta; gennaio 2023) e Falstaff (Nannetta; giugno 2023). Il baritono Liviu Holender, invece, ha cantato al Maggio come Falke in Die Fledermaus (gennaio 2022) e come Harlequin in una nuova produzione di Ariadne auf Naxos (giugno 2022).

DANIELE GATTI INAUGURA LA STAGIONE DEI WIENER PHILHARMONIKER

Il 27, 28 e 29 settembre al Musikverein di Vienna e poi in tournée in Europa fino al 6 ottobre

Dopo la sua prima apertura di stagione da nuovo Direttore principale della Staatskapelle di Dresda, lo scorso 31 agosto alla Semperoper del capoluogo della Sassonia, Daniele Gatti inaugura la stagione dei Wiener Philharmoniker. Venerdì 27 settembre (con replica il 28 e il 29) sale sul podio del Musikverein, la celebre sala dorata del Concerto di Capodanno, con un programma dedicato a due grandi compositori russi del Novecento: Igor Stravinskij, con il suo balletto Apollon Musagète del 1928, e Dmitrij Šostakovič con la sua Decima sinfonia in mi minore, scritta nel 1953. 

Dopo i concerti a Vienna, il programma sarà portato in tournée in Europa: al Teatro Real di Madrid il 1° ottobre, al Palacio de Congresos di Saragozza il 2 ottobre, all’Auditorio di Barcellona il 3 ottobre, al Théâtre des Champs-Èlysèes di Parigi il 5 ottobre e all’E-Werk di Saarbrücken il 6 ottobre.

Daniele Gatti ha debuttato con i Wiener Philharmoniker nel febbraio del 2005 e nello stesso anno li ha diretti al Festival di Salisburgo e in tournée. Da allora è stato ospite regolare della grande compagine austriaca in stagione, a Salisburgo e in altre prestigiose tournée, come quella che nel 2015 li ha portati alla Carnegie Hall di New York con il Deutsches Requiem e l’integrale delle sinfonie di Johannes Brahms.

86ºFestival del Maggio, venerdì 7 giugno 2024 alle ore 20, il maestro Daniele Gatti sul podio della Sala Mehta per un concerto sinfonico corale.  

In programma il “Salmo IX” di Goffredo Petrassi e la “Sinfonia n. 5” di Dmitrij Šostakovič.

Il concerto sarà trasmesso in differita su Rai Radio 3

Il direttore principale Daniele Gatti – impegnato il 6 e poi l’8 giugno con le ultime due recite di Tosca –  sale sul podio della Sala Mehta alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, venerdì 7 giugno alle ore 20, per un concerto sinfonico corale con un programma caratterizzato da una marcata impronta sacra e in linea con il cartellone del concerto inaugurale del 13 aprile, che propose  il Salmo 13 di Alexander Zemlinsky e con quello del concerto del 5 maggio con un altro brano di Petrassi, il Magnificat.  

In apertura del concerto del 7 giugno, infatti, un’altra composizione di Goffredo Petrassi, il Salmo IX, un ampio lavoro per coro, orchestra d’archi, ottoni, percussioni e due pianoforti nella quale Petrassi riunisce abilmente la lezione dei grandi polifonisti del passato con le innovazioni musicali del suo tempo. La scrittura del Salmo fu iniziata nell’ottobre 1934 e terminata due anni dopo.  

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Così come per il concerto del 5 maggio, chiude il concerto una composizione di Dmitrij Šostakovič; in quest’occasione la Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 una delle composizioni più emblematiche e sofferte che il compositore pietroburghese compose fra l’aprile del 1937 e il luglio dello stesso anno; un periodo buio nel quale le repressioni di Stalin erano forti, anche su quella che era la vita artistica, culturale e musicale del paese. Šostakovičstesso fu aspramente criticato per lo stile della sua Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk e dunque l’essenza della sua Quinta Sinfonia è legata a doppio filo a quelle che sono le sue emozioni di quegli anni così complessi: una pagina musicale in cui la catastrofe è travestita da trionfo, e dove il più urlato dissenso si scambia per consenso alle orecchie incapaci di ascoltare.

