Be Luminous : La Stagione 2025/2026 del Teatro di San Carlo

Tredici titoli operistici, quattro balletti, diciotto concerti, quattro recital del Festival pianistico e undici appuntamenti della rassegna di Musica da Camera per 120 alzate di sipario: la Stagione 2025-2026 del Teatro di San Carlo si presenta sotto il segno di “Be Luminous”.

L’Inaugurazione, sabato 6 dicembre 2025, scrive una nuova pagina di storia: prima rappresentazione al Lirico di Napoli per Medea di Luigi Cherubini con Sondra Radvanovsky nel ruolo del titolo. Firma la regia Mario Martone, sul podio Riccardo Frizza.

“Be Luminous” è un invito a vivere la luce del teatro e della musica, a rifletterla, a nutrirla con prospettive diverse. La tradizione si apre a nuove traiettorie, con titoli mai rappresentati al Teatro di San Carlo: non solo Medea, ma anche due opere per riscoprire due estremi cronologici del Settecento, Alcina di Händele Mitridate, re di Ponto di Mozart. Titoli meno frequentati si accostano a capolavori del repertorio: la Stagione attraversa il Belcanto di RossiniconLa Cenerentola e di DonizetticonLucia di Lammermoor, ripercorre le stagioni di Verdi con Nabucco, Aida e Falstaff. L’opera francese è rappresentata da MassenetconWerther, il verismo italiano da Cilea con Adriana Lecouvreur fino a Puccini con La bohème e Turandot.

Accanto al grande melodramma, l’apertura al contemporaneo nel segno dell’innovazione: Partenope, unica opera lirica scritta da Ennio Morricone, debutta in prima esecuzione assoluta, con la regia di Vanessa Beecroft, tra le voci più autorevoli della performance art della scena mondiale. Collaborazioni che ridefiniscono i confini di genere e aprono la musica a nuovi linguaggi visivi, performativi, concettuali. È in questa prospettiva che, per la Stagione di Concerti, Marina Abramović porta una concezione artistica inedita creata appositamente per il Teatro di San Carlo.

Per la regia, accanto ai debutti di Laurent Pelly, Andreas Homoki e Bárbara Lluch, tornano a Napoli Claus Guth, Willy Decker, Gianni Amelio, Damiano Michieletto, Davide Livermore, Vasily Barkhatov.

Nella stagione d’opera si avvicenderanno sul podio Marco Armiliato, Dan Ettinger, Riccardo Frizza, Francesco Lanzillotta, Iván López-Reynoso, Vincenzo Milletarì, Lorenzo Passerini, Pinchas Steinberg, Speranza Scappucci.

Le grandi voci del panorama lirico internazionale saranno ancora una volta protagoniste con una proposta vocale di assoluto rilievo: per citarne solo alcune, Anna Netrebko, Jonas Kaufmann, Ludovic Tézier, Elīna Garanča, Lisette Oropesa, Sondra Radvanovsky, Pretty Yende, Luca Salsi, Anita Rachvelishvili, Jessica Pratt, Franco Fagioli, Marina Rebeka, Rosa Feola, Anna Pirozzi, Maria Agresta, Aleksandra Kurzak, Francesco Meli, Brian Jagde, Michele Pertusi, Aigul Akhmetshina, Andrzej Filończyk, Mattia Olivieri, Piero Pretti, Elsa Dreisig, Varduhi Abrahamyan, Francesco Demuro, Artur Ruciński, Mariangela Sicilia, Marina Monzó, Kang Wang, Giovanni Sala, Giorgi Manoshvili.

Particolare risalto anche ai già Allievi dell’Accademia del Teatro di San Carlo, ampiamente coinvolti nel corso della Stagione anche in ruoli di primo piano.

Inaugurazione della Stagione di Concerti martedì 18 novembre con Asmik Grigorian sotto la direzione di Dan Ettinger.

Direttori di forte identità ed esperienza internazionale guideranno l’Orchestra del Teatro di San Carlo: Gustavo Dudamel, Fabio Luisi, Michele Mariotti, Nicola Luisotti, Ingo Metzmacher, Riccardo Frizza, Giacomo Sagripanti, Jochen Rieder, Karel Mark Chichon.

UnospecialeRequiem di Giuseppe Verdi in memoria di Roberto De Simone, riunirà in palcoscenico Pretty Yende, Elīna Garanča, Pene Pati e John Relyea, per una edizione del capolavoro verdiano con il Coro del Teatro di San Carlo, preparato da Fabrizio Cassi, che sarà a sua volta protagonista di altri due appuntamenti.

Tra i solisti che si esibiranno con l’Orchestra del Lirico vi sono Leonidas Kavakos, Rudolf Buchbinder, Alessandro Taverna, Anna Tifu e Federico Colli. Particolare attenzione dedicata ancora alle grandi voci: Sondra Radvanovsky condividerà il palcoscenico con Freddie De Tommaso, Jonas Kaufmann con Ludovic Tézier. Tra i solisti, anche Matthias Goerne e Marina Monzò. Due recital completano l’offerta artistica della Stagione diConcerti: Aigul Akhmetshina e Anita Rachvelishvili.

Quattro gli appuntamenti del Festival Pianistico, che si estenderanno per l’intera Stagione da gennaio a ottobre: apre Beatrice Rana, seguita da Seong-Jin Cho, Hélene Grimaud e Yunchan Lim.

La Danza apre con Lo Schiaccianoci nella coreografia di Simone Valastro, una rilettura capace di coniugare rigore accademico e sensibilità contemporanea. Le scelte artistiche puntano su una soirée dedicata a George Balanchine e Coppélia di Léo Delibes, per arrivare a Boléro, l’appuntamento conclusivo che sarà arricchito da una nuova creazione firmata da Garrett Smith.

La Stagione Lirica

Sabato 6 dicembre 2025 si alza il sipario sulla Stagione 2025/2026 con Medea, operadi Luigi Cherubini su libretto di François-Benoît Hoffmann e proposta nella versione italiana di Carlo Zangarini: una nuova produzione del Teatro di San Carlo per la regia di Mario Martone.

Sarà Riccardo Frizza a dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro di San Carlo, quest’ultimo preparato da Fabrizio Cassi.

Firma le scene Carmine Guarino. Le luci sono di Pasquale Mari.

Sondra Radvanovsky, già acclamata alla Metropolitan Opera per la sua straordinaria interpretazione, darà voce e volto per la prima volta in Italia alla terribile maga assetata di vendetta. La affiancano Francesco Meli nel ruolo di Giasone, il marito argonauta, e Anita Rachvelishvili in quello di Neris, sua confidente. Creonte, padre di Medea, sarà Giorgi Manoshvili. Tre ex-Allieve dell’Accademia del Teatro di San Carlo completano il cast vocale: Désirée Giove sarà Glauce, sua rivale in amore, affiancata dalle ancelle Maria Knihnytska e Anastasia Sagaidak.

Mercoledì 3 dicembre precedel’Inaugurazione un’anteprima riservata al pubblico Under 30, che conferma l’impegno del Teatro nel dialogo con le nuove generazioni. Quattro il totale delle repliche, fino a martedì 16 dicembre.

Prima esecuzione assoluta per l’unica opera lirica scritta da Ennio Morricone, edita da SZ Sugar: Partenope, “Musica per la sirena di Napoli” su libretto di Guido Barbieri e Sandro Cappelletto, sarà in scena venerdì 12 e domenica 14 dicembre in un atto unico affidato alla visione contemporanea di Vanessa Beecroft che per il San Carlo firmerà una regia inedita.

Sul podio Riccardo Frizza, alla guida di Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo, quest’ultimo preparato da Fabrizio Cassi. La storia del mito fondativo di Napoli vedrà in scena due Partenope, Jessica Pratt e Maria Agresta. Francesco Demuro interpreta Melanio, Désirée Giove Persefone. La voce narrante sarà quella di Mimmo Borrelli.

L’opera si inserisce nel programma di “Napoli millenaria”, la rassegnache celebra i 2500 anni dalla fondazione di Napoli.

I due prossimi titoli in cartellone sono due capolavori verdiani agli estremi del catalogo, specchio di stagioni opposte dell’arco espressivo e drammaturgico del compositore. Domenica 18 gennaio 2026, e fino a sabato 31, sarà in scena Nabucco, l’opera che consacrò il giovane Verdi. Produzione dell’Opernhaus Zürich, lo spettacolo segna il debutto a Napoli del regista Andreas Homoki. La direzione dell’Orchestra e del Coro del Teatro di San Carlo è affidata a Riccardo Frizza.

Le scene sono di Wolfgang Gussmann, che firma anche i costumi con Susana Mendoza. Le luci sono di Franck Evin.

Impegnato nel ruolo del titolo sarà Ludovic Tézier, con Marina Rebeka nelle vesti di Abigaille e Michele Pertusi in quelle di Zaccaria. Piero Pretti sarà Ismaele, Cassandre Berthon Fenena. Completano il cast Lorenzo Mazzucchelli (Il gran Sacerdote di Belo), l’ex Allievo dell’Accademia Francesco Domenico Doto (Abdallo) e Caterina Marchesini (Anna).

All’impeto drammatico degli esordi risponde la leggerezza sapiente e beffarda di Falstaff, l’ultima opera di Giuseppe Verdi, che sarà in scena da domenica 15 fino a martedì 24 febbraio nell’allestimento del Teatro Real di Madrid in coproduzione con La Monnaie / De Munt, l’Opéra National de Bordeaux e Tokyo Nikikai Opera Foundation.

La regia è di Laurent Pelly, al suo debutto al Teatro di San Carlo, mentre sarà Marco Armiliato a dirigere Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo.

Le scene di Barbara de Limburg si combinano con i costumi a firma dello stesso Pelly. Le luci sono di Joël Adam.

Sir John Falstaffavràvolto e voce di Luca Salsi, con Andrzej Filończyk nel ruolo di Ford e Francesco Demuro in quello di Fenton. Il quartetto femminile vede Maria Agresta interpretare Alice Ford, Anita Rachvelishvili Mrs. Quickly, Désirée Giove, già Allieva dell’Accademia di Canto, Nannetta e Caterina Piva Meg Page. Completano Gregory Bonfatti (Dott. Cajus), Enrico Casari (Bardolfo) e Piotr Micinski (Pistola).

La Stagione prosegue con Lucia di Lammermoor, il capolavoro che Gaetano Donizetti compose per il Lirico di Napoli. Torna, da mercoledì 11 a martedì 24 marzo, nella produzione sancarliana con la regia di Gianni Amelio, le scene di Nicola Rubertelli, i costumi di Maurizio Millenotti e le luci di Pasquale Mari. Dirige, in questa occasione, Francesco Lanzillotta. Impegnata l’Orchestra del Teatro di San Carlo, insieme al Coro preparato da Fabrizio Cassi e il Balletto diretto da Clotilde Vayer.

Interpreta Lucia, eroina sospesa tra innocenza e follia, Rosa Feola, con René Barbera al suo fianco nel ruolo di Edgardo. Mattia Olivieri sarà Enrico, mentre Alexander Köpeczi Raimondo. Tra gli ex-Allievi dell’Accademia di Canto vi saranno Sun Tianxuefei (Arturo), Sayumi Kaneko (Alisa) e Francesco Domenico Doto (Normanno).

È la volta de La bohème di Giacomo Puccini,in scena da mercoledì 8 a martedì 14 aprile. Firma la regia Bárbara Lluch, per la prima volta al Lirico di Napoli. Sarà, invece, il Direttore Musicale Dan Ettinger a dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro di San Carlo insieme al Coro di Voci Bianche preparato da Stefania Rinaldi.

Le scene e i costumi sono rispettivamente di Alfons Flores e Clara Peluffo Valentini, con le luci di Urs Schönebaum. Mar Flores Flo cura il video, Merce Grané la coreografia.

Un doppio cast darà voce alle tensioni e alle tenerezze dell’universo bohémien, alternandosi nelle due coppie protagoniste. Nelle repliche dell’8, 10 e 12 aprile Pretty Yende e Kang Wang interpreteranno Mimì e Rodolfo, tra fragile purezza e fervore giovanile. Marina Monzó e Artur Ruciński saranno Musetta e Marcello, coppia vivace e contrastata.

Nelle date del 9, 11 e 14 aprile, invece, Mimì e Rodolfoavranno voce e volto di Elsa Dreisig e René Barbera,Musetta e Marcello quelli di Maria Knihnytska e Liam James Karai. Alessio Arduini sarà Schaunard, Gianluca Buratto Colline.

Mancava dal 2007 Werther di Jules Massenet,ritratto struggente dell’inquietudine romantica. Torna mercoledì 20 maggio, e fino a martedì 26, nella produzione dell’Oper Frankfurt con la regia di Willy Decker, le scene e i costumi di Wolfgang Gussmann e le luci di Joachim Klein. Lorenzo Passerini dirige l’Orchestra e il Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo, quest’ultimo preparato da Stefania Rinaldi.

Si alterneranno nel ruolo del titolo Jonas Kaufmann (20 e 22 maggio) e Francesco Demuro (24 e 26 maggio) con Caterina Piva a interpretare Charlotte. Lodovico Filippo Ravizza sarà Albert. Nel cast vocale, ancora Sergio Vitale (Le Bailli) e Désirée Giove (Sophie), Roberto Covatta (Schmidt) e Maurizio Bove (Johann), nonché i due Artisti del Coro Vasco Maria Vagnoli (Brühlmann) e Sabrina Vitolo (Käthchen).

Davide Livermore firma la regia di Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea nell’allestimento dell’Opéra de Monte-Carlo in coproduzione con l’Opéra de Saint-Étienne e l’Opéra de Marseille. Sarà Pinchas Steinberg a dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro di San Carlo nelle quattro repliche, da domenica 14 a sabato 20 giugno.

Le scene di Giò Forma si uniscono ai costumi di Gianluca Falaschi. Le luci sono di Nicolas Bovey, la coreografia di Eugénie Andrin.

Protagonista sarà Aleksandra Kurzak con Brian Jagde nel ruolo di Maurizio. La principessa e il principe di Bouillon avranno voce e volto di Elīna Garanča e Antonio Di Matteo. Pietro Spagnoli è Michonnet. Completano il cast Paweł Horodyski (Quinault) e Matteo Macchioni (Poisson), Chiara Polese (Jouvenot) e Monica Bacelli (Dangeville), Roberto Covatta (L’abate di Chazeuil) e Salvatore De Crescenzo (Un maggiordomo).

Secondo titolo in cartellone di Giacomo Puccini è Turandot. Torna da domenica 5 a mercoledì 15 luglio l’allestimento del Teatro di San Carlo che ha inaugurato la Stagione 2023-24 con la regia di Vasily Barkhatov. In questa occasione sarà Vincenzo Milletarì a dirigere l’Orchestra, il Coro e il Coro di Voci Bianche del Lirico di Napoli.

Le scene sono di Zinovy Margolin, i costumi di Galya Solodovnikova, le luci di Alexander Sivaev. Firma la coreografia Dina Khuseyn.

Un cast internazionale vede in primo piano Anna Pirozzi affrontare il ruolo della principessa Turandot con, al suo fianco, Brian Jagde nei panni del principe Calaf e Pretty Yende in quelli di Liù.

In alternanza con il cast principale ci saranno invece, nelle recite del 7, 10, 12 e 15 luglio, Inara Kozlovskaya (Turandot), Angelo Villari (Calaf) e Hasmik Torosyan (Liù).

Completano Raúl Giménez (Imperatore Altoum), Alexander Vinogradov (Timur), Gianluca Failla (Ping), Matteo Macchioni (Pang), Francesco Pittari (Pong), Hae Kang (Un mandarino).

La Stagione d’Opera riprende dopo la pausa estiva con un’unica data per Aida di Giuseppe Verdi, domenica 6 settembre. L’opera, proposta in forma di concerto, vedrà Riccardo Frizza dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro di San Carlo.

Si riuniranno in palcoscenico alcune tra le più grandi voci della lirica contemporanea: Anna Netrebko sarà la principessa protagonista con Jonas Kaufmann nel ruolo di Radamès. Elizabeth DeShong interpreta Amneris, Luca Salsi Amonasro, Alexander Köpeczi Ramfis. Completano il cast vocale Andrea Pellegrini (Il re d’Egitto) e due ex-Allievi dell’Accademia di Canto: Désirée Giove (Una sacerdotessa) e Sun Tianxuefei (Un messaggero).

Coproduzione internazionale tra il Teatro di San Carlo con il Teatro Real di Madrid, l’Oper Frankfurt e il Grand Teatre del Liceu di Barcellona è Mitridate, re di Ponto. L’opera verrà rappresentata per la prima volta al Lirico di Napoli giovedì 24 settembre con quattro repliche fino a giovedì 1 ottobre.

È ancora Riccardo Frizza a salire sul podio per dirigere l’Orchestra del Teatro di San Carlo. Firma la regia Claus Guth. Le scene sono di Christian Schmidt, i costumi di Ursula Kudrna, le luci di Olaf Winter. Sommer Ulrickson cura la coreografia.

Un cast di specialisti del repertorio settecentesco e mozartiano dà corpo all’impervia scrittura vocale dell’opera. Giovanni Sala darà voce e volto al re di Ponto, ultimo baluardo all’espansione romana in Oriente. Aspasia sarà interpretata da Sara Blanch, mentre Sifare, figlio fedele del re, avrà la voce di Mariangela Sicilia. Franco Fagioli sarà Farnace, fratello rivale e figura ambigua. Ismene, a lui promessa, sarà Giuliana Gianfaldoni. Completano il cast Alasdair Kent (Marzio) e Agustín Pennino (Arbate).

Incursione nel Barocco di Georg Friedrich Händel con Alcina. Verrà presentata in forma di concerto venerdì 9 e domenica 11 ottobre sotto la direzione di Iván López-Reynoso alla guida di Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo.

Protagonista Lisette Oropesa con Franco Fagioli nel ruolo di Ruggiero e Varduhi Abrahamyan inquello diBradamante. Erin Morley è Morgana e, a completare il cast, sono tre ex-Allievi dell’Accademia di Canto: Sun Tianxuefei (Oronte), Sayumi Kaneko (Oberto), Yunho Eric Kim (Melisso).

Chiude la Stagione d’Opera 2025-26 La Cenerentola di Gioachino Rossini, in scena da martedì 20 a martedì 27 ottobre. Altra coproduzione internazionale per il Teatro di San Carlo, questa volta con la Semperoper Dresden, con Damiano Michieletto a firmare la regia. La direzione è affidata a Speranza Scappucci alla guida di Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo.

Le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Agostino Cavalca, le luci di Alessandro Carletti. Firma la drammaturgia Juliane Schunke. La coreografia è a cura di Chiara Vecchi.

Un doppio cast si alternerà nei ruoli principali. Nelle recite del 20, 23 e 27 ottobre Aigul Akhmetshina sarà Angelina e Jack Swanson Don Ramiro. Il 21 e il 25 ottobre, invece, i due protagonisti avranno la voce e il volto di Aleksandra Meteleva e Dave Monaco. E ancora nel cast vocale Florian Sempey (Dandini), Giulio Mastrototaro (Don Magnifico) Gianluca Margheri (Alidoro). Completano gli ex-Allievi dell’Accademia di Canto Laura Ulloa (Clorinda) e Sayumi Kaneko (Tisbe).

La Stagione di Danza

L’apertura della Stagione di Danza, che vede protagonisti le Étoiles, i Solisti e il Balletto del Teatro di San Carlo diretto da Clotilde Vayer, è fissata per sabato 20 dicembre 2025.In scena il tradizionale balletto delle feste natalizie: Lo Schiaccianoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij, nella coreografia firmata da Simone Valastro, una rilettura che mantiene l’impianto narrativo originale, ma introduce elementi coreografici innovativi che enfatizzano la dimensione onirica e il passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Si alternano sul podio Jonathan Darlington (20, 23, 27, 28, 30 dicembre) e Maurizio Agostini (2, 3 e 4gennaio) per dirigere l’Orchestra del Teatro di San Carlo. La produzione del Massimo napoletano coinvolgerà la Scuola di Ballo e il Coro di Voci Bianche diretto da Stefania Rinaldi. Le scene di Nicola Rubertelli dialogano in scena con i costumi di Giusi Giustino. Firma le luci Valerio Tiberi, il video è di Alessandro Papa. Non mancheranno, inoltre, le matinée dedicate alle famiglie.

Il genio di George Balanchine, uno dei grandi maestri del ventesimo secolo, verrà celebrato con unprogramma dedicato, in scena dal 28 aprile al 3 maggio. La soirée si compone di tre creazioni: Serenade, su musica di Pëtr Ilʼič Čajkovskij, la cui coreografia verrà ripresa da Sandra Jennings; Le fils prodigue di Sergej Prokofʼev ripresa da Paul Boss; in chiusura Symphony in C su musica di Georges Bizet. A dirigere l’Orchestra del Lirico di Napoli sarà Paul Connelly.

Nuova produzione del Teatro di San Carlo per un’opera cardine del balletto tardo-romantico: Coppélia di Léo Delibes sarà in scena da sabato 25 a venerdì 31 luglio nella coreografia di Charles Jude con le scene di Giulio Achilli, i costumi di Philippe Binot e le luci di François Saint-Cyr. È Philippe Béran a dirigere l’Orchestra del Teatro di San Carlo.

La Stagione di Danza si conclude con Boléro, in scena da giovedì 5 a martedì 10 novembre. Il trittico prende il nome dal cuore della serata: l’omonima opera di Maurice Ravel nella coreografiadi Maurice Béjart, rito scenico carico di tensione collettiva e sensualità crescente. Aprirà una nuova creazione di Garrett Smith, coreografo contemporaneo di rilievo internazionale che ha creato opere, tra gli altri, per il Balletto Bol’šoj e il Balletto Mariinskij, lo Houston Ballet e il New York City Ballet, l’Opéra National de Bordeaux e il Teatro alla Scala.

In chiusura Three Preludes di Sergej Rachmaninov nella coreografia di Ben Stevenson, composizione neoclassica che racchiude una storia d’amore in una narrazione essenziale, carica di eleganza e sentimento. Sul podio Jonathan Darlington per dirigere l’Orchestra del Teatro di San Carlo.

La Stagione di Concerti

Sono diciotto gli appuntamenti che compongono la Stagione di Concerti: quindici vedranno in primo piano l’Orchestra del Teatro di San Carlo.

Inaugurazione martedì 18 novembre con il Direttore Musicale Dan Ettinger alla guida dell’Orchestrae di Asmik Grigorian come solista. Un percorso che si snoda tra desiderio, potere e solitudine in pagine che hanno, come protagoniste, figure femminili di grande complessità. Dall’Ouverture dei Meistersinger von Nürnberg di Richard Wagner, si prosegue con le eroine di Giacomo Puccini e Giuseppe Verdi: Cio-Cio-San con “Un bel dì vedremo”, Manon Lescaut con “Sola, perduta e abbandonata”, Lady Macbeth con “Vieni, t’affretta”. In chiusura Salome di Richard Strauss, nella scena finale che fonde eros e morte: “Ah! du wolltest mich nicht deinen Mund küssen lasse”.

Due serate con il Coro del Teatro di San Carlo per riscoprire il calore del canto natalizio: giovedì 4 e martedì 17 dicembre il Concerto di Natale vedrà protagonisti la compagine diretta da Fabrizio Cassi con Vincenzo Caruso al pianoforte. Proporranno un viaggio attraverso i Christmas Carols di varie parti del mondo.

È la volta di Riccardo Frizza, che sabato 24 gennaio sarà sul podio per dirigere l’Orchestra del Teatro di San Carlo e il pianista Federico Colli. Tra slancio romantico e apertura all’orizzonte americano, il programma si snoda tra Les préludes, S. 97 di Franz Liszt, il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra, op. 54 di Robert Schumann per concludersi con la Sinfonia n. 9 in mi minore “Dal nuovo mondo”, op. 95 di Antonín Dvořák.

Torna Ingo Metzmacher al Teatro di San Carlo: domenica 1 febbraio dirige l’Orchestrain un itinerario musicale tra Germania, Napoli e Vienna: si apre con La selva incantata di Hans Werner Henze, compositore tedesco del secondo Novecento, seguito dalle Fünf neapolitanische Lieder, raffinato omaggio a melodie popolari partenopee. Baritono solista sarà Matthias Goerne. In chiusura, la Sinfonia n. 2 in re maggiore, op. 73 di Johannes Brahms.

È dedicato a Ludwig van Beethoven il successivo concerto: sabato 21 febbraio il direttore Karel Mark Chichon e il pianista Rudolf Buchbinder eseguiranno, insieme all’Orchestra di casa, il Concerto n. 5 in mi bemolle maggiore “Imperatore”, op. 73. Nella seconda parte, la Sinfonia n. 5 in do minore, op. 67.

