Una prima volta che ha fatto il giro del mondo. Fondazione Arena di Verona ha portato il Canto lirico in Irlanda.
Un evento organizzato assieme all’Ambasciata italiana e all’Istituto italiano di Cultura di Dublino, negli spazi della Royal Irish Academy of Music. Importante la risposta del corpo diplomatico internazionale.
Erano presenti, infatti, ambasciatori e delegati di Argentina, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Polonia, Ungheria, Lituania, Cipro, Paesi Bassi, Austria, Bulgaria.
E ancora senatori e rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri irlandese e del Parlamento Europeo. Affascinati dal mondo dell’Opera e pronti a sostenerne la promozione.
Un’occasione per presentare al pubblico specializzato, composto per lo più da tour operator, stampa di settore e rappresentanti delle maggiori realtà musicali irlandesi, il 102° Arena Opera Festival, le nuove experience per aziende e clientela business e le prossime tappe del tour internazionale: Praga, Miami, Boston e New York.
Ad esibirsi davanti ad autorità, tour operator, rappresentanti di aziende e stampa specializzata, i cantanti Gilda Fiume, Gianluca Terranova e Leon Kim, accompagnati al pianoforte dal Sovrintendente Cecilia Gasdia.
“Eventi come questo ci mettono in connessione con il resto del mondo e ci permettono di attivare una rete di rapporti istituzionali e commerciali fondamentali per la crescita del nostro teatro – dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente di Fondazione Arena –. L’Arena di Verona all’estero è simbolo dell’eccellenza culturale italiana e l’interesse che riscontriamo è sempre alto, sia da parte delle autorità che di imprenditori e professionisti”.
“Di anno in anno, i tour internazionali si rivelano un prezioso strumento di comunicazione e promozione – aggiunge Stefano Trespidi, Vice direttore artistico -. Allo stesso tempo ci permettono di conoscere altre prestigiose realtà musicali. Occasioni di interscambio che generano sempre delle opportunità di crescita per il nostro territorio e per l’Arena che, ricordo, vanta un pubblico internazionale, quasi il 60 per cento degli spettatori proviene infatti dall’estero. Uno zoccolo duro che deve essere continuamente alimentato e incrementato”.
“Una bellissima serata e un’occasione unica per presentare al pubblico irlandese e al settore culturale e turistico dell’isola uno dei gioielli della cultura, della musica e dell’arte italiana – sottolinea l’Ambasciatore d’Italia a DublinoNicola Faganello-. Ringrazio pertanto Fondazione Arena, e in particolare la Sovrintendente Cecilia Gasdia e il Vice direttore artistico Stefano Trespidi, per aver portato a Dublino questo magnifico evento che ha riscosso un grande entusiasmo e che costituisce una base importante per l’azione di promozione da parte del Sistema Italia sia del Festival veronese, così come della città di Verona e in generale del nostro Paese. A livello personale, viste le mie origini trentine, è stata una serata emozionante, a Verona e all’Arena mi legano tanti ricordi di gioventù, fin da piccolo, infatti, ho avuto la fortuna di vedere numerose opere e concerti proprio nella splendida e unica cornice dell’Anfiteatro romano veronese”.
“La numerosa presenza sia degli operatori di settore, così come delle autorità, dimostra quanto Dublino ami e apprezzi l’opera, un grande strumento di promozione culturale e turistica dell’eccellenza italiana nel mondo – conclude Marco Gioacchini, Direttore dell’Istituto italiano di Cultura di Dublino -. Come Istituto di Cultura, assieme all’Ambasciata italiana, collaboriamo con i maggiori player musicali irlandesi, ecco perchè la sede di questo evento non poteva che essere la Royal Irish Academy of Music. L’Italia è molto amata dagli irlandesi, e Verona è sicuramente una delle mete di riferimento”.
Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Stefano Ranzani.
La regia è di Davide Livermore, ripresa da Stefania Grazioli.
In scena, nelle parti principali, Daniel Luis de Vicente e Leon Kim (recita del 18/2) interpretano Rigoletto; Celso Albelo è il Duca di Mantova e Olga Peretyatko veste i panni di Gilda.
Primo appuntamento lirico della stagione 2025 al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: domenica 16 febbraio 2025 alle ore 17 la prima recita di Rigoletto, il capolavoro di Giuseppe Verdiche torna in scena nell’allestimento del 2021 firmato da Davide Livermore ripreso da Stefania Grazioli.
Sul podio della Sala Grande, alla testa dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Stefano Ranzani. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.
Altre tre le recite in programma: il 18 e il 20 febbraio alle ore 20 e domenica 23 febbraio alle ore 15:30.
La compagnia di canto è formata da Daniel Luis de Vicente (Leon Kim nella recita del 18/2) nella parte di Rigoletto; Celso Albelo come il Duca di Mantova e Olga Peretyatko nella parte di Gilda. Alessio Cacciamani veste i panni di Sparafucile; Janetka Hosco è Giovanna; Eleonora Filipponi interpreta Maddalena; Manuel Fuentes è Il Conte di Monterone e Yurii Strakhov Marullo. Huigang Liu e Letizia Bertoldi sono rispettivamente il Conte e la Contessa di Ceprano e Daniele Falcone interpreta Matteo Borsa. Chiudono il cast, rispettivamente nei ruoli del Paggio e dell’Usciere di corte, Aloisia De Nardis e Egidio Massimo Naccarato.