Prima del concerto è proposta al pubblico la presentazione del programma: la guida si tiene nel Foyer della Sala Zubin Mehta 45 minuti circa prima dell’inizio del concerto.

Il programma:

Goffredo Petrassi 

Salmo IX per coro e orchestra

Compositore e didatta nato nel 1904, Goffredo Petrassi è stato una delle personalità più autorevoli del panorama musicale italiano della seconda metà del XX secolo. Cresciuto musicalmente tra le fila dei pueri cantores della Chiesa di San Salvatore in Lauro a Roma, Petrassi ha la possibilità di conoscere e studiare le opere dei grandi maestri del Rinascimento e del Barocco italiani, che lasciano in lui un’impressione duratura. Dopo gli esordi in campo strumentale sotto il segno della corrente neoclassica, il compositore si cimenta in una serie di opere corali di ampio respiro, tra cui il Salmo IX, nelle quali riunisce abilmente la lezione dei grandi polifonisti del passato con le innovazioni musicali del suo tempo. Composto nel 1934, il Salmo IX è un ampio lavoro per coro, orchestra d’archi, ottoni, percussioni e due pianoforti. Influenzato parimenti dal modello stravinskijano della Sinfonia di salmi e dalla tradizione corale barocca, il brano si distingue per le ampie architetture polifoniche in cui dominano sonorità asciutte, talvolta spigolose, accompagnate da ritmi incisivi. La prima esecuzione fu diretta nel dicembre del 1936, a Torino, da Vittorio Gui.

Dmitrij Šostakovič

Sinfonia n. 5 in re minore op. 47

Nel 1937 Dmitrij Šostakovič firma la Sinfonia n. 5, una delle sue composizioni più emblematiche e sofferte. L’anno precedente era stato duramente attaccato sulle colonne della «Pravda» e l’articolo che lo accusava di ‘formalismo’, ovvero autore di arte borghese nemica del popolo, aveva messo in pericolo la sua carriera e la sua stessa vita. In quel periodo Šostakovič aveva appena concluso la sperimentale e complessa Quarta sinfonia ma decise di non farla eseguire e di chiuderla in un cassetto, aspettando tempi migliori. In sostituzione compose la Quinta, un’opera stranamente apprezzata dal regime che non riconosce dietro ai pochi accenni di trionfalismo musicale l’atto di denuncia del compositore. L’ambiguo sottotitolo, ‘Risposta pratica di un compositore a una giusta critica’, fece pensare inizialmente a una resa dell’artista dinanzi alla stoccata inflittagli dal regime di Stalin ma nei quattro movimenti della Quinta Šostakovič, in realtà, non adotta un linguaggio retorico né popolare. Anni dopo, sarà lui stesso a chiarire come il giubilo riscontrabile nella Quinta fosse solo un connotato di facciata, l’ennesima e tragica maschera indossata per dare sfogo alla propria creatività in tempi dominati dalla paura e dal terrore.

La locandina:

GOFFREDO PETRASSI 

Salmo IX per coro e orchestra

DMITRIJ ŠOSTAKOVIČ

Sinfonia n. 5 in re minore op. 47

Moderato / Allegretto / Largo / Allegro ma non troppo

Direttore

Daniele Gatti 


Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino 

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Prezzi:

Settore D: 20€

Settore C: 35€

Settore B: 50€

Settore A: 70€ 

Durata complessiva 1 ora e 25 minuti circa (più intervallo)

Daniele Gatti dirige la Nona Sinfonia di Mahler

Tutto esaurito per il Maestro milanese sul podio della Filarmonica della Scala

il 22, 24 e 27 aprile nell’ambito della Stagione Sinfonica del Teatro,

ma l’ultimo concerto sarà visibile anche sulla piattaforma LaScalaTv.

