Raffaele Pe e La Lira di Orfeo protagonisti in un nuovo allestimento firmato da Ilaria Lanzino
Al MusikTheater an der Wien, dal 6 al 17 maggio 2025
Non è Amleto e non è Shakespeare. È Ambleto, la prima opera della storia della musica ad aver narrato la vicenda del principe danese, proposta a Vienna con un finale inaspettato in cui si celebra la centralità delle figure femminili. Una scelta simbolica che guida la nuova produzione del capolavoro barocco di Francesco Gasparini, in scena al MusikTheater an der Wien dal 6 al 17 maggio 2025.
Il controtenore Raffaele Pe insieme al suo ensemble La Lira di Orfeo e alla regista Ilaria Lanzino rileggono questa partitura con un gesto scenico e musicale potente: una “suite teatrale” in cui la musica superstite di Gasparini dialoga con una rinnovata drammaturgia.
Quando nel 1712 Apostolo Zeno e Pietro Pariati scrivono il libretto, a Venezia non è ancora arrivato l’Amleto elisabettiano: la loro fonte è Gesta Danorum di Saxo Grammaticus, la cronaca medioevale scandinava da cui anche Shakespeare aveva attinto. Gasparini — compositore toscano formatosi a Roma con Arcangelo Corelli e maestro di Domenico Scarlatti — scrive Ambleto per il celebre castrato Nicolino, protagonista assoluto della scena londinese del tempo. È proprio al Queen’s Theatre di Haymarket, a Londra, che l’opera debutta riscuotendo grande successo di pubblico. La partitura giunta fino a noi, però, non è integra: restano le arie, testimonianza di uno stile vocale virtuosistico e teatrale, ma mancano i recitativi, indispensabili per raccontare l’azione.
«Per Vienna è stato fatto un lavoro che guarda alla prassi storica ma con una consapevolezza profondamente attuale — spiega Pe. Ambleto è un modo possibile di immaginare l’esecuzione del repertorio antico che spesso ci arriva in forma incompleta. Non volevamo lasciare questa meravigliosa musica inascoltata solo perché privata di una parte del suo corpo narrativo. Abbiamo scelto di farla risuonare di nuovo, costruendo un percorso originale ma filologicamente rispettoso, in sintonia con il pensiero musicale e teatrale del tempo».
Senza direttore, come in uso all’epoca, ma con la concertazione di Raffaele Pe e della spalla Elisa Citterio, l’ensemble La Lira di Orfeo torna al MusikTheater an der Wien dopo il recente successo con Rodelinda di Händel.
Sul palcoscenico, accanto a Raffaele Pe nei panni di Amleto, un cast di specialisti del repertorio barocco: Miklós Sebestyén (Claudius), Ana Maria Labin (Gertrude), Erika Baikoff (Ophelia), Nikolay Borchev (Polonius) e Maayan Licht (Laerte). La regia è firmata da Ilaria Lanzino, che insieme a Raffaele Pe ha curato la nuova drammaturgia; le scene sono di Martin Hickmann, i costumi di Vanessa Rust, le luci di Anselm Fischer, mentre il progetto sonoro è affidato a Rupert Derschmidt e la consulenza drammaturgica a Christian Schröder.
Ambleto non è dunque solo una rarità riscoperta, ma un esempio di come la musica antica possa diventare materia viva, capace di interrogare il presente attraverso un dialogo tra prassi storica e linguaggi contemporanei.
La Fenice celebra i trecento anni dalla morte di Alessandro Scarlatti con la messinscena di un titolo del palermitano finora mai rappresentato a Venezia, Il trionfo dell’onore: un capolavoro di comicità, che sarà proposto in un nuovo allestimento con la regia di Stefano Vizioli, le scene e i costumi di Ugo Nespolo – con i costumi realizzati da Carlos Tieppo – e il light design di Nevio Cavina. La partitura, frutto dell’accurato lavoro di revisione effettuato da Aaron Carpenè sul manoscritto originale, sarà diretta da uno specialista di questo repertorio quale è Enrico Onofri, che sarà alla testa dell’Orchestra del Teatro La Fenice. Cinque le repliche al Teatro Malibran, nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024-2025, il 7, 9, 11, 13 e 15 marzo 2025.
Commedia in tre atti di Francesco Antonio Tullio, Il trionfo dell’onore debuttò in prima assoluta al Teatro dei Fiorentini di Napoli il 26 novembre 1718. Capolavoro di comicità – ed è l’unico titolo appartenente a questo genere a firma del compositore siciliano –, si ispira vagamente alla figura di Don Giovanni, che rivive nel personaggio del giovane dissoluto Riccardo Albenori, interpretato da un soprano en travesti. L’opera riveste una grande importanza dal punto di vista storico-musicale perché pose le basi per un nuovo modello di opera buffa: con una struttura drammaturgica e musicale coerente e con la preferenza della lingua italiana sul napoletano si può affermare che anticipò Pergolesi e gli altri esponenti della scuola napoletana.
Il trionfo dell’onore è l’unica commedia per musica in un vastissimo catalogo di opere teatrali di Alessandro Scarlatti. Sin dal suo debutto fu un successo, anche se poi, come spesso succede, cadde nell’oblio e venne recuperata soltanto nella prima metà del Novecento. «Rispetto ad altre opere di Scarlatti – spiega il direttore d’orchestra Enrico Onofri – pare proiettarsi verso un’altra dimensione, e non è improbabile che abbia fatto da modello nel successivo sviluppo dell’opera buffa. Tra gli elementi peculiari vi sono ad esempio i recitativi, che pur profumando ancora di Seicento, in certe formule sono già rivolti al recitativo propriamente settecentesco che ci è più familiare; o alcune delle arie, in cui le linee frammentarie affidate alle voci non impediscono però al canto di dispiegarsi, e con grande espressione: l’effetto di questa tensione fa sì che ogni singola aria di questo genere rimanga impressa quanto quelle dalle melodie più accattivanti».
«Il protagonista Riccardo Albenori è un seduttore impenitente – commenta il regista Stefano Vizioli –, un seduttore che per di più confessa nelle sue affermazioni di filosofia un po’ spicciola il suo desiderio bulimico di sedurre e abbandonare. Per lui l’amore è frode, inganno, tradimento, artificio. In un’aria, che ricorda quella celebre di Dandini nella Cenerentola («Come un’ape ne’ giorni di aprile»), Riccardo si paragona a un’ape che va da un fiore all’altro. I riferimenti a questa sua volubilità sono ben descritti sia nei recitativi che nelle arie del cristallino libretto di Francesco Antonio Tullio. Questa figura di seduttore richiama certamente don Giovanni, come quella che l’accompagna, il fanfarone capitano Rodimarte Bombarda, potrebbe essere accostata a Leporello. Ma i due sono più che altro ‘compagni di merende’ e hanno per moltissimi aspetti caratteristiche borderline:c’è sicuramente un aspetto caratteriale incontrollato, legato alla sensualità, all’appagamento immediato e direi al collezionismo, molto affine a don Giovanni. Ma Il trionfo dell’onore, con le avventure goderecce del nostro Riccardo, non ha i vapori sulfurei del capolavoro di Mozart; non c’è la metafisica presenza della giustizia divina e soprattutto non ci sono né un tentativo di stupro né un omicidio, i due sconvolgenti accadimenti che aprono il Don Giovanni. C’è invece un duello riparatore, nel quale Riccardo viene ferito dal rivale Erminio, e ciò induce il protagonista a pensare che in futuro sarà meglio comportarsi bene per evitare pericolose conseguenze. Questo finale piuttosto accomodante lascia aperti moltissimi punti di domanda, un po’ come nel caso di Così fan tutte: quando opere così, dopo inauditi sconvolgimenti emotivi, finiscono con un’invocazione a volersi tutti bene come se nulla fosse successo, il sipario si chiude con molti più dubbi di quanti se ne avessero all’inizio».
Il cast del nuovo allestimento del Trionfo dell’onore comprende interpreti di riferimento per questo repertorio: Dave Monaco canterà nel ruolo di Flaminio Castravacca; Luca Cervoni in quello di Cornelia Buffacci; Rosa Bove in quello di Leonora Dorini; Francesca Lombardi Mazzulli sarà Doralice Rossetti; Giulia Bolcato, Riccardo Albenori; Raffaele Pe, Erminio Dorini; Giuseppina Bridelli, Rosina Caruccia; Tommaso Barea, il capitano Rodimarte Bombarda.
Ecco il dettaglio delle recite al Teatro Malibran, con orari e turni di abbonamento: venerdì 7 marzo 2025 ore 19.00 (turno A); domenica 9 marzo ore 15.30 (turno B); martedì 11 marzo ore 19.00 (turno D); giovedì 13 marzo ore 19.00 (turno E); sabato 15 marzo ore 15.30 (turno C). La prima di venerdì 7 marzo 2025 sarà trasmessa in differita da Rai Radio3.
La declinazione del mito a partire dal suono barocco: una settimana di concerti, laboratori, performance e talk
Fra gli ospiti anche Peppe Vessicchio e Aurora Leone dei The Jackal, Maura Gancitano, Andrea Colamedici, Marinella Senatore, Gloria Campaner, Pino de Vittorio
La terza edizione a Lodi dal 24 novembre al 2 dicembre 2024
La figura di Orfeo come icona del passato e del presente analizzata dallo psicoanalista Massimo Recalcati (25.11); una riflessione sul vivere in armonia con il mondo attraverso l’arte e la danza proposta dai filosofi della casa editrice Tlon, Maura Gancitano e Andrea Colamedici, insieme all’artista Marinella Senatore, partendo dalla frase di Beckett «Dance first, think later» (30.11); una serata ispirata alla pace e al dialogo tra le religioni con uno dei maggiori interpreti del panorama barocco europeo, il gambista e direttore d’orchestra Jordi Savall (27.11); l’incontro dedicato alla cura dell’emotività con la pianista Gloria Campaner e il life coach Stefano Massari (30.11); le grandi scoperte che hanno portato l’uomo a conoscere il suono dell’universo raccontate dal divulgatore scientifico Adrian Fartade che dà al mito un’accezione astronomica (26.11); le opere della natura che prendono vita dall’armonia sulle note di brani popolari diretti da Peppe Vessicchio e raccontati insieme a Aurora Leone della content factory The Jackal (29.11). Il mito greco che meglio ha attraversato i secoli torna ad essere protagonista di riflessioni, dialoghi e riscoperte, in una trasversalità del sapere, nella terza edizione dell’Orfeo Week, festival nato da un’idea del controtenore Raffaele Pe insieme al suo ensemble barocco La Lira di Orfeo, che ha luogo dal 24 novembre al 2 dicembre a Lodi, città natale del cantante e nuovamente palcoscenico di testimonial provenienti dal mondo culturale e artistico contemporaneo.
Una settimana di concerti, talk, laboratori e performance live compongono il programma di una rassegna culturale aperta a tutti e che, a partire dal suono barocco, ragiona sull’attualità del mito e declina la propria ricerca in ambito scientifico, musicale, narrativo, filosofico. «Il linguaggio col quale il mistero del mito è stato trasferito all’oggi – spiega il direttore artistico Raffaele Pe – ha perso la capacità di arrivare alle orecchie dei più. Una volta era un testo sacro attorno al quale ci si raccoglieva nel bisogno di capire la vita, trovandovi tutte le risposte. Perciò la speranza è che una “girandola” di saperi messi in dialogo possa aiutare a ritrovare la ricchezza espressiva del mito».
La Orfeo Week si caratterizza soprattutto per la sua espressione musicale: non mancherà il consueto concerto di chiusura di Raffaele Pe & La Lira di Orfeo con le cantate da camera di Antonio Vivaldi (1.12); l’appuntamento con l’attore e cantante Pino de Vittorio, voce straordinaria della tradizione popolare meridionale, offre al pubblico testi che trasformano le cose semplici della sua terra in immagini sonore (28.11); l’ensemble vocale toscano PassiSparsi conduce lo spettatore in un tour sonoro della città attraverso il repertorio profano italiano del XVI secolo (24.11).
Un’attenzione particolare è sempre rivolta a bambini e ragazzi delle scuole primarie e secondarie che con il Percorso scuola incontrano alcuni ospiti del festival, tra cui la Compagnia Carlo Colla & figli (25.11), Adrian Fartade (26.11), Pino De Vittorio (29.11), Peppe Vessicchio (30.11), Gloria Campaner (02.12), in momenti durante i quali le nuove generazioni hanno modo di scoprire e approfondire l’attualità di un mito che si rinnova ad ogni riscrittura. Ai bambini e alle famiglie è dedicata, inoltre, la rappresentazione inaugurale della rassegna, in cui la Compagnia Carlo Colla & Figli (24.11) riprende la produzione di Aristide di Grecia, spettacolo nato dalla collaborazione tra Antonio Vivaldi e Carlo Goldoni.
La Lira di Orfeo ha sempre dato spazio alla formazione di cantanti e musicisti, professionisti e amatori, nell’ambito della musica barocca. Tornano quindi le masterclass, tre quelle previste per quest’edizione, realizzate da musicisti di rilievo internazionale, quali il contralto Sonia Prina (24.10 – 27.10), il tenore Fernando Cordeiro Opa (24.11 – 27.11) e la violinista Anaïs Chen (27.11 – 30.11). Inoltre, grazie al progetto Orfeo Wants You!, i giovani artisti che partecipano all’Academy avranno la possibilità di prendere parte ai concerti del festival.
Nella trasversalità disciplinare che contraddistingue l’Orfeo Week trova spazio anche La musica che cura, tre corsi che approfondiscono l’ambito della mindfulness e del self empowerment per adulti.
Tra i docenti di questo percorso Gloria Campaner con La palestra delle emozioni (02.12), Dina Nerino conilDeep listening (28.11), Susanna Affaba con Self consciousness tra corporeità e ascolto (26.11).
«Siamo felici di sostenere un’iniziativa che mette in dialogo discipline diverse e riavvicina il pubblico al mito, patrimonio inestimabile della nostra cultura – dice Francesca Caruso, Assessore alla Cultura di Regione Lombardia. L’Orfeo Week dimostra che la cultura non ha barriere e si arricchisce continuamente, coniugando tradizione e innovazione e offrendo nuove prospettive, specialmente ai più giovani. Questa rassegna è uno spazio prezioso per lo scambio culturale e siamo orgogliosi che Regione Lombardia possa dare il proprio contributo per farla crescere e raggiungere un pubblico sempre più ampio».
Alla compagine degli sponsor istituzionali che hanno contribuito all’edizione 2023, quali il Ministero della Cultura, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, Comune di Lodi, Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi Onlus, Fondazione BPL, Fondazione LGH, Confcommercio Lodi e Consorzio Artigianauto Lodi, si aggiungono quest’anno NextGenerationEU e ConfArtigianato Imprese Province di Lodi. Continuano a credere e sostenere il progetto gli storici sponsor e numerose realtà del territorio, quali L’Erbolario, Bar Masseroni, Dolce Meta, Future Fusion, Ever srl, Mc Donald’s, Sir, Enenso, Mariani Energy. Sponsor tecnico Lazzari Auto, Partner L’Erbolario, Partner tecnico LP Media.
Rai Radio3 e Il Cittadino sono Media partner del Festival.
Ensemble barocco fondato da Raffaele Pe, La Lira di Orfeo raccoglie alcuni dei migliori interpreti su strumenti antichi della nuova generazione e coinvolge musicologi, ricercatori, designer, videoartisti con cui propone programmi innovativi e nuove produzioni teatrali curate in una chiave estetica moderna. Dal Premio Abbiati del 2019 ai debutti internazionali a Londra, Berlino Vienna e Parigi l’ensemble si è confermato in pochi anni realtà di riferimento per questo repertorio.
Concerti, laboratori, performance e talk a partire dal suono barocco
Fra gli ospiti René Jacobs, Umberto Galimberti, Mariangela Gualtieri, Massimo Bernardini, Gloria Campaner, Saturnino e Catalina Vicens
La seconda edizione a Lodi dal 25 novembre al 3 dicembre 2023
Un Festival innovativo e trasversale: è questa la chiave della Orfeo Week, nata da un’idea di Raffaele Pe insieme al suo ensemble barocco La Lira di Orfeo. Artisti, filosofi, produttori, poeti e acrobati si incontreranno aLodi, città natale del controtenore, dal 25 novembre al 3 dicembre per far musica – non solo barocca – e per ragionare insieme, in modo e in luoghi inaspettati, intorno al mito di Orfeo, naturale fulcro della giovane kermesse e movente di tutto il percorso artistico dell’ensemble.
Fra i protagonisti, il grande direttore d’orchestra e riferimento del barocco René Jacobs, il filosofo Umberto Galimberti, la poetessa Mariangela Gualtieri, ilgiornalista televisivo Massimo Bernardini,la pianista Gloria Campaner, il designer, interprete e produttore Saturnino Celani, storico bassista di Jovanotti, e la curatrice della Collezione di strumenti musicali antichi “Tagliavini” di Bologna Catalina Vicens.
«Voglio condividere con i miei concittadini l’emozione che ricevo sui palcoscenici nel mondo grazie alla musica e all’incontro con grandi personalità – spiega Raffaele Pe. Ho scelto Lodi anche perché credo fortemente che le innovazioni sorgano soprattutto nei luoghi lontani dal centro: è proprio lì che nasce il sogno. Questo è un territorio che ha dimostrato di essere molto curioso e che sa sostenere, anche con affetto, progetti culturali di qualità. Il programma incontra culture diverse e il mio stesso percorso è sempre stato irrigato da influssi provenienti da saperi differenti: musica, ma anche filosofia, pittura, cinema, scultura. Tutti ambiti che in un modo o nell’altro rientrano nell’opera, quella che io vivo e affronto quotidianamente. In particolare, il mio sogno è quello di creare, attraverso il Festival, un pensiero nuovo insieme alle voci e alle personalità che ho avuto il privilegio di incontrare nel mio percorso».
Il controtenore, ospite delle più importanti istituzioni europee, porterà nella sua città natale grandi ospiti nazionali e internazionali. Primo fra tutti, il direttore d’orchestra René Jacobs,personalità di riferimento del mondo barocco, che sarà presente venerdì 1° dicembre in occasione delle celebrazioni per Gaetano Guadagni (Lodi, 1728 – Padova, 1792), cantante castrato protagonista delle scene europee a metà Settecento. La nascita di Guadagni a Lodi è stata confermata dalla storiografia solo in tempi recenti e in questa occasione sarà posta una targa commemorativa nella Biblioteca Comunale alle ore 16, dove si ritroveranno a Lodi anche alcuni dei massimi studiosi del cantante per una tavola rotonda a cura di Dinko Fabris, con Anna Tedesco e Angelo Foletto. Modera Andrea Estero.
Il giorno seguente, sabato 2 dicembre, Jacobs offrirà una masterclass alla Lira di Orfeo e ai partecipanti della Academy “Orfeo wants you!”, novità della Orfeo Week di quest’anno.
Il 3 dicembre, invece, René Jacobs presenzierà al concerto con estratti dall’Orfeo di Christoph Willibald Gluck, eseguito da Raffaele Pe & La Lira di Orfeo e la spalla dell’ensemble Elisa Citterio, nella speciale revisione di Guadagni, al Teatro alle Vigne, ore 21.
Umberto Galimberti, noto filosofo, saggista e psicoanalista, è invece il protagonista dell’incontro dal titolo “L’etica del viandante”,dal suo omonimo libro edito da Feltrinelli, in cui si analizzeranno il percorso nomade del viandante e i parallelismi con il viaggio di Orfeo. La serata verrà introdotta da Alessandra Tedesco al Teatro alle Vigne, sabato 25 novembre alle 21.
Le conversazioni continueranno domenica 26 novembre con il giornalista televisivo Massimo Bernardini ela pianista Gloria Campaner, che durante la serata “Chiedilo a Orfeo!” porteranno un ritratto inedito e personale del mito di Orfeo tra passato e presente, dal barocco di Monteverdi, passando per le favelas brasiliane, fino alla bossa dell’Orfeo di Jobim. L’incontro, al Teatro alle Vigne alle ore 18, sarà moderato da Pierachille Dolfini.
Naturalmente non potrà mancare la musica, accanto al fascino del racconto: pagine immortali come il Pianto della Madonna o arie come Sì dolce’l tormento di Claudio Monteverdi saranno presentate da Raffaele Pe e La Lira di Orfeo nella serata “Complaintes d’amour”, complaintes come genere musicale antico, come compianto ma anche bellezza del lamento, martedì 28 novembre nella chiesa sconsacrata di Santa Chiara Nuova. Narrazione a cura di Nicola Pedone.
Le note barocche proseguiranno con artisti come la musicista Catalina Vicens, curatrice della collezione di strumenti musicali antichi “Tagliavini” di Bologna, la più grande in Europa nel suo genere, che presenterà musiche di autori del Cinquecento e Seicento all’organo portativo, organo a canne di piccole dimensioni detto anche organetto (“Il soffio della creazione” il 30 novembre; “Laboratorio di musica medievale” il 1° dicembre); i bolognesi della compagnia Dramatodìa guidati da Alberto Allegrezza nella veste di regista, costumista e attore, che eseguiranno estratti dal Pastor Fido (1580-1583)di Giovan Battista Guarini e dall’Aminta (1573) di Torquato Tasso insieme a musiche del loro tempo (1° dicembre); il giovane gambista André Lislevand sarà accompagnato dal padre Rolf Lislevand, tra i più noti liutisti del mondo barocco, in un programma che intreccia musica antica ed elettronica (26 novembre). Imperdibile anche l’appuntamento con l’arpista Chiara Granata in duo con la ginnasta e acrobata Giulia Sarah Gibbons, che presenteranno il concerto visivo “Barocco in Bilico” per trampoli e arpa (29 novembre). Giulia Sarah Gibbons e il gruppo Acrobati Fenice saranno protagonisti anche dell’happening di apertura in Piazza della Vittoria. In chiusura della kermesse, il liutista Simone Vallerotonda propone un programma dedicato al repertorio romano del Seicento (3 dicembre).
I ragazzi e la scuola restano sempre al centro della proposta della Orfeo Week. Per la particolare attenzione che La Lira di Orfeo ha sempre rivolto alla formazione di tutte le età saranno offerti una serie di laboratori interattivi pensati appositamente per i più giovani: lo spettacolo teatrale “Orfeo Junior” basato sulla musica dell’Orfeo di Claudio Monteverdi, nuova produzione firmata da Bruno Stori(27 novembre); il workshop sulla consapevolezza performativa “La palestra delle emozioni” a cura di Gloria Campaner(27 novembre); l’incontro sulla creatività “Crossover” con Saturnino Celani, storico bassista di Lorenzo Jovanotti, che condividerà la sua esperienza di interprete, produttore e designer(28 novembre, modera Lorenzo Rinaldi); mentre Mariangela Gualtieri porterà la sua poesia e “rito sonoro” agli insegnanti e studenti del Liceo Classico Pietro Verri (1° dicembre, “La migliore alleata”), ma anche al pubblico serale del Teatro alle Vigne (2 dicembre, “Il quotidiano innamoramento”, con la guida di Cesare Ronconi). Inoltre, i cantanti coinvolti in tutti i programmi della manifestazione saranno selezionati con la guida di Sonia Prina,che terrà a Lodi audizioni e masterclass di perfezionamento durante la Academy “Orfeo wants you!” dal 23 al 26 ottobre 2023.
Un’altra novità di quest’anno è “Le vie dell’ascolto”, una serie di concerti nelle scuole e nelle sedi più periferiche della città, che avranno un’attenzione particolare verso ambiti di diversità e fragilità presenti nella comunità.
Alla compagine degli sponsor istituzionali che già l’anno scorso hanno contribuito all’evento, quali il Ministero della Cultura, la Città di Lodi, la Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi Onlus, la Fondazione BPL, la Confcommercio Lodi, il Consorzio Artigianauto Lodi, si è aggiunta quest’anno la Fondazione LGH A2A, che ha creduto nel progetto in maniera significativa.
Allo storico sostenitore de La Lira di Orfeo, lo sponsor Mc Donald’s, dopo il successo della prima edizione, si annoverano per questa seconda edizione importanti nomi del territorio che hanno voluto investire nell’iniziativa con grande entusiasmo.
Lazzari auto, che mettendo a disposizione l’Id Buzz, consente un’anima green al Festival, che potrà portare in giro gli ospiti con zero emissioni di anidride carbonica in totale modalità elettrica. Il Bar Masseroni e il Dolce Meta, due storiche realtà del lodigiano che non fanno mai mancare il proprio supporto alla Città, Future Fusion, il locale più esclusivo dei Lodi, la Ever srl, l’Azienda di elettronica di Lodi nel mondo, la Befit, la palestra del lodigiano e da poco del cremasco, Arredo Bongiorni, la famiglia di mobili di eccellenza, e L’Erbolario, un affidabile partner su cui poter contare.
Media Partner lo storico giornale del territorio, Il Cittadino, che seguirà coi suoi inviati l’evento diffuso del Festival.
Carlo Vistoli, Raffaele Pe e Aryeh Nussbaum Cohen fanno rivivere i fasti dell’epoca dei castrati
Dirige Rinaldo Alessandrini
Pavarotti, Carreras e Domingo. I tre tenori sono stati un fenomeno musicale popolarissimo negli anni Novanta. Ma c’è stata un’epoca, tra il XVII e il XVIII secolo, in cui la fama e la celebrità ce l’avevano i castrati. Autentiche star contese dalle corti e dai palcoscenici europei, Farinelli, Senesino, Carestini e Caffarelli alimentarono un mito che rivive oggi grazie ai controtenori, richiestissimi in tutto il mondo per il repertorio barocco e non solo.
Nei giorni in cui va in scena il Giulio Cesare di Händel, che vede protagonisti tre tra i più grandi controtenori di oggi, l’Opera di Roma propone un concerto che intende far rivivere i fasti, le glorie ma anche le rivalità del tempo dei castrati, in una serata intitolata “I tre controtenori”, in programma al Teatro Costanzi venerdì 20 ottobre alle ore 20. Sul palco salgono Carlo Vistoli, Raffaele Pe e Aryeh Nussbaum Cohen, per una sfida di virtuosismi vocali che si dispiega tra le più belle e note pagine del repertorio barocco, e che arriva fino a Rossini. Sul podio un autentico specialista come Rinaldo Alessandrini, che dirige l’orchestra della fondazione capitolina.
La serata si apre con arie e duetti tratti da celebri opere di Antonio Vivaldi, Georg Friedrich Händel e Leonardo Vinci, come Nel profondo cieco mondo (dall’Orlando Furioso di Vivaldi), Stille amare (dal Tolomeo di Händel) e Tu vuoi ch’io viva (dall’Artaserse di Vinci). Canti di cavalieri, tiranni ed eroi che, protagonisti di storie e intrecci romanzeschi, in quelle note si fermavano a esplorare il proprio dramma interiore, le passioni e i tormenti. Non mancano pagine musicali di notevole difficoltà: ricca di colorature e cadenze, Con l’ali di costanza (che canterà Raffaele Pe) è considerata l’aria più impegnativa dell’Ariodante di Händel. Passando per la più famosa opera di Christoph Willibald Gluck, l’Orfeo ed Euridice (Nussbaum Cohen ne eseguirà la struggente aria di Orfeo Che farò senza Euridice?), il programma prosegue fino all’Ottocento con Rossini: dal suo Tancredi Vistoli canterà l’aria Di tanti palpiti, la cui celebre cabaletta da sempre rappresenta, per i cantanti del repertorio, uno dei massimi vertici virtuosistici.
Tutti e tre i protagonisti del concerto condividono una carriera internazionale che li vede protagonisti nei maggiori teatri e festival del mondo. La loro passione per la cultura barocca si estende alla promozione di concerti, iniziative e lavori discografici con i quali i tre artisti si fanno fautori dell’ascolto e della promozione della musica barocca: Raffaele Pe, ad esempio, – definito dal Times “a baroque star” – con il suo album “Giulio Cesare. A Baroque Hero” ha ottenuto un Premio Abbiati come Miglior Disco, ed è il fondatore de La lira di Orfeo, collettivo di musicisti e artisti specializzati nel repertorio barocco. Anche Carlo Vistoli ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali – tra i quali un Premio Farinelli e il Primo Premio al Concorso Renata Tebaldi – e vanta un’ampia produzione discografica con Erato, Harmonia Mundi e Ricercar. Forte dell’esperienza e del successo ottenuto nei maggiori palchi americani e da poco sulle scene europee è invece Aryeh Nussbaum Cohen, che canta per la prima volta a Roma dopo Monaco, Berlino e il Festival di Glyndebourne. Sul podio, uno dei massimi esperti nell’interpretazione della musica barocca, Rinaldo Alessandrini: clavicembalista, organista e pianista, dirige nei più prestigiosi teatri al mondo (dalla Carnegie Hall di New York al Liceu di Barcellona). Ha fondato l’ensemble Concerto Italiano, con il quale ha vinto il Premio Abbiati.
Dopo il concerto del 20 ottobre, Pe, Vistoli e Cohen saranno ancora rispettivamente Giulio Cesare, Tolomeo e Sesto Pompeo nell’ultima replica, al Teatro Costanzi, del Giulio Cesare in Egitto di Händel nella messa in scena di Damiano Michieletto, prevista per il 21 ottobre alle ore 18.00.
Protagonisti tre grandi controtenori comeRaffaele Pe, Aryeh Nussbaum Cohen e Carlo Vistoli, affiancati daMary Bevan e Sara Mingardo
Dal 13 al 21 ottobre all’Opera di Roma
«Un uomo solo, un po’ goffo, che non ne combina una di giusta». Così Damiano Michieletto descrive il protagonista del Giulio Cesare in Egitto, il capolavoro di Georg Friedrich Händel che realizza al Teatro dell’Opera di Roma dal 13 al 21 ottobre. La prima di venerdì 13 ottobre, ore 19, in diretta da Radio3 Rai, è preceduta dall’Anteprima giovani riservata ai minori di 26 anni mercoledì 11 (ore 19) e seguita dalla Lezione di Opera tenuta da Giovanni Bietti sabato 14 ottobre (ore 16). Lo spettacolo arriva per la prima volta in Italia dopo aver debuttato nel maggio 2022 al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi ed essere andato in scena anche all’Opéra National de Montpellier e all’Opera di Lipsia, teatri che lo coproducono assieme alla Fondazione Capitolina.
«Sembra che il dramma si svolga attorno a Giulio Cesare, alle sue spalle – prosegue il regista Michieletto – Tolomeo ambisce al potere e si immerge in una spirale di cinismo; Cleopatra intesse trame e seduzioni; Sesto cerca di vendicare il padre e compie un percorso di maturazione generazionale. In mezzo a loro vedo un Cesare quasi spettatore, come se tutto quello che doveva realizzare (le conquiste, la gloria, le vittorie) fossero tappe già compiute del suo percorso. Händel ritrae un uomo già vecchio, e nella realtà storica morirà pochi anni dopo le vicende narrate nell’opera, appena rientrato a Roma. Gli toccherà subire una congiura e un tradimento, lo stesso trattamento riservato a Pompeo all’inizio dell’opera. Di fatto il Giulio Cesare di Händel è un dramma sul destino – conclude Michieletto – simbolizzato in scena da un trio di Parche che avvolgono il protagonista con i loro fili rossi, stabilendo il tempo della vita. Un’opera nella quale incombono i presentimenti di un destino e di una morte che le azioni frivole del generale romano sembrano voler allontanare».
L’opera di Händel è diretta da un grande specialista del repertorio barocco come Rinaldo Alessandrini, alla guida dell’orchestra dell’Opera di Roma. Clavicembalista, organista e fortepianista, Alessandrini è regolarmente impegnato come direttore nei teatri più prestigiosi del mondo, dalla Scala a La Monnaie di Bruxelles, passando per la Carnegie Hall di New York, il Liceu di Barcellona e molti altri. Ha fondato l’ensemble Concerto Italiano, con il quale ha vinto il Premio Abbiati.
Accanto a Michieletto sono impegnati Paolo Fantin per la realizzazione delle scene, Agostino Cavalca per i costumi e Alessandro Carletti per le luci. I movimenti coreografici sono firmati da Thomas Wilhelm.
Protagonisti sul palco sono tre tra i più grandi controtenori di oggi: Raffaele Pe, nel ruolo del titolo, Carlo Vistoli come Tolomeo e Aryeh Nussbaum Cohen nella parte di Sesto Pompeo. I tre cantanti saranno inoltre impegnati nel concerto I tre controtenori in programma venerdì 20 ottobre alle ore 20 al Teatro Costanzi e in diretta su Rai Radio3. Nelle recite del 17 e del 19 ottobre, la parte di Tolomeo sarà invece affidata al controtenore francese Rémy Brès-Feuillet, che l’ha già interpretata nell’allestimento di Michieletto a Lipsia.
Accanto a loro, nell’opera di Händel, cantano il soprano Mary Bevan come Cleopatra, il contralto Sara Mingardo nella parte di Cornelia, il baritono Rocco Cavalluzzi in quella di Achilla, il controtenore ,come Nireno e il baritono Patrizio La Placa come Curio.
Definito dal “Times” baroque star, Raffale Pe (Giulio Cesare) è artista di riferimento e infaticabile promotore della cultura barocca. Ha realizzato un album dal titolo Giulio Cesare. A baroque Hero che ha ottenuto ilPremio Abbiati come Miglior Disco ed è ospite dei maggiori teatri del mondo. Nel 2015 ha fondato La Lira di Orfeo, un collettivo di musicisti e artisti che promuove e riscopre il repertorio barocco. Canta per la prima volta il Giulio Cesare in Italia e debutta all’Opera di Roma. Mary Bevan (Cleopatra), rinomata soprano inglese, ha vinto il premio Young Artist della Royal Philharmonic Society e ha ricevuto un Exceptional Young Talent ai Critics’ Circle Music Award. Debutta all’Opera di Roma e nella parte di Cleopatra. Vincitore di un Grammy Award, Aryeh Nussbaum Cohen (Sesto Pompeo) è un giovane controtenore nato a New York che, dopo aver cantato in tutti i principali teatri americani, sta sviluppando la sua carriera anche in Europa dove recentemente ha debuttato a Monaco, Berlino e al Festival di Glyndebourne. Canta per la prima volta all’Opera di Roma. Sara Mingardo (Cornelia) è tra i contralti più apprezzati e ricercati della scena odierna: vincitrice di due Grammy Award e del Premio Abbiati, collabora stabilmente con i principali direttori d’orchestra internazionali. Carlo Vistoli – già Tolomeo nel Giulio Cesare firmato da Michieletto a Parigi e Montpellier – torna all’Opera di Roma dopo l’Orfeo ed Euridice del 2019. È vincitore del Premio Farinelli nel 2012 e del Primo Premio al Concorso Renata Tebaldi nel 2013. Dopo l’impego nella Capitale come Tolomeo, sarà Giulio Cesare nel capolavoro di Händel a Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Colonia e il prossimo anno a Montecarlo e a Vienna. Rémy Brès-Feuillet (Tolomeo nelle recite del 17 e del 19) ha vinto nel 2021 lo Young Artist Award al Concorso Cesti dell’Innsbrucker Festwochen der Alten Musik. Collabora con la compagnia Théâtre NoNo con la quale ha avviato una ricerca intorno alla voce del controtenore e al suo rapporto con la teatralità e la creazione contemporanea.
Composta da Händel nel 1723, Giulio Cesare in Egitto è considerata tra le sue opere migliori. La prima rappresentazione andò in scena a Londra nel febbraio del 1724, ottenendo un successo travolgente: dopo le prime 12 repliche, l’opera fu ripresa nel 1725, nel 1730 e nel 1732. Il libretto, affidato a Nicola Francesco Haym, fu adattato da un testo preesistente di Giacomo Francesco Bussani, musicato da Antonio Sartorio nel 1676, che venne modificato e aggiornato con nuove arie e recitativi. Di ambientazione esotica, Giulio Cesare si ispira alla campagna egiziana intrapresa dal generale romano tra il 48 e il 47 a. C. Introdotta da una trionfale ouverture, l’opera comincia dunque con l’arrivo di Cesare ad Alessandria d’Egitto per inseguire il nemico Pompeo, in fuga dopo la sconfitta di Farsalo.
La prima rappresentazione si terrà venerdì 13 ottobre alle ore 19. Le repliche sono previste per domenica 15 (ore 16.30), martedì 17 (ore 19), giovedì 19 (ore 19) e sabato 21 ottobre (ore 18). L’Anteprima Giovani è in programma per mercoledì 11 ottobre alle ore 19. Giovanni Bietti terrà la Lezione di Opera su Giulio Cesare in Egitto di Händel sabato 14 ottobre alle 16 sempre al Teatro Costanzi.