Un nuovo allestimento di Attila al Teatro la Fenice dal 16 al 24 maggio

Regia Leo Muscato, direttore Sebastiano Rolli, nel cast Michele Pertusi, Vladimir Stoyanov, Anastasia Bartoli e Antonio Poli

Un nuovo allestimento dell’Attila di Giuseppe Verdi debutta al Teatro La Fenice: la messinscena della nona opera del bussetano – seconda, in ordine cronologico, delle cinque composte per il Teatro veneziano – porta la firma del regista Leo Muscato, con le scene di Federica Parolini, i costumi di Silvia Aymonino e il light design di Alessandro Verazzi: anche questa produzione ambirà a entrare nel novero del repertorio ‘stabile’ del Teatro veneziano. L’interpretazione musicale sarà affidata a Sebastiano Rolli, uno dei più promettenti e talentuosi direttori verdiani, che guiderà un cast composto per i personaggi principali da Michele Pertusi, Anastasia Bartoli e Antonio Poli. Le repliche al Teatro La Fenice saranno cinque: i 16, 18, 20, 22 e 24 maggio 2025, nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024-2025.

Dramma lirico in un prologo e tre atti, su libretto di Temistocle Solera e Francesco Maria Piave tratto dalla tragedia Attila, König der Hunnen (Attila, re degli Unni, 1808)del poeta tedesco Zacharias Werner, Attila esordì proprio alla Fenice, il 17 marzo 1846 ed entrò ben presto in repertorio, in quanto emblema della cosiddetta ‘opera patriottica’.Questa nuova rivisitazione dell’Attila di Verdi consentirà dunque al Teatro La Fenice di ripercorrere una tappa della propria storia, e ai veneziani stessi di riflettere sulle origini e la storia della loro città lagunare. Nel prologo dell’Attila, ambientato nel quinto secolo dopo Cristo,si racconta infatti dell’arrivo degli aquileiesi scampati al ‘flagello di Dio’ sulle sponde di Rio-Alto, nelle «Lagune Adriatiche»: è la ‘mitica’ storia della fondazione di Venezia, solo recentemente smentita dagli archeologi. Naturalmente, la scoperta del ‘falso storico’ su cui si basa l’Attila nulla toglie al valore del titolo verdiano: sappiamo per certo, infatti, che ciò che appassionava Verdi non fosse la veridicità storiografica della vicenda narrata, quanto piuttosto la plausibilità dell’immagine storica rievocata in scena, in direzione di un realismo visuale che è l’istanza sempre più imprescindibile del teatro di quel periodo.

Il regista Leo Muscato spiega ancor meglio le caratteristiche intrinseche dell’opera e della sua lettura registica: «A guardare l’opera, non si racconta la nascita di qualcosa, ma la fine: la fine di un mondo, la fine di un ordine, la fine di ogni certezza. Attila sprigiona ovunque un senso di devastazione: Verdi costruisce la partitura su tonalità minori, timbri orchestrali gravi, un suono denso e opprimente che non concede mai veri spazi di luce. Dal punto di vista drammaturgico, è un mondo senza eroi positivi e senza possibilità di redenzione: anche i personaggi che dovrebbero rappresentare la ‘civiltà’ sono preda di tradimenti, ossessioni e corruzione. Non è un caso che Attila cominci e finisca nel caos, senza mai trovare un vero equilibrio. Non c’è catarsi. Non c’è una rinascita che ripari la rovina: c’è solo una fragile sopravvivenza, una fuga verso qualcosa di nuovo che resta tutto da inventare. In Attila, il mondo intero è collassato, e la musica di Verdi non cerca di consolarci. Per fortuna, in molti momenti, è semplicemente bellissima».

Il direttore d’orchestra Sebastiano Rolli sottolinea altri aspetti affascinanti di questa pagina verdiana, da diversi punti di vista: «Per la prima volta la messinscena si mette a servizio della partitura. Per concentrare il discorso narrativo il compositore si serve di mezzi musicali che permettano la sintesi delle situazioni drammatiche e non consentano il minimo cedimento. Ad esempio, la fine della prima scena del primo atto si collega a quella successiva attraverso il re bemolle dell’intera orchestra all’unisono che la conclude, la stessa nota aprendo quella successiva sempre in un unisono affidato, stavolta, a viole e violoncelli. Siamo in due punti diversi del campo di Attila: Verdi, che ha sempre presente il punto di vista di chi vede e ascolta, vuole creare continuità fra le scene affinché l’attenzione non cali; ci porta in luoghi diversi con la rapidità del montaggio cinematografico. […]  Con quest’opera e in questo teatro si pone una pietra fondamentale verso la costruzione di quel dramma musicale che negli stessi anni e a molti chilometri di distanza anche Richard Wagner cominciava a concepire. Venezia è città cara a Wagner e Verdi, i due giganti raggiungono la stessa vetta percorrendo i due lati opposti del monte».