Proprio con questa pagina Gatti aveva debuttato con la Filarmonica nel 2006.

Lunedì 22 aprile (repliche mercoledì 24 e sabato 27) Daniele Gatti dirige la Sinfonia n° 9 di Gustav Mahler nell’ambito della Stagione Sinfonica del Teatro alla Scala. I tre concerti sono prossimi al tutto esaurito ma la serata del 27 sarà trasmessa in diretta sulla piattaforma LaScalaTv.

Il Maestro milanese è il nuovo Direttore principale della Staatskapelle di Dresda. Ad agosto inaugurerà la stagione dell’Orchestra sassone con la quale sarà poi in tournée anche in Italia. A settembre aprirà inoltre la stagione dei Wiener Philharmoniker al Musikverein di Vienna e sarà in tournée con loro nelle principali città europee. È Direttore principale del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e Consulente artistico della Mahler Chamber Orchestra. Nell’estate 2025 tornerà al Festival di Bayreuth per la nuova produzione dei Meistersinger von Nürnberg. Alla Scala Daniele Gatti, il cui nome è stato proposto dal Consiglio di amministrazione per la Direzione Musicale del Teatro dalla Stagione 2026/2027, ha debuttato alla Scala nel 1989 con L’occasione fa il ladro di Gioachino Rossini cui hanno fatto seguito Tancredi, sempre di Rossini, nel 1993, Lohengrin di Wagner nel 2007, Wozzeck di Berg nel 2008, Don Carlo di Verdi per l’inaugurazione della Stagione 2008/2009, Lulu di Berg nel 2010, La traviata di Verdi per l’inaugurazione della Stagione 2013/2014, Falstaff nel 2015 e Die Meistersinger von Nürnberg nel 2017, oltre a numerosi concerti in sede e in tournée. 

Gatti e Mahler alla Scala

Proprio con la Nona, accostata all’Incantesimo del Venerdì Santo dal Parsifal di Wagner, Gatti aveva debuttato sul podio della Filarmonica nel 2006, primo esempio di una predilezione mahleriana che sarebbe stata ribadita, dalla Sesta nel 2008, dai 5 Lieder con la Mahler Chamber e Matthias Goerne per il concerto celebrativo dei 150 anni della Società del Quartetto nel 2013, dalla Seconda “Resurrezione” nel 2017, dalla Quarta con l’Orchestra di Santa Cecilia e Chen Reiss nel 2021, dalla Terza con Elīna Garanča nel 2022 e dalla Prima l’anno scorso con la Gustav Mahler Jugendorchester.

La Stagione Sinfonica

La Stagione Sinfonica presenta importanti direttori e produzioni che spesso prevedono il coinvolgimento del Coro diretto da Alberto Malazzi: dopo l’apertura con il Direttore Musicale Riccardo Chailly che ha diretto i Quattro pezzi sacri di Verdi, lo scorso gennaio Ingo Metzmacher ha ricordato Luigi Nono nel centenario della nascita con Como una ola di fuerza y luz e in febbraio Lorenzo Viotti ha accostato Rimskij-Korsakov, Ravel e Rachmaninov. La Stagione prosegue con Riccardo Chailly dal 27 maggio con un programma dedicato alla Seconda Scuola di Vienna, mentre Thomas Guggeis dirigerà dal 29 giugno il Requiem di Mozart e dal 13 settembre di nuovo Chailly i maestosi Gurre-Lieder di Arnold Schönberg.

Stagione Sinfonica 2023/2024

Lunedì 22 aprile 2024 ore 20 – turno A

Mercoledì 24 aprile 2024 ore 20 – turno B

Sabato 27 aprile 2024 ore 20 – turno C

FILARMONICA DELLA SCALA

DANIELE GATTI, direttore

Gustav Mahler
Sinfonia n. 9 in re magg.

Prezzi: da 110 a 18 euro

Infotel 02 72 00 37 44