Sul podio il maestro Stefano Ranzani, il cui ultimo impegno operistico al Maggio fu proprio con un Rigoletto andato in scena nell’ottobre del 2009: “Ho sempre considerato Rigoletto la più ‘mozartiana’ delle opere che compongono la trilogia popolare di Verdi, quasi leggiadra e delicata, questo nonostante i temi oscuri che formano la trama. La musica stessa, un linguaggio semplice solo all’apparenza, richiede ogni volta un approccio diverso alla partitura che si stringe fra le mani; spesso emergono nuovi aspetti che nelle precedenti letture non avevo notato o a cui avevo dato un peso diverso. Questo è senza dubbio uno degli aspetti più affascinanti di questo mestiere – continua il maestro Ranzani nella sua analisi – perché vi è una crescita continua ed è necessaria quindi una ricerca anche interiore in noi stessi per cercare, soprattutto da parte del direttore d’orchestra, il modo di restare quanto più fedeli possibili, musicalmente parlando, a quelli che sono i desideri del compositore. Infine sono davvero felice di poter fare ritorno a Firenze e di poterlo fare con questa produzione, dove ho trovato un cast davvero splendido e un’Orchestra e un Coro, con i quali non lavoravo da molto tempo, che rimangono formidabili in ogni loro singolo componente”.
Parte della celeberrima “Trilogia popolare” verdiana e basato sul dramma di Victor Hugo “Le roi s’amuse”, questa messa in scena con la regia di Davide Livermore torna al Maggio a distanza di quattro anni dall’ultima volta con la ripresa da Stefania Grazioli che ne ha sottolineato sia l’originalità visiva sia la fedeltà al libretto attraverso la quale il regista ha costruito lo spettacolo: “Nella sua visione caleidoscopica della vicenda e dei personaggi Livermore è riuscito a fare emergere una ‘mostruosità’ intima e interiore di Rigoletto; inoltre questo è un allestimento che gioca molto sull’oscurità e sulle profondità; lo si percepisce attraverso le ambientazioni dove la trama verdiana si svolge e penso, per esempio, all’ultima scena, che si articola all’interno di una metropolitana. Si ha la percezione, inoltre, che ogni atto dell’opera sia ambientato in epoche diverse: il primo è allestito come se a farne da sfondo sia una festa quasi orgiastica con costumi rinascimentali, una scena con sfumature ai limiti del rituale che mi ha ricordato il celebre film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick. In questa produzione i figuranti speciali sono coinvolti in modo decisamente attivo poiché hanno il ruolo di far emergere ancor di più queste tinte erotiche dell’opera e dei personaggi che la compongono, con particolare attenzione a quello del Duca e di coloro che stanno intorno a lui. Questo per delineare con decisione quello che è uno degli aspetti che Livermore ha fatto emergere, ossia che tutti coloro che fanno parte di questa storia, in realtà, sono vittime. Anche il Duca stesso è una vittima, poiché quasi imprigionato dalla sua duplicità e dalla sua ‘lotta interiore’ fra un atteggiamento libertino e una ricerca invece di un amore più puro e profondo”.
Oltre a questi aspetti, un altro tratto importante di questa produzione è di certo il tema della maledizione, come affermato dallo stesso Livermore nella sua analisi dello spettacolo: “Giuseppe Verdi avrebbe voluto chiamare quest’opera La Maledizione: sono raccontati in maniera straordinaria i due tempi di cui una maledizione è composta; il momento in cui viene lanciata e il momento in cui poi essa si avvera. Così avviene anche in Rigoletto, dove il tema della maledizione lo sentiamo per la prima volta nel preludio dell’opera per poi sentirlo nel finale, devastante, che infine la vedrà compiersi. Questo è senza dubbio uno dei momenti che più mette in relazione Verdi con Victor Hugo, l’autore di Le roi s’amuse, qui raccontato meravigliosamente in musica anche da Francesco Maria Piave, che offre come sempre una straordinaria traduzione che si adatta perfettamente alla poetica verdiana”.
“Rigoletto è un uomo in parte complesso e che, a causa della sua deformità, si ritrova ad essere impotente non solo nei confronti della società in cui si muove, ma anche nei confronti del destino” afferma Daniel Luis de Vicente, analizzando gli aspetti che caratterizzano il protagonista dell’opera, che egli ha interpretato in undici diverse produzioni per un totale di oltre 60 recite “Egli si trova, suo malgrado, in mezzo a due fuochi che sono rappresentati dal Duca di Mantova, un uomo che nonostante sia deprecabile nelle sue azioni riesce sempre a vincere – poiché potente – e sua figlia Gilda, la quale alla fine decide di sacrificarsi sull’altare dell’amore. Qui naturalmente entra ‘in gioco’ la profezia dell’opera, o meglio, la maledizione. Questa tragedia è senza tempo e riesce ad essere attuale anche al giorno d’oggi; la regia di Livermore, ripresa da Stefania Grazioli, in cui elementi classici si fondono con aspetti decisamente moderni. Uno degli aspetti che amo di quest’opera, nonostante abbia interpretato Rigoletto moltissime volte, è che ogni volta si scoprono aspetti nuovi, che essi siano legati ad una nuova lettura della partitura o, per esempio, a nuove soluzioni registiche”.