Nella compagnia di canto di questo nuovo allestimento di Attila figurano il basso Michele Pertusi nel ruolo eponimo, il baritono Vladimir Stoyanov in quello del generale romano Ezio, il soprano Anastasia Bartoli incarnerà Odabella mentre il tenore Antonio Poli sarà Foresto. Completano il cast il tenore Andrea Schifaudo nelle vesti di Uldino e il basso Francesco Milanese in quello di Leone. Maestro del Coro Alfonso Caiani.

Attila – proposto con sopratitoli in italiano e in inglese – sarà in scena venerdì 16 maggio 2025 ore 19.00 (turno A); domenica 18 maggio ore 15.30 (turno B); martedì 20 maggio ore 19.00 (turno D); giovedì 22 maggio ore 19.00 (turno E); sabato 24 maggio ore 15.30 (turno C).

Un nuovo allestimento di Attila al Teatro la Fenice dal 16 al 24 maggio

Regia Leo Muscato, direttore Sebastiano Rolli, nel cast Michele Pertusi, Vladimir Stoyanov, Anastasia Bartoli e Antonio Poli

Un nuovo allestimento dell’Attila di Giuseppe Verdi debutta al Teatro La Fenice: la messinscena della nona opera del bussetano – seconda, in ordine cronologico, delle cinque composte per il Teatro veneziano – porta la firma del regista Leo Muscato, con le scene di Federica Parolini, i costumi di Silvia Aymonino e il light design di Alessandro Verazzi: anche questa produzione ambirà a entrare nel novero del repertorio ‘stabile’ del Teatro veneziano. L’interpretazione musicale sarà affidata a Sebastiano Rolli, uno dei più promettenti e talentuosi direttori verdiani, che guiderà un cast composto per i personaggi principali da Michele Pertusi, Anastasia Bartoli e Antonio Poli. Le repliche al Teatro La Fenice saranno cinque: i 16, 18, 20, 22 e 24 maggio 2025, nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024-2025.

Dramma lirico in un prologo e tre atti, su libretto di Temistocle Solera e Francesco Maria Piave tratto dalla tragedia Attila, König der Hunnen (Attila, re degli Unni, 1808)del poeta tedesco Zacharias Werner, Attila esordì proprio alla Fenice, il 17 marzo 1846 ed entrò ben presto in repertorio, in quanto emblema della cosiddetta ‘opera patriottica’.Questa nuova rivisitazione dell’Attila di Verdi consentirà dunque al Teatro La Fenice di ripercorrere una tappa della propria storia, e ai veneziani stessi di riflettere sulle origini e la storia della loro città lagunare. Nel prologo dell’Attila, ambientato nel quinto secolo dopo Cristo,si racconta infatti dell’arrivo degli aquileiesi scampati al ‘flagello di Dio’ sulle sponde di Rio-Alto, nelle «Lagune Adriatiche»: è la ‘mitica’ storia della fondazione di Venezia, solo recentemente smentita dagli archeologi. Naturalmente, la scoperta del ‘falso storico’ su cui si basa l’Attila nulla toglie al valore del titolo verdiano: sappiamo per certo, infatti, che ciò che appassionava Verdi non fosse la veridicità storiografica della vicenda narrata, quanto piuttosto la plausibilità dell’immagine storica rievocata in scena, in direzione di un realismo visuale che è l’istanza sempre più imprescindibile del teatro di quel periodo.

