Gamba, Michieletto e Rebeka portano alla Scala Médée per la prima volta in originale francese

Il nuovo allestimento del capolavoro di Cherubini è in scena dal 14 gennaio e sarà ripreso da Rai Cultura per essere trasmesso da Rai5.

Diretta radiofonica il 14, seguirà la differita televisiva.

Un ritorno, anzi una prima volta. Va in scena al Teatro alla Scala per 6 rappresentazioni dal 14 al 28 gennaio Médéedi Luigi Cherubini su libretto di François-Benoît Hoffmann diretta da Michele Gamba con la regia di Damiano Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti. Protagonista è Marina Rebeka, accanto al Jason di Stanislas de Barbeyrac: entrambi hanno rivestito le stesse parti nella ripresa dello spettacolo di Andrea Breth a Berlino con Christophe Rousset. Nel cast anche Nahuel di Pierro come Crèon, Martina Russomanno come Dircè, Ambroisine Bré come Nèris e Greta Doveri e Mara Gaudenzi come Confidantes de Dircè.    

È la prima volta che la Scala, che aveva presentato la versione tradotta in prima italiana nel 1909 e poi con Maria Callas nel 1953 e nel 1961, accoglie l’opera nella sua versione originale francese.

Lo spettacolo sarà trasmesso in diretta da Rai Radio 3 il 14 gennaio e in differita da Rai Cultura su Rai5.

Un’ora prima dell’inizio di ogni rappresentazione, presso il Ridotto dei Palchi “A. Toscanini”, si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Raffaele Mellace.

L’opera

Médée va in scena il 13 marzo 1797 al Théâtre Feydeau con la direzione del maestro vercellese Giovanni Battista Viotti (peraltro protagonista di un’avventurosa attribuzione della Marsigliese). Cherubini, nato e cresciuto a Firenze, ha 37 anni e risiede da 10 a Parigi, dove ha raggiunto la fama con Lodoïska. Il librettista, François-Benoît Hoffmann, è un autore di successo e paladino dei diritti d’autore che proprio per questo ha interrotto i rapporti con l’Opéra, cui ha fatto causa per la ripresa di un suo lavoro precedente. Compositore e librettista si ispirano a Euripide per comporre un manifesto del nuovo classicismo postrivoluzionario con cui la Francia si prepara a nuovi fasti imperiali: Napoleone sarà Primo Console dal 1799. La forma di Médée è quella dell’opéra-comique, brani musicali inframmezzati da episodi parlati; l’eredità è quella del declamato di Gluck ma anche del classicismo di Salieri; il contenuto, denso di sapienza contrappuntistica e furia eroica, è grandioso e incandescente come si conviene alla tragedia classica; il successo è eclatante. La circolazione internazionale, comunque non capillare, passa dalla sostituzione dei parlati con i recitativi accompagnati curata da Franz Lachner per una ripresa del 1854 all’opera di Francoforte. Così Médée, cambiata in Medea dall’infelice versificatore Carlo Zangarini (cui si deve parte della pucciniana Fanciulla), approda in prima italiana alla Scala nel 1909 per esplodere in trionfo al Maggio Fiorentino con Vittorio Gui e Maria Callas nel 1953, poco prima delle recite scaligere. Sarà l’Opéra di Parigi a riproporre il titolo in francese, ma ancora appesantito dai recitativi di Lachner nel 1986 con un allestimento di Liliana Cavani e Shirley Verrett protagonista, mentre al Festival della Valle d’Itria spetta il merito della prima riproposta filologicamente attendibile nel 1995 con Iano Tamar. Alla Scala, dopo le rappresentazioni del 1909, enorme fortuna hanno avuto gli allestimenti dell’opera in traduzione italiana e con i recitativi cantati presentati nel 1953 con la direzione di Leonard Bernstein, la regia di Margherita Wallmann, le scene e i costumi di Salvatore Fiume, e nel 1961 con la direzione di Thomas Schippers e la regia di Alexis Minotis. Di entrambi era folgorante protagonista Maria Callas, che con la maga avrebbe avuto identificazione anche cinematografica nel film di Pier Paolo Pasolini del 1969.