Due appuntamenti per onorare la memoria di Roberto De Simone: venerdì 27 e sabato 28 febbraio Nicola Luisotti sarà sul podio del Teatro di San Carlo per il Requiem di Giuseppe Verdi. Insieme all’Orchestra e il Coro del Lirico di Napoli, vi saranno i solisti Pretty Yende, Elīna Garanča, Pene Pati e John Relyea.

Fabio Luisi sarà impegnato in due diversi concerti. Sabato 14 marzo, con il pianista Alessandro Taverna, propone il Concerto n. 21 in do maggiore, K. 467 di Wolfgang Amadeus Mozart e, a seguire, la Sinfonia n. 8 in fa maggiore, op. 93 di Ludwig van Beethoven.

Mozartiana è anche l’apertura del concerto di domenica 22 marzo, con la Sinfonia n. 35 in re maggiore “Haffner”, K. 385. Si contrappone all’equilibrio formale del genio di Salisburgo la complessità poetica di Gustav Mahler: nella seconda parte, insieme al soprano Marina Monzó, verrà proposta la Sinfonia n. 4 in sol maggiore.

Martedì 7 aprile si prosegue con il recital di Aigul Akhmetshina: un viaggio vocale attraverso epoche, stili e lingue diverse, dalla tradizione operistica europea al repertorio moderno e contemporaneo. La accompagna al pianoforte Jonathan Papp in un programma che spazia da arie di Rossini, Donizetti e Verdi, alle pagine meno frequentate di Borodin e Rimskij-Korsakov, fino a brani del Novecento. Punta di diamante sarà la prima esecuzione mondiale di “Mujer fatal”, che Elena Roussanova ha composto appositamente per la cantante.

Un evento di straordinario rilievo vede unirsi la direzione di Gustavo Dudamel alla visione artistica di Marina Abramović, una nuova produzione del Teatro di San Carlo in sinergia con la New York Philharmonic. Sono due le date, sabato 18 e domenica 19 aprile, insiemeall’Orchestra del Lirico di Napoli. Due capolavori del repertorio del Novecento, Histoire du Soldat di Igor Stravinskij ed El amor brujo di Manuel de Falla, si intrecciano in un allestimento originale che vedrà Marina Abramović, radicale innovatrice della performance art contemporanea, firmare una regia inedita per il Lirico di Napoli: un passo significativo nel dialogo tra tradizione musicale e sperimentazione artistica.

Nuovo appuntamentoper Riccardo Frizza. Insieme al violino solista Anna Tifu proporranno un capolavoro del repertorio romantico, il Concerto in mi minore, op. 64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy. In apertura e in chiusura di concerto, Ernst von Dohnányi, con i Minuti sinfonici, op. 36,e Richard Strauss, con “Aus Italien”, Fantasia sinfonica in sol maggiore, op. 16.

Torna Michele Mariotti sul podio del Teatro di San Carlo per dirigere l’Orchestra di casa. Il programma accosta due Sinfonie ispirate alla natura e ai paesaggi: la Sinfonia n. 6 in fa maggiore “Pastorale”, op. 68 di Ludwig van Beethoven, manifesto del legame tra musica e ambiente naturale, e la Sinfonia n. 3 in la minore “Scozzese”, op. 56 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, che riflette i suggestivi scenari della Scozia.

Sondra Radvanovsky e Freddie De Tommaso sono i protagonisti d’eccezione del concerto di domenica 21 giugno, con la direzione Giacomo Sagripanti alla guida della compagine orchestrale sancarliana. Il programma propone un percorso attraverso alcune delle pagine più intense e famose del melodramma italiano, firmate da compositori quali Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni e Umberto Giordano.

Un’altra straordinaria coppia è quella dell’appuntamento di venerdì 17 luglio: Jonas Kaufmann e Ludovic Tézier proporranno i più famosi duetti tratti da opere di Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini e Amilcare Ponchielli. A dirigere l’Orchestra del San Carlo è Jochen Rieder.

Il ritorno del Direttore Musicale Dan Ettinger, venerdì 11 settembre, segna la ripresa della Stagione Sinfonica dopo la pausa estiva. In programma, la Sinfonia n. 7 in mi maggiore di Anton Bruckner.

L’ultimo appuntamento della Stagione di Concerti per Riccardo Frizza, domenica 27 settembre, lo vede accostato a uno dei più grandi virtuosi al mondo: il violinista Leonidas Kavakos. Il programma si apre con l’ouverture di Ruslan e Ljudmila di Michail Glinka, pietra miliare del repertorio russo. Al centro, il Concerto in re maggiore per violino e orchestra, op. 35 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, autentico capolavoro per virtuosismo e intensità espressiva. In chiusura, la Sinfonia n. 9 in mi bemolle maggiore, op. 70 di Dmitrij Šostakovič.

Nuovo recital venerdì 2 ottobre, questa volta con Anita Rachvelishvili come protagonista e, al pianoforte, Vincenzo Scalera: un viaggio che attraversa l’ampio spettro della canzone da concerto e dell’aria d’opera. Dalla Russia di Čajkovskij e Rachmaninov si passa alle suggestioni della musica georgiana e spagnola con Taktakishvili e de Falla fino alle più celebri e amate arie di Francesco Paolo Tosti. La seconda parte si concentra sulle grandi voci del melodramma europeo, con pagine di Giuseppe Verdi, Camille Saint-Saëns, Georges Bizet e Francesco Cilea.

La Stagione di Concerti chiude sabato 24 ottobre con una preziosa immersione nel giovane Verdi. In primo piano il Coro del Teatro di San Carlo diretto da Fabrizio Cassi con, al loro fianco, l’Orchestra di casa. Il percorso proposto, che si avvale della revisione critica di Dino Rizzo, valorizza sinfonie e pagine sacre inedite o poco frequentate: la Sinfonia in do maggiore e in sol minore, i Tantum ergo per tenore e basso con orchestra fino alla Messa per soli, coro e orchestra.

Il Festival Pianistico

Torna il Festival Pianistico, ora alla sua V edizione, con quattro appuntamenti che, per quest’anno, si estenderanno lungo l’intera Stagione 2025-2026.

L’apertura, mercoledì 21 gennaio, è affidata a Beatrice Rana, interprete di consolidata esperienza e fine sensibilità musicale. Il programma si incentra sul repertorio pianistico del Novecento, partendo dall’atmosfera drammatica di Prokof’ev con selezioni da Romeo e Giulietta, per poi esplorare la raffinatezza impressionista dei Douze Études dal Livre II, L. 143 di Claude Debussy. Si prosegue con Lo schiaccianoci di Pëtr Ilʼič Čajkovskij nella Suite per pianoforte arrangiata da Mikhail Pletnev prima di chiudere con la Sonata n. 6 in la maggiore, op. 82 di Sergej Prokof’ev.

Protagonista dell’appuntamento di martedì 10 marzo è Seong-Jin Cho, così acclamato sul Wall Street Journal: “Cho è un maestro. Ha mostrato un’impressionante varietà di colori tonali e una tecnica notevole, eseguita con sbalorditiva eleganza. Aveva qualcosa da dire e lo ha comunicato bene”. Propone un programma che attraversa più di due secoli di musica per pianoforte, dalla Partita n. 1 in si bemolle maggiore, BWV di Johann Sebastian Bach alla modernità della Suite per pianoforte, op. 25 di Arnold Schönberg. Si passa poi per il lirismo della “Faschingsschwank aus Wien” di Robert Schumann e la raffinata varietà di una ricca selezione di valzer di Fryderyk Chopin.

Giovedì 29 marzo sarà la volta di Hélène Grimaud, un’altra grande protagonista della scena pianistica internazionale. Il programma intreccia tre grandi snodi della scrittura pianistica: l’ultimo Beethoven, con la Sonata n. 30 in mi maggiore, op. 109, il Brahms crepuscolare delle raccolte tarde con i Tre intermezzi, op. 117 e le Sette fantasie, op. 116. In chiusura, l’omaggio bachiano nella celebre trascrizione di Ferruccio Busoni della Chaconne dalla Partita n. 2 in re minore, BWV 1004.

Chiude il Festival Yunchan Lim, giovane talento che si è rapidamente imposto sulla scena mondiale. Il suo recital, in programma lunedì 12 ottobre, è interamente dedicato a Wolfgang Amadeus Mozart. Lim eseguirà le Sonate n. 1 in do maggiore, K 279, la n. 2 in fa maggiore, K 280, la n. 3 in si bemolle maggiore, K 281 e la n. 4 in mi bemolle maggiore, K 282.

Stagione di Musica da Camera 

con i Professori d’Orchestra del Teatro di San Carlo

La Stagione di Musica da Camera giunge alla sua quinta edizione: anche quest’anno i Professori d’Orchestra del Teatro di San Carlo saranno protagonisti di un nuovo ciclo di concerti dedicato alla Musica da Camera che li vedrà impegnati in diverse formazioni. Un totale di undici appuntamenti una domenica al mese, da novembre 2025 a ottobre 2026.

Dan Ettinger torna sul podio del Teatro di San Carlo

Alexei Volodin al pianoforte

Teatro San Carlo

Domenica 4 maggio, ore 19:00

Torna Dan Ettinger sul podio del Teatro di San Carlo per il prossimo appuntamento della Stagione di Concerti 2024/2025. Domenica 4 maggio, alle ore 19:00, il direttore musicale del Lirico di Napoli dirigerà il pianista Alexei Volodin insieme all’Orchestra del Teatro di San Carlo.

Nel programma si esplora ogni anima di Dmitrij Šostakovič, dalla suggestione per il jazz, alla musica per balletto e da film, fino alle pagine sinfoniche. Fa da cerniera il “Concerto n. 1 in fa diesis minore per pianoforte e orchestra”, op. 1 di Sergej Rachmaninov.

Aprono le Suite orchestrali che Šostakovič, avvalendosi anche del supporto di Levon Atovmyan, realizza rielaborando lavori precedenti. Diverse sono le suggestioni che confluiscono nei sei movimenti della “Suite da balletto n. 1”, di cui si propone il “Valzer lirico”, ripreso dalla “Suite per orchestra jazz n. 1”, mentre rimandano al balletto “Il rivo chiaro” le due successive proposte: la “Danza” e la “Polka”. Ancora da “Il rivo chiaro”, questa volta dalla Suite op. 39a, proviene il “Pizzicato Allegretto”. Torna la “Suite per orchestra jazz n. 1”, ora con la mediazione della “Suite da balletto n. 2”: si ascolterà la “Polka”. Un ulteriore volto di Šostakovič chiude la prima sezione del programma: lo si riscopre compositore per il cinema con la “Romanza” tratta dalla “Suite per orchestra dal film Il tafano”, op. 97a.

Segue, dunque, il Primo Concerto di Rachmaninov, pagina che si riconduce alla giovinezza dell’autore, ma la cui genesi compositiva è ben più lunga: se il primo movimento viene composto nel 1890, la versione definitiva verrà elaborata solo tra il 1917 e il 1919.

Chiude la “Sinfonia n. 1 in fa minore”, op. 10 che Šostakovič scrive nel 1925, a soli diciannove anni, come prova finale per il diploma di Composizione che consegue al Conservatorio di San Pietroburgo.

Dan Ettinger è uno dei direttori d’orchestra più richiesti a livello internazionale della sua generazione. Nel gennaio 2023 ha assunto la carica di Direttore Musicale del Teatro di San Carlo di Napoli. Dirige nei più importanti teatri d’opera del mondo come la Metropolitan Opera di New York, la Washington National Opera, la Royal Opera House – Covent Garden di Londra, l’Opéra National de Paris, il New National Theatre di Tokyo, l’Opernhaus di Zurigo, il Festival di Salisburgo e le Opere di Stato di Vienna e di Monaco di Baviera.

Acclamato per la straordinaria sensibilità del tocco e la brillantezza tecnica, Alexei Volodin è richiesto dalle orchestre di massimo livello ed è molto attivo anche in ambito cameristico. Si esibisce regolarmente in recital in sale prestigiose come la Wiener Konzerthaus, la Carnegie Hall, la Wigmore Hall, il Palau de la Música di Barcellona, il Teatro Mariinskij, la Philharmonie di Parigi, la Alte Oper Frankfurt, lʼAuditorio Nacional de Música di Madrid, il Zentrum Paul Klee, il Muziekgebouw aan ʼt IJ e il Dresdner Musikfestspiele.

Concerto Sinfonico

4 Maggio 2025

Dan Ettinger / Alexei Volodin

Direttore | Dan Ettinger
Pianoforte | Alexei Volodin

Programma
Dmitrij Šostakovič
dalla Suite da balletto n. 1: I. Valzer lirico (dalla Suite per orchestra jazz n.1)
dalla Suite da balletto n. 1: II. Danza (da Il rivo chiaro)
dalla Suite da balletto n. 1: IV. Polka (da Il rivo chiaro)
dalla Suite da “Il rivo chiaro”, op. 39a: V. Pizzicato. Allegretto
dalla Suite da balletto n. 2: III. Polka (dalla Suite per orchestra jazz n.1)
dalla Suite per orchestra dal film “Il tafano”, op. 97a: VIII. Romanza
Sergej Vasil’evič RachmaninovConcerto per pianoforte e orchestra n. 1 in fa diesis minore, op. 1
Dmitrij Šostakovič
Sinfonia n. 1 in fa minore, op. 10

Orchestra del Teatro di San Carlo

Teatro di San Carlo | CREMISI
domenica 4 maggio 2025, ore 19:00 – S/P – CREMISI – VII

Durata: 1 ora e 40 minuti circa, con intervallo

Al Teatro di San Carlo torna in scena Salome di Richard Strauss

Regia di Manfred Schweigkofler, sul podio il Direttore Musicale Dan Ettinger

Costumi realizzati con ScobySkin, un bio-materiale innovativo made in Campania realizzato dalla Knowledge for Business e dalla TecUp di Napoli

Teatro di San Carlo

Giovedì 20 marzo, ore 20:00

Fino a sabato 29 marzo

Torna Salome di Richard Strauss al Teatro di San Carlo: il prossimo appuntamento della Stagione Lirica 2024-25 vede il ritorno dopo undici anni di assenza del capolavoro su libretto di Hedwig Lachmann che riprende l’opera omonima di Oscar Wilde.

L’allestimento vede la regia di Manfred Schweigkofler e, sul podio, il Direttore Musicale Dan Ettinger alla guida dell’Orchestra del Lirico di Napoli.

Per questa produzione del Teatro di San Carlo, verranno riprese le scene di Nicola Rubertelli. Elemento di novità, invece, è rappresentato dai costumi di Daniela Ciancio.

Le luci sono di Claudio Schmid, la coreografia di Valentina Versino.

Il debutto avverrà giovedì 20 marzo alle ore 20:00 con repliche fino a sabato 29 marzo.

Uno straordinario cast vocale vede Ricarda Merbeth dare voce e volto a Salome. Sarà un debutto nel ruolo di Herodesper Charles Workman.

Brian Mulligan interpreta Jochanaan., mentre Lioba Braun Herodias. Debutti a Napoli per John Findon, nel ruolo di Narraboth, e Štěpánka Pučálková, un paggio di Herodias. Gregory Bonfatti, Kristofer Lundin, Sun Tianxuefei, Dan Karlström e Stanislav Vorobyov sono i cinque giudei, mentre Liam James Karai e Žilvinas Miškinis i due nazareni; Alessandro Abis e Artur Janda sono i due soldati.

Salome, nel 1905, è uno scandalo assoluto e di una contemporaneità assoluta. Non ci è permesso di farla diventare museale”, spiega il regista Manfred Schweigkofler, che prosegue: “L’azione si svolge in un angolo di mondo politicamente non irrilevante. Il potente, ricco, isterico e libidinoso sovrano ha organizzato una delle sue scandalose feste nella sua villa e sono venuti tutti: uomini d’affari, politici, il clero. Il signore perde la testa, questa volta per una parente minorenne, Salome. Per lei è disposto a cedere metà del suo potere politico e delle sue ricchezze.  Anche la giovane ha perso la testa, crede di aver trovato il grande amore, richiede cose inimmaginabili, si atteggia a sovrana, danza su un fuoco sacro e infrange i tabù. Una voce debole si solleva dal sottosuolo, protesta e ammonisce per una diversa consapevolezza, un cambiamento di paradigma morale, un ritorno da questo vicolo cieco… Ma la voce del deserto non prevale.”

Singolare la realizzazione dei costumi grazie a una importante novità nel campo dell’innovazione campana e napoletana: nell’ambito di una collaborazione tra Teatro di San Carlo e il laboratorio congiunto della Knowledge for Business e della TecUp di Napoli, i protagonisti dello spettacolo indosseranno in scena accessori e costumi impreziositi con ScobySkin, un rivoluzionario materiale bio-fabbricato nato per i settori della moda e del design, che viene lanciato con questo debutto al Teatro di San Carlo.

ScobySkin è una nanocellulosa prodotta direttamente in fogli di formati diversi, attraverso un processo di fermentazione batterica che usa scarti di produzioni frutticole e delle industrie conserviere. La fermentazione permette ai micro-organismi di creare trama e ordito del bio-film, che viene poi trattato e lavorato con tecniche di stampa green e di taglio laser.

Ne viene fuori un materiale ecologico e versatile, scelto per la sua capacità di essere modellato e la sua resistenza, rendendolo perfetto per la creazione all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione di elementi di scena unici. Un biofilm che è possibile utilizzare nel settore della moda, del design, della cosmetica e dell’edilizia e persino del biomedicale.

ScobySkin è il risultato di cinque anni di intensa ricerca e sviluppo da parte del laboratorio nato dalla collaborazione tra Knowledge for Business, TecUp e Medaarch. Il progetto, sostenuto tra gli altri dal Ministero del Made in Italy e dalla Regione Campania, ha portato alla creazione di un brevetto internazionale e alla nascita di una rete di ricerca campana all’avanguardia nel settore dei biomateriali.

Marco Abbro, inventore e coordinatore del laboratorio, afferma: “Sei anni fa abbiamo iniziato a immaginare di far “lavorare” la biologia per ottenere nuovi materiali. Poi sono arrivate le collaborazioni con diversi istituti del CNR, con l’Università Federico II e con alcune aziende, e adesso quello che era solo un piccolo prototipo sta diventando un vero e proprio processo industriale per la produzione di ScobySkin.  Ma la ricerca continua negli altri ambiti di applicazione, per mettere a punto un materiale che adesso stiamo anche mandando nello spazio per le sue proprie generative”.

Regia di Manfred Schweigkofler, sul podio il Direttore Musicale Dan Ettinger

Costumi realizzati con ScobySkin, un bio-materiale innovativo made in Campania realizzato dalla Knowledge for Business e dalla TecUp di Napoli

Teatro di San Carlo

Giovedì 20 marzo, ore 20:00

Fino a sabato 29 marzo

Torna Salome di Richard Strauss al Teatro di San Carlo: il prossimo appuntamento della Stagione Lirica 2024-25 vede il ritorno dopo undici anni di assenza del capolavoro su libretto di Hedwig Lachmann che riprende l’opera omonima di Oscar Wilde.

L’allestimento vede la regia di Manfred Schweigkofler e, sul podio, il Direttore Musicale Dan Ettinger alla guida dell’Orchestra del Lirico di Napoli.

Per questa produzione del Teatro di San Carlo, verranno riprese le scene di Nicola Rubertelli. Elemento di novità, invece, è rappresentato dai costumi di Daniela Ciancio.Le luci sono di Claudio Schmid, la coreografia di Valentina Versino.

Il debutto avverrà giovedì 20 marzo alle ore 20:00 con repliche fino a sabato 29 marzo.

Uno straordinario cast vocale vede Ricarda Merbeth dare voce e volto a Salome. Sarà un debutto nel ruolo di Herodesper Charles Workman. Brian Mulligan interpreta Jochanaan., mentre Lioba Braun Herodias. Debutti a Napoli per John Findon, nel ruolo di Narraboth, e Štěpánka Pučálková, un paggio di Herodias. Gregory Bonfatti, Kristofer Lundin, Sun Tianxuefei, Dan Karlström e Stanislav Vorobyov sono i cinque giudei, mentre Liam James Karai e Žilvinas Miškinis i due nazareni; Alessandro Abis e Artur Janda sono i due soldati.

Salome, nel 1905, è uno scandalo assoluto e di una contemporaneità assoluta. Non ci è permesso di farla diventare museale”, spiega il regista Manfred Schweigkofler, che prosegue: “L’azione si svolge in un angolo di mondo politicamente non irrilevante. Il potente, ricco, isterico e libidinoso sovrano ha organizzato una delle sue scandalose feste nella sua villa e sono venuti tutti: uomini d’affari, politici, il clero. Il signore perde la testa, questa volta per una parente minorenne, Salome. Per lei è disposto a cedere metà del suo potere politico e delle sue ricchezze.  Anche la giovane ha perso la testa, crede di aver trovato il grande amore, richiede cose inimmaginabili, si atteggia a sovrana, danza su un fuoco sacro e infrange i tabù. Una voce debole si solleva dal sottosuolo, protesta e ammonisce per una diversa consapevolezza, un cambiamento di paradigma morale, un ritorno da questo vicolo cieco… Ma la voce del deserto non prevale.”

Singolare la realizzazione dei costumi grazie a una importante novità nel campo dell’innovazione campana e napoletana: nell’ambito di una collaborazione tra Teatro di San Carlo e il laboratorio congiunto della Knowledge for Business e della TecUp di Napoli, i protagonisti dello spettacolo indosseranno in scena accessori e costumi impreziositi con ScobySkin, un rivoluzionario materiale bio-fabbricato nato per i settori della moda e del design, che viene lanciato con questo debutto al Teatro di San Carlo.

ScobySkin è una nanocellulosa prodotta direttamente in fogli di formati diversi, attraverso un processo di fermentazione batterica che usa scarti di produzioni frutticole e delle industrie conserviere. La fermentazione permette ai micro-organismi di creare trama e ordito del bio-film, che viene poi trattato e lavorato con tecniche di stampa green e di taglio laser.

Ne viene fuori un materiale ecologico e versatile, scelto per la sua capacità di essere modellato e la sua resistenza, rendendolo perfetto per la creazione all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione di elementi di scena unici. Un biofilm che è possibile utilizzare nel settore della moda, del design, della cosmetica e dell’edilizia e persino del biomedicale.

ScobySkin è il risultato di cinque anni di intensa ricerca e sviluppo da parte del laboratorio nato dalla collaborazione tra Knowledge for Business, TecUp e Medaarch. Il progetto, sostenuto tra gli altri dal Ministero del Made in Italy e dalla Regione Campania, ha portato alla creazione di un brevetto internazionale e alla nascita di una rete di ricerca campana all’avanguardia nel settore dei biomateriali.

Marco Abbro, inventore e coordinatore del laboratorio, afferma: “Sei anni fa abbiamo iniziato a immaginare di far “lavorare” la biologia per ottenere nuovi materiali. Poi sono arrivate le collaborazioni con diversi istituti del CNR, con l’Università Federico II e con alcune aziende, e adesso quello che era solo un piccolo prototipo sta diventando un vero e proprio processo industriale per la produzione di ScobySkin.  Ma la ricerca continua negli altri ambiti di applicazione, per mettere a punto un materiale che adesso stiamo anche mandando nello spazio per le sue proprie generative”.

Torna Maria Agresta al Teatro di San Carlo

Sul podio Dan Ettinger

Sabato 30 novembre, ore 19:00

Torna Maria Agresta al Teatro di San Carlo per il prossimo appuntamento della Stagione Sinfonica 24/25, sabato 30 novembre alle ore 19:00. Il soprano sarà protagonista insieme al Direttore Musicale Dan Ettinger, sul podio alla guida dell’Orchestra del Teatro di San Carlo.

Intriso di profonda spiritualità, il programma proposto apre con i Vier letze Liederper soprano e orchestra di Richard Strauss. Nella seconda parte, segue la Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore di Anton Bruckner.

L’ultimo capolavoro di Richard Strauss, un intenso commiato all’arte e alla vita: Primavera, Settembre, Andando a dormire e Al tramonto sono i Quattro ultimi Lieder (Vier letzte Lieder)che compongono il ciclo nato non per volontà del compositore. La genesi dell’opera, con la sequenza oggi nota, si riconduce all’edizione Boosey & Hawkes del 1950, curata da Ernest Roth. La sua composizione, invece, si lega a un commovente aneddoto di vita familiare. Fu il figlio Franz che passò al padre una raccolta di poesie di Herman Hesse: la composizione rappresentava la sola risposta al declino delle condizioni fisiche di Richard. L’ultimo Lied, il simbolico Al tramonto, è il solo su testo di Joseph von Eichendorff.

Ricorre, nel 2024, il duecentesimo anniversario della nascita di Anton Bruckner: definì “Fantastica”, la sua Quinta Sinfonia, senza però attribuirle un vero soprannome formale. Eppure, intorno a essa, sono fioriti numerosi appellativi: tra gli altri, “Cattolica”, “Sinfonia della Fede”, “Sinfonia dei pizzicati” e, ancora, “Tragica”. Fu composta tra il 1875 e il 1878 e la prima esecuzione avvenne a Graz, presso il Thalia Theater, solo nel 1894: fu l’allievo Franz Schalk a dirigere una versione che, però, presentava alcune modifiche rispetto all’originale. “Un capolavoro contrappuntistico”, come la definì Bruckner, la Sinfonia si articola in quattro movimenti, cui si antepone un’Introduzione lenta.

Dan Ettinger è uno dei direttori d’orchestra più richiesti a livello internazionale della sua generazione. Direttore musicale del Teatro San Carlo dalla Stagione 2022-23, dirige nei più importanti teatri d’opera del mondo come la Metropolitan Opera di New York, la Washington National Opera, la Royal Opera House – Covent Garden di Londra, l’Opéra National de Paris, il New National Theatre di Tokyo, l’Opernhaus di Zurigo, il Festival di Salisburgo e le Opere di Stato di Vienna e di Monaco di Baviera.

Maria Agresta vince nel 2014 il Premio Franco Abbiati. Fin dal primo grande successo, nel 2011 con il debutto ne I vespri siciliani, calca i palcoscenici più prestigiosi: Teatro alla Scala, Arena di Verona, Teatro dell’Opera, Teatro La Fenice, Teatro San Carlo, Royal Opera House, Bayerische Staatsoper, Semperoper di Dresda, Opéra Bastille. Collabora con direttori quali Riccardo Muti, Daniel Barenboim, Zubin Mehta, Antonio Pappano, Gianandrea Noseda, Nicola Luisotti, Michele Mariotti.

Stagione 24/25

30 Novembre 2024

Dan Ettinger / Maria Agresta

Direttore | Dan Ettinger
Soprano | Maria Agresta

Programma
Richard Strauss, Vier letzte Lieder per soprano e orchestra
Anton Bruckner, 
Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore, WAB 105

Orchestra del Teatro di San Carlo

Teatro di San Carlo | CREMISI
sabato 30 novembre 2024, ore 19:00 – S/P – CREMISI – VII

Durata: 2 ore e 5 minuti circa, con intervallo

Carmen chiude la Stagione d’Opera al Teatro di San Carlo

Sul podio Dan Ettinger, regia di Daniele Finzi Pasca

 Venerdì 25 ottobre, ore 20:00

Fino a domenica 3 novembre

La Stagione d’Opera 23/24 del Teatro di San Carlo chiude con Carmen: il capolavoro di Georges Bizet torna al Lirico napoletano nell’apprezzato allestimento con la regia di Daniele Finzi Pasca. Sul podio il Direttore Musicale Dan Ettinger.

Debutto venerdì 25 ottobre alle ore 20:00 e seguiranno 7 repliche fino a domenica 3 ottobre.

Le scene sono di Hugo Gargiulo, mentre a firmare i costumi è Giovanna Buzzi. Le luci, co-create con Finzi Pasca, sono di Alexis Bowles e le coreografie di Maria Bonzanigo.Impegnate tutte le compagini artistiche del Massimo partenopeo: insieme all’Orchestra,il Coro preparato da Fabrizio Cassi, il Balletto diretto da Clotilde Vayer e il Coro di Voci Bianche affidato a Stefania Rinaldi.

Nel ruolo del titolo il mezzosoprano Aigul Akhmetshina. Dmytro Popov, al suo debutto al San Carlo, darà voce e volto a Don José, mentre Selene Zanetti interpreta Micaëla. Nelle recite del 26 e 30 ottobre, nonché del 3 novembre, si alterneranno rispettivamente Victoria Karkacheva, Jean-François Borras e Désirée Giove.

E ancora nel cast, Mattia Olivieri sarà Escamillo, Pierre Doyen Moralès, Nicolò Donini Zuniga. Floriane Hasler e Andrea Cueva Molnar vestiranno i panni di Mercédès e Frasquita. Completano il cast Régis Mengus (Le Dancaïre), Loïc Félix (Le Remendado) e tre Artisti del Coro: Silvia Cialli (Une Merchande d’Orange), Giacomo Mercaldo (Un Bohémien) e Sergio Valentino (Lillas Pastia).

“Questa regia è stata pensata in forma pittorica – racconta Finzi Pasca. Tonalità di luce scompongono lo spazio come fossero colpi di pennello usando quattro colori dominanti: il giallo del primo atto, il bianco del secondo e poi a seguire il nero e il rosso. Le scene di Hugo assistito da Matteo, i costumi di Giovanna e le coreografie di Maria hanno dialogato con questa dimensione cromatica reinventando una Spagna sospesa in un non-tempo, onirica, concreta e irreale fatta della stessa materia che compone i miei sogni.”

E prosegue: “Volevo una Carmen semplice, libera, autonoma, capace di innamorarsi e di ribellarsi in un modo cristallino spinta dalla passione del vivere. La vorrei impregnata di una sensualità naturale, selvaggia, ma non costruita, e misurata con malizia.”

Tra le opere più conosciute e amate, Carmen si ispira alla novella omonima di Prosper Mérimée. Lavorare su questo soggetto fu una precisa volontà di Georges Bizet quando Camille Du Locle e Adolphe de Leuven, direttori dell’Opéra-Comique, commissionarono la scrittura di un’opera al compositore. La stesura del libretto fu, invece, affidata a Henri Meilhac e Ludovic Halévy. Fredda fu l’accoglienza del pubblico alla prima rappresentazione nel marzo 1875, per un’opera che arriverà in Italia solo quattro anni più tardi e proprio a Napoli, al Teatro Bellini.

Carmen

/ Opera

Dal 25 Ottobre al 03 Novembre

Carmen

Opéra-comique in quattro atti
Musica di Georges Bizet
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy ispirato alla novella omonima di Prosper Mérimée

Direttore | Dan Ettinger
Regia e Co-creatore luci | Daniele Finzi Pasca
Scene | Hugo Gargiulo
Costumi | Giovanna Buzzi
Co-creatore luci | Alexis Bowles
Choreographies | Maria Bonzanigo

Interpreti
Carmen | Aigul Akhmetshina (25, 27, 29, 31, 2)/ Victoria Karkacheva (26, 30, 3)
Don José | Dmytro Popov  (25, 27, 29, 31, 2)/ Jean-François Borras (26, 30, 3)
Escamillo | Mattia Olivieri
Moralès | Pierre Doyen
Zuniga | Nicolò Donini
Micaëla | Selene Zanetti (25, 27, 29, 31, 2) / Désirée Giove (26, 30, 3)
Mercédès | Floriane Hasler
Frasquita | Andrea Cueva Molnar
Le Dancaïre / Il Dancairo | Régis Mengus
Le Remendado / Il Remendado | Loïc Félix
Une Merchande d’Orange | Silvia Cialli
Un Bohémien | Giacomo Mercaldo
Lillas Pastia | Sergio Valentino

♭ debutto al Teatro di San Carlo
♮ Artista del Coro

Orchestra, Coro e Balletto del Teatro di San Carlo
con la partecipazione del Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo

Maestro del Coro | Fabrizio Cassi
Direttore del Balletto | Clotilde Vayer
Direttore del Coro di Voci Bianche | Stefania Rinaldi

Produzione del Teatro di San Carlo

Teatro di San Carlo | CREMISI
venerdì 25 ottobre 2024, ore 20:00 – A – CREMISI – II
sabato 26 ottobre 2024, ore 20:00 – F.A. – CREMISI – II
domenica 27 ottobre 2024, ore 17:00 – F – CREMISI – II
martedì 29 ottobre 2024, ore 20:00 – C/D – CREMISI – III
mercoledì 30 ottobre 2024, ore 20:00 – B – CREMISI – III
giovedì 31 ottobre 2024, ore 20:00 – F.A. – CREMISI – III
sabato 2 novembre 2024, ore 20:00 – F.A. – CREMISI – II
domenica 3 novembre 2024, ore 17:00 F.A. – CREMISI – II

Opera in Francese con sovratitoli in Italiano e in Inglese
Durata: 2 ore e 50 minuti circa, con intervallo

Dan Ettinger sul podio del Teatro di San Carlo

In programma la Faust-Symphonie di Liszt

con Giorgio Berrugi

Venerdì 28 giugno, ore 19.00

Torna Dan Ettinger sul podio del Massimo napoletano venerdì 28 giugno alle ore 19:00. Il prossimo appuntamento della Stagione di Concerti vedrà protagonista il direttore musicale, alla guida di Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo, insieme al tenore Giorgio Berrugi.

In programma, Eine Faust-Symphonie S. 108 di Franz Liszt.

Liszt conobbe la tragedia goethiana per merito di Hector Berlioz, il dedicatario dell’opera, che così ricorda nei suoi Mémoires l’incontro avvenuto nel 1830: «Liszt venne a trovarmi. Non ci conoscevamo ancora. Gli parlai del Faust di Goethe, che mi confessò di non aver letto e di cui divenne presto un appassionato ammiratore, come me».

Eine Faust-Symphonie debuttò a Weimar nel 1857 e fu lo stesso Liszt a dirigerla, in occasione dell’inaugurazione del monumento in bronzo dedicato a Goethe e Friedrich Schiller.

La aprono tre Charakterbilder, ritratti psicologici dedicati ai principali personaggi: Faust, Gretchen e Mephistopheles, con l’aggiunta, in chiusura, del Chorus mysticus.

Dan Ettinger, direttore musicale del Teatro San Carlo dalla Stagione 2022-23, è uno dei direttori d’orchestra più richiesti a livello internazionale della sua generazione. Dirige nei più importanti teatri d’opera del mondo come la Metropolitan Opera di New York, la Washington National Opera, la Royal Opera House, l’Opéra National de Paris, il New National Theatre di Tokyo, l’Opernhaus di Zurigo, il Festival di Salisburgo e le Opere di Stato di Vienna e di Monaco di Baviera.

Giorgio Berrugi si è esibito in importanti teatri d’opera, auditorium e festival musicali come Teatro alla Scala, Royal Opera House, Lincoln Center, Teatro Bol’šoj, Opéra Bastille e Théâtre des Champs-Élysées, Deutsche Oper, Lyric Opera di Chicago, Opera di Roma, Gran Teatre del Liceu, Gewandhaus di Lipsia, Concertgebouw di Amsterdam, Suntory Hall di Tokyo, Wigmore Hall di Londra, Parco della Musica di Roma, Arena di Verona.

/ Concerto Sinfonico

28 Giugno 2024

Dan Ettinger / Giorgio Berrugi

Direttore | Dan EttingerTenore | Giorgio Berrugi

Programma
Franz LisztEine Faust-Symphonie da Wolfgang von Goethe, in tre parti per tenore, coro maschile e orchestra, S. 108

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Maestro del Coro | Fabrizio Cassi

Teatro di San Carlo | CREMISI
venerdì 28 giugno 2024, ore 19:00 – S/P – CREMISI – VII

Durata: 1 ora e 15 minuti, senza intervallo

Martedì 26 marzo, ore 19.00, al Teatro San Carlo, il Concerto di Pasqua con Maria Agresta e Freddie De Tommaso.

SUL PODIO DAN ETTINGHER

Maria Agresta e Freddie De Tommaso sono i protagonisti del Concerto di Pasqua del Teatro di San Carlo in programma martedì 26 marzo alle 19.

Sul podio, alla guida dell’Orchestra del Massimo napoletano, il direttore musicale Dan Ettinger.

Una scelta di arie e ouverture omaggia l’opera del XIX secolo ripercorrendo l’intero arco del secolo romantico per spingersi, poi, fino ai primi anni del Novecento. L’Italia ha un posto di primo piano con autori come Rossini, Verdi e Ponchielli, Mascagni e Puccini. Le ouverture de La forza del destino e del Guglielmo Tell incontrano il celebre intermezzo da Cavalleria rusticana. E ancora si susseguono arie da Aida e La Gioconda, Tosca, La bohème e Madama Butterfly. Non mancano le incursioni nella tradizione operistica francese con la Carmen di Georges Bizet e Samson et Dalila di Camille Saint-Saëns.

Dan Ettinger, direttore musicale del Teatro San Carlo dalla Stagione 2022-23 dirige nei più importanti teatri d’opera del mondo come la Metropolitan Opera di New York, la Washington National Opera, la Royal Opera House, l’Opéra National de Paris, il New National Theatre di Tokyo, l’Opernhaus di Zurigo, il Festival di Salisburgo e le Opere di Stato di Vienna e di Monaco di Baviera.

Maria Agresta vince nel 2014 il Premio Franco Abbiati. Fin dal primo grande successo, nel 2011 con il debutto ne I vespri siciliani, calca i palcoscenici più prestigiosi: Teatro alla Scala, Arena di Verona, Teatro dell’Opera, Teatro La Fenice, Teatro San Carlo, Royal Opera House, Bayerische Staatsoper, Semperoper di Dresda, Opéra Bastille. Collabora con direttori quali Riccardo Muti, Daniel Barenboim, Zubin Mehta, Antonio Pappano, Gianandrea Noseda, Nicola Luisotti, Michele Mariotti.

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Freddie De Tommaso raggiunge la notorietà nel 2021 quando dà voce a Cavaradossi nella produzione di Tosca della Royal Opera House, il più giovane tenore di sempre a interpretare questo ruolo nella storia del Covent Garden. Nella corrente stagione ha debuttato al Teatro di San Carlo, dopo aver esordito, tra gli altri, al Teatro La Fenice, Teatro alla Scala, Arena di Verona, Gran Teatre del Liceu, Dutch National Opera, Bayerische Staatsoper, Wiener Staatsoper. Il suo primo album Passione vince il BBC Music Magazine Award per il miglior esordiente.

Teatro di San Carlo
martedì 26 marzo 2024 ore 19:00

CONCERTO DI PASQUA

Direttore | Dan Ettinger
Soprano | Maria Agresta
Tenore | Freddie De Tommaso

Programma
Giuseppe Verdi, Ouverture da La forza del destino
Giuseppe Verdi, “Celeste Aida”, da Aida
Giacomo Puccini, “Si, mi chiamano Mimì”, da La bohème
Giacomo Puccini, “O soave fanciulla”, da La bohème
Camille Saint-Saëns, Bacchanale, da Samson et Dalila 

Gioachino Rossini, Ouverture da Guglielmo Tell
Amilcare Ponchielli, “Cielo e mar!”, da La Gioconda
Giacomo Puccini, “Un bel dì, vedremo”, da Madama Butterfly
Georges Bizet, “La fleur que tu m’avais jetée”, da Carmen
Pietro Mascagni, Intermezzo da Cavalleria rusticana
Giacomo Puccini, “Vissi d’arte” da Tosca
Giacomo Puccini, “Mario! Mario! Mario!” “Son qui!” – “Mia gelosa!”, da Tosca

Orchestra del Teatro di San Carlo

Con il Concerto di Natale al via la Stagione di Concerti 2023/2024 del Teatro San Carlo

Dan Ettinger sul podio alla guida di Orchestra e Coro e dai solisti : Nadine Sierra, Ana Maria Labin, Attilio Glaser, Adolfo Corrado

È il Concerto di Natale l’appuntamento di apertura della Stagione Sinfonica 2023/2024 del Teatro di San Carlo.

L’inaugurazione è in calendario domani mercoledì 20 dicembre 2023 a partire dalle ore 19 con Dan Ettinger sul podio alla guida di Orchestra e Coro e degli interpretivocali Nadine Sierra (Soprano), Ana Maria Labin (Soprano), Attilio Glaser (Tenore), Adolfo Corrado (Basso).

In locandina la Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore, D 485 di Franz Schubert e la Grande Messa in do minore, K 427 di Wolfgang Amadeus Mozart.


Terminata nel 1816, quando il compositore aveva solo 19 anni, la Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore, D 485 di Franz Schubert fa riferimento esplicito a modelli mozartiani. La presenza del genio immortale di Mozart sembra infatti dominare questa Sinfonia che si presenta come un vero e proprio omaggio al compositore di Salisburgo.

La Grande Messa in do minore, K 427 di Wolfgang Amadeus Mozart composta fra Salisburgo e Vienna nel 1783 per invocare la guarigione della moglie Konstanze a pochi mesi dal matrimonio è l’ultima pagina sacra mozartiana prima del Requiem. A interpretarla, accanto all’Orchestra e al Coro del Teatro di San Carlo un quartetto di voci di prestigio quali i soprani Nadine Sierra e Ana Maria Labin, il tenore Attilio Glaser e il basso Adolfo Corrado.

A cura di Marco Bizzarini

Schubert e Mozart: evocazioni musicali di «una vita più luminosa»

Dura la vita dell’insegnante, troppo spesso alle prese con ragazzini indisciplinati e con genitori arroganti. Potrebbe quasi sembrare una tranche de vie dei nostri giorni, ma a lamentarsi dei tanti soprusi subìti durante l’attività di maestro di scuola era, nella civilissima Vienna di due secoli or sono, Ignaz Schubert, fratello maggiore del più celebre Franz. Il quale, anch’egli destinato dal padre ad affrontare la «rudezza di una gioventù selvaggia» (per sua fortuna non ancora armata di cellulari e computer), si sottrasse all’ingrato compito gettandosi a capofitto nella musica. Così, nel 1816, a diciannove anni compiuti, il prodigioso compositore viennese metterà su carta pentagrammata quasi duecento lavori, tra Lieder, danze, sonate, sinfonie: una creatività sbalorditiva. Mirabile testimonianza di questa facilità di scrittura è la Sinfonia n. 5 in Si bemolle maggiore, ancor oggi una delle composizioni schubertiane più celebri. Ma che cosa poteva spingere un diciannovenne d’inizio Ottocento a scrivere una partitura orchestrale? Oltre al gusto della sfida con se stessi entrava in gioco la prospettiva concreta di veder eseguito il proprio lavoro. A Vienna non c’erano solo i grandi concerti pubblici – o ‘accademie’, come allora si diceva – in cui si tenevano a battesimo, fra l’altro, le Sinfonie di Beethoven.

La vita musicale cittadina si arricchiva anche di numerose iniziative ‘semi-private’, come gli incontri promossi dal violinista Otto Hatwig, nel cui salotto vennero eseguite, secondo il musicologo Otto Biba, tutte le prime sei Sinfonie di Schubert. Conosciamo l’organico della compagine diretta da Hatwig: sette violini primi, sei secondi, tre viole (una delle quali suonata dallo stesso Schubert), tre violoncelli, due contrabbassi e una coppia per ciascuno strumento a fiato (corni e legni). Era un organico da camera, privo di trombe e timpani, numericamente ridotto rispetto ai circa sessanta esecutori che potevano essere impegnati nei concerti pubblici coevi. Gratificato dall’idea di un’esecuzione, con la Quinta Sinfonia Schubert diede il meglio di sé nella composizione di quattro movimenti certamente riconducibili alla gran tradizione di Mozart e Haydn, ma anche ricchi di stilemi personali. «O Mozart, Mozart immortale, quante, oh quante infinite confortanti percezioni di una vita più luminosa e migliore tu hai portato alle nostre anime!». Così annotava il giovane Schubert nel proprio diario. Un concetto, quest’ultimo, elegantemente trasfigurato in musica nei motivi principali della Quinta Sinfonia, a cominciare dall’indimenticabile tema d’apertura del primo movimento, così sereno, così fluido, così magistrale nel suo dialogo serrato in eco tra violini e violoncelli. Con diabolica perspicacia il musicologo Donald Tovey scoprì che l’idea principale dell’Andante con moto richiama da vicino l’ultimo movimento della mozartiana Sonata per violino e pianoforte K 377, mentre chiunque potrebbe notare la somiglianza dell’incipit del Menuetto in Sol minore con quello della Sinfonia K 550 nella medesima tonalità (anch’essa priva di clarinetti, trombe e timpani). Questi sono indubitabili omaggi al grande predecessore salisburghese, ma l’abilità nelle modulazioni, la fantasia melodica, gli imponenti culmini sonori, i passaggi repentini a tonalità minori che già anticipano le ombre della Sinfonia n. 8, sono tutti elementi stilistici propri di Schubert.

L’incompiuta Messa in Do minore K 427 di Mozart racchiude in sé una moltitudine di segreti che, probabilmente, non saranno mai svelati. Di sicuro non si trattò di un lavoro su commissione, e già questo fatto è inconsueto per la musica sacra dell’epoca. Congedatosi dal servizio presso l’arcivescovo salisburghese Geronimo Colloredo, nel 1781 il giovane compositore tentava l’azzardo della libera professione nel «miglior posto possibile» per un musicista: Vienna. Quell’inebriante sensazione di libertà, unita all’inizio della vita matrimoniale con Constanze Weber, sposata nell’agosto 1782, fu all’origine dell’idea di una Messa completamente diversa rispetto alle precedenti composizioni religiose del periodo di Salisburgo. Mozart stesso, nella lettera al padre Leopold del 4 gennaio 1783, rivela alcuni dettagli sull’ambizioso progetto: «la partitura di metà di una Messa (…) può servire come prova della realtà della mia promessa». Quale promessa? Forse un voto del musicista: scrivere una Messa dopo la guarigione di Constanze e poi recarsi in visita dal genitore a Salisburgo in compagnia della sposa. All’epoca della missiva, la composizione era giunta a metà, comprendendo ipoteticamente solo Kyrie e Gloria. Ma Mozart non portò mai a termine il lavoro: tra le parti a noi pervenute figurano solo le prime due sezioni del Credo e il Sanctus; nessuna traccia dell’Agnus Dei. Nell’attuale stato lacunoso, l’esecuzione dell’opera può durare circa un’ora; è chiaro che nella sua interezza la composizione avrebbe assunto proporzioni monumentali, paragonabili alla Messa in si minore di Bach o alla Missa solemnis di Beethoven. Una monumentalità, del resto, confermata dall’inedita ampiezza dell’organico orchestrale (comprendente flauto, coppie di oboi, fagotti, corni, trombe, tre tromboni, timpani, archi, organo) e dalle forze vocali (cinque solisti di canto con due soprani, impiego del doppio coro a otto voci nel Qui tollis).

Il tutto all’insegna di un sorprendente compasso stilistico, in grado di passare con disinvoltura da pagine di stile neo-bachiano e neo-händeliano alle delizie dello stile concertante moderno (Et incarnatus, con fiati obbligati), dalla severità del Kyrie alla luce abbagliante del celestiale Christe. Il diario di Nannerl, sorella del compositore, ci informa che la Messa incompleta venne eseguita, almeno parzialmente, il 26 ottobre 1783, durante una funzione liturgica nella chiesa abbaziale di San Pietro a Salisburgo, alla presenza di tutti i musicisti di corte. Una consolidata tradizione ottocentesca, a partire almeno dalla biografia di Georg Nikolaus Nissen, sostiene che Constanze avesse cantato le parti solistiche del primo soprano. Questa affermazione, ancor oggi, viene spesso riportata in modo acritico. Che Mozart, durante la composizione della Messa, pensasse alla moglie, pare confermato sia dalla stretta parentela melodica del Christe con il Solfeggio K  393 a lei destinato, sia dall’Et incarnatus, il cui ritmo di siciliana evoca la tenerezza di un presepe. D’altra parte, che in una chiesa cattolica del Settecento sia stato permesso a una donna di cantare durante una funzione liturgica assieme ai musici della cappella appare quanto meno dubbio. Un secolo più tardi Giuseppe Verdi, in previsione dell’esecuzione in chiesa del Requiem collettivo in memoria di Rossini, pensava di chiedere un’autorizzazione speciale al Papa per poter far cantare, eccezionalmente, le donne. La partecipazione di Constanze all’esecuzione salisburghese assume dunque contorni da leggenda (più verosimile, magari, che abbia partecipato alle prove della Messa nella storica Kapellhaus), ma questo è soltanto uno dei tanti misteri irrisolti legati alla sublime Messa in Do minore.

Teatro di San Carlo |
mercoledì 20 dicembre 2023, ore 19:00

DAN ETTINGER
CONCERTO DI NATALE

Direttore | Dan Ettinger
Soprano I | Nadine Sierra

Soprano II | Ana Maria Labin

Tenore | Attilio Glaser

Basso | Adolfo Corrado 

♭ debutto al Teatro di San Carlo

Programma

Franz Schubert, Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore, D 485

Wolfgang A. Mozart, Grande Messa in do minore per soli, coro e orchestra, K 427

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Con la Turandot di Giacomo Puccini firmata da Vasily Barkhatov e diretta da Dan Ettinger il Teatro di San Carlo inaugura la Stagione 2023/2024 dedicata alle celebrazioni dei Centenari di Giacomo Puccini (1924-2024) e di Maria Callas (1923-2023)

 

 Protagonisti Sondra Radvanovsky, Yusif Eyvazov e Rosa Feola

Sabato 9 dicembre ore 20

Lo spettacolo sarà trasmesso da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta streaming sulla piattaforma Medici.tv

 Il Teatro di San Carlo inaugura la Stagione 2023/2024 con Turandot, ultimo capolavoro di Giacomo Puccini, compositore di cui nel 2024 ricorrono i 100 anni dalla morte.

Il sipario si alzerà sabato 9 dicembre 2023 sulla nuova produzione per la regia di Vasily Barkhatov, al suo debutto al San Carlo.

Barkhatov, nato a Mosca nel 1983, è tra i registi più richiesti della sua generazione, tra le ultime produzioni operistiche che ha firmato si ricordano Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi alla Deutsche Oper Berlin e Le Grand Macabre di György Ligeti all’Opera di Francoforte.

“In questa produzione – dichiara il regista – desideravo preservare la bellezza del trionfo finale dell’amore che sembra un super Happy End, un concentrato di tutti i lieto-fine della storia dell’opera. Certo, non sappiamo quale fosse l’intenzione reale di Puccini, ma per me è molto rilevante che ci fosse un precedente, il lieto-fine a sorpresa della Fanciulla del West, quasi come un musical (o un futuro film hollywoodiano). Il mio secondo punto di partenza è stato attribuire un maggiore valore umano ai due protagonisti. Nel tempo infatti Calaf e Turandot si sono trasformati in nomi simbolici conosciuti da tutti, proprio come Romeo e Giulietta, Otello e Desdemona, ma di cui non conosciamo l’intima umanità. Volevo offrire più livelli, a loro e alla storia, con ulteriori sottotesti e contesti, ma allo stesso tempo conservare il carattere originario, la bellezza della fiaba”.

La direzione di Turandot è affidata al direttore musicale Dan Ettinger, alla sua prima inaugurazione sancarliana, sul podio alla testa di Orchestra e Coro del Lirico di Napoli.

“Lo sguardo curioso di Puccini – afferma Ettinger – va con questa sua ultima opera ben oltre Butterfly. In Turandot giunge all’estremo la voglia del compositore di sperimentare, la sua curiosità. Puccini sperimenta motivi, melodie, frammenti ritmici, ogni possibile via per portare il suo viaggio davvero oltre i limiti. Pensiamo all’orchestrazione, dove usa strumenti esclusivamente occidentali, ma che imitano quelli cinesi senza inserirne di autentici. Con mezzi del tutto tradizionali, raggiunge il suo scopo che è di “imitare” non copiare la realtà, con risultati artistici eccezionali. Da un lato l’uso dell’orchestra sembra davvero convenzionale, soprattutto nella situazione attuale delle grandi orchestre occidentali. Ma è l’uso che Puccini fa dell’orchestra, la sua orchestrazione, che è semplicemente geniale. È vero che inserisce un solo autentico strumento cinese, il gong, ma se guardiamo all’intera sezione delle percussioni, tutte rigorosamente occidentali, quel che riesce a creare con questi diversi strumenti non può che essere definito geniale”.

Le scene di questa nuova produzione del Teatro di San Carlo sono di Zinovy Margolin mentre firma i costumi Galya Solodovnikova, le luci sono di Alexander Sivaev.

Un cast internazionale vede in primo piano Sondra Radvanovsky, una delle grandi voci del nostro tempo, affrontare il ruolo della principessa Turandot con al suo fianco Yusif Eyvazov nei panni del principe Calaf e Rosa Feola in quelli di Liù.

In alternanza con il cast principale saranno invece impegnati nelle recite del 10, 13 e 16 dicembre, Oksana Dyka (Turandot), SeokJong Baek (Calaf), Amina Edris (Liù).

Nella compagnia di canto anche Alexander Tsymbalyuk (Timur), Nicola Martinucci (Altoum), Alessio Arduini (Ping), Gregory Bonfatti (Pang), Francesco Pittari (Pong), Sergio Vitale (Un mandarino).

Completano il cast Valeria Attianese (Prima ancella), Linda Airoldi (Seconda ancella), Vasco Maria Vagnoli (Il Principino di Persia). Maestro del Coro è Piero Monti.  Il Coro di voci bianche è guidato come sempre da Stefania Rinaldi.

Lo spettacolo è dedicato anche a Maria Callas nel centenario dalla nascita (1923 – 2023), che cantò per la prima volta al Teatro San Carlo nel 1949 proprio il ruolo di Turandot per tre rappresentazioni.

Opera in tre atti e cinque quadri, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, Turandot mancava dalle scene sancarliane dal 2015 e andrà in scena nella versione con il finale di Franco Alfano.  Sette in tutto le recite, in programma dal 9 al 17 dicembre.

La serata del 9 dicembre sarà trasmessa da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta streaming sulla piattaforma Medici.tv.

Nei primi mesi del 2024 Turandot sarà diffusa anche nei cinema internazionali di Australia, Spagna e paesi di lingua spagnola oltre che sulla piattaforma SigmArt.

Teatro di San Carlo

sabato 9 dicembre 2023, ore 20

INAUGURAZIONE

Giacomo Puccini
TURANDOT

dramma lirico in tre atti e cinque quadri

Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
dalla fiaba teatrale omonima di Carlo Gozzi

Direttore | Dan Ettinger
Regia | Vasily Barkhatov
Scene | Zinovy Margolin
Costumi | Galya Solodovnikova
Luci | Alexander Sivaev ♭

Interpreti
La Principessa Turandot | Sondra Radvanovsky (9, 12, 15, 17) / Oksana Dyka (10, 13, 16)

L’Imperatore Altoum | Nicola Martinucci

Timur | Alexander Tsymbalyuk

Calaf | Yusif Eyvazov (9, 12, 15, 17) / Seokjong Baek  (10, 13, 16)

Liù | Rosa Feola (9, 12, 15, 17) / Amina Edris  (10, 13, 16)

Ping | Alessio Arduini

Pang | Gregory Bonfatti

Pong | Francesco Pittari

Un Mandarino | Sergio Vitale

Prima ancella | Valeria Attianese 

Seconda ancella | Linda Airoldi 

Il Principino di Persia | Vasco Maria Vagnoli 

  debutto al Teatro di San Carlo ♮ Artista del Coro

Orchestra e Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo
Maestro del Coro | Piero Monti

Maestro del Coro di Voci Bianche | Stefania Rinaldi 

Nuova produzione del Teatro di San Carlo

Teatro di San Carlo
sabato 9 dicembre 2023, ore 20 – domenica 10 dicembre 2023, ore 17

martedì 12 dicembre 2023, ore 20 – mercoledì 13 dicembre 2023, ore 20

venerdì 15 dicembre 2023, ore 20 – sabato 16 dicembre 2023, ore 20

domenica 17 dicembre 2023, ore 17

Dan Ettinger e il violinista Linus Roth protagonisti del nuovo appuntamento della Stagione di Concerti

 

La Stagione di Concerti 2022/23 del Teatro di San Carlo giunge al penultimo appuntamento sabato 4 novembre alle 19 con il direttore musicale Dan Ettinger allaguida dell’Orchestra e del violinista tedesco Linus Roth. In programma il Concerto in sol minore per violino e orchestra, op. 67di Mieczysław Weinberg e la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 55 “Eroica” di Ludwig van Beethoven.

Dan Ettinger e il violinista Linus Roth (nelle foto)

Dan Ettinger e il violinista Linus Roth protagonisti del nuovo appuntamento della Stagione di Concerti

Sabato 4 novembre ore 19

Programma

Mieczysław Weinberg
Concerto in sol minore per violino e orchestra, op. 67


Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 55 “Eroica”

Orchestra del Teatro di San Carlo

Classe 1977, Dan Ettinger, da quando ha vinto l’Echo Klassik Award per il suo album di debutto nel 2006, Linus Roth si è affermato come uno dei violinisti più interessanti della sua generazione e come divulgatore di opere e compositori ingiustamente dimenticati. Il suo impegno nei confronti del compositore polacco MieczysławWeinberg è testimoniato anche dall’incisione del Concerto per violino e orchestra op.67 con la  Deutsches Symphonie di Berlino. Nel corso sella sua carriera Roth si è esibito con la Radio Symphony Orchestra della SWR e Berlino, l’orchestra Bruckner di Linz, la Royal Liverpool Philharmonic, la Berner Sinfonieorchester e la Munich Chamber Orchestra.

Mieczysław Weinberg compose il Concerto in sol minore per violino e orchestra op. 67, su richiesta di Leonid Kogan, che lo eseguì per la prima volta il 12 febbraio 1961 a Mosca, con l’Orchestra Filarmonica di Mosca diretta da Gennadij Rozhdestvenskij. L’aspetto più evidente della composizione è l’eccezionale rilievo conferito al violino solista, che suona ininterrottamente dalla prima all’ultima battuta. Si tratta di un autore ingiustamente poco valutato, soprattutto in Italia (questa è la prima esecuzione a Napoli del suo Concerto per violino) per la cui riscoperta il violinista Roth è fortemente impegnato.

Nella seconda parte del concerto, l’Orchestra del Teatro di San Carlo eseguirà la Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.55 “Eroica” di Ludwig van Beethoven, composizione cruciale, nella storia del genere e nella parabola creativa beethoveniana. L’opera doveva inizialmente essere dedicata a Napoleone Bonaparte, icona di una umanità rinnovata dagli ideali rivoluzionari di libertà e uguaglianza. L’autoincoronazione di Napoleone a imperatore portò invece il compositore a cambiare prospettiva e titolare “Sinfonia eroica”. La prima esecuzione assoluta ebbe luogo al Theater an der Wien il 7 aprile 1805.

Guida all’ascolto del Concerto per violino di Mieczysław Weinberg a cura di Giuseppina Crescenzo

Quando ci si addentra nel panorama della musica classica russa, e in particolare sovietica, emergono i nomi di vari compositori tuttora poco noti, soprattutto per il pubblico italiano. Recentemente, diversi critici, musicologi e artisti hanno iniziato a discutere di una figura che è stata etichettata come “il terzo grande compositore sovietico” (dopo Dmitrij Šostakóvič e Sergej Sergeevič Prokof’ev). Stiamo parlando del compositore Mieczysław Weinberg (il cui nome si pronuncia ‘Mee-yeh-chiss-wav’ e il cognome ‘Vine-berg’). Weinberg, vissuto dal 1919 al 1996, ha prodotto un vasto repertorio musicale. Se uno si dovesse chiedere il motivo per cui non ha mai sentito parlare di Weinberg prima d’ora, esistono diverse ragioni che spiegano perché la sua musica non abbia raggiunto una notorietà duratura nel corso della sua vita, e alcune di queste ragioni verranno esplorate di seguito.

Weinberg nacque in Polonia nel 1919 da genitori ebrei. Con l’avvento della seconda guerra mondiale, la Germania nazista invase la Polonia. Rendendosi conto che la vita di un giovane ebreo sarebbe stata a rischio, il diciannovenne Weinberg fuggì verso est e, dopo settimane di viaggio estenuante, raggiunse l’Unione Sovietica, dove fu accettato come cittadino con il nome ufficiale cambiato in “Moisey”. Studiò composizione al Conservatorio di Minsk ma dovette fuggire dall’avanzata nazista in Unione Sovietica nel 1941. Weinberg si rifugiò allora a Tashkent, dove le sue composizioni cominciarono a suscitare notevole interesse. Per il resto della sua vita, Weinberg visse a Mosca, con la sua musica celebrata da artisti del calibro di David Oistrakh, Mstislav Rostropovich, Kiril Kondrashin, oltre al Borodin Quartet. Tuttavia, non sfuggì ai dolori della vita sotto il regime sovietico. Il clima politico antisemita del dopoguerra portò all’assassinio del suocero di Weinberg per ordine di Stalin nel 1948. Nel culmine di questo fervore politico, Weinberg stesso fu imprigionato per diversi mesi nel 1953, venendo rilasciato solo dopo la morte di Stalin. Quest’esperienza lo segnò profondamente, spingendolo a dedicare il resto della sua vita alla composizione musicale, principalmente in memoria delle vittime della guerra.

Weinberg si rivelò un compositore estremamente prolifico, con sinfonie, opere, quartetti d’archi, musiche per film e per il circo. La sua musica sta vivendo una rinascita in Russia e in Occidente, dopo un periodo di oblio. Le ragioni di ciò sono molteplici. In parte, la sua relativa oscurità è attribuibile al suo forte senso di modestia, che lo portava a fare poco per promuovere la propria musica o assicurarne l’esecuzione. Weinberg fu anche vittima delle correnti contrarie nella scena musicale sovietica. Con l’emergere di una nuova generazione di compositori, la musica di Weinberg veniva eseguita sempre meno. Tuttavia, oggi la sua musica sta finalmente ottenendo il riconoscimento che merita.

Linus Roth, violinista tedesco di fama internazionale e solista di questa serata ha il nobile merito di aver riscoperto le composizioni di Weinberg.  Ciò avvenne più o meno per caso. Entusiasta dopo aver scoperto un suo Trio con pianoforte, ha continuato la sua ricerca e ha riscoperto, oltre alle Sonate per violino di Weinberg, appunto il Concerto per violino, completamente assente dalle sale concertistiche occidentali. Roth si è impegnato molto per portare in vita le opere di Weinberg e ha fondato la Weinberg Society – il cui presidente onorario è la vedova di Šostakóvič, Irina – con lo scopo di far conoscere meglio l’ampia opera del compositore polacco-russo nelle sale da concerto e attraverso le incisioni.

Linus Roth considera il Concerto in sol minore per violino e orchestra, op. 67 uno dei migliori concerti per violino del ventesimo secolo e afferma che “c’è qualcosa nella sua musica che in qualche modo ti dà sempre fastidio”.

Il Concerto per violino, che Weinberg compose nel 1959, fu presentato in prima a Mosca il 12 febbraio 1961, interpretato da Leonid Kogan e dall’Orchestra Filarmonica di Mosca, diretti da Gennady Rozhdestvensky; fu poi pubblicato da Sikorski ad Amburgo e dedicato allo stesso Leonid Kogan. La prima tedesca è stata eseguita da Linus Roth e la Badische Staatskapelle, diretta da Mei-Ann Chen al Badisches Staatstheater Karlsruhe il 2 novembre 2014. La prima americana è stata eseguita da Gidon Kremer e dalla Naples Philarmonic diretta da Andrey Boreyko alla Hayes Hall di Naples (Florida) il 9 gennaio 2015. Anche la prima a Napoli, al Teatro di San Carlo, è eseguita oggi 4 novembre 2023, da Linus Roth (al suo debutto nel Massimo napoletano) con l’Orchestra del Teatro di San Carlo diretta da Dan Ettinger. Nel 2014 Linus Roth, insieme all’Orchestra Sinfonica Tedesca di Berlino diretta da Mihkel Kütson, ha anche inciso il Concerto insieme al Concerto per violino di Benjamin Britten. Un recensore di “Gramophone” attribuisce all’interpretazione di Roth “più finezza e gamma di colori” rispetto alla prima incisione, quella di Kogan del 1961, sempre con l’Orchestra Filarmonica di Mosca, ora diretta da Kirill Kondrashin.

Il concerto al Teatro di San Carlo si presenta quindi come un’occasione straordinaria per conoscere un brano e un compositore ancora del tutto sconosciuti nell’Italia meridionale riproposti dal più grande esperto violinista di Weinberg. Ed è proprio a tal proposito che Linus Roth, parlando della partitura sostiene che “è tutto tranne che semplice. Bisogna confrontarsi con essa, sopportare gli interrogativi che pone. Temi potenti e grezzi si alternano a melodie tipiche delle ballate e a passaggi inaspettatamente introspettivi. Quasi sembra che Weinberg abbia messo in musica la sua biografia”. Da ebreo, dopo l’invasione tedesca della Polonia, fuggì da Varsavia a est, prima a Minsk, poi a Tashkent. La sua famiglia cadde vittima del regime nazista. Šostakóvič riconobbe il suo grande talento, lo invitò a trasferirsi con la moglie a Mosca e divenne suo caro amico e mèntore.

Ma Weinberg era polacco in Russia, russo in Polonia e comunque troppo ebreo per essere un compositore sovietico. La musica di Weinberg subisce inevitabilmente influenze della musica ebraica; elementi lamentosi-lirici ma anche momenti effervescenti sono tipici della sua musica. Il suo coraggio di vivere, ma anche il suo conflitto e la sua solitudine possono essere ascoltati nel suo Concerto per violino, strutturato in quattro movimenti: Allegro molto, Allegretto, Adagio, Allegro risoluto. Il movimento di apertura è stato definito “inesorabile”, ed è seguito da altri due movimenti “esplorativi”, che utilizzano le stesse idee con un tono più calmo. Il finale ritorna ad uno “slancio trascinante” ma termina in un pianissimo. La poetica di Weinberg, il suo spirito vitale, ma anche la sua lacerazione e solitudine, sono udibili in questo concerto. Il primo movimento Allegro molto  si apre con un’esplosione sonora sostenuta dalle percussioni e un ritmo incalzante degli archi, sul quale il violino solista scolpisce le sue note da solista. Linus Roth afferma che “il tema del concerto è come un drive: qualcuno che ti trascina, che corre a destra e a sinistra senza guardare. Con il procedere i suoni diventano sempre meno ritmici e più lirici, tipico di Weinberg. Un nuovo motivo quindi sopraggiunge a toni discendenti rendendo subito la composizione più lirica quasi come un lamento”. Questo è tipico della musica ebraica: suoni che prendono la forma di lamenti e lacrime (lo stesso procedimento segna il nuovo tema della seconda frase musicale). È naturale ritrovare nella sua musica riferimenti alle origini ebraiche di Weinberg ed è per questo che dobbiamo entrare ora più in profondità in questa parte della sua biografia per seguire le sue scelte musicali. Era fuggito dai nazisti a soli vent’anni, nel 1939, subito dopo essersi diplomato al Conservatorio di Varsavia e la sua famiglia, rimasta in patria, fu sterminata nei campi di concentramento, per cui Weinberg rimase solo al mondo. Il padre Shmuel, un violinista autodidatta, era giunto a Varsavia per lavorare nel Teatro ebraico yiddish, e il giovane Weinberg, durante gli anni difficili della Grande Depressione, lo aiutava a preparare gli spettacoli come arrangiatore e direttore. Rifugiatosi a Minsk, in Bielorussia, Weinberg continuò i suoi studi di composizione al Conservatorio con Vasilij Zolotarev, uno dei numerosi allievi di Rimskij-Korsakov. Durante la fuga, la guardia di frontiera russa che esaminava i documenti di Weinberg tradusse il suo nome polacco Mieczyslaw nella forma ebraica Moisej, un cambiamento di nome che lo tormenterà per tutta la vita. Tuttavia, la fuga verso Est non era ancora finita, poiché l’invasione tedesca del 1941 costrinse Weinberg a rifugiarsi a Tashkent, la capitale della Repubblica Uzbeka. Lì, incontrò la sua prima moglie, Natalia Vovsi, figlia del famoso attore Solomon Mikhoels, direttore del Teatro ebraico statale di Mosca e presidente del Comitato antifascista ebraico, un’organizzazione voluta da Stalin all’indomani dell’invasione nazista per sostenere l’Unione Sovietica, soprattutto a livello internazionale, nella Grande Guerra Patriottica. Nel frattempo, Weinberg entrò in contatto con Šostakóvič, che aveva elogiato molto la sua Prima sinfonia e lo aveva accolto a Mosca. Weinberg, pur non avendo mai ricevuto lezioni dirette da Šostakóvič, dichiarò di sentirsi “sua carne e sangue”; affermò di essere un suo studente: “Anche se non ho mai preso lezioni da lui, mi considero suo allievo, suo sangue e carne”. Tuttavia, hanno sempre avuto un rapporto paritario discutendo intensamente sulle loro composizioni. Le reciproche influenze non possono essere ignorate. Šostakóvič fu molto impressionato dal Concerto per violino di Weinberg, definendolo un “lavoro favoloso”.

Tornando al Concerto, il tema della disperazione espresso dal violino culmina in tutti i registri sonori fino ad esplodere nel Tutti dell’orchestra che porta al culmine dell’espressività la prima frase musicale. La sua musica echeggia come qualcosa che disturba, che non “ti lascia mai tranquilli”, associata a grida di dolore e di lamento, “es ist nicht unglaublich angenehmer”,  aggiunge Roth. Molto tipico in Weinberg. Il secondo movimento, Allegretto, contrariamente al primo, non è più un andare avanti energicamente, bensì “un Walzer, che gira intorno sempre allo stesso tema che si ripete; ma non si tratta di un walzer allegro bensì di una danza come in un cimitero. Il suono del violino si veste di una voce morbosa. Il violino ora suona con la sordina come a rafforzare maggiormente l’effetto depressivo di lamento, nonostante si tratti di un ballo, di un walzer. Nella seconda metà del secondo movimento si toglie la sordina, i suoni del solo diventano più acuti ed è, secondo Roth “come un ritorno dal cimitero verso la vita” mentre l’orchestra ritorna a suonare il walzer e il tutto si conclude con i pizzicati di contrabbasso.  All’improvviso arrivano alcune note dal corno, come un allarme nascosto ma il violino è lasciato nuovamente solo come in un povero monologo, segue una breve cadenza al riguardo, le note diventano più acute come a cercare una strada per concludere ma a questo punto, senza interruzione, comincia subito il terzo movimento che, secondo Roth, rappresenta il cuore di tutto il Concerto. Il terzo movimento, Adagio, è molto lirico per il violino. La melodia è molto bella, introversa. “E’ un movimento che, anche quando lo interpreto – aggiunge ancora Roth -, sembra fermare il tempo: solo Weinberg può farlo. E questa è la differenza, a mio giudizio, tra un grande compositore e un compositore soltanto molto bravo”. Il terzo movimento è una specie di ballata. Racconta molte cose ma si ha la sensazione che il solista stia parlando della sua vita. L’orchestra suona una nota lunga su un pp; il violino suona una nota acuta, una melodia semplice. Si ripete per tre volte in tre tonalità diverse ma sembra un lamento giunto da molto lontano, dalla solitudine di una persona che, probabilmente,  è lo stesso sentimento provato da Weinberg. “E il terzo movimento si chiude  con una nota acutissima e pp del violino solo che è quasi un punto interrogativo o una domanda per Weinberg: come si va avanti, come finisce? Questa nota sola tenuta è in qualche modo anche espressione di una certa solitudine nella mia vita”. Allegro risoluto. Il quarto movimento rilascia nuovamente una energia impressionante, ritorna l’andamento della danza e non è solo risoluto ma “anche rustico” (secondo la definizione che troviamo già nei concerti di Vivaldi “alla rustica”). Sembra ambientato in un paese e quindi il “solista deve suonare un po’ grezzo, non perfetto nella tecnica ma semplice”; non deve avere un suono limpido e chiaro; non deve suonare come una qualsiasi musica classica da concerto.

Weinberg conosceva i più importanti violinisti del tempo, erano amici e lui componeva per loro. Conosceva bene le capacità organologiche del violino e sapeva cosa si può creare per lo strumento: “non è tecnicamente facile da suonare ma fattibile”. Il movimento si evolve con una grande sorpresa: una nuova melodia entra contrastando il tema originario e l’intero movimento:

ci vuole un direttore molto bravo perché il solista suona una melodia su un ritmo sincopato degli archi”. Il brano, secondo Roth, è “stupendo ma non è un brano virtuosistico dove alla fine il pubblico si alza entusiasta per applaudire”. Weinberg ha composto sempre in un modo introverso e in modo da lasciare un punto interrogativo in ogni composizione. “Questo è il motivo per cui tanti solisti non l’hanno eseguito volentieri”. E il finale non è per nulla scontato: ritorna il primo tema del primo movimento prima in maggiore e poi nella tonalità minore e poi sempre più dissonante nel violino solista “tanto da innervosire. La cosa più difficile di Weinberg è che dopo un passaggio energetico del tema del primo movimento e poi la ripresa nel IV movimento emette un suono pianissimo, leggero, dolce in un acutissimo. Per un violinista è difficile trovare il compromesso tra la calma per mettere il suono bene e la forza mentale per esprimere il pensiero. Questa è là difficoltà di suonare Weinberg!”. E all’improvviso, dopo un suono così difficile, giunge la fine: quel momento di sospensione tra l’ultima nota e il primo applauso del pubblico è il momento magico, la cifra della musica di Weinberg.