PER IL FESTIVAL VERDI, ROBERT TREVIÑO DIRIGE LA MESSA DA REQUIEM AL REGIO DI PARMA
Il direttore d’orchestra texano sarà alla guida della Filarmonica Arturo Toscani e del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani.
Solisti Marta Torbidoni, Valentina Pernòzzoli, Galeano Salas e Michele Pertusi.
Teatro Regio di Parma
sabato 18 ottobre 2025, ore 17.00
Venerdi 17, al Teatro Farnese : 89 Seconds to Midnight
Sarà Robert Treviño a dirigere la Messa da Requiem al Festival Verdi sabato 18 ottobre 2025, ore 17.00 al Teatro Regio di Parma. Il direttore texano di Fort Worth, una delle bacchette americane più apprezzate e richieste dell’ultima generazione, interpreterà il capolavoro sacro di Verdi nell’edizione critica a cura di David Rosen (The University of Chicago Press, Chicago e Casa Ricordi, Milano) alla guida della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani. Solisti il soprano Marta Torbidoni, il mezzosoprano Valentina Pernòzzoli, il tenore Galeano Salas, il basso Michele Pertusi.
«Composizione sontuosa, monumentale – scrive Giuseppe Martini – la Messa da Requiem vide durante il crescente successo di Aida, quando a Verdi, ormai sempre più figura dominante della musica dell’Italia unita, non mancava ormai che l’investitura di una grande opera sacra. L’occasione arrivò con la scomparsa di Alessandro Manzoni, figura da sempre adorata da Verdi, un evento che lo toccò così profondamente da spingerlo a scrivere subito all’editore Ricordi: «Io pure vorrei dimostrare quanto affetto e venerazione ho portato e porto a quel grande che non è più e che Milano ha tanto degnamente onorato. Vorrei mettere in musica una Messa da morto da eseguirsi l’anno venturo per l’anniversario della sua morte. La Messa avrebbe proporzioni piuttosto vaste, ed oltre ad una grande orchestra ed un grande coro, ci vorrebbero anche (ora non potrei precisarli) quattro o cinque cantanti principali». E proprio a un anno esatto dalla morte di Manzoni, il 22 maggio 1874, la Messa da Requiem fu eseguita presso la Chiesa di San Marco a Milano, offerta alla cittadinanza in suffragio del grande poeta e scrittore. Da allora Verdi passò definitivamente dallo status di grande musicista a monumento della cultura italiana. Ma la Messa è manzoniana nell’omaggio, non nello spirito: nella sua musica, terribile e dolorosa, non c’è l’ottimismo della Provvidenza ma il dubbio dell’essere umano fragile, la consapevolezza della solitudine della vita, l’incertezza e lo sgomento del morente. Solo nei momenti di tenerezza struggente la musica sembra far passare qualche spiraglio di luce, ed è forse proprio nella forza del sentimento che per Verdi si possono ritrovare gli sparuti segnali di un conforto che la vita sembra continuamente negare».
A metà tra melodramma sacro e musica sacra propriamente detta, la Messa da Requiem riflette la spiritualità di un compositore che, nonostante le posizioni convintamente anticlericali e il suo spirito razionale, estraneo al misticismo, non si è mai tirato indietro di fronte alla necessità di misurarsi con la dimensione trascendente della natura umana: in tutta la produzione operistica emerge quella dialettica tra sacro e profano di un uomo che si pone i grandi interrogativi dell’esistenza umana, ma le cui convinzioni più profonde restano un mistero.
Venerdì 17, al Teatro Farnese l’ultimo appuntamento di Ramificazioni.
In prima assoluta al Festival Verdi, 89 Seconds to Midnight debutta al Teatro Farnese di Parma, venerdì 17 ottobre alle ore 21.00, ultimo appuntamento di Ramificazioni, la sezione del Festival Verdi che quest’anno con uno sforzo importante si è aperta alla contemporaneità proponendo ben quattro debutti di nuove opere e che ha l’obiettivo di stabilire relazioni e sollecitare confronti stimolanti con la produzione verdiana.
89 Seconds to Midnight è un’opera contemporanea in cui musica strumentale ed elettronica, canto lirico, teatro e danza si intrecciano per interrogare e illuminare due questioni urgenti e altamente controverse nel mondo di oggi: la mancanza di cura e l’elusione della responsabilità. È una produzione del Festival Verdi -Teatro Regio di Parma, parte del progetto Gradus in scena di Reggio Parma Festival, volto a promuovere la nuova autorialità under 35. La musica è di Maria Vincenza Cabizza, libretto e regia sono di Lisa Capaccioli, la coreografia è di Daisy Ransom Phillips, scene, costumi e contributi video di Francesca Sgariboldi, RIM e sound design di Davide Bardi, luci di Andrea Borelli. Protagonisti il soprano Maria Eleonora Caminada (Madre), il controtenore Danilo Pastore (Figlio), Daisy Ransom Phillips (danzatrice e Strega 1) Marina Boselli (Euphonium e Strega 2) e Fanny Meteier (Tuba e Strega 3).
Con questo spettacolo il Teatro Regio di Parma celebra la Giornata Internazionale del Patrimonio Culturale Immateriale, rinnovando il proprio impegno a tutelare e tramandare “La pratica del canto lirico in Italia”, patrimonio dell’UNESCO. L’iniziativa è promossa dal Comitato per la Salvaguardia dell’Arte del Canto Lirico Italiano.
Il titolo rimanda al Doomsday Clock, l’orologio simbolico che misura la vicinanza dell’umanità all’apocalisse. Nell’opera questa immagine si traduce in un conto alla rovescia che diventa metafora di tensione e urgenza. Quest’opera racconta infatti un mondo in crisi: un paesaggio arido, senza acqua e senza speranza, consumato e svuotato dalla noncuranza degli uomini. In questo scenario una madre e suo figlio sono quasi giunti alla fine di un lungo viaggio. Il giovane porta sulle spalle l’anziana donna e, a prima vista, i loro corpi sembrano quello di un animale bizzarro a due teste con quattro gambe. Stanno portando a termine un rituale, una tradizione della loro società: la madre, ormai troppo vecchia per essere un membro produttivo della comunità, verrà abbandonata sulla montagna più alta affinché muoia da sola. Madre e figlio conoscono il vero scopo del loro viaggio, ma non ne parlano. L’ultima notte, poco prima di raggiungere la vetta, i due si fermano a riposare accanto ad un albero secco. Mentre il figlio dorme, la madre viene sorpresa da tre figure femminili dalle sembianze animalesche che conoscono esattamente ciò che la attende. Il loro linguaggio è enigmatico ed evoca, al tempo stesso, una profezia e una scelta. Allo scoccare della mezzanotte, madre e figlio affronteranno il loro destino.
L’opera raffigura un rituale, un viaggio verso la morte intrapreso da una madre e un figlio incapaci di percepire la bellezza e la fragilità del mondo che li circonda, metafora di una civiltà autoreferenziale e slegata dalle emozioni. Le loro voci, simili a gocce d’acqua, si intrecciano in un dialogo intimo e ossessivo. Accanto a loro, due ombre sono onnipresenti: l’euphonium e la tuba, che amplificano questa furia crescente dal basso, fino a dominare quasi completamente il paesaggio sonoro. In questo ritmo si muovono tre presenze magiche – la danzatrice e i due interpreti strumentali – che offrono i propri corpi alla musica, incarnando il mondo in cui si muovono i protagonisti.
L’elettronica incarna l’ambiente sempre più oppressivo che i personaggi stessi hanno creato, all’interno del quale si svolge la scena. Per esaltare l’esperienza immersiva dell’opera, gli spettatori vengono accolti nello spazio della scena, da un sistema di ottofonia che li avvolge. La scenografia vuole raccontare scenicamente lo spazio della desolazione in cui i personaggi si muovono. È uno spazio senza tempo, sospeso, che si riflette in una superficie che galleggia nel vuoto infinito. L’unico elemento concreto della scena è un albero, simbolo della vita, e della tradizione che resta attaccata al suolo, attraverso radici forti e solide ma quell’albero è secco, piegato dal vento e dal passare del tempo.
Il progetto 89 Seconds to Midnight, si inserisce perfettamente nel fil rouge tematico del Festival Verdi, che quest’anno indaga il legame tra Verdi e Shakespeare: due maestri capaci di portare in scena passioni, conflitti e fragilità di un’umanità autentica, che continua a parlare con forza al presente.
Con la sua potente narrazione di un mondo devastato dall’indifferenza verso la natura e verso gli esseri umani – in particolare i più fragili e indifesi – 89 Seconds ci ricorda quanto sia vitale, oggi più che mai, confrontarci su ciò che davvero ci divide per riscoprire insieme ciò che ci unisce. Superare le differenze, abbattere i muri, scegliere la condivisione invece dell’isolamento sono la chiave per la rigenerazione del pianeta e dell’umanità.
Il programma di sala di Ramificazioni con il libretto di 89 Seconds to Midnight e delle altre tre opere è disponibile gratuitamente su teatroregioparma.it..