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Il direttore

Applaudito per il Rigoletto di Verdi, con la regia di Mario Martone, andato in scena nel 2022, Michele Gamba torna sul podio scaligero per un altro attesissimo spettacolo di un grande regista italiano; ma alla fine di febbraio sarà alla Scala anche per Madina di Fabio Vacchi di cui ha diretto la prima assoluta nel 2021. Molto presente a Milano (dopo le sostituzioni nei Due Foscari e nelle Nozze di Figaro è tornato al Piermarini con L’elisir d’amore e lo scorso 1 dicembre ha diretto anche il concerto della Scala alla Dubai Opera in occasione di Cop28, oltre a collaborare stabilmente con Milano Musica) è tra i direttori italiani più richiesti sulla scena nazionale e internazionale: da ricordare Die Zauberflöte a Dresda, Linda di Chamounix  al Maggio, Le nozze di Figaro ad Amburgo, La bohème e La sonnambula a Stoccarda, Macbeth a Tolosa, Idomeneo e Le nozze di Figaro a Tel Aviv Opera, Rigoletto all’Opera di Roma e alla Deutsche Oper, Aida a Torino. Recenti i successi negli Stati Uniti: dopo l’apertura della stagione della Washington National Operacon Il trovatore, il suo debutto al Metropolitan con L’elisir d’amore è stato segnalato dal New York Times tra le “Best classical music perfomances of the year” per il 2023.

Il regista

Damiano Michieletto è emerso sulla scena internazionale come uno dei rappresentanti più prestigiosi della nuova scena teatrale italiana. Ha studiato opera e produzione teatrale presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi e si è laureato in Lettere moderne presso l’Università di Venezia, sua città natale. Dopo le prime esperienze a Wexford, ha firmato La gazza ladra in una co-produzione del Rossini Opera Festival di Pesaro con i teatri di Bologna e di Verona (che ha vinto nel 2008 il Premio Abbiati), un ciclo Mozart/Da Ponte al Teatro La Fenice di Venezia, e ha debuttato alla Scala con La scala di seta (produzione Rossini Opera Festival) per tornarvi con Un ballo in maschera e Falstaff (produzione del Festival di Salisburgo). A Salisburgo ha debuttato con La Bohème nel 2012 e vi è tornato per Falstaff nel 2013, La Cenerentola nel 2014 e Alcina nel 2019. È regolarmente presente al Theater an der Wien, al Covent Garden, alle Opere di Parigi, Amsterdam e Berlino, dove è in scena in questi giorni Jenůfa di Janáček. Nel 2019 ha inaugurato le stagioni di Roma con La damnation de Faust e di Venezia con Macbeth. È attivo anche nel teatro di prosa: al Piccolo Teatro ha firmato Divinas palabras di Ramón María del Valle-Inclán e L’opera da tre soldi di Brecht / Weill, mentre nel 2021 ha firmato una versione cinematografica di Gianni Schicchi con l’Orchestra del Comunale di Bologna. Tra gli ultimi impegni Animal Farm di Raskatov ad Amsterdam nel 2022, Giulio Cesare a Lipsia e Roma e Aida a Monaco di Baviera. Damiano Michieletto ha firmato l’allestimento di Les contes d’Hoffmann di Offenbach che ha aperto la Stagione 2023/2024 della Fenice di Venezia.

La protagonista

Marina Rebeka, applaudita alla Scala come splendida Violetta nella Traviata con Zubin Mehta, Thaïs con Lorenzo Viotti, Elena nei Vespri siciliani con Fabio Luisi e Mimì nella Bohème con Eun Sum Kim, si è imposta tra le interpreti più attendibili del nostro tempo per equilibrio tra urgenza espressiva e proprietà di stile. Ha appena riscosso un successo personale proprio nella parte di Médée alla Staatsoper di Berlino nella ripresa dell’allestimento di Andrea Breth con la direzione di Christophe Rousset e alla Scala è attesa nel prossimo marzo come Mathilde nella prima milanese del Guillaume Tell in francese diretto da Michele Mariotti con l’allestimento di Chiara Muti. Recentemente è stata applauditissima come Norma al Massimo di Palermo e Leonore nel Trovatore con Pappano al Covent Garden, mentre i prossimi impegni includono il Requiem di Verdi a Monaco con Daniele Gatti e a Milano con Riccardo Chailly, I due Foscari a Piacenza con Matteo Beltrami e Simon Boccanegra al San Carlo con Michele Spotti.