Il regista Leo Muscato spiega ancor meglio le caratteristiche intrinseche dell’opera e della sua lettura registica: «A guardare l’opera, non si racconta la nascita di qualcosa, ma la fine: la fine di un mondo, la fine di un ordine, la fine di ogni certezza. Attila sprigiona ovunque un senso di devastazione: Verdi costruisce la partitura su tonalità minori, timbri orchestrali gravi, un suono denso e opprimente che non concede mai veri spazi di luce. Dal punto di vista drammaturgico, è un mondo senza eroi positivi e senza possibilità di redenzione: anche i personaggi che dovrebbero rappresentare la ‘civiltà’ sono preda di tradimenti, ossessioni e corruzione. Non è un caso che Attila cominci e finisca nel caos, senza mai trovare un vero equilibrio. Non c’è catarsi. Non c’è una rinascita che ripari la rovina: c’è solo una fragile sopravvivenza, una fuga verso qualcosa di nuovo che resta tutto da inventare. In Attila, il mondo intero è collassato, e la musica di Verdi non cerca di consolarci. Per fortuna, in molti momenti, è semplicemente bellissima».

Il direttore d’orchestra Sebastiano Rolli sottolinea altri aspetti affascinanti di questa pagina verdiana, da diversi punti di vista: «Per la prima volta la messinscena si mette a servizio della partitura. Per concentrare il discorso narrativo il compositore si serve di mezzi musicali che permettano la sintesi delle situazioni drammatiche e non consentano il minimo cedimento. Ad esempio, la fine della prima scena del primo atto si collega a quella successiva attraverso il re bemolle dell’intera orchestra all’unisono che la conclude, la stessa nota aprendo quella successiva sempre in un unisono affidato, stavolta, a viole e violoncelli. Siamo in due punti diversi del campo di Attila: Verdi, che ha sempre presente il punto di vista di chi vede e ascolta, vuole creare continuità fra le scene affinché l’attenzione non cali; ci porta in luoghi diversi con la rapidità del montaggio cinematografico. […]  Con quest’opera e in questo teatro si pone una pietra fondamentale verso la costruzione di quel dramma musicale che negli stessi anni e a molti chilometri di distanza anche Richard Wagner cominciava a concepire. Venezia è città cara a Wagner e Verdi, i due giganti raggiungono la stessa vetta percorrendo i due lati opposti del monte».

Nella compagnia di canto di questo nuovo allestimento di Attila figurano il basso Michele Pertusi nel ruolo eponimo, il baritono Vladimir Stoyanov in quello del generale romano Ezio, il soprano Anastasia Bartoli incarnerà Odabella mentre il tenore Antonio Poli sarà Foresto. Completano il cast il tenore Andrea Schifaudo nelle vesti di Uldino e il basso Francesco Milanese in quello di Leone. Maestro del Coro Alfonso Caiani.

Attila – proposto con sopratitoli in italiano e in inglese – sarà in scena venerdì 16 maggio 2025 ore 19.00 (turno A); domenica 18 maggio ore 15.30 (turno B); martedì 20 maggio ore 19.00 (turno D); giovedì 22 maggio ore 19.00 (turno E); sabato 24 maggio ore 15.30 (turno C).

Per la Stagione d’Opera e di Balletto 2024/25 al Regio di Torino : “La dama di picche” di Čajkovskij

Seduzione e allucinazioni di un folle giocatore d’azzardo

nello struggente capolavoro di Čajkovskij tratto da Puškin.
Per la prima volta a Torino, il nuovo allestimento

realizzato da Deutsche Oper di Berlino,
Sul podio lo specialista del repertorio russo Valentin Uryupin

Teatro Regio, dal 3 al 16 aprile 2025

Anteprima Giovani under 30, martedì 1 aprile ore 19.30

Ambizione, passione, conflitti generazionali e follia si intrecciano in La dama di picche, capolavoro di Pëtr Il’ič Čajkovskij, in scena al Teatro Regio dal 3 al 16 aprile.

Considerata dal compositore la sua creazione più riuscita, quest’opera nasce nel 1890 da un fervore creativo impetuoso, su libretto del fratello Modest, tratto dall’omonimo racconto di Puškin. La parabola tragica di Hermann, l’uomo che si consuma nel vortice della brama e del gioco d’azzardo, ispira a Čajkovskij alcune delle pagine più ardenti e drammatiche del suo repertorio.

I protagonisti

A incarnare il tormentato protagonista sarà Mikhail Pirogov, pluripremiato tenore russo della Buriazia, accanto a lui Zarina Abaeva, soprano raffinato e versatile, nei panni di Lisa; il ruolo del titolo, ossia l’anziana Contessa da cui Hermann cerca di carpire il segreto per vincere al gioco, vedrà in scena la straordinaria Jennifer Larmore.

Il cast si completa di specialisti del repertorio russo: Elchin Azizov (Tomskij), Vladimir Stoyanov (Eleckij), Deniz Uzun (Polina), Alexey Dolgov (Čekalinskij), Vladimir Sazdovski (Surin), Ksenia Chubunova (La governante), Joseph Dahdah (Čaplickij e Il maestro di cerimonie), Viktor Shevchenko (Narumov), Irina Bogdanova (Maša).

Sul podio, il talentuoso maestro Valentin Uryupin, che torna a Torino dopo il grande successo riscosso nel 2023 con La sposa dello zar di Rimskij-Korsakov, per dirigere l’Orchestra, il Coro e il Coro di voci bianche del Regio, questi ultimi istruiti rispettivamente da Ulisse Trabacchin Claudio Fenoglio.

Una partita senza vincitori, un nuovo allestimento per la prima volta a Torino

Diversamente da quanto comunicato a inizio Stagione, per sopraggiunte problematiche indipendenti dalla volontà del Teatro, La dama di picche sarà presentata con un allestimento differente da quello inizialmente annunciato. Il Regio accoglierà – per la prima volta a Torino – una produzione realizzata lo scorso anno dalla Deutsche Oper di Berlino, frutto di un’idea concepita poco prima della pandemia dal genio visionario di Graham Vick, prematuramente scomparso nel 2021. Le scene e i costumi dello spettacolo sono di Stuart Nunn, la coreografia è di Angelo Smimmo e le luci di Linus Fellbom.

La concezione scenica di Vick è stata raccolta e approfondita dal regista britannico Sam Brown, che così interpreta il dramma di Hermann, nato dalla penna di Puškin e rappresentato in musica da Čajkovskij: «Hermann è un uomo qualunque, prigioniero di un’esistenza incolore, sospeso in un limbo sociale da cui non vede via d’uscita. Vive nel dormitorio di una caserma, in uno spazio angusto che riflette la monotonia della sua condizione. La sua è una vita decorosa, ma priva di slanci, un’esistenza in cui il benessere è un miraggio e il desiderio di riscatto si alimenta di fantasie. Il mondo attorno a lui gli appare come uno spettacolo inaccessibile: lo contempla con uno sguardo febbrile, carico di invidia e smarrimento, come chi osserva una vetrina luccicante senza potervi entrare. Si muove in una dimensione fatta di illusioni, una sorta di “realtà Instagram” ante litteram, dove la felicità altrui gli sembra scintillante e perfetta, ignaro delle incrinature che la percorrono. In questa società rigidamente strutturata, Lisa incarna l’aspirazione al dissenso: nata e cresciuta in un mondo di privilegi e regole inflessibili, sogna di sottrarsi alla gabbia dorata che la opprime. Hermann, al contrario, desidera ardentemente varcarne la soglia, illudendosi che solo lì possa trovare il rispetto, la ricchezza e l’amore che gli sono negati. Ma il destino, implacabile, gioca con le loro illusioni e li trascina in una partita senza vincitori, dove la realtà si impone con tutta la sua crudeltà».

Conferenza-concerto

La dama di picche sarà presentata al pubblico mercoledì 26 marzo alle ore 18 nel Foyer del Toro nella conferenza-concerto condotta dalla giornalista Susanna Franchi. L’incontro prevede esibizioni live; l’ingresso è libero.

Orari degli spettacoli

Si segnala che, diversamente dal consueto, gli spettacoli serali avranno inizio alle ore 19.30.

BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI

I biglietti sono in vendita alla Biglietteria del Teatro Regio e on line su www.teatroregio.torino.it.

Biglietteria del Teatro Regio

Piazza Castello 215 – Torino | Tel. 011.8815.241 – 011.8815.242 | biglietteria@teatroregio.torino.it

Orario di apertura: da lunedì a sabato ore 11-19; domenica: ore 10.30-15.30; un’ora prima degli spettacoli.

Per tutte le informazioni e gli aggiornamenti: www.teatroregio.torino.it

Madama Butterfly al Teatro Carlo Felice

Tragedia giapponese in tre atti di Giacomo Puccini
su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa,
dalla tragedia di David Belasco

Venerdì 19 gennaio 2024, ore 20.00

Venerdì 19 gennaio, alle ore 20.00, si terrà la prima rappresentazione di Madama Butterfly, il quarto titolo della Stagione Lirica 2023-2024 dell’Opera Carlo Felice Genova. La direzione è affidata a Fabio Luisi, direttore onorario del Teatro, per laregia e le scene di Alvis Hermanis e con i costumi di Kristìne Jurjàne, le coreografie di Alla Sigalova, le luci di Gleb Filshtinsky e i video di Ineta Sipunova. Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice. Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice, Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS.

Madama Butterfly sarà in replica sabato 20 gennaio alle ore 15.00, domenica 21 gennaio alle ore 15.00, venerdì 26 gennaio alle ore 20.00, sabato 27 gennaio alle ore 20.00 e domenica 28 gennaio alle ore 15.00.

A dare vita ai protagonisti dell’opera: Lianna Haroutounian / Jennifer Rowley (Cio-Cio-San), Manuela Custer / Caterina Piva (Suzuki), Alena Sautier (Kate Pinkerton), Fabio Sartori / Matteo Lippi (F. B. Pinkerton), Vladimir Stoyanov / Alessandro Luongo (Sharpless), Manuel Pierattelli (Goro), Paolo Orecchia (Il Principe Yamadori), Luciano Leoni (Lo Zio Bonzo), Claudio Ottino (Il Commissario imperiale), Franco Rios Castro (L’ufficiale del registro), Luca Romano (Yakusidé), Maria Letizia Poltini / Daniela Aloisi (La madre di Cio-Cio-San), Mariasole Mainini / Lucia Scilipoti (La zia), Eleonora Ronconi / Adelaide Minnone (La cugina).

Madama Butterfly è la sesta opera di Giacomo Puccini. Il compositore si ispirò all’omonima tragedia del drammaturgo David Belasco, alla quale aveva assistito a Londra nel giugno del 1900. Il soggetto era particolarmente interessante, ma il processo compositivo durò diversi anni, ciò si deve anche alla approfondita ricerca attorno alla cultura giapponese che il compositore svolse per dipingere con accuratezza personaggi, luoghi e tradizioni insieme ai librettisti Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. La prima rappresentazione si tenne al Teatro alla Scala nel febbraio del 1904, e fu un insuccesso. Oggi è difficile capire quali siano state le ragioni, soprattutto considerando che sin dalla prima ripresa avvenuta qualche mese dopo a Brescia, Madama Butterfly venne immediatamente consacrata come uno dei più grandi capolavori pucciniani.

Dell’opera viene in questa occasione rappresentata la cosiddetta “quinta versione”, ovvero l’ultima, che raccoglie tutte le modifiche introdotte dal compositore dopo le prime rappresentazioni (tra le quali la suddivisione in tre atti, l’introduzione dell’aria «Addio fiorito asil» e significative varianti nella caratterizzazione di alcuni personaggi). Fabio Luisi, che torna all’Opera Carlo Felice dopo i successi della Stagione 2022-2023 con Die Fledermaus di Johann Strauss II e con i concerti sinfonici Ciclo Bruckner, Mitteleuropa e Novecenti, commenta così gli elementi di maggior rilievo nell’interpretazione dell’opera: «Mentre nella versione primitiva, soprattutto nel primo atto, c’è un’attenzione al milieu sociale, ipocrita e crudele, attorno a Butterfly, nella versione “tradizionale” questo angolo viene smussato, senza però abbandonarlo. Pinkerton rimane un personaggio spregevole, e l’unica umanità che Butterfly incontra nella sua storia è quella vera di Suzuki e quella, anch’essa tutto sommato un po’ ipocrita, di Sharpless.

Diciamo che la tragicità di Butterfly la avvertiamo nella sua solitudine e nel suo inappagato e sincero amore per un uomo che non la merita. Puccini non rende sempre la vita facile ai suoi esecutori: il segreto sta nel non trasformare dolcezze in sdolcinamenti e sentimento in sentimentalismi. Il suo linguaggio musicale è sempre sincero, e va ripulito da retaggi kitsch. Una particolare attenzione va data alla scelta dei tempi ed al fraseggio, che devono rimanere al servizio di ritmi teatrali.»

La regia di Alvis Hermanis si ispira al Kabuki, genere teatrale tradizionale giapponese, incentrato sulla retorica del gesto come espressione del testo. Gestualità e movimento sul palcoscenico diventano così elementi centrali, e rivelano nel profondo la complessa psicologia di ciascun personaggio. Proprio per questo motivo, ampio spazio è dato alla danza come amplificatore della dimensione gestuale. La ricerca attorno al Kabuki è inoltre sostenuta da una particolare attenzione all’uso di riferimenti storici rigorosi, che emergono chiaramente anche grazie all’uso delle luci e dei video proiettati.

Nel saggio Alvis Hermanis e Madama Butterfly: il gesto della fragilità, pubblicato dal Teatro alla Scala, Olivier Lexa evidenzia alcuni degli elementi scenici creati dal regista: «Come una farfalla, Cio-Cio-San è fragile, vulnerabile. L’universo che la circonda lo è altrettanto. La carta di riso dei pannelli scorrevoli rappresentativi della casa tradizionale giapponese rinforza questa impressione di fragilità e di delicatezza, così come le sete dei kimoni e i loro effetti di movimenti così speciali, che prolungano il ritmo e la coreografia ispirati dal Kabuki.

Il minimalismo giapponese è presente dappertutto, testimoniato dal lavoro svolto sulla luce e sull’uso di colori particolarmente teneri e sottili. Questi evocano l’acquerello e sono presenti nelle riproduzioni di grande formato dei ritratti ispirati alle stampe giapponesi tradizionali, così come nei più piccoli dettagli dei costumi».

Biografie

Fabio Luisi è direttore musicale della Dallas Symphony Orchestra, direttore principale della Danish National Symphony, direttore emerito dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, direttore principale della NHK Symphony Orchestra di Tokyo e direttore onorario dell’Opera Carlo Felice Genova. Dirige le orchestre più prestigiose del mondo. Nella stagione 22/23 il Maestro Luisi dirigerà una nuova produzione di Vespri Siciliani al Teatro alla Scala, continuerà la registrazione dell’integrale di Carl Nielsen con la Danish National Symphony Orchestra per la Deutsche Grammophon e presenterà nel 2024 il ciclo completo Der Ring des Nibelungen di Wagner in forma di concerto, con la Dallas Symphony Orchestra. È stato premiato con la Medaglia d’Oro e l’Anello d’Oro dedicati a Bruckner. Luisi ha ricevuto un Grammy Award per la sua direzione delle ultime due opere dell’Anello del Nibelungo e il DVD dello stesso ciclo, registrato dal vivo al Metropolitan e pubblicato dalla Deutsche Grammophon, è stato nominato come migliore registrazione operistica nel 2012. La sua vasta discografia comprende un vastissimo repertorio. Fabio Luisi è stato insignito il Grifo d’oro per il suo contributo alla notorietà della città di Genova.

Alvis Hermanis ha studiato recitazione al Conservatorio Nazionale della Lettonia. Dal 1997 è direttore artistico del New Riga Theatre, la cui programmazione è dedicata al repertorio classico, in particolare ad opere di scrittori tedeschi e russi, e al repertorio contemporaneo. Le sue produzioni sono state viste in oltre 40 paesi, e hanno partecipato a numerosi importanti festival, con molti riconoscimenti. Nel 2012 la rivista culturale svizzera Du, che riunisce esperti del mondo del teatro provenienti da venti paesi, lo ha nominato una delle dieci personalità più influenti del teatro europeo contemporaneo. Dal 2012, si dedica anche al teatro musicale.

Biglietti

I settore: 100,00 euro

II settore: 80,00 euro

III settore: 60,00 euro

IV settore: 50,00 euro

V settore: 35,00 euro

Under 30*: 25,00 euro

Under 18*: 15,00 euro

*tutti i settori

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it

Biglietteria

Galleria Cardinale Siri, 6
16121 GENOVA
Telefono +39 010 5381.433-399
e-mail: biglietteria@carlofelice.it

Per i gruppi è attivo l’indirizzo gruppi@vivaticket.com a cui rivolgersi per le prenotazioni e l’acquisto di biglietti della nostra Stagione.

Orari

Da lunedì al sabato, dalle ore 9.30 alle ore 19.00.
Spettacoli serali: apertura un’ora prima dell’inizio, chiusura 15 minuti dopo l’inizio.
Spettacoli pomeridiani o serali di domenica: apertura due ore prima dell’inizio, chiusura 15 minuti dopo l’inizio.