Olga Peretyatko, che veste i panni di Gilda, torna a calcare le scene del Maggio dopo le recite de Le nozze di Figaro andate in scena nell’autunno del 2010: “Riflettendo sulla figura di Gilda mi sono resa conto di come essa sia un personaggio che incarna una complessità tanto poetica quanto drammatica. È un pilastro narrativo dell’opera: è la luce innocente che si scontra con l’oscurità del mondo corrotto di corte, la sua purezza non è mera ingenuità, ma un atto di resistenza morale. Il suo amore per il Duca, idealizzato e tragico, diventa metafora della cecità di chi cerca bellezza nel nostro universo assai cinico. Tuttavia è nel sacrificio finale che Gilda raggiunge la sua grandezza tragica. La scelta di morire per salvare l’uomo che l’ha tradita – pur nella sua disperazione – rivela una forza interiore che ribalta i ruoli: non più vittima passiva, ma eroina consapevole, capace di redimere, attraverso la morte, la figura paterna di Rigoletto. Verdi, con maestria, le affida alcune delle pagine più commoventi della lirica italiana, trasformandola in un simbolo universale di amore filiale e abnegazione. La sua voce diventa strumento di un dramma che unisce intimità e grandezza. Per il mio ritorno al Maggio Musicale ho interpretato questo personaggio come una sfida artistica e umana: rappresentare questa donna significa dar corpo a un contrasto eterno tra innocenza e corruzione, tra speranza e destino. Un ruolo che, oggi come ieri, interroga il pubblico sulla natura stessa della tragedia”.
La parte del Duca di Mantova è sostenuta da Celso Albelo, di ritorno sulle scene fiorentine dopo la donizettiana La Favorite del febbraio 2018: “Il personaggio del Duca di Mantova è davvero un uomo poco simpatico, per usare un eufemismo. A livello personale posso dire che il suo carattere e soprattutto i suoi atteggiamenti sono quanto di più lontano possa immaginare da me; è infatti un ruolo che sul piano umano sfiora atteggiamenti quasi disgustosi; e questo lo soprattutto notare nello sviluppo del II atto di questa splendida opera. Io sono davvero molto felice di poter tornare qui dopo sette anni qui al Maggio e di poterlo fare con questa produzione di Rigoletto e, inoltre, mi fa molto sorridere che l’ambientazione del II atto, che scenicamente si sviluppa in modo molto intenso e forte, sia in una lavanderia, una piccola attività secondaria in cui – nella vita ‘reale’ – ho da poco deciso d’investire!”.
L’opera:
Nell’aprile del 1850 Verdi firmò un contratto con il Teatro La Fenice di Venezia per una nuova opera. Il soggetto che il compositore propose al librettista Francesco Maria Piave fu Le Roi s’amuse, il dramma storico di Victor Hugo rappresentato alla Comédie-Française nel 1832 e censurato per aver ritratto la monarchia nei suoi peggiori vizi. La scelta era pericolosa e Verdi lo sapeva. Infatti, i censori veneziani non accettarono inizialmente la proposta del maestro, giudicando il soggetto “di ripugnante immoralità e oscura trivialità”. Ciò che infastidì i censori fu l’elemento della maledizione, che per Verdi fu il motore di tutta l’azione nonché il primo titolo a cui pensò per l’opera. Dopo un lungo dibattito, si giunse a un compromesso; l’azione fu spostata nel tempo e nello spazio, il re di Francia fu declassato a duca di Mantova e l’opera fu intitolata con il nome del protagonista: Rigoletto.
Primo titolo della cosiddetta ‘trilogia popolare’, Rigoletto debuttò con successo l’11 marzo 1851, segnando una svolta decisiva nel panorama operistico dell’epoca. Per la prima volta, il ruolo principale fu affidato a un personaggio di umili origini, infelice e deforme. Uomo dalla personalità tormentata, Rigoletto era tanto cinico e spietato nel suo ruolo di giullare quanto amorevole e passionale in quello di padre. Inevitabilmente segnato da quella maledizione che lo accompagnava fin dall’inizio dell’opera, Rigoletto avrebbe perso tutto, anche il suo bene più caro, rimanendo schiacciato dal peso di un destino da cui non poteva sottrarsi.
La locandina:
RIGOLETTO
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Melodramma in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo Musica di Giuseppe Verdi
Edizione Edwin F.Kalmus & Co., INC.,
Boca Raton, Florida
Allestimento del Maggio Musicale Fiorentino
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Maestro concertatore e direttoreStefano Ranzani
Maestro del CoroLorenzo Fratini
RegiaDavide Livermore
ripresa da Stefania Grazioli
SceneGiò Forma
CostumiGianluca Falaschi
ripresi da Gian Maria Sposito
Luci Antonio Castro
riprese da Fabio Rossi
VideoD-Wok
Assistente movimenti coreografici Elena Barsotti
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Il Duca di MantovaCelso Albelo
Rigoletto, suo buffone di corteDaniel Luis de Vicente/Leon Kim (18/2)
Gilda, figlia di lui Olga Peretyatko
Sparafucile, bravoAlessio Cacciamani
Maddalena, sorella di luiEleonora Filipponi
Giovanna, custode di GildaJanetka Hosco
Il Conte di MonteroneManuel Fuentes
Marullo, cavaliereYurii Strakhov
Matteo Borsa, cortigianoDaniele Falcone
Il Conte di Ceprano Huigang Liu
La Contessa di Ceprano, sposa di lui Letizia Bertoldi
Usciere di corte Egidio Massimo Naccarato
Paggio della Duchessa Aloisia de Nardis
Figuranti specialiMaria Lucia Bianchi, Ilaria Brandaglia, Maria Novella Della Martira, Livia Risso, Sara Silli, Andrea Bassi, Egidio Egidi, Giampaolo Gobbi, Leonardo Paoli, Carlo Pucci, Simone Ticci
Il melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave da La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, sarà in scena da domenica 12 gennaio alle ore 20.00.
Maestro concertatore e direttore Renato Palumbo, regia Giorgio Gallione, scene e costumi Guido Fiorato, coreografie DEOS, luci Luciano Novelli. Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova. Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice. Maestro del Coro Claudio Marino Moretti.
A dare vita ai protagonisti: Carolina López Moreno /Elena Schirru (Violetta Valery), Carlotta Vichi (Flora Bervoix), Chiara Polese (Annina), Francesco Meli / Klodjan Kaçani (Alfredo Germont), Roberto Frontali / Leon Kim (Giorgio Germont), Roberto Covatta (Gastone), Claudio Ottino (Barone Douphol), Andrea Porta (Marchese d’Obigny), Francesco Milanese (Dottor Grenvil), Loris Purpura (Domestico di Flora), Giuliano Petouchoff (Giuseppe), Filippo Balestra (Commissionario).
Lo spettacolo sarà in replica martedì 14 gennaio alle ore 20.00, mercoledì 15 alle ore 20.00, giovedì 16 alle ore 20.00, venerdì 17 alle ore 20.00, sabato 18 alle ore 15.00 e domenica 19 alle ore 15.00.
La traviata fa parte, insieme a Rigoletto e al Trovatore, della cosiddetta “trilogia popolare” di Giuseppe Verdi. Le tre opere risalgono ai primi anni Cinquanta dell’Ottocento, e rappresentano un momento di svolta nel percorso artistico del compositore. Era l’inizio del 1853, Verdi iniziava la composizione per il Teatro La Fenice di Venezia con il librettista Francesco Maria Piave per adattare il dramma teatrale tratto da La Dame aux camélias, romanzo pubblicato da Alexandre Dumas figlio e già best seller a livello europeo.
Il soggetto ispirato alla vera storia della cortigiana Marie Duplessis aveva molto colpito Verdi, che tuttavia era consapevole delle possibili controversie: la trama era ambientata nella contemporaneità, e venivano trattate tematiche che facilmente si sarebbero scontrate con certe forme di moralismo.
Dopo la prima rappresentazione, il 6 marzo 1853, La traviata iniziò a circolare in tutta Italia (anche se in parte censurata). L’opera ricevette non poche critiche, ma il suo fascino conquistò presto il pubblico, ad oggi è uno dei titoli d’opera più amati e rappresentati al mondo. La portata rivoluzionaria della Traviata si trova sia nelle tematiche – la storia d’amore della protagonista, Violetta, una donna di mondo dalla psicologia complessa raccontata con straordinaria umanità – sia nelle tecniche compositive. Elemento centrale è la profonda introspezione, l’anima dei protagonisti viene esplorata sia dalla drammaturgia sia dalla musica con una coesione unica, dando al pubblico la possibilità di immergersi nella realtà di un amore tragico e senza tempo.
«Con La traviata Verdi sceglie la strada della semplicità – dice Renato Palumbo. Semplice è la trama, semplice la scrittura musicale. Semplice, colloquiale, moderno e illuminato è il libretto di un ispirato Francesco Maria Piave, sicuramente marcato stretto però dall’implacabile Verdi.
Dietro questa semplicità si nasconde un mondo meraviglioso fatto di solitudine, di passione e soprattutto di dolore. Il dolore affettivo ma anche il dolore fisico. Il dolore è quindi presente dalla prima all’ultima nota dell’opera. Il Direttore ha il difficile compito di narrare e creare quest’atmosfera ricercata da Verdi, pensando alla scrittura musicale ma soprattutto alla parola verdiana che in quest’opera diventa quella della quotidianità. Con la sua forza e, in questo caso, con i suoi grandi silenzi. Così sarà la mia lettura di Traviata, un omaggio al ricordo della breve e intensa vita di Marie Duplessis, cortigiana morta sola a Parigi il 3 febbraio del 1847, della quale Verdi più degli altri capì la sofferenza e che cercò di rendere immortale con un’opera perfetta».
Commenta Giorgio Gallione: «È noto che Verdi pensò La traviata come un’opera contemporanea: uno spietato inno alla vita ambientato nel presente di allora, senza orpelli o simbolismi, di una moderna, audace, ardente interiorità. Con Guido Fiorato, scenografo e costumista, abbiamo pensato di ambientare l’opera in un luogo stilizzato, antirealistico, sterile, dove dominano vetro e ghiaccio, virato in un bianco e nero “ferito”, solo talvolta, dal rosso del sangue e della vita che, comunque, pulsa. Forse Violetta muore già nel preludio e l’opera è tutto un allucinato flashback visionario e spettrale. Siamo, anche nei momenti di gioia, imprigionati in una sorta di perenne moritat dove, grazie alla musica di Verdi, il dolore è trasfigurato in modo sublime».
Biografie
Renato Palumbo ha studiato Canto, Direzione d’orchestra e coro, Pianoforte e Composizione debuttando sul podio appena diciannovenne con Il trovatore. Intraprende così un’intensa carriera che lo vede interprete di un vasto repertorio nei principali teatri italiani e internazionali, quali Scala di Milano, Opéra di Parigi, Covent Garden di Londra, i Festival di Pesaro e di Martina Franca. Ha diretto inoltre a Washington, Chicago, Berlino, Tokio, Bilbao, Barcellona, Genova, Torino, Parma, Venezia, Verona, Firenze, Napoli, Bari. Il rispetto assoluto della partitura, vissuto con spirito rigoroso ma non dogmatico è alla base di un percorso di ricerca concentrato sulla dimensione drammaturgica dell’opera e sulla sua evoluzione di respiro europeo. In Italia negli ultimi mesi ha diretto Il trovatore al Teatro Comunale di Bologna, Il corsaro al Carlo Felice, Rigoletto al Teatro Petruzzelli di Bari, Turandot al Festival Pucciniano, Manon Lescaut nell’ambito del Festival Manon Manon Manon del Teatro Regio di Torino, La traviata al Teatro del Maggio Fiorentino. Prossimi impegni: La traviata al Carlo Felice e Il barbiere di Siviglia al Teatro La Fenice di Venezia e al Teatro Comunale di Bologna.
Giorgio Gallione, regista e drammaturgo, è stato il Direttore artistico del Teatro dell’Archivolto dal 1986 sino alla fusione con il Teatro Stabile di Genova, dando vita nel 2018 al Teatro Nazionale di Genova, per il quale è stato fino al 2021 il regista stabile e consulente artistico. Diplomato nel 1980 alla Scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova, inizia la sua attività di regista nel 1981 con Il matrimonio di Brecht e Valentin. In campo operistico ha firmato regie per teatri quali La Scala di Milano (Vita di Tutino), Regio di Torino (La rondine, Tamerlano, Street Scene, Nella colonia penale, Un tram che si chiama desiderio), Arena di Verona (Dylan Dog e Peter Uncino di Tutino), Regio di Parma (Dinorah), Teatro dell’Opera di Roma (Il gatto con gli stivali di Tutino), Teatro Massimo di Palermo (Simon Boccanegra), Comunale di Bologna (Il prigioniero di Dallapiccola e Risorgimento di Ferrero). Con l’Opera Carlo Felice ha lavorato per Candide di Bernstein, per una versione del Barbiere di Siviglia con narratore Maurizio Crozza, e ha firmato le regie della Traviata e della Rondine.
La Stagione Lirica dell’Opera Carlo Felice Genova prosegue con il settimo titolo in cartellone: La bohème, opera in quattro quadri di Giacomo Puccini su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger, sarà in scena da venerdì 12 aprile alle ore 20.00. L’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felicedi Genova viene ripreso in occasione delle celebrazioni per il centenario della morte del compositore.
La direzione è affidata a Francesco Ivan Ciampa, per la regia di Augusto Fornari, le scene e i costumi di Francesco Musante, e le luci di Luciano Novelli.
Orchestra, coro, coro di voci bianche e tecnici dell’Opera Carlo Felice.
Maestro del coro Claudio Marino Moretti, Maestro del coro di voci bianche Gino Tanasini.
La bohème sarà in replica sabato 13 aprile alle ore 15.00, domenica 14 aprile alle ore 15.00, venerdì 19 aprile alle ore 20.00, sabato 20 aprile alle ore 20.00 e domenica 21 aprile alle ore 15.00.
A dar vita ai protagonisti: Anastasia Bartoli / Serena Gamberoni (Mimì), Galeano Salas / Alessandro Scotto di Luzio (Rodolfo), Alessio Arduini / Leon Kim (Marcello), Benedetta Torre / Maria Novella Malfatti (Musetta), Gabriele Sagona / Luca Dall’Amico (Colline), Pablo Ruiz / Fernando Cisneros (Schaunard), Claudio Ottino (Benoît), Matteo Peirone (Alcindoro) Giampiero De Paoli / Alberto Angeleri (Parpignol), Claudio Isoardi / Antonio Mannarino (Un venditore ambulante), Franco Rios Castro (Sergente), Loris Purpura (Doganiere).
La genesi della Bohème nasce quasi come una sfida tra due tra i più acclamati operisti di fine Ottocento: Ruggero Leoncavallo e Giacomo Puccini. Entrambi volevano scrivere un’opera tratta dal romanzo Scene della vita di Bohème, di Henri Murger, finalmente libero dai diritti d’autore. Il lavoro di Puccini venne rappresentato il primo febbraio del 1896 al Teatro Regio di Torino, e dato l’enorme successo raggiunto sin da subito, l’opera di Leoncavallo venne presto dimenticata. Puccini si avvalse dei librettisti Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, che strutturarono l’opera in quattro quadri. La storia è ambientata negli anni Trenta dell’Ottocento a Parigi, dove un gruppo di artisti bohemiens (Rodolfo, Marcello, Colline e Schaunard) vive cercando di sbarcare il lunario. Gli innamorati Rodolfo e Mimì vivono un idillio destinato a finire troppo presto e tragicamente, ma la bellezza del loro incontro risiede proprio nella spontaneità e nella semplicità che li accomuna. È quindi in una dimensione sospesa tra spensieratezza e disillusione che prende forma la drammaturgia della Bohème.
Francesco Ivan Ciampa commenta: «La semplice definizione di capolavoro non basta per trasmettere la genialità di Puccini. E non solo in quest’opera, ma in tutto il suo straordinario percorso artistico. Quest’anno tutto il mondo celebra questo Genio italiano a 100 anni dalla sua scomparsa, ma non dimentichiamo una cosa: lui ha celebrato tutti noi per l’intera sua vita. Ci ha raccontati, ci ha dipinti in palcoscenico, ha colto le corde più intime delle nostre anime e le ha sublimate con la musica. Celebrare veramente Puccini non è solo eseguire le sue opere, ma ricordarsi di vivere la vita, emozionarsi, amare».
La regia di Augusto Fornari esplora la drammaturgia pucciniana attraverso una chiave di lettura originale: «È per gioco che mi sono avvicinato all’opera lirica ed è per uno strano gioco di incastri che dal teatro di prosa mi sono trovato a dirigere La bohème. Ed è con stupore che m’è parso di ritrovare nei meccanismi drammatici del capolavoro pucciniano il “Gioco” come elemento propulsore della storia. Il “Gioco” quello serio, con la G maiuscola, quello dei bambini, quello che va fino in fondo, che irride la fame, il freddo, la povertà, la ricchezza, la borghesia, gli schemi sociali, quello che vorrebbe sgambettare anche la morte. Rodolfo e compagnia non fanno altro che “prendersi gioco” di tutto con una leggerezza e una distanza, come fossero consapevoli di essere personaggi da romanzo, da opera lirica. E insieme a loro, gioca il gran burattinaio Puccini che, con grazia di sublime regista, gli fa conoscere l’amore subitaneo e fragile, li conduce nelle strade, nei caffè, che diventano parco giochi pieni di balocchi, frittelle e donne frivole. E gioca, Puccini, con le situazioni e sovrappone struggenti duetti d’amore a contrasti da opera buffa, quasi a voler ricordare a sé stesso e ai suoi protagonisti di non prendersi troppo sul serio».
Jessica Nicolini, coordinatrice delle politiche culturali di Regione Liguria, dichiara: «Il nostro Teatro ricorda quest’anno, come fanno tutti i teatri dell’opera italiani, i cento anni dalla morte di Giacomo Puccini, uno degli artisti italiani in assoluto più amati del mondo. Quello che emerge ancora una volta nella Stagione Lirica 2023-2024 del Carlo Felice è che si tratta di una programmazione coraggiosa, con opere assolutamente innovative e non famose, con un’unica eccezione costituita da Puccini con Madama Butterfly a gennaio e oggi con La bohème. Due dei melodrammi più celebri in assoluto nel mondo. Oggi siamo qui pronti per celebrare una delle opere più amate del repertorio lirico mondiale, un capolavoro senza tempo, un’opera amatissima che ha attraversato i secoli, toccando i cuori di generazioni di spettatori in tutto il mondo. Ambientata nella Parigi bohémien della metà dell’Ottocento, questa storia di amore e di vita ci trasporta in un mondo fatto di passione, di gioia, dolore e soprattutto di profonda umanità. Un’opera che oltre a essere un inno all’amore puro è in grado ancora oggi di commuovere e meravigliare. La storia d’amore di Mimì e Rodolfo e le schermaglie amorose di Marcello e Musetta sono spettacolari momenti di vita che ispirano registi, scenografi e artisti da ormai 113 anni. La bohème ci regalerà una serata indimenticabile, grazie a un cast eccezionale di artisti, alla maestria della direzione affidata a Francesco Ivan Ciampa, alla regia di Augusto Fornari, ma anche alla bellezza delle scenografie e dei costumi realizzati da un grande artista genovese e pittore delle favole come Francesco Musante, che ha saputo conferire un nuovo e innovativo stile all’opera di Puccini, infondendo colore nei personaggi e nelle scene e restituendo quella spensieratezza propria dell’era bohemienne, come lui stesso ha detto. Una festa di colori e di bellezza con i bambini che ripropongono e doppiano, in controscena, i movimenti e i gesti dei sei interpreti principali. Un’occasione imperdibile non solo per gli appassionati di lirica, ma per tutti coloro che vorranno immergersi nell’intensità di un’opera unica e nella storia ricca di tradizione e innovazione dell’Opera Carlo Felice, che si conferma una delle gemme culturali di Genova e del panorama teatrale italiano. Siamo sicuri che sarà un successo».
Biografie
Francesco Ivan Ciampa si è diplomato in Direzione d’orchestra, Composizione e Strumentazione per banda presso il Conservatorio di Roma e perfezionato nelle più importanti Accademie e Scuole nazionali e internazionali. È stato assistente di Antonio Pappano e Daniel Oren. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il primo Premio Nazionale delle Arti edizione 2010/2011 e il primo premio assoluto del I Concorso Nazionale per Direzione d’orchestra dal M.I.U.R. È regolarmente invitato a dirigere presso i teatri più importanti del mondo come Covent Garden – Royal Opera House, Bayerische Staatsoper di Monaco, Deutsche Oper di Berlino, Arena di Verona, Staatsoper di Hamburg, Teatro di San Carlo, Teatro Regio di Parma, Teatro alla Fenice di Venezia, Teatro Regio di Torino e Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e molti altri. Affianca regolarmente i più grandi nomi della lirica internazionale: Leo Nucci con le acclamate produzioni di Macbeth e Simon Boccanegra a Piacenza; Diana Damrau a Parigi, Barcellona, Genova e Monaco.
Augusto Fornari si diploma al Laboratorio Teatrale di Esercitazioni Sceniche di Gigi Proietti e al Corso di Alto Perfezionamento per Attori del Teatro Argentina diretto da Luca Ronconi. Partecipa in seguito a diversi stage in recitazione e scrittura a Parigi e New York. Intraprende un’intensa attività come regista nel teatro di prosa, partecipando ad alcune produzioni anche come sceneggiatore e interprete. In ambito operistico, ha curato la regia di opere quali La bohème, La vedova allegra e Così fan tutte. In qualità di autore, ha scritto più di quaranta spettacoli spaziando dal cabaret, alla commedia, al dramma. Ha scritto il libretto della Ballata dell’amore disonesto, opera in versi su musica di Germano Mazzocchetti. Attivo anche nel mondo del cinema e della televisione, ha scritto e diretto La Casa di Famiglia, con Stefano Fresi, Lino Guanciale, Matilde Gioli, Libero De Rienzo, la sua opera prima come regista sul grande schermo, e ha scritto la sceneggiatura di Finché giudice non ci separi e Ritorno al presente, regia Toni Fornari e Andrea Maia, dove inoltre recita come attore protagonista. Si dedica anche all’insegnamento, organizzando da molti anni stage a Napoli, Catania, Roma, Padova, Palermo. Insegna alla Golden Academy diretta da Laura Ruocco e al Laboratorio d’Arti Sceniche di Roma diretto Massimiliano Bruno.
Venerdì 9 febbraio alle 20.30 (turno A) si alza il sipario sulla Stagione lirica e di balletto 2024 del Teatro Lirico di Cagliari. Una stagione sempre molto attesa dal numeroso pubblico che quest’anno assume anche un valore aggiunto e un carattere di ripresa ancora più importanti e che, nonostante la breve durata, propone un ricco cartellone di opere e balletto.
Dopo le inaugurazioni dedicate alla musica del Novecento italiano (La campana sommersa nel 2016 e La bella dormente nel 2017, entrambe di Respighi, Turandot di Busoni nel 2018, Palla de’ Mozzi di Marinuzzi nel 2020, Cecilia di Refice nel 2022, Gloria di Cilea nel 2023), la Stagione 2024 vede un’altra preziosa rarità musicale questa volta di Arrigo Boito (Padova, 1842 – Milano, 1918) che viene eseguita per la prima volta in Sardegna: Nerone, tragedia in quattro atti, su libretto proprio. La seconda ed ultima opera composta da Arrigo Boito che la lasciò incompiuta e che viene completata da Antonio Smareglia e Vincenzo Tommasini, viene rappresentata per la prima volta il 1° maggio 1924 al Teatro alla Scala di Milano (direttore Arturo Toscanini), ed ottiene, per l’epoca, uno straordinario successo (“il più grande evento artistico dell’anno” scrissero), anche se presto uscirà dal repertorio dei teatri ed è ormai raramente eseguita (l’ultima esecuzione in Italia risale al 1975 all’Auditorium Rai di Torino, diretta, in forma di concerto, da Gianandrea Gavazzeni).
Nerone viene rappresentata in un nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari firmato per la regia da
Fabio Ceresa (Rivolta d’Adda, 1981), apprezzato librettista e artista al suo debutto a Cagliari, che, fra l’altro, ha curato, nel 2015, il libretto per La Ciociara di Marco Tutino, eseguita al Teatro Lirico di Cagliari nel 2017.
Per le scene da Tiziano Santi, per i costumi da Claudia Pernigotti, per le luci da Daniele Naldi e per la coreografia da Mattia Agatiello.
Una lettura didascalica e il pieno rispetto del libretto sono alla base di questa proposta visiva dell’opera che presenta scene lineari, pulite, per lasciare ampio spazio alla recitazione degli artisti che vestono costumi colorati e di pregevole fattura. Il regista ha pensato ad un ponte ideale tra l’impero romano del I secolo d. C. (l’epoca, appunto, di Nerone) e l’impero coloniale italiano degli anni intorno alla prima dell’opera. Le riconoscibili architetture dell’EUR e della cupola della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (unica basilica romana ad essere terminata nel Novecento), si fondono con colonne, cippi, rovine, aquile e làbari romani in un’atmosfera omogenea e di sicuro fascino. Di enorme rilievo il sipario e l’ultimo quadro dell’opera, dove spicca il ritratto di Nerone, fedele riproduzione dell’originale marmoreo che si può ammirare al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
L’Orchestra e il Coro del Teatro Lirico di Cagliari sono guidati dal podio dal maestro Francesco Cilluffo (Torino, 1979), direttore e compositore, tra i giovani musicisti italiani più seguiti dalla critica, già applaudito a Cagliari nel febbraio 2023, in occasione dell’inaugurazione della Stagione lirica con Gloria di Cilea. Il maestro del coro è Giovanni Andreoli.
Di prim’ordine anche i due cast che, alternandosi, prevedono: Mikheil Sheshaberidze (9-11-14-16-18)/Konstantin Kipiani (10-13-15-16-17) (Nerone), Franco Vassallo (9-11-14-16-18)/Abramo Rosalen (10-13-15-16-17) (Simon Mago), Roberto Frontali (9-11-14-16-18)/Leon Kim (10-13-15-16-17) (Fanuèl), Valentina Boi (9-11-14-16-18)/Rachele Stanisci (10-13-15-16-17) (Asteria), Deniz Uzun (9-11-14-16-18)/Mariangela Marini (10-13-15-16-17) (Rubria), Dongho Kim (9-11-14-16-18)/Alessandro Abis (10-13-15-16-17) (Tigellino), Vassily Solodkyy (Gobrias), Antonino Giacobbe (Dositèo/Voce dell’oracolo), Natalia Gavrilan (Pèrside/Cerinto/Prima voce di donna), Fiorenzo Tornincasa/Marco Frigieri (Primo viandante/Il Tempiere/Voce di tenore), Nicola Ebau (Secondo viandante/Lo schiavo ammonitore/Voce di basso), Francesca Zanatta (Seconda voce di donna), Luana Spìnola (Terza voce di donna).
L’opera, della durata complessiva di 2 ore e 50 minuti circa compreso un intervallo, viene rappresentata ovviamente in lingua italiana e il pubblico, come ormai tradizione al Teatro Lirico di Cagliari, ha anche l’ausilio dei sopratitoli che, scorrendo sull’arco scenico del boccascena, favoriscono la comprensione del libretto.
Grande è l’interesse da parte della critica specializzata: giornalisti della carta stampata, della radio, della televisione e del web, in rappresentanza delle maggiori testate regionali, nazionali ed estere, seguiranno la “prima” e le repliche dell’opera.
Le due recite per le scuole che prevedono l’esecuzione in forma ridotta dell’opera della durata complessiva di 60 minuti circa, sono: martedì 13 febbraio e venerdì 16 febbraio alle 11. Nel ruolo di narratrice l’attrice cagliaritana Michela Atzeni.
La campagna abbonamenti per la Stagione lirica e di balletto si è aperta giovedì 9 novembre 2023 con le conferme e variazioni su posti disponibili possibili fino a sabato 20 gennaio 2024. I nuovi abbonamenti saranno in vendita da giovedì 9 novembre 2023 fino a domenica 24 marzo 2024 (termine ultimo per abbonarsi ad un numero ridotto di spettacoli).
Da sottolineare, inoltre, la possibilità di acquistare da martedì 6 febbraio 2024 i biglietti per tutti gli spettacoli della Stagione lirica e di balletto; lo stesso servizio è possibile anche online attraverso il circuito di prevendita www.vivaticket.it.
La Stagione lirica e di balletto 2024 prevede sette turni di abbonamento (A, B, C, D, E, F, G), per cinque spettacoli ciascuno (quattro serate di lirica e il balletto) e l’ottavo turno I per quattro opere liriche (tutte tranne il balletto).
I posti in teatro sono identificati, come sempre, per ordine (platea, prima e seconda loggia) e per settore (giallo, rosso e blu). Ad ogni settore corrisponde un prezzo, secondo il diverso valore dei posti.
Prezzi abbonamenti: platea da € 190,00 a € 125,00 (settore giallo), da € 165,00 a € 110,00 (settore rosso), da € 145,00 a € 90,00 (settore blu); I loggia da € 160,00 a € 95,00 (settore giallo), da € 135,00 a € 85,00 (settore rosso), da € 115,00 a € 70,00 (settore blu); II loggia da € 100,00 a € 70,00 (settore giallo), da € 85,00 a € 55,00 (settore rosso), da € 65,00 a € 45,00 (settore blu).
Prezzi biglietti: platea da € 75,00 a € 50,00 (settore giallo), da € 60,00 a € 40,00 (settore rosso), da € 50,00 a € 30,00 (settore blu); I loggia da € 55,00 a € 40,00 (settore giallo), da € 45,00 a € 30,00 (settore rosso), da € 40,00 a € 25,00 (settore blu); II loggia da € 35,00 a € 25,00 (settore giallo), da € 25,00 a € 20,00 (settore rosso), da € 20,00 a € 15,00 (settore blu).
Ai giovani under 35 ed ai disabili sono applicate riduzioni del 50% sull’acquisto di abbonamenti e biglietti. Ulteriori agevolazioni sono previste per gruppi organizzati.
Il Teatro Lirico di Cagliari continua ad offrire la possibilità, al variegato e multiforme pubblico di giovani e giovanissimi studenti di tutte le scuole sarde di qualsiasi ordine e grado, di avvicinarsi ancora una volta o, in alcuni casi, per la prima volta all’affascinante mondo del teatro musicale a condizioni davvero vantaggiose ed agevolate.
Anche in occasione di questo spettacolo, sono a disposizione biglietti, al prezzo promozionale di € 5, per tutte le scuole della Sardegna, compresi i conservatori e le università.
La Biglietteria del Teatro Lirico è aperta lunedì, martedì, giovedì, venerdì e sabato dalle 9 alle 13, mercoledì dalle 16 alle 20 e, nei giorni di spettacolo, anche da due ore prima dell’inizio.
La Direzione si riserva di apportare al programma le modifiche che si rendessero necessarie per esigenze tecniche o per cause di forza maggiore. Eventuali modifiche al cartellone saranno indicate nel sito internet del teatro www.teatroliricodicagliari